Il territorio della provincia di Macerata, dai monti fino al mare
di Alessandro Feliziani
La riforma della pubblica amministrazione, tenacemente voluta dal Governo Renzi, è diventata legge e ora dovrà essere gradualmente attuata nel corso dei prossimi diciotto mesi.
La parola d’ordine del rinnovamento è stata “semplificazione”: meno burocrazia, più servizi online, tempi più rapidi per avviare nuove attività imprenditoriali.
Tutto questo non può che essere salutato con favore e non c’è che da attendere di poter valutare gli auspicati benefici.
Per i maceratesi, però, la riforma della pubblica amministrazione, così come delineata nei 23 articoli della nuova legge, potrebbe segnare anche l’avvio della propria “disgregazione” territoriale.
Dopo che la Provincia, quella con la “P” maiuscola, è stata messa tre anni fa in “liquidazione” dal Governo Monti ed è stata abbandonata a se stessa dall’attuale Governo, che le toglie ossigeno ogni giorno, in attesa di cancellarla del tutto con un riforma costituzionale, a rischiare di scomparire poco alla volta è ora la provincia con la “p” minuscola. A perdere la sua identità è quella provincia costituita da una comunità che fa sì che abitanti di Serravalle come di Porto Recanati o di Cingoli come di Corridonia si definiscano maceratesi. Cioè appartenenti a un territorio da un secolo e mezzo strutturato ed organizzato a livello di servizi pubblici e uffici statali decentrati, posti a svolgere un servizio non solo burocratico, ma anche sociale, economico, educativo. Per intenderci, a rischiare di scomparire è quella provincia che, fino a diversi anni fa, con la propria sigla apposta sulla targa delle automobili identificava non solo un territorio, ma anche una comunità.
Ebbene, la riforma della pubblica amministrazione tende a sconvolgere questa “geografia”. Si comincerà con l’ente che territorialmente identifica il sistema economico, ovvero la Camera di commercio. La riforma prevede la riduzione degli enti camerali da 105 a 60, iniziando a sopprimere tutti quelli che contano meno di 75mila imprese registrate. Ovvio che, con tale parametro, Macerata ha un destino segnato.
Come pure segnata sembra la sorte della Prefettura. La “sforbiciata” che la riforma prevede per gli uffici territoriali del Governo sembra alquanto forte, fino a ridurli complessivamente alla metà del numero attuale. Appare scontato che anche in questo caso le prime ad essere “cancellate” saranno le Prefetture più piccole, intendendo con tale definizione quelle che “governano” una popolazione non particolarmente consistente.
Se si tiene conto che alle prefetture sono indirettamente collegati, come dislocazione territoriale, numerosi altri uffici ed enti statali, a cominciare da quelli che si occupano della sicurezza, ecco che lo scenario che si prospetta per Macerata e la sua attuale provincia non è dei migliori, se non altro a livello di servizi territoriali.
Un indizio su come possa in futuro delinearsi la nuova “geografia” dei servizi statali sul territorio lo possiamo ricavare dai collegi elettorali che stanno per essere decisi in base all’Italicum, la nuova legge elettorale approvata lo scorso maggio. La proposta in questi giorni sul tavolo del Consiglio dei Ministri prevede che il territorio della provincia di Macerata, con esclusione di Civitanova (inserita nel fermano), sia aggregata al comprensorio di Ancona.
Eravamo una provincia agricola, poi siamo diventati una provincia di artigiani, piccole imprese e di servizi. Se perdiamo i servizi, auguriamoci che restino gli imprenditori.
Manifesto di promozione turistica della provincia di Macerata realizzato negli anni ’50 dal disegnatore Franco Ferrucci
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Ma un accorpamento dei Comuni sotto i 10.000 abitanti, no??
Bravo Sandro, ma non ti sembra che tutto questo avvenga con l’ assordante silenzio della nostra classe politica
Hanno fatto così anche per l’ ospedale
Che c’entra la prefettura, che dipende dal Ministero dell’Interno? Mi sembrerebbe strano.
Qualcosa mi dice che conviene trasferirsi a Civitanova… io anconitano MAI.
Ossia 10 anni fa hanno creato nuove province ora le accorpano. ??????
Ci sembra giusto!
Si è giusto ma allora perché le hanno create? Già 10 anni fa l’Italia non navigava nell’oro. E poi mi chiedo se verranno soppressi alcuni enti il personale dove e come verrà collocato?
Si resta maceratesi a tutto tondo anche se muore la provincia. I politici si rassegnino a perdere le amate poltrone, costano e non rendono.
Saremo destinati a non contare nulla, come le altre province italiane, e a sopportare una imposizione fiscale come se vivessimo a Roma, dove sranno facendo il loro comodo e non si stanno tagliando un centesimo.
la più grossa idiozia politica a cui ho assistito è stata la chiusura delle province. Erano una garanzia di democrazia legata alla popolazione di un territorio, come i Comuni. Adesso chi farà gli interessi delle popolazioni maceratesi? Cerescioli di Pesaro? Ma quello pensa prima a Pesaro e ad Ancona, dove c’è più gente e quindi più elettorato da soddisfare.
La Prefettura rappresentava il Governo ed era un simbolo di stabilità.
Si pensa al risparmio di fondi pubblici? Sarebbe interessante se l’industria tirasse. Invece, sono gli stipendi sicuri dei pubblico impiego quelli che fanno ancora girare la ruota.
Iacobini, purtroppo la prefettura c’ entra perché verrà tolta a macerata come la banca d’ italia, la saram, etc. Quando non la avremo più, piangere mo sul latte versato e sarà tardi. Quando avremo una unica cciaa per macerata fermo e ascoli, magari con sede ad Ascoli, forse ci renderemo conto di essere stati fregati .E sarà tardi. La politica che dice? Muta.
Rendiamo grazie all’Europa, in suo onore stiamo perdendo tutto, dalla sicurezza alle conquiste sociali, in suo onore tutto deve essere tolto, ridotto e tagliato mentre il potere si fa sempre più liquido e trasloca non si sa nemmeno più dove lasciando i cittadini soli e smarriti. Prima del trattato capestro di Maastricht eravamo una delle 7 potenze del mondo (altro che la retorica della liretta, quella moneta era la nostra forza), avevamo comunità solide e definite da anni e anni di storia, lo stato era solvibile anche col debito allle stelle tipo Giappone perché in possesso della nostra nometa e sopratutto del nostro futuro. Oggi uscire dall’euro è l’unica soluzione per evitare la fine della rana bollita.. e per fortuna iniziano a dirlo anche esimi personaggi che fino a ieri difendevano l’euro(pa) come un dogma inviolabile, come una divinità scesa dal cielo al quale credere senza opporre resistenza. Poi la propaganda europeista, eurista, anti-italiana, anti-identità ecc dirà “ma no, non è vero” e bla bla bla. Lo ha sempre fatto, ci avete creduto? Bene, ecco dove ci hanno portato. Usciamo dall’euro e sistemiamo la nostra vita politica avendo in mano la moneta e decidendo noi chi/ come/ cosa tenere, togliere o piuttosto rafforzare. Il resto è girarci attorno a vuoto.
Non credo che la prefettura venga toccata. Si pensi all’Hotel House, al River Village ed alla stazione FS di Porto Recanati, dove si spaccia alla grande, per i VIP e per i poveracci.
Il lento ed inesorabile declino delle Province (“P” maiuscola) è iniziato con la istituzione degli enti regionali, inesistenti fino agli anni 70.
Il potere legislativo attribuito a questi enti negli anni 2000 poi ha dato modo agli eletti di crearsi, sulla falsa riga delle già esistenti 5 regioni a statuto speciale, privilegi di ogni genere e potere politico (in particolare sulla Sanità a mio modo di vedere) che è del tutto paragonabile a quello di chi siede al governo/parlamento.
E c’era da immaginarselo che le concentrazioni di potere dove esse risiedono avrebbero fatto sì che ad impoverirsi sarebbero state le zone dove questo potere non riesce ad emergere in maniera significativa (nella nostra regione sembra molto evidente lo squilibrio tra le province settentrionali rispetto a quelle meridionali) o, peggio, dove i rappresentanti sono concentrati più su loro stessi che sul bene del territorio di appartenenza.
