Quadrilatero? Meglio cambiare strada

Proposte alternative alla politica delle grandi opere del Forum Paesaggio Marche. Elio delle Storie Tese sabato 14 marzo ad Ancona per "Spaccamarche. Disastri ambientali perpetrati, pensati, progettati, evitati"
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Taglio del nastro a Serravalle con il ministro Lupi e i presidenti di Marche e Umbria

Taglio del nastro a Serravalle con il ministro Lupi e i presidenti di Marche e Umbria

di Alberto Cicarè*

Siamo quasi alla fine, finalmente… Sono ormai dieci anni che per andare in Umbria ci mettiamo in fila, su strade colme di fango e polvere, dietro i camion dei lavori in corso. E ogni volta ci domandiamo quando la grande opera sarà completata, quando i buchi dentro i nostri monti, gli impressionanti viadotti, ospiteranno finalmente le nostre auto per arrivare a Foligno in un batter d’occhio, addirittura quindici minuti prima rispetto ad ora. La grande opera marchigiana ci affascina con la potenza dei suoi mezzi, col mito della velocità ad ogni costo, con l’aspirazione alla comodità; i nostri sensi ci conquistano e ci impediscono di pensare. Proviamoci allora a ragionare, a guardare oltre l’impressione dei manufatti, a valutare il contesto economico, ambientale e sociale, a conoscere gli obiettivi attesi e i risultati ottenuti, a considerare le alternative: tentiamo di andare a sbattere contro il pensiero unico dell’assoluta necessità e utilità di questo progetto. Ci faremo sicuramente male, ma se riusciremo a far balenare qualche dubbio avremo raggiunto il nostro obiettivo.

Il progetto della Quadrilatero Marche- Umbria

Il progetto della Quadrilatero Marche- Umbria

La fame di strade è una costante nella nostra regione e in particolare nella nostra provincia, da sempre considerata isolata rispetto ai territori vicini; eppure il modello economico marchigiano, fatto di piccole e medie aziende, si è sviluppato ed è diventato un successo mondiale anche in questo isolamento. Una regione a noi vicina come l’Abruzzo, nonostante l’imponente sistema di autostrade che l’attraversa, frutto di interessi politici piuttosto che di pianificazioni strategiche, è certamente più povera della nostra, e pare evidente che questa povertà si è moltiplicata nelle sue aree interne, accentuando il divario di sviluppo con le zone costiere. Le strade dunque servono, ma non possono essere l’unica soluzione per rilanciare un territorio; soprattutto ora che il mondo è completamente cambiato, adesso che il modello marchigiano soffre terribilmente di fronte a economie di scala con le quali non possiamo reggere il confronto, in questo momento in cui sempre di più la qualità, della vita e dei beni, sembra l’unica via di uscita per mantenere in vita il nostro tessuto sociale e produttivo.

Mario Baldassarri promotore della Quadrilatero spa

Mario Baldassarri promotore della Quadrilatero spa

Adesso ci dicono continuamente che dobbiamo cambiare modello di sviluppo, ma continuano a presentarsi sorridenti ai tagli di nastro per opere che celebrano una strada senza ritorno. Torneremo su questo aspetto a proposito delle aree leader, l’asso nella manica del progetto Quadrilatero, che per fortuna ha svelato un clamoroso bluff dei giocatori. I costi: 2.284 milioni di euro, dati riferiti a fine 2012 (con aumento costante a suon di milioni nel corso degli anni). Quasi due miliardi e mezzo per risparmiare un quarto d’ora. Le cifre fanno impressione, ma forse non abbastanza se non vediamo in modo figurato come questi soldi vengono sfilati quotidianamente dal nostro portafoglio. Perché il costo della Quadrilatero è a totale carico pubblico tra Stato, Regione, Province, Camere di Commercio (che versano alla causa l’aumento delle quote associative degli imprenditori locali). Forse allora sorrideremo con meno entusiasmo quando finalmente arriveremo veloci a Foligno, sapendo che tutto quello spettacolo di gallerie e ponti  è costato a tutti noi un bel po’ di soldi. Poi, in realtà, moltissimi di noi a Foligno ci vanno magari poche volte all’anno, mentre tutti i giorni ci troviamo a combattere con le strade delle nostre città intasate, spesso piene di buche, pericolose per le auto e soprattutto per i pedoni. E quando ci lamentiamo ci dicono sempre che i soldi non ci sono. I soldi ci sono, ma i nostri governanti preferiscono spenderli in progetti faraonici, assolutamente non trasparenti, frutto di accordi privati spesso innominabili, piuttosto che in piccole opere utili alla nostra vita quotidiana.

