di Monia Orazi
Chiarezza sui rischi per la salute nell’area interessata dalla presenza del cementificio Sacci ed assoluta trasparenza nella divulgazione delle informazioni riguardanti i cittadini. Sono questi i presupposti dell’azione dell’Agenzia regionale sanitaria, che collabora insieme all’Arpam per effettuare uno studio epidemiologico ambientale approfondito, attualmente in fase di progettazione. A garantirlo sono le parole del direttore Ars in persona, Enrico Bordoni: “Sono stato incaricato dalla giunta regionale di fare questo incontro con la stampa, di concerto con gli amministratori locali. Vogliamo fare chiarezza sui dati in nostro possesso, su ciò che sappiamo ed intendiamo fare per continuare a monitorare lo stato di salute dei cittadini. Abbiamo chiesto all’Iis (istituto superiore di sanità) i dati di uno studio che ha rilevato eccessi nei ricoveri ospedalieri e mortalità. Si tratta di dati che non possono essere in alcun modo attribuiti alle attività produttive presenti sul territorio, in quanto si tratta di studi descrittivi che non utilizzano le contaminazioni ambientali e non consentono di mettere in relazione causa effetto le patologie tumorali esaminate con possibili fattori di rischio.
L’Iis si è dichiarato disponibile a supportare ulteriori approfondimenti, necessari per stabilire nessi di causalità. E’ in fase di progettazione uno studio ambientale su aria, acqua, suolo e valutazione dei bioindicatori licheni. Voglio ricordare anche che il cementificio non è un inceneritore, e non ne ha la struttura, ma un impianto per la produzione di cemento che utilizza pet coke. Negli ultimi anni le emissioni inquinanti del cementificio sono state ridotte. I nostri tecnici sono a disposizione di tutti, anche dei comitati, stiamo agendo in modo proattivo, senza tenere nascosto nulla. Non è raro trovare in alcuni comuni, picchi relativi ad alcune patologie tumorali. Abbiamo attivato un tavolo multidisciplinare che si occupa di questo argomento”. Bordoni ha annunciato che entro pochi mesi sarà operativo presso l’università di Camerino il registro tumori e che sarà attivato un sistema di sorveglianza epidemiologica globale regionale, basato sull’analisi dei dati relativi ai ricoveri ospedalieri.
Fabio Filippetti direttore dell’osservatorio epidemiologico regionale, tra gli estensori dello studio Arpam richiesto dai sindaci di Castelraimondo, Gagliole e San Severino, ha spiegato che quanto rilevato è basato sull’analisi dei ricoveri ospedalieri: “Trattandosi di comuni piccoli e con un numero di casi relativamente limitato, per evitare distorsioni sono stati utilizzati indicatori specifici e bayesiani, con analisi del cluster e trend temporale. Solo per San Severino, che è il centro più lontano dal cementificio, sono stati rilevati eccessi di patologie tumorali, rispetto alla media regionale, non confermati da successivi indicatori. In epidemiologia è comune trovare eccessi in un comune. I risultati non destano motivo di preoccupazione perchè non confermati da successivi indicatori. Lo studio Iis utilizza il metodo Sentieri che presuppone la presenza di fattori di pressione ambientale, con un intervallo di confidenza del 90 per cento, anzichè del 95 come è usuale, è dunque meno preciso nella lettura. Il nostro studio non è dunque comparabile con quello dell’Iis, che ha valutato le cause che in letteratura scientifica sono associate alla presenza di un inceneritore”. Uno studio a tutto campo è stato annunciato da Bordoni: “Noi faremo uno studio ambientale a 360 gradi, considerando non solo il cementificio ma altre realtà produttive, se vengono fuori dati anomali lo diremo, così come sta avvenendo in altre parti della regione”. Mauro Mariottini dell’osservatorio epidemiologico ambientale Arpam ha escluso che lo studio delle patologie sui lavoratori possa essere comparabile allo studio epidemiologico, che invece interessa la popolazione generale.
