Sacci, il Tar: “L’Aia è illegittima”

Si dovrà rivedere l'autorizzazione integrata ambientale con un nuovo procedimento amministrativo, a meno di probabili ricorsi di Sacci e Regione al consiglio di stato
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sentenzadi Monia Orazi

Il tribunale amministrativo delle Marche ha annullato parzialmente l’autorizzazione integrata ambientale (Aia), rilasciata il 4 gennaio 2013, che avrebbe permesso al cementificio Sacci ad ampliare ed ammodernare i propri impianti di produzione, a partire dal 2019 (leggi l’articolo). Ora il documento dovrà essere rivisto con un nuovo procedimento amministrativo, ma sono anche probabili ricorsi al consiglio di stato da parte della stessa Sacci o della Regione Marche. Sono stati accolti i due ricorsi presentati dall’associazione Vas (Verdi ambiente società) Onlus e da un gruppo di privati cittadini di Gagliole e Castelraimondo. Diverse le motivazioni addotte dal tribunale amministrativo per l’annullamento parziale dell’Aia. Nel ricorso della Vas i giudici amministrativi lamentano la “violazione del paragrafo 3.3.3 del PRGR(Piano regionale gestione rifiuti n.d.r) che vieta la realizzazione e l’esercizio di nuovi impianti di smaltimento rifiuti mediante termodistruzione (incenerimento) e recupero energetico, se non viene contemporaneamente contenuta la produzione di rifiuti urbani (presupposto che, secondo la ricorrente, non risulta essere stato dimostrato)”, ed inoltre “il provvedimento impugnato è quindi illegittimo per difetto di motivazione e di istruttoria e tale vizio riguarda anche i dedotti contrasti con il paragrafo 4.2.2.4 dello stesso PRGR”.

Il cementificio Sacci

Il cementificio Sacci

Altre motivazioni emergono nel ricorso del gruppo di privati cittadini. Per il collegio giudicante andava distinto il riesame della vecchia Aia rilasciata nel 2010, dalla nuova autorizzazione per l’esercizio dal 2019, altrimenti si rischia di avere un impianto non a norma: “Tale distinzione sarebbe stata invece necessaria proprio per evitare il pericolo prospettato dai ricorrenti, ossia che nelle more di realizzazione del progetto di ammodernamento (e potenziamento) dell’impianto, si continui a tollerare l’esercizio di un’attività non del tutto a norma”, si legge nella sentenza. Tra le altre motivazioni di accoglimento c’è il mancato parere definitivo della provincia sulle emissioni in atmosfera (diossine e furani), che avrebbe dovuto essere considerato in sede di discussione finale. Riguardo l’autorizzazione a bruciare Css (combustibile solido secondario) derivante da rifiuti, prima dell’emanazione del decreto Clini, i giudici amministrativi scrivono: “L’ordinamento ammette, via generale, la possibilità di emanare il provvedimento amministrativo sotto condizione (sospensiva o risolutiva) ovvero con prescrizioni, che, nel caso specifico, erano rappresentate dall’imminente entrata in vigore della nuova disciplina riguardante il CSS (poi effettivamente emanata con DM 14.2.2013 n. 22), il cui utilizzo risulta essere connesso con la realizzazione del nuovo impianto. Ciò che risulta tuttavia inaccettabile è che la Regione abbia previsto una (doverosa) fase di riesame (da concludersi entro il 30.3.2013) solo nel caso in cui la pubblicazione dell’emanando decreto si fosse protratta nel tempo (cfr. pag. 134 punto 4.1.5), mentre invece la stessa avrebbe comunque dovuto essere prevista, quantomeno, anche per verificare che la nuova disciplina effettivamente entrata in vigore fosse la stessa esaminata in bozza nella fase istruttoria (oltre a verificare se fosse stato necessario impartire ulteriori prescrizioni)”, scrivono i giudici nella sentenza. Nel decreto n.1 del 4 gennaio 2013 la Regione aveva concesso giudizio positivo di compatibilità ambientale per il progetto di ammodernamento e potenziamento dell’impianto di produzione di cemento, rilasciando anche l’autorizzazione paesaggistica. E’ stato esaminato contestualmente anche il decreto n.77 del 2 luglio 2010, con cui veniva rilasciata l’Autorizzazione Integrale Ambientale per l’esercizio dell’impianto esistente (ora oggetto di ammodernamento e potenziamento), dettando condizioni e prescrizioni sostitutive per la prosecuzione dell’attività.

SacciGLI EFFETTI POSSIBILI DELLA SENTENZA. Lo scenario più probabