Nelle foto i luoghi delle scoperte sull’altopiano
di Maurizio Verdenelli
“Un progetto, quello della Quadrilatero, che ha anche saputo unire moderne tecnologie e rispetto dell’ambiente e del paesaggio”. Ai microfoni di Cronache Maceratesi Guido Perosino (GUARDA IL VIDEO) aveva dichiarato che i ritrovamenti archeologici nell’area dello svincolo di Muccia e nel tratto folignate in prossimità del viadotto Palude – cui in esclusiva aveva parlato il nostro giornale- “non ritarderanno l’inaugurazione finale della superstrada”. Che, in ogni caso, annunciata ufficialmente entro aprile è ora altrettanto ufficialmente slittata a fine giugno come ci ha dichiarato contestualmente il presidente. Con conferma arrivata a stretto giro di posta dallo stesso Pietro Ciucci, il presidente di Anas azionista di maggioranza della soc. Quadrilatero. Che, come noto, ha realizzato il tratto Bavareto-Colfiorito aperto al traffico venerdì mattina.
Maria Romana Picuti al lavoro
All’inaugurazione, presente il ministro Lupi, non ha assistito la dott.ssa Maria Romana Picuti, folignate che per un anno e mezzo ha seguito ‘le ruspe’ lungo tutta la linea della superstrada. Un lavoro delicato quello di Maria Romana di ‘Cooperativa Archeologia’ incaricata dalla Quadrilatero dei rilievi sul territorio dell’altopiano di Colfiorito nella parte umbra. Delicato e forse anche di più. Non solo una questione professionale si è trattato per la figlia dell’avv. Ariodante Picuti, 90 anni, nobile della Foligno che conta, primo vice presidente del consiglio regionale dell’Umbria. Nel 93 il suo studio (nel quale lavora il figlio Giovanni) si fece carico gratuitamente degli interessi e soprattutto dell’immenso dolore, delle famiglie Paolucci ed Allegretti nel caso più devastante che la cronaca nera e giudiziaria umbro-marchigiana ricordi: quello riferito a Luigi Chiatti, l’assassino di Lorenzo, 13 anni, nel Fermano e di Simone, nel Folignate.
“C’è un pezzo di anima lungo quel tratto” ci dice Maria Romana. La Cooperativa ha riportato alla luce la fase eneolitica, la strada e un tempio romano. L’archeologa umbra ha scavato queste ultime due aree, non la fase preistorica. Una Grande Bellezza che è emersa da quegli scavi, intatta e sorprendente a Casette di Cupigliolo, dove ancora c’è il villaggio di casette di legno post sisma. E’ questa una delle zone più vicine a Cesi e Collecurti,, l’epicentro del terremoto nella notte del 26 settembre 1997. Casette di Cupigliolo s’affaccia sul valico e sulla Valdichienti che in quella zona, prima di arrivare alla Palude e a Colfiorito ‘conosce’ un lungo rettilineo dal quale si può ammirare per intero il fascino dell’altopiano. Un luogo conosciuto ed amato dai plestini umbri ed attraversato dalla cavalleria di Annibale poi discesa sul Trasimeno ed infliggendo alle truppe romane di Gaio Flaminio una sconfitta disastrosa sulle sponde lacustri di Tuoro.
Una suggestiva ed importante scoperta archeologica quella venuta alla luce a Casette e che in esclusiva documenta il nostro giornale. Un rinvenimento rilevante all’interno di quello più generale che ha fatto luce per la prima volta sulla fase romana e dunque storica dell’altopiano (leggi articolo). “Naturalmente –dice Maria Romana Picuti- tutto è stato segnalato, rilevato e ricoperto”. I tanti reperti rinvenuti dallo staff di archeologi sono ora nelle ‘mani’ della Soprintendenza dell’Umbria; in particolare custoditi nei magazzini di Perugia e in quelli di Colfiorito, a fianco della Basilica di Plestia che segna il labile confine politico tra Foligno e Serravalle di Chienti. Tuttavia altro resterebbe da fare, data l’importanza del grande passato dei luoghi. “Occorrerebbe smaltire tutti i materiali inerti prodotti dai cantieri” indica Maria Romana, negli occhi ancora la Grande Bellezza dell’altopiano, per un anno e mezzo ammirata nell’incerto confronto con le ruspe.