Ha voluto rassicurare i cittadini ed i rappresentanti dei comitati presenti all’incontro anche Pierluigi Gigliucci, direttore generale dell’area vasta 3 Asur: “E’ stata attuata una sinergia tra gli organismi sanitari e gli enti locali, è stato analizzato il passato, sono state fatte analisi sui lavoratori, oltre ad altri interventi sulla sicurezza ambientale da cui è emerso che l’ambiente di lavoro non è fuori norma. Il cementificio non è un inceneritore e produce cemento usando il pet coke come combustibile, un forno è stato fermato perchè era fuori norma. Da parte sanitaria sono stati fatti controlli capillarmente e costantemente, non sono state rilevate patologie collegabili alla produzione, non è stato riscontrato nella popolazione un nesso di causalità certo. Castelraimondo non ha presentato picchi tumorali legati a questa attività, San Severino sì pur trovandosi più lontano. Noi per la parte sanitaria, Ars, Arpam, provincia ed enti locali, verificheremo con il monitoraggio l’andamento nel tempo di queste patologie, per questo è stato costituito un gruppo apposito. L’Iis parteciperà ai tavoli di confronto regionale, chiariremo dinamiche e numeri per fare chiarezza a beneficio dei cittadini”.
Ha preso poi la parola il sindaco di San Severino Cesare Martini: “Non abbiamo fatto le cose all’oscuro di tutto, non è vero che i comitati di cittadini non sono stati coinvolti. Abbiamo cercato di capire come fare e chi dovesse pagare. Abbiamo voluto pagare noi il monitoraggio per non dare l’impressione di scaricare le responsabilità sugli altri. Non abbiamo ancora deciso nulla, decideremo insieme. Vogliamo capire cosa sia successo perchè si è accesa la lucina rossa dell’eccesso di tumori per San Severino, anche se siamo più distanti dal cementificio. Quando si farà un progetto specifico, noi non vogliamo escludere nessuno. C’è confusione, non voglio dare l’impressione che si voglia mettere a tacere tutto. Noi sindaci siamo i primi responsabili della salute dei nostri cittadini. A voi dei comitati voglio dire di lasciar fuori eventuali questioni partitiche. E’ una mia responsabilità e la voglio tutta intera. San Severino non era stato coinvolto, ma è l’unico ente ad aver presentato ricorso al Tar perchè non condivideva il comportamento della regione. Siamo per procedure trasparenti e che coinvolgano tutti gli interessati. Va dato atto ai comitati di aver sollevato il problema, ma non cadete nei trabocchetti dei partiti”.
Tiziana Bentivoglio, responsabile del dipartimento di prevenzione dell’Asur area vasta 3 ha approfondito il tema dei controlli: “Nonostante le difficoltà siamo riusciti a muoverci in provincia di Macerata, con controlli che non sono limitati alla parte sanitaria ed ambientale dell’Arpam. Esistono programmi autorizzati dalla regione con studi specifici in partenza. In attesa della prossima attivazione del registro tumori, stiamo attivando nell’area vasta 3 oltre all’epidemiologia ambientale, veterinaria, quella occupazionale. Vogliamo avere una visione a 360 gradi ed essere presenti sul territorio in modo attivo. Le cose che accadono sono legate alle peculiarità del territorio regionale, abbiamo gli stessi abitanti di una grande città, dislocati in piccoli insediamenti. Ciò che accade nel macroambiente regionale rientra nella normalità, spesso i picchi di tumori rilevati nei piccoli centri sono dovuti alla familiarità. Ci sono difficoltà di interpretazione degli studi, legati alla scarsa popolazione, con dati distorti che possono creare preoccupazione. Vogliamo garantire la buona salute anche per la serenità della vita della gente che vive in queste zone.
Il presidente della comunità montana di San Severino Gianluca Chiappa ha espresso un plauso all’iniziativa della regione di iniziare la mappatura epidemiologica di tutto il territorio regionale, ricordando come 12 anni fa le tre comunità montane dell’entroterra maceratese spesero 300 mila euro per la certificazione ambientale di alcune zone. “Occorre coniugare il mantenimento dell’ambiente con la presenza di aree industrializzate è questa la sfida che ci pone l’Aia (autorizzazione integrata ambientale) per il cementificio, non sappiamo se i forni saranno rimodulati, questo dipenderà da cosa deciderà la proprietà. L’idea che in regione ci sia un costante monitoraggio per coniugare la presenza di attività produttive, con la salvaguardia di salute ed ambiente, è quello che mi fa stare tranquillo. Alcuni dati di ciò che l’Arpam ha scritto nel progetto di monitoraggio li abbiamo presi dalle sollecitazioni di voi esponenti dei comitati cittadini”.