La linea Civitanova-Albacina

La linea Civitanova-Albacina

Realizzare o ammodernare le nostre scuole, i nostri ospedali, le strade che ci consentono di accedere alle nostre città o di muoverci all’interno delle stesse: sembrano imprese impossibili eppure sarebbero le più utili per tutti noi. E poi le opere strategiche: l’elettrificazione della linea ferroviaria che da San Benedetto arriva ad Ascoli è costata poco più di dieci milioni di euro, e quindi ad Ascoli potranno arrivare i moderni nuovi treni che per noi rimangono un sogno, mentre il territorio maceratese rimane privo di un servizio così fondamentale. Con una linea ferroviaria efficiente tra Fabriano a Civitanova e il raddoppio della linea Ancona-Orte lo spostamento di persone e cose da e per la nostra provincia  sarebbe enormemente facilitato. Quanto ne gioverebbero ad esempio le due università del territorio? Ma forse noi preferiamo assistere al folcloristico passaggio delle nostre littorine, quasi sempre vuote, a volte talmente spompate da non riuscire a risalire dalla pianura alla vetta dei trecento metri di Macerata.


inaugurazione_quadrilatero (2)La grande opera contro i piccoli interventi mirati.
Cosa scegliereste tra acquistare un solo vestito super lusso da indossare una volta l’anno oppure alcuni abiti utili per tutti i giorni? Ci fanno vedere solo l’abito super lusso e ci nascondono l’etichetta col prezzo, anzi ci dicono che l’investimento si ripaga da sé. In effetti l’asso nella manica del progetto Quadrilatero era la compartecipazione pubblico-privata, gli investimenti privati che avrebbero ripagato una parte sostanziale dei costi, attraverso la realizzazione delle cosiddette aree leader. La grande idea dei celebrati Baldassarri, Spacca, Viventi, sono stati questi strumenti: zone contigue al tracciato stradale destinate alla realizzazione di insediamenti produttivi, commerciali e di servizi, che avrebbero dovuto “catturare” il valore aggiunto delle nuove infrastrutture. Per favorire questi insediamenti da parte dei privati, gli enti pubblici (regioni, province, comuni) si sono privati di ogni potere di regolazione del loro territorio, e lo hanno messo in mano a una società pubblica di diritto privato, la Quadrilatero SpA. In pratica gli enti pubblici hanno accettato di farsi espropriare la loro doverosa funzione di programmazione, che dovrebbero svolgere a tutela di noi cittadini, in nome dello sviluppo che avrebbero portato gli investimenti privati. Che non ci sono stati.
Perché le gare bandite per la realizzazione delle aree leader sono andate tutte deserte, e quindi dei soldi degli imprenditori non c’è traccia. Gli artefici del pasticcio stanno implorando in ginocchio gli industriali locali, ma in questi periodi di crisi nera  neanche di fronte a questi tappeti d’oro stesi ai loro piedi c’è voglia di rischiare. Quei politici sorridenti alle inaugurazioni conoscono il fallimento totale del loro progetto, ma devono continuare a sorridere e a tenerci nascosto il prezzo, per paura che capiamo quanto è fallato il loro vestito di lusso. Veramente non si sa se ridere o piangere: ridere perché per fortuna non si è concretizzato il rischio di una cementificazione incontrollata delle nostre aree interne, un patrimonio inestimabile che rischiamo di perdere per sempre; piangere perché ancora una volta paghiamo di tasca nostra i fallimenti di questa classe politica.