Paolo Gubbini
Dice Paolo Gubbini, consigliere delegato dal sindaco di Foligno, Mismetti, per l’ente Parco che ha partecipato ad un incontro assieme al dirigente comunale Mauro Formica con la scrittrice Loredana Lipperini: “L’attenzione sulla natura è naturalmente massima. L’abbiamo dunque pure dunque sul parco eolico e sul gasdotto Eni Brindisi-Manebrio che interessa il nostro territorio per due tratti”.
Nell’ottobre scorso c’è stato sul gasdotto un incontro popolare che si proponeva di approfondirne gli aspetti positivi e negativi sul territorio -un pò come per la superstrada. Seppure gli organizzatori non sembrassero concedere troppo spazio ai propri dubbi, nel manifesto avendo raffigurato uno squalo in attacco.
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Complimenti per l’ottimo lavoro svolto.
Vediamo però di mettere a disposizione buona parte degli scavi agli appassionati che si sobbarcano chilometri per venire.
Non dico in primavere ma almeno Giugno!
Ho provato a visitare l’estate scorsa (di comenica, sia bene chiaro, l’unico giorno possibile tra l’altro) gli scavi di fronte Santa Maria di Plistia (chiusa pure quella!!!) ma sono rimasto a bocca asciutta perchè non c’era nessuno e nenache un numero di tel per chiedere info.
Ho preso due sacchi di patate ed ho rivolto la prua verso casa…
Inoltre gli scavi di fronte a Plestia erano sommersi dalle erbacce manco fossimo in bassitalia!
Quindi, dotteressa popputa, se c’è intenzione di usufruire con cognizione bene, anzi molto bene.
Altrimenti una mano sulla coscienza, ricopra tutto faccia una X sulla mappa e la tenga in cassaforte per i nipoti; forse le generazioni future saranno in grado di sfruttare il sito.
Mi raccomando ora tenetelo da conto è un gioiello per tutto l’altopiano Umbro-Marchigiano!
…..condivido con Mattia ….
Egregio Mattia (ed altrettanto egregio Giovanni che ne condivide, senza specificare, i contenuti del commento del primo)
in effetti quello che lei auspica -che cioè il tempietto venga ricoperto e tenuto presente a memoria futura- è stato naturalmente già fatto. E scritto nel pezzo.
PS. In conclusione mi consenta di dissentire, con forza, dalla sua annotazione che fa riferimento all’avvenenza.(che c’entra, scusi?) dell’archeologa Maria Romana Picuti, alla quale chiedo naturalmente scusa..
Io penso che in tutta questa vasta zona, se si intraprendessero ulteriori ricerche sia di tipo archeologico, che paleontologico, tra reperti archeologici e reperti paleontologici uscirebbero delle “cose” interessantissime, le testimonianze già ce ne sono ( sia archeologiche che paleontologiche, non dimentichiamoci che un milione di anni fa li circolavano ippopotami, rinoceronti elefanti) e potrebbe diventare un area attrattiva di altissimo rilievo, più di quanto lo sia già ora; ma visto come sono considerati in Italia i beni archeologici e naturali, c’è ancora molto da lavorare. Abbiamo la fortuna di avere dei tesori immensi, facciamoli funzionare. Cmq complimenti a tutto lo staff di ricercatori dell’Archeologa Picuti.
…all’interessante lavoro svolto.
Su quell’altopiano ci sono reperti anche più antichi. Scendendo da Pievetorina si intuiscono diversi castellari. In uno c’è una fonte d’acqua e chiari segni di insediamenti (pastori della nostra epoca, o qualcosa di più remoto?). Spero davvero che le ricerche in questo santuario appenninico vadano avanti, senza preoccuparsi di chi strepita per coprire tutto e in fretta con una colata di cemento, perché deve arrivare più in fretta a Roma.
@ Maurizio Verdenelli Quando vedo una cosa bella lo dico, sia che parliamo di reperti che di davanzali 😉 !