Il sindaco di Castelraimondo Renzo Marinelli ha spiegato che: “Il nostro comune è stato tra i primi a cercare di coinvolgere il territorio, ringrazio l’Ars, l’Asur e l’Arpam per i dati e l’incontro che si è svolto la scorsa settimana. Abbiamo deciso per responsabilità, di effettuare un monitoraggio coinvolgendo il territorio perchè non possiamo ognuno di noi guardare soltanto alla propria parrocchia. Grazie ai comitati che danno quel pungolo in più, siamo qui oggi, il loro stimolo fa sì che l’Arpam si stia adoperando. Noi sindaci siamo rappresentanti dei cittadini, teniamo alla salute dei nostri cittadini ed alla nostra. Non diciamo le cose come non stanno, a volte evito di leggere degli articoli per non starci male. Forse le informazioni non sono venute dai luoghi adatti. Andiamo avanti insieme, anche con i comitati a cui è aperto il tavolo di discussione, per confrontarci, perchè è questo quello che vogliamo. Ringrazio la regione per il contributo dato al monitoraggio, non è nostra intenzione nascondere i dati”.
Lo studio Arpam relativo ai comuni di Gagliole e Castelraimondo non ha rilevato elementi di particolare preoccupazione, mentre per San Severino: “Nel periodo 2006-2010 nel comune di San Severino si sono rilevati eccessi statisticamente significativi di primi ricoveri ospedalieri nei maschi e nei maschi e femmine insieme per tutti i tumori maligni (con tendenza in riduzione), per i tumori maligni del retto, della giunzione retto-sigmoidea e dell’ano e per i tumori maligni del pancreas . Nelle femmine per i tumori maligni dell’ovaio e degli altri annessi uterini e nei maschi per i tumori della prostata “, si legge nella relazione Arpam, “questi eccessi non sono tuttavia confermati dalla significatività statistica dei corrispondenti valori degli stimatori bayesiani rendendo quindi più problematica l’interpretazione degli eccessi. Sempre nel comune si rileva un’incidenza più alta, sulla base dell’indicatore bayesiano isolato per il mieloma multiplo e i tumori immunoproliferativi nei maschi e nei due generi nel complesso con un trend in incremento”.
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Cari amici,
1-Questi prodotti sono conferiti al cementficio, vengono portati a 1700°C e producono cenere che viene mescolata al clinker:
Polvere di allumina Tip. 4.7
Scaglie di laminazione e stampaggio Tip. 05.14;
Terre e sabbie esauste di fonderia di seconda fusione dei
materiali ferrosi
Rifiuti refrattari Tip. 7.8
Pietrisco tolto d’opera Tip. 7.11
Fanghi di perforazione Tip. 7.15
Pomice esausta Tip. 7.21
Fanghi e polveri da segagione e lavorazione pietre e
marmi e ardesie
Fanghi, acque, poveri e rifiuti solidi da processi di
lavorazione e depurazione acque ed emissioni aeriformi
da industria della ceramica
Fanghi da trattamento acque di processo
Fanghi da impianti di decantazione, chiarificazione e
decarbonatazione delle acque per la preparazione di
acqua potabile o di acqua addolcita demineralizzata per
uso industriale
Fanghi da trattamento sul posto degli effluenti Tip. 12.14
Fanghi da trattamento acque reflue industriali
Ceneri della combustione di carbone e lignite, anche
additivati con calcare e da combustione con esclusione
dei rifiuti urbani ed assimilati
Gessi chimici
Rifiuti a base di carbone costituiti da scarti di catodi anodi,
spezzoni di carbone amorfo, coke, calcinato di petrolio,
suole di carbone usato e ,materiali incombusti
dell’alluminio
Nel cementificio si inceneriscono Rifiuti.
2-Cos’è il pet coke?
In sostanza il pet-coke e’ l’ultimo prodotto delle attivita’ di trasformazione del petrolio e viene considerato lo scarto dello scarto dell’oro nero tanto da guadagnarsi il nome di “feccia del petrolio”. Per la sua composizione, comprendente oltre ad IPA (in particolare benzopirene) e metalli pesanti come nichel, cromo e vanadio, va movimentato con cura per evitare di sollevare polveri respirabili. Il trattamento consistente in carico, scarico e deposito del pet-coke deve seguire le regole dettate dal decreto del Ministero della Sanita’ 28 aprile 1997 concernente il trasporto di sostanze pericolose.
