«Ironia, battuta, scivolone, gaffe, frase choc. Quali sono i limiti per passare da una definizione all’altra? E chi li definisce?» A chiederselo è Rosetta Martellini, presidente dei Teatri di Civitanova, attrice, e in questa lettera aperta una donna che oggi pomeriggio ha deciso di scrivere attraverso Facebook un lungo post per commentare l’episodio che ha portato alle dimissioni di Ivan Gori dal consiglio di biblioteca (leggi l’articolo). Per debellare e ammonire la deriva linguistica sopra le righe a cui i social ci hanno abituati decide di fare un dono alla biblioteca, il libro “Una donna” di Sibilla Aleramo.
Questo il testo della lettera aperta:
E’ ancora troppo facile dare della t. ad una donna. Ironia, battuta, scivolone, gaffe, frase choc. Quali sono i limiti per passare da una definizione all’altra? E chi li definisce? Ha fatto bene Gori a dimettersi. Salviamo la faccia ma il problema rimane. La parola usata dall’ormai ex consigliere della biblioteca è stata usata da tanti in Italia, da troppi, per giudicare, con l’unica prospettiva ritenuta idonea, quella del maschio. È sempre secondaria se non irrilevante la vicenda che ispira, quello che si vuole colpire, con una visione sessista, è ancora la figura femminile, senza argomentazioni. Questi insulti esulano dalla liceità del diritto al dissenso e alla libertà d’espressione. Le donne devono lottare anche per avere pari opportunità nell’essere giudicate. Troiani non esitò a definire Franca Rame “t.”. Non ebbe pudore nemmeno del fatto che era appena morta. Fu il giornalista Liuti (leggi l’articolo) a sottolineare la bizzarra assonanza con il suo cognome. T. e Troiani fanno pendant. Ex amministratori diedero del “p.” a Sibilla Aleramo, infastiditi dalla sua immagine nella sala giunta a lei dedicata, in tempi non dominati dai social network e quindi ne uscirono indenni. Sono tutti di destra, ma questa parte politica non ha certo l’esclusiva e non hanno l’esclusiva gli uomini. Ho trovato imbarazzanti le uscite di Alessandra Moretti sullo “stile Lady like”. La questione sembra essere trasversale. La nostra città ha ispirato il romanzo “Una donna” di Sibilla Aleramo, pietra miliare del femminismo, pubblicato più di cento anni fa. Ripartiamo da qui. La Biblioteca è un’istituzione culturale importante, basilare, imprescindibile, un “granaio pubblico contro l’inverno dello spirito” per usare le parole della Yourcener. Dopo questo episodio ho deciso di donare alla Biblioteca Zavatti un libro per dare il mio piccolo contributo al ritorno della primavera, un libro che mi sta molto a cuore, la prima edizione americana proprio del romanzo “Una donna” di Sibilla Aleramo. È del 1908. E’ un gesto simbolico, un libro non fa primavera, ma può essere il primo fiore.
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Adesso se la Martellini crede veramente in quel che scrive e vuole davvero combattere la “deriva linguistica”, che come lei stessa afferma riguarda destra e sinistra, uomini e donne, deve mettere in atto comportamenti conseguenti. Non sarà sfuggito, infatti, alla presidente dei Teatri che qualche mese fa l’assessore alle Pari Opportunità (tenere presente questo importante particolare) ha scritto sul proprio profilo facebook che bisognava fare “tappetini” della pelle dei ragazzi del centro sociale Leoni Neri. Rievocando in questo modo pratiche naziste (proprio in questi giorni il tema è vivo, poichè si celebra in Italia la “giornata della memoria”). Ora se la Martellini è veramente coerente con se stessa dovrebbe regalare alla Biblioteca comunale una copia del libro “Se questo è un uomo” di Primo Levi, che quella drammatica esperienza visse sulla propria pelle. E poi, sempre la Martellini, dovrebbe farsi promotrice presso la parte politica che l’ha portata ai vertici dei Teatri della richiesta di dimissioni dell’assessore Cecchetti. Altrimenti la sua presa di posizione, con dono di libro, verso il consigliere di Biblioteca Gori si rivelerebbe una fanfaronata, meramente pubblicitaria, diretta solo verso la parte politica a lei avversa.
Non so il significato di “ deriva linguistica “, ma se adesso dobbiamo fare il processo a tutto…. Troiani usando il termine t. per la Rame, ha semplicemente dimostrato la sua completa cafonaggine, insultando una persona di gran lunga superiore a lui intellettualmente, culturalmente e comportamentale. Comunque la parola in questione viene spesso usata in maniera impropria che non ha niente a che fare con le sue naturali accezioni. Tipico l’uso del termine in disguidi automobilistici o di maleducazione a qualche sportello. Riporto da un paio di vocabolari una piccola ricerca della parola per un uso corretto della stessa se la si vuole usare nella circostanza in cui si ritiene di farlo nella maniera più linguisticamente corretta:
troia
troia /’trɔja/ s. f. [lat. mediev. troia, forse voce espressiva che imita il grugnito del maiale]. – 1. (pop.) [femmina del maiale] ≈ scrofa. ‖ verro. 2. (fig., volg.) [donna che esercita la prostituzione o che è giudicata simile alle prostitute, anche come epiteto ingiurioso] ≈ (volg.) bagascia, (eufem., non com.) baiadera, (volg.) baldracca, (roman., volg.) battona, (eufem.) bella di notte, (eufem.) buona donna, (spreg.) cagna, cocotte, (eufem.) cortigiana, (spreg.) donnaccia, donna da marciapiede (o di malaffare o di strada o di vita o, eufem., di facili costumi), (eufemismo) e ancora fig., spreg. Puttana, soprattutto come insulto. ◆ Dim. troiétta e troiettina; accr. troióna e anche troióne m.; pegg. troiàccia (tutti quasi esclusivam. in senso fig.).
Che discorso sessuofobo. Le donne e gli uomini hanno o no delle differenze? sopratutto a livello attinente la sessualità? Esistono improperi a questo mondo? Sì e chiaramente ci si apostrafano sia gli uomini che le donne, a volte alcuni insulti coincidono altre volte sono diversificati. Perché la parola tr… non ha maschile, e la figura del venditore del proprio corpo alle donne non esiste (per evidenti diversità sessuali), allora non possiamo più usare tr…? Stro..o/a può essere più politicamente corretto?
Insomma fuori da queste pedanterie sciocche attorno al termine che lega comunque un lavoro che alcune donne scelgono con dignità, il problema non è che abbia detto tr… a qualcuna, il problema, se c’è, è capire perché una persona rispettabile abbia insultato qualcuno!
Per non parlare poi del discorso caduto nel politico che ha quindi poi dimenticato cose ben più choc avvenute di recente a sinistra come sottolinea il post di Angelo Biondi!
mancava la solita solfa boldriniana buonista che scriveva su facebook (e fin qui nessun problema) e un giornale che ne pubblicasse il contenuto.