a14 marcheUn altro esempio illuminante, sempre a proposito di strade? La terza corsia dell’A14. Anche in questo caso opera importante, molto costosa (un miliardo e mezzo di euro), con una gestazione particolarmente difficile. Chi in questi anni ha percorso l’autostrada adriatica conosce bene le deviazioni, i restringimenti, la pericolosità dei lavori in corso; il tratto da Ancona a Senigallia è a tutt’oggi un calvario a causa di ritardi enormi, fallimenti di imprese, cassa integrazione per i lavoratori. Ma anche in questo caso: chi paga le opere? Autostrade per l’Italia, cioè Benetton. E allora ci mettiamo il cuore in pace, a meno che non cominciamo a pensare che Benetton ogni giorno ritira dai caselli la moneta sonante dei nostri pedaggi, il cui costo dal 1999 (anno della privatizzazione) ad oggi è aumentato del 69,8%, più del doppio dell’inflazione. Nel 2014 l’aumento concesso dal Ministero delle infrastrutture è stato del 3.9%, un’enormità rispetto al tasso di inflazione reale. Ancora una volta quindi costi pubblici e profitti privati, in una tragicommedia italiana sempre uguale a sé stessa.

Le alternative a questo modello? Partecipazione, programmazione, controllo. La storia recente (L’Aquila, Mose, Expo,…) dimostra che le grandi opere calate dall’alto portano corruzione, enormi sprechi di risorse, risultati inferiori alle attese. Qui nelle Marche abbiamo tentato di indicare una strada diversa attraverso la proposta di legge regionale di iniziativa popolare “Norme per la tutela del paesaggio, lo sviluppo ecocompatibile ed il governo partecipato del territorio regionale”. Abbiamo raccolto più di ottomila firme a sostegno della proposta legge, che abbiamo consegnato alla Regione Marche perché potesse essere esaminata dal Consiglio. Dopo due anni di sterili discussioni l’hanno fatta naufragare, nonostante a parole ci fosse un generale consenso. Ora, con la fine della legislatura regionale, la proposta di legge decadrà e se vorremo ripresentarla dovremo raccogliere di nuovo le cinquemila firme necessarie. La Regione Toscana ha approvato di recente una legge sul governo del territorio che per molti aspetti ricalca la nostra proposta; forse da quelle parti l’ambiente, il suolo agricolo, il paesaggio sono considerati un patrimonio da valorizzare per il bene e lo sviluppo della comunità, piuttosto che una sorta di bancomat da cui prelevare risorse a vantaggio di pochi. Se il modello è quello della Quadrilatero, è evidente che la nostra proposta sia stata percepita come un fastidio.

Salviamo-il-paesaggioNoi parliamo di governo del territorio partecipato, di pianificazione degli interventi, di coordinamento degli enti interessati, di tutela del patrimonio ambientale, in primis del terreno agricolo, di controllo costante sulle opere svolte. Non una difesa dura e pura dell’ambiente da fricchettoni quali spesso fanno passare gli ecologisti, ma una visione ragionata di un sistema complesso, imperdibile, irrecuperabile. Magari si sarebbe potuto discutere con le comunità locali, verificare la possibilità di mettere in sicurezza e rendere più scorrevole il tracciato della SS 77 mediante alcuni bypass, esaminare strategicamente a livello provinciale le esigenze più sentite, pensare verso quale modello di sviluppo conviene incamminarsi. Forse avremmo deciso di passare su strade diverse da quelle della Quadrilatero.

 

Elio

Elio

Sabato 14 marzo alle 16,30 ad Ancona (ristorante “La DegOsteria” in via Pizzecolli) il Forum Paesaggio Marche illustrerà  alla stampa le ragioni per cui  ritiene un atto di irresponsabilità politica non approvare o snaturare la legge di iniziativa popolare. Soprattutto  nella attuale  crisi economica ed ambientale del  territorio marchigiano colpito da un grave dissestato idrogeologico ed invaso da insostenibili progetti  di espansione edilizia e di costruzione di megaimpianti  per lo sfruttamento, la produzione e lo stoccaggio di energia. Parteciperà all’incontro Elio delle Storie Tese che con  Marco Geronimi Stoll darà vita all’ apposita performance “Spaccamarche. Disastri ambientali perpetrati, pensati, progettati, evitati”.

*Alberto Cicarè componente del Forum Paesaggio Marche



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