«Quando il decisore pubblico interviene su questioni che possono incidere sulla salute dei cittadini è auspicabile il maggior coinvolgimento possibile delle comunità interessate». Lo afferma Lara Ricciatti, deputata fanese di Sel, in merito alla vicenda del cementificio Sacci di Castelraimondo (Mc). La parlamentare ha presentato ieri un’ interrogazione parlamentare, indirizzata al presidente del consiglio dei ministri e ai ministri dell’Ambiente e della Salute, con la quale chiede al Governo un intervento per garantire la salute dei cittadini in vista del possibile ampliamento del cementificio. «Nel massimo rispetto delle prerogative delle istituzioni interessate – spiega Ricciatti – ritengo sia opportuno tener conto delle legittime preoccupazioni di chi in prima persona verrà investito dalla decisione di un impianto come quello di Castelraimondo. Le richieste di informazioni e trasparenza che i cittadini e il Comitato Salva Salute avanzano sono sacrosante. Mi auguro che chi sta operando le necessarie valutazioni tecniche in questi giorni tenga conto del preminente bene della salute dei cittadini, prima di ogni valutazione di carattere economico». Intanto l’ampliamento del cementificio, con la possibilità del nuovo impianto di bruciare combustibile solido secondario (il cosiddetto Css), è tornata alla valutazione della Regione che deve esprimersi sull’autorizzazione integrata ambientale dopo una prima bocciatura del Tar delle Marche.
E proprio il comitato “Salva Salute” interviene con una nota sulle dichiarazioni del sindaco Alessandro Del Priori che ha chiesto alla regione l’inserimento del comune di Matelica nei tavoli tecnici del riesame dell’Aia (leggi l’articolo). «L’autorizzazione per l’ampliamento non è stata definitivamente annullata ed il pericolo che a Castelraimondo venga costruito un cementificio che brucerà il doppio (+118%) di petcoke dell’attuale e nel quale potranno essere inceneriti rifiuti (Css) in quantità abnormi è ancora reale ed attuale. Ci preme ricordare che nel piano regionale di gestione rifiuti, fortemente voluto dal nostro presidente Spacca, è previsto che le Marche produrranno 70mila tonnellate l’anno di Css e che detta massa di immondizia indifferenziata venga bruciata in impianti non dedicati della regione. L’unico impianto idoneo allo scopo nelle Marche è il cementificio di Castelraimondo che è stato autorizzato a bruciare 100mila tonnellate l’anno di Css. La giunta che attualmente guida la città di Matelica si è dimostrata sensibile alle problematiche ambientali e da questa sensibilità ha tratto anche un consistente vantaggio politico; pertanto, convinti come siamo, che anche il sindaco Delpriori abbia letto l’autorizzazione regionale del 4 gennaio 2013, il piano regionale di gestione rifiuti e le due sentenze del Tar (una delle quali emesse proprio a seguito di un ricorso presentato da aderenti al Comitato Salva Salute), ci aspettiamo una presa di posizione forte contro il progetto Sacci-Spacca di trasformare la nostra area in un centro di incenerimento rifiuti senza eguali in Italia e questo al fine di tutelare la salute di tutti i cittadini e le attività economiche che, anche nel suo comune, puntano alla qualità della vita e dei prodotti della nostra terra. Il comune di Tavernole Bergamasca ha approvato una delibera che da tempo abbiamo inviato agli amministratori locali, con la quale si vieta l’incenerimento di CSS nel suo territorio. Questo è secondo il Comitato Salva Salute un gesto concreto contro lo scempio previsto dal progetto Sacci-Spacca».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Interrogazione a risposta scritta 4-07560 presentato da RICCIATTI Lara
testo di Venerdì 16 gennaio 2015, seduta n. 364
Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare
Per sapere
premesso che:
l’impianto IPPC dello stabilimento di Castelraimondo, di proprietà della società Sacci spa con sede legale in Roma, identificato con il codice IPPC 3.1, come impianto destinato alla produzione di più di 500 t/g di clinker, con il codice NOSE-P 104.11, come impianto destinato alla fabbricazione del cemento (industria dei prodotti minerali che comporta processi di combustione), con il codice NACE 26, come impianto destinato alla produzione di prodotti minerali non metallici, e con il codice ISTAT 2651.0, come impianto destinato alla produzione di cemento, è situato nei comuni di Castelraimondo e Gagliole in provincia di Macerata;
gli impianti di cottura dello stabilimento sono, attualmente, costituiti da un forno Krupp-Gepol, con recuperatore termico a cicloni, strutturato in 4 stadi successivi, avente massima potenzialità di 700 t/giorno di clinker e da un forno Lepol avente massima potenzialità di 500 t/giorno di clinker. Gli impianti utilizzano combustibili tradizionali, quali il coke di petrolio ed il metano;
la Sacci Spa in data 29 aprile 2010 ha presentato domanda di valutazione di impatto ambientale in merito al progetto di ampliamento dello stabilimento, che prevede la costruzione di un inceneritore con la sostituzione dei due forni attualmente esistenti;
la regione Marche, in data 4 gennaio 2013 ha concesso l’AIA (autorizzazione integrata ambientale);
secondo quanto riportato anche nell’autorizzazione integrata ambientale, il nuovo stabilimento Sacci di Castelraimondo sarà un impianto di smaltimento rifiuti con una capacità superiore a 100 tonnellate al giorno tramite incenerimento e con una torre alta circa 80 metri;
si stima che il nuovo impianto produrrà «un milione di tonnellate l’anno di cemento – 600 mila in più della attuale produzione – con un relativo aumento pari al 118 per cento per il coke di petrolio, il 66 per cento di gasolio, il 44 per cento di Gpl, il 146 per cento di energia elettrica, una diminuzione nell’uso del metano pari al 74 per cento» (dati riportati dalla testata Cronache Maceratesi del 11 febbraio 2013);
a destare particolari preoccupazioni – sopratutto tra i cittadini residenti nelle aree e nei Comuni limitrofi, che si sono prontamente costituiti in un Comitato denominato «Salva Salute» – è l’utilizzo di combustibili alternativi (il cosiddetto «Css») che si stima verrà impiegato nella misura di 93.600 tonnellate, aumentando di conseguenza anche il traffico veicolare che – sempre secondo quanto riporta la testata giornalistica citata – dovrebbe passare dagli attuali 86 viaggi giornalieri a 200;
con sentenze nn. 00567 e 00568, del 3 giugno 2014, il TAR Marche ha accolto i ricorsi presentati da alcuni privati cittadini e dall’associazione VAS Onlus e per l’effetto ha annullato il decreto 1/VAA del 4 gennaio 2013 emesso dalla regione Marche;
il provvedimento annullato – come già anticipato – aveva espresso un giudizio positivo di compatibilità ambientale relativamente all’impianto Sacci di Castelraimondo, sia in ordine al progetto di rinnovo ed ampliamento dell’impianto depositato dalla società, sia in merito all’esercizio temporaneo dell’attività, in attesa della realizzazione del nuovo impianto, prevista per il 2018;
in particolare il TAR Marche ha censurato nel provvedimento l’assenza di distinzione tra due profili fondamentali: il riesame della precedente AIA (di cui al decreto n. 77 del 2010), che ha condotto al giudizio di compatibilità della proroga all’attività esistente fino al 31 dicembre 2018; e l’autorizzazione dal 2019 per l’esercizio dell’impianto ammodernato;
secondo il Collegio infatti «tale distinzione sarebbe stata invece necessaria proprio per evitare il pericolo prospettato dai ricorrenti, ossia che nelle more di realizzazione del progetto di ammodernamento (e potenziamento) dell’impianto, si continui a tollerare l’esercizio di un’attività non del tutto a norma», aggiungendo che «riguardo al profilo delle emissioni in atmosfera, anche con particolare riferimento a diossine e furani … la problematica, stante l’incidenza su fondamentali principi costituzionali, come quello della salute, avrebbe richiesto un approfondimento ed una articolata motivazione volta comunque a superare i rilievi provinciali …», concludendo che «l’argomento, per quanto delicato e rilevante, sembra essere stato oggetto di una certa confusione»;
ad aumentare i timori dei cittadini uno studio epidemiologico redatto dall’Istituto superiore di sanità (reso pubblico il 15 febbraio 2013) che ha evidenziato alcuni eccessi rilevati da diversi indicatori epidemiologici;
la relazione di accompagnamento dei dati dell’Istituto superiore di sanità, recita infatti: «come si evince dalla Tabella 1, relativa alle suddette cause di decesso si evidenziano, tra i residenti nella area selezionata [l’area compresa tra i Comuni di Castelraimondo, Gagliole e San Severino Marche, n.d.r.], eccessi di mortalità per tutti i tumori negli uomini e di linfomi non Hodgkin nelle donne. La Tabella 2 relativa alle ospedalizzazioni mostra nelle persone ricoverate di genere maschile degli eccessi di ospedalizzazione per i tumori maligni nel loro complesso ed in particolare: tumori maligni del rene e di altri non specificati organi urinari, tumori maligni del tessuto linfatico ed emopoietico (in particolare linfomi non Hodgkin e malattia di Hodgkin). Tra le donne emergono degli eccessi per le ospedalizzazioni per il complesso delle cause indagate e per malattia di Hodgkin», aggiungendo nelle conclusioni che «il profilo di mortalità e di ospedalizzazione delle persone residenti nei tre comuni oggetto di richiesta mostra per alcune patologie specifiche, selezionate in base ad una evidenza a priori di associazione rispetto alla presenza di impianti di incenerimento, eccessi di rischio rispetto alla regione Marche presa come riferimento»;
pur non essendo possibile rilevare, evidentemente, alcun nesso eziologico tra la presenza del cementificio e l’aumento del rischio di mortalità per tumori, lo studio ha sollevato molta apprensione tra i cittadini coinvolti;
i cittadini riuniti in Comitato lamentano, in particolare, la scarsa trasparenza delle istituzioni e degli enti coinvolti nel fornire informazioni, lo scarso coinvolgimento dei cittadini e la scarsa collaborazione, circostanza che crea un clima di sfiducia nei confronti dei decisori pubblici;
lo stesso sindaco di Castelraimondo aveva auspicato un maggiore coinvolgimento dei cittadini, dichiarando al consiglio comunale, riunitosi in data 11 marzo 2013: «Il Sindaco propone di continuare ad approfondire la questione dell’autorizzazione alla ditta Sacci chiedendo alla commissione dei lavori pubblici di porre in essere contatti con l’associazione neo costituita al fine di monitorare l’evolversi della situazione. Si potrebbe costituire anche una commissione di scopo o comunque una entità solida che duri nel tempo e che possa riferire al consiglio comunale su ciò che succede e l’evolversi della situazione anche a distanza di parecchi anni Propone che la commissione riferisca al consiglio Comunale su proposte o soluzioni ritenute idonee da intraprendere. Manifesta la preoccupazione che ad oggi sono tutti preoccupati dei possibili effetti nocivi derivanti dall’installazione dei nuovi forni al cementificio ma poi fra dieci/venti anni, quando questi forni saranno in funzione si rischia che non ci sia più nessuno che se ne occupi. Il consigliere Calafiore condivide ed accoglie la richiesta del sindaco impegnandosi a convocare al più presto la commissione consiliare»;
nonostante le intenzioni, tuttavia, tale impegno risulta ad oggi disatteso –:
se il Presidente del Consiglio ed i ministri interrogati siano a conoscenza della vicenda illustrata in premessa; quali iniziative, anche di carattere normativo, intendano adottare per tutelare la salute dei cittadini; se non ritengano opportuno intervenire, anche a livello normativo, per introdurre e o incentivare dei meccanismi di partecipazione che prevedano, nei casi come quello illustrato e quando sia in decisione la realizzazione di opere con un potenziale impatto negativo sulla salute dei cittadini residenti nelle aree interessate, la consultazione diretta e preventiva degli stessi. (4-07560)