di Laura Boccanera
Luci e ombre dall’incontro fra i manager della società dei punti vendita Mercatone Uno e i sindacati. Questa mattina si è svolto a Cesena la tavola rotonda fra le parti interessate, un primo incontro a livello nazionale dopo la notizia dello stato di forte difficoltà dell’azienda italiana di arredamento. La società infatti (Mercatone Business) ha presentato a metà gennaio al Tribunale di Bologna (leggi l’articolo) domanda prenotativa di ammissione alla procedura di concordato preventivo. Nel corso dell’incontro di oggi, l’azienda ha illustrato la complessa situazione economico-finanziaria ed operativa del gruppo e la necessità di individuare sin da subito interventi che possano rivelarsi efficaci per il piano di risanamento e rilancio. In questo contesto la società ha spiegato che «Per l’azione di risanamento, si rende necessaria una ridefinizione del numero dei punti vendita che non si sostengono economicamente, che potrebbero essere circa la metà della rete attuale, condizione necessaria per poter continuare il percorso di risanamento intrapreso e l’attuazione del relativo piano industriale». Tradotto in numeri significa che da 79 punti vendita in tutta Italia ne rimarranno solo una quarantina. Non si sa ancora se i punti vendita delle Marche, Civitanova più Pesaro e Monsano, hanno la forza finanziaria per resistere alla cesoia della chiusura e se no, quali saranno a dover tirar giù la saracinesca. Dalla società al momento non trapelano dati ulteriori. Sono 3.500 i lavoratori su tutto il territorio nazionale e un centinaio quelli nelle Marche. Il punto vendita di Civitanova è uno di quelli più nuovi, è stato inaugurato e rinnovato solo lo scorso aprile con un investimento di 4 milioni di euro. L’azienda nel corso dell’incontro ha sottolineato anche che, per la riuscita degli interventi di risanamento e rilancio, è fondamentale la ricerca e l’intervento di un investitore in grado di supportare e dare continuità ai piani in corso di definizione. A tal riguardo, è stato reso noto alle parti sindacali che già ad oggi sono pervenute diverse manifestazioni di interesse da parte di investitori industriali e di fondi di investimento (italiani ed esteri), che saranno oggetto di attenta valutazione nelle prossime settimane. Pur nella difficile situazione, azienda e sindacato hanno condiviso l’importanza della salvaguardia dei livelli occupazionali e dei trattamenti in genere dei lavoratori.
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5 mesi per una scrivania , questi se lavorano così e’inevitabile ….
la gente ha iniziato a stringere la cinghia
E’ sempre peggio :-/
un pensiero ai lavoratori che in questi giorni si sentono abbandonati
Confermo quanto scritto da Alberto, io ho perso mezza giornata facendo avanti e indietro tra deposito e negozio senza cavare un ragno dal buco….. Inevitabile che vada male !!
5 mesi per una scrivania ? E’ normale perché non pagano i fornitori ed alcuni di questi hanno chiuso proprio per questo.