Giuliano Centioni, presidente dell’azienda Ircr Macerata, spiega la scelta di gestire direttamente il patrimonio agricolo sulla quale Giuseppe Bommarito ha espresso le sue perplessità in un intervento su Cronache Maceratesi (leggi l’articolo):
«La scelta di gestire direttamente il patrimonio agricolo risponde al medesimo principio invocato da Bommarito: l’esigenza di amministrare bene i soldi pubblici, migliorando il reddito del patrimonio agricolo dell’azienda.
L’introito derivante dal precedente sistema degli affitti era sostanzialmente pari alla somma dei contributi Pac riscossi dagli affittuari: in sostanza questi ultimi avevano l’utilizzo gratuito dei terreni dell’Ircr, godendo a proprio esclusivo vantaggio del valore della produzione. Il progetto di gestione diretta, attraverso una società agricola forestale a socio unico, l’azienda Ircr, consente alla società stessa di acquisire i contributi Pac e di riversare all’ Ircr gli utili derivanti dalla produzione. Il sistema consentirà quindi, per quanto limitati potranno essere gli utili, di conseguire un reddito maggiore a quello precedente. Il consiglio di Amministrazione della società è costituito da tre membri: il presidente (dipendente dell’azienda Ircr, in pensione dal 1 gennaio 2015) un esperto in materia fiscale e tributaria (commercialista, componente del Cda Ircr) un dottore agronomo (esperto in gestione di grandi aziende agricole con funzioni di direttore tecnico della società). Non sono previsti nè sono necessari altri tecnici o consulenti in materia agricola. ll Consiglio di amministrazione della nuova società, ha approvato un piano economico finanziario dettagliato e puntuale, dove sono definiti in modo realistico e prudenziale tutti i ricavi e tutti costi annuali derivanti dalla coltivazione dei terreni. Il saldo positivo “ricavi-costi” consente un introito annuale per l’azienda Ircr di almeno 50.000 euro, rispetto ai 32.000 dei vecchi affitti. I costi della produzione sono stati determinati sulla base del costo vigente delle sementi, del tarrifario vigente dei conto terzisti, dei costi di amministrazione esattamente deliberati dall’assemblea societaria e, infine, degli oneri bancari necessari. I ricavi sono stati determinati con valutazioni molto prudenziali, sulla base delle produzioni medie per ettaro delle zone ove si trovano i terreni, dei contratti stipulati negli ultimi tre anni da grandi società che acquistano i vari prodotti agricoli. La prudente determinazione dei costi e dei ricavi consente di “ammortizzare” anche la normale alea legata ad eventuali condizioni atmosferiche non del tutto favorevoli.
Mi preme però sottolineare come le riserve espresse da Giuseppe Bommarito nei confronti della scelta dell’Azienda Ircr, tratte da non meglio identificati “tecnici del settore” circa l’assunzione del “rischio d’impresa” al posto di un ricavo certo, anche se basso, potrebbero meritare rispetto, anche se non condivise, come sempre in un dibattito democratico e serio, se non fosse che a sostegno delle stesse vengono utilizzati quasi esclusivamente sospetti o affermazioni e dati non veri, con qualche illazione totalmente campata in aria. Sui sospetti non serve replicare: saranno gli atti, i fatti e, soprattutto, i risultati a rispondere.
Quanto alle cose non vere o campate in aria, se ne elencano di seguito alcune, affinché il lettore-cittadino possa valutare correttamente e fin da subito la verità dei fatti e degli atti:
1) I costi di amministrazione della società, ivi compresi i compensi degli amministratori e del direttore tecnico della società, i costi per la contabilità (affidata in convenzione alla “Coltivatori diretti”) e gli oneri bancari e finanziari, ammontano a 16.100 euro e non ad euro 30/40.000 come affermato nell’articolo.
2) Non ci saranno altri incarichi o consulenze a presunti tecnici agricoli, come lasciato intendere: è più che sufficiente l’opera del direttore tecnico della società.
3) E’ destituita di ogni fondamento l’ipotesi secondo cui “…si prevederebbe addirittura l’acquisizione di nuovi terreni attraverso il ricorso delle agevolazioni Ismea…”. Si prega di citare la fonte di tale notizia, ove questa fosse contenuta in qualche scritto attribuibile all’Azienda Ircr, per poter chiarire che, in tal caso, si tratterebbe o di un deprecabile refuso o, peggio, di un falso, in quanto nessuno dell’Azienda Ircr ha mai espresso tale fantasiosa ipotesi.