L’elusione (legale) della normativa sui rifiuti consente su tutto il territorio nazionale l’utilizzo di uno scarto di lavorazione ad alto tenore di zolfo, di idrocarburi policiclici aromatici e di metalli pesanti (nichel e vanadio), in qualsiasi bruciatore, anche nei cementifici, senza che vengano adottate le migliori tecnologie disponibili, quali la gassificazione (che produce emissioni 10 volte inferiori all’impianto di Gela), come auspicato nel documento sulle migliori tecniche disponibili (BREF) della Commissione Europea, citato impropriamente dal Decreto Legge, e senza che vengano rispettate le prescrizioni e i valori limiti per le emissioni, previste dal DM n. 503/1997.
3-Nessuno dei rappresentanti istituzionali ha avuto il coraggio di smentire L’Istituto Superiore di Sanità che scrive: il profilo di mortalità e di ospedalizzazione delle persone residenti nei tre comuni oggetto di richiesta mostra per alcune patologie specifiche, selezionate in base ad una evidenza a priori di associazione rispetto alla presenza di impianti di incenerimento, eccessi di rischio rispetto alla Regione Marche presa come riferimento.
Nonostante le evidenze sopra elencate, continuano a dirci che possiamo stare tranquilli…., che non ci sono fonti di inquinamento.
Cari sindaci, non credo che sia sufficiente una affermazione generica, di stare tranquilli, per continuare come se nulla fosse successo, come nei 40 anni di mancanza di controllo da parte di coloro che ora ci tranquillizzano.
E’ chiaro che occorre approfondire. E’ chiaro che occorre approfondire per rendere più chiara la nostra situazione…. e non per….tranquillizzarci.
Nel frattempo continuiamo a permettere che i fumi del Pet coke invadano la nostra vallata, entrino nelle nostre case, entrino nelle nostre scuole, entrino nelle culle dei nostri figli?
Luigi Travaglini
E quando non fanno studi discorri, quando li fanno non te vanno bene, ma che vorrai Travaglini?!?! E basta , hai stufato
per forza i picchi di tumore si sono registrati a San Severino, lo sanno anche le pietre che il vento in quella valle soffia da ovest a est (dal cementificio a San Severino). hanno bruciato e vogliono bruciare immondizia e ci dicono di stare tranquilli per salvare un’attività destinata comunque alla chiusura (informatevi sullo stato di salute del gruppo Sacci) solo per trasformarla in gestore di rifiuti che è una delle poche attività redditizie. al sindaco Martini ricordo che anche lui abita a favor di vento e come si sono ammalati tanti settempedani potrebbe capitare anche a lui e ai suoi nipotini, nessuno glielo augura, ma dovrebbe essere uno stimolo in più a far sentire le ragioni dei suoi concittadini
Apparte il fatto che li non hanno mai e ripeto MAI BRUCIATO IMMONDIZIA…Poi perché non pensare prima all’immondizia che vi siete sotterrati sotto i piedi (vedi discarica Tolentino/S.Severino)???Prima bisogna lavare i panni sporchi in casa propria….
A parte il fatto che, come spiegato bene da Luigi Travaglini, i rifiuti sono stati bruciati per anni e ancora lo continuano a fare, non ho ben capito il punto di vista di Anonimo Ir: se il territorio di San Severino è già pesantemente inquinato dalle discariche, ci dobbiamo beccare anche i rifiuti bruciati dal cementificio? Mi sfugge la logica del ragionamento…
All’interno del termine rifiuto, vengono inseriti anche materiali che non sono assolutamente tossici un esempio banale può essere il taglio del prato,che comunque viene classificato come rifiuto anche se non credo sia pericoloso!!!!La logica è molto semplice….Siete sicuri che l’incremento di malattie non derivi dll’immondizia che VOI fino ad ora avete permesso di sotterrare, o dalle polveri prodotte dalla lavorazione dei marmi..??Come…..Travaglini il luminare ne parla……la polvere di marmo nei cementifici inquina,mentre nelle lavorazioni fatte Dai molteplici marmisti che operano a S.Severino no???????Naturalmente non sto accusando nessuno,ma voi si,sensa accertarvi di chi sia effettivamente la colpa “sempre che si possa incolpare qualcuno..”!!
ovviamente il pet cok nn e’ rifuto,nessun codice CER lo identifica,ma per le sue qualita’ e proprieta’ puo’ essere tranquillamente definito “monnezza” specie se paragonato ad altri combustibili …semplicemente e’ un residuo di lavorazione a e’cui e’ stato dato il grado di combustibile x la gioa dei petrolieri che invece di sostenere costi per smaltirlo si trovano un altro prodotto da vendere