E così, mentre a Macerata si litiga, ecco la perdita della Banca d’Italia, della grossa caserma dell’Aeronautica, dei tanti reparti dell’ospedale, delle mai terminate infrastrutture come ferrovie ed autostrade (Macerata è l’unico capoluogo che non è servito da una strada o ferrovia decente che la colleghi al resto d’Italia), della prossima chiusura della Prefettura, della CCIAA, ecc. ecc.
Tribunale e Università resisteranno o saranno anch’esse fagocitate da Ancona?
Un preoccupante effetto domino che sarà quasi impossibile arrestare.
Tutti conoscono la ricchezza invidiabile delle due province autonome di Trento e di Bolzano, sempre in testa nelle varie classifiche.
Anche se sarebbe fuori tempo massimo, io sarei tanto curioso di sapere quanti maceratesi desidererebbero trovarsi nelle status di privilegio che c’è a Trento e Bolzano e quindi staccarsi definitivamente da Ancona?
La chiusura della nostra Provincia?
Mi si permetta il “francesismo”: bella ca##ata!
La “politca” lungimirante Maceratese, si beava del fatto che la stessa Macerata, città capoluogo, godesse delle istituzioni che tale posizione concedeva.
Non solo, impediva uno sviluppo industriale e commerciale nel suo teritorio , per sbarrare il passo alla temuta sinistra.
Tali istituzioni nella loro sicurezza di inamovibilità, sia a livello locale che nazionale, hanno vessato, con burocrazia e comprimari burocrati, il resto del paese.
Ora se ne raccolgono i risultati, e, forse troppo tardi.
Faccio notare che gli stipendi pubblici, che stanno attualmente muovendo l’economia , se non confortati dal prelievo fiscale del mondo privato che crea, in questa forma di economia, ricchezza, si costruiscono con il debito, che è appunto chiamato pubblico e che,si avvita su se stesso in incremento, grazie a questo gioco.
Poi è giusto che ognuno difenda se stesso e la propria posizione, ma un mea colpa per essere arrivati a che, la maggioranza della popolazione italiana, veda con favore queste riforme, bisognerebbe pure farsela.
strano come ancora non sia chiaro che da prodi in poi, brunetta, e poi a seguire i governi imposti dalla troyka e non eletti da nessuno, monti, letta e renzi, la parola d’ordine non è semplificazione o rinnovamento ma “svendita” dell’italia, pubblico e privato. strano come ancora la grecia (il vero successo dell’euro la chiamò monti), non abbia ancora convinto.
Macerata è destinata a diventare un piccolo paesotto con Ancona che l’ ha cannibalizzata sin dal tempo dell’ istituzione della facoltà di Agraria che avrebbe dovuto essere nella nostra città.La perdita della Banca d’Italia è cosa antica . Poi, nonostante politici locali abbiano avuto un ruolo importante nel nostro Parlamento,nulla si è fatto per la viabilità e per le infrastrutture. Macerata è rimasta nel suo isolamento. Tutto questo ha portato alla smobilitazione dell’ ospedale e fra non molto alla fine della Camera di commercio, della Prefettura e di altri uffici di servizio. Va bene così?
Signora Saretto io penso che la sua visione della situazione di Macerata sia troppo pessimistica anche perché se ci confrontiamo con gli altri capoluoghi marchigiani la nostra posizione relativa e’ tutt’altro che inferiore. L’ospedale merita effettivamente un discorso a parte mentre la perdita delle altre istituzioni vera o presunta che sia dipende dalla contrazione della spesa pubblica e non dalla volontà di penalizzare la nostra città per debolezze che non ci sono. Penso anche che dovremmo smettere di guardarci indietro e di reclamare una posizione di rendita cercando invece di costruire nuove opportunità che provengano da quel che sappiamo fare . E di cose ce ne sono se abbiamo un po’ di fiducia .
Sarà veramente difficile mantenere un’identità, ma così va il mondo!
Bene allora, Iesari. cominciate allora a verificare come siano le situazioni di prefettura e cciaa e prima che sia troppo tardi esercitate la vostra moral suasion per far si che macerata diventi sempre più solo una espressione geografica.
“NON diventi più solo”.pardon.
Quoto Pino Pallino e Antonio Panto.
RISCHIAMO DI PERDERE LA NOSTRA IDENTITA’ STORICA E CULTURALE.