4) E’ vero che il valore Pac per l’anno 2015 non è stato ancora ufficializzato, ma fonti ministeriali accreditate e di alto livello, che hanno lavorato su provvedimenti governativi e ministeriali di attuazione della nuova normativa della U.E in tema di agricoltura ci hanno fornito il dato di euro 275 per ettaro. Pertanto la nostra valutazione previsionale di euro 270/ettaro appare molto corretta.
5) Non è vero che il fondo di oltre 6 ettari di Montegranaro sia rimasto nel precedente regime di affitto. E’ stata scorporata dal conferimento alla società agricola solo la casa colonica, in quanto ancora abitata dalla anziana madre dell’ex affittuario. Per la sola casa colonica con la relativa corte è stato pattuito un affitto pari a quello precedentemente praticato per l’intero fondo, il cui importo pertanto, si aggiunge agli utili che la società agricola produrrà all’Azienda Ircr.
6) La più recente normativa in materia di requisiti per l’accesso ai contributi Pac prevede che i nuovi richiedenti (singoli agricoltori o società che abbiano come scopo esclusivo l’esercizio di attività agricole) non debbano aver usufruito di tali contributi nei 5 anni precedenti. La nostra società agricola, pertanto, non ha nessuno Iap, né come legale rappresentante né tra gli altri componenti del Consiglio di amministrazione. Il tutto è ben precisato negli atti allegati all’atto notarile costitutivo della società stessa. Di conseguenza, tutte gli interrogativi sui costi dello IAP e sullo status dell’attuale presidente societario, sono privi di ogni fondamento.
7) Appare semplicemente risibile la questione della produzione del fagiolo borlotto (la cui coltivazione sarebbe impossibile non si capisce bene perché). Si consiglia i “tecnici” o “esperti” (ma di cosa?) che avrebbero espresso questa convinzione di andare a chiedere come hanno fatto ad alcuni dei precedenti affittuari che avevano già praticato questa coltivazione: così potranno diventare un pò più esperti.
8) Il progetto della fattoria sociale-didattica, definito “immaginifico”, rientra nei compiti statutari dell’Azienda servizi alla persona Ircr. Ovviamente potrà essere realizzato solo dopo avere reperito i finanziamenti necessari. In ogni caso esso prevede l’utilizzo solo di una piccola porzione del fondo di Piedicolle, oltre alla relativa casa colonica, diroccata da molto tempo, come altre case coloniche di altri fondi agricoli, grazie alle non scelte fatte da precedenti amministrazioni (al riguardo, ci si dovrebbe chiedere come mai, nei molti lustri passati, nessuno si sia accorto della totale trascuratezza sulle sorti del patrimonio agricolo). L’obiettivo del progetto sarà quello di coinvolgere istituzioni ed associazioni pubbliche e private (Istituto tecnico agrario, Anffas, Onlus, Cooperative sociali, ecc.) che possano “ospitare” soggetti “fragili” per favorirne il reinserimento sociale e lavorativo.
Da ultimo, auspicherei che l’avvocato Giuseppe Bommarito, a cui pur riconosco gli intenti nobili di “fustigatore” della mala amministrazione pubblica, nel caso in questione e per amore di verità, voglia attingere direttamente dall’Azienda Ircr tutte le informazioni di cui ha bisogno. Il sottoscritto e gli uffici, nello spirito di massima trasparenza di cui sono soliti, metteranno a sua disposizione tutta la documentazione esistente agli atti fornendo, a richiesta, tutte le ulteriori spiegazioni ritenute utili: cosa che gli consentirà, se vuole, di confermare o modificare le sue convinzioni in merito: cosa che avrebbe, così, il merito di essere fondata esclusivamente su dati certi e documentati e non su illazioni di qualche presunto “esperto” invidioso e scorretto.
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Da cittadina maceratese (nonchè potenziale fruitrice per me o i miei cari dei servizi dell’ente) sono contenta che il Presidente IRCR abbia risposto.
Tuttavia alcuni interrogativi posti da Bommarito non mi paiono chiariti, per esempio come si farà materialmente a coltivare la terra e se si ha idea a quale terzista ci si rivolgerà .
Inoltre Bommarito non avrebbe bisogno di chiedere niente a nessuno se, come richiesto dalla legge ( il D. lgs. 33/2013), sul sito dell’IRCR fosse pubblicata la sezione “amministrazione trasparente” ( che invece non esiste).
Altri dubbi, invece, sorgono, invece che chiarirsi, dall’esposizione del Presidente Centioni , ad esempio : se il direttore Dott. Ivo Schiaffi sia ,alla luce dell’art. 6 della legge “madia” ( art. 6 del decreto legge . 90/2014)in situazione di incompatibilità con la sua carica; la norma, infatti, vieta di fatto ai pensionati di rientrare nella PA con ruoli dirigenziali, di governo dell’ente o direttivi.
Non entro nel merito del piano economico perchè sono sicura ed è ovvio che sia stato redatto con prudenza, perizia e diligenza ; certamente il tempo ci dirà se anche con competenza e lungimiranza.
Ultimo dubbio che ho, non chiarito dal Dott. Centioni, è se è vero che un dipendente di IRCR verrà , nell’ambito della nuova società, individuato come Imprenditore agricolo: difatti questa è una condizione che si ha o non si ha e che non si può conferire da un giorno all’altro.
Mi rammarico, infine, che ad oggi su una questione così importante non si sia aperto un confronto democratico e serio in Consiglio Comunale, che alla fine è il principale luogo deputato per questo tipo di attività.
Ma il divieto che richiama Marina Santucci per i pensionati non riguarda per caso anche Centioni???
Siiiii….
Se gestiranno loro i terreni agricoli anziché incassare 30000 euro di affitto perderanno sicuramente… Le aziende agricole che si avvalgono al cento per cento di terziari sono tutte in perdita….
Le aziende agricole stanno vivendo una delle peggiori crisi di sempre, le produzioni agricole tradizionali non riescono più a coprire i costi di produzione pur con la gestione tipica del buon padre di Famiglia, se non fosse per i contributi PAC la perdita sarebbe certa. Improvvisarsi contadini oggi senza un progetto di innovazione concreto è un suicidio, da quello che leggo di innovazione c’è ben poco, ci si limita alla stipula di un contratto di produzione con un’azienda che fa trasformato (surgelato?) e si spera che la stagione sia clemente per ottenere un pareggio. Basta sentire qualsiasi persona che opera (praticamente e non teoricamente) nel settore per avere conferma.
Dopo aver avuto notizia della nuova gestione dell’azienda agricola dell’IRCR, qualcuno ha detto che è inutile tentare di replicare al Presidente Centioni per cercare di convincerlo che i dati previsionali della nuova società sono troppo ottimistici, basta attendere i prossimi 2-3 bilanci e i freddi numeri diranno se quelle dell’Avv.to Bommarito sono illazioni suggerite da qualche “presunto esperto invidioso e scorretto” o dubbi fondati.
Purtroppo però questo non è un gioco a premi né una disfida. E questi dell’attesa sono i tempi della politica non di chi ha bisogno di assistenza. Se veramente la nuova strategia gestionale si dovesse rivelare fallimentare, significa che i proventi dell’attività agricola non si riverseranno più nelle casse, già oggi non sufficientemente pingui, dell’IRCR aumentando le difficoltà per lo svolgimento dei suoi veri scopi istituzionali.
Di questo rischio non è giusto che se ne facciano carico gli anziani ricoverati, le loro famiglie e i cittadini maceratesi. E i nostri amministratori, i politici? Dove sono? Che ne pensano?
@corn flakes: pare siano tutti impegnati nella campagna elettorale.
Ma dubito che buona parte di essi, anche se liberi dagli impegni elettoralistici, avrebbero capito di che cosa si stia parlando e men che meno sarebbero stati in grado di farsi un’ opinione. Tranne quelli direttamente interessati,ovviamnente.
Ha ragione lei, non è un gioco a premi, però il pacco anche questa volta lo tireranno loro a macerata e ai maceratesi.
Consiglio agli amministratori IRCER di continuare a fare il proprio lavoro perchè agricoltori si nasce e non si diventa.
Tutte queste analisi ottimistiche fatte sulla carta non valgono nulla in agricoltura in quanto deve mettere come prima cosa il fattore “tempo”. Viste le precedenti stagioni che hanno mandato a zero tutti i settori agricoli dovute a queste pazze stagioni non vedo come il dott. Centioni crede di realizzare utili, addirittura guadagnare sulla gestione diretta dei terreni.
Il problema è che nei decenni passati tutti gli amministratori di questi “enti” hanno “mangiato” sempre a 4 ganasce per intere generazioni prendendo sempre per il collo il povero contadino che aveva la terra in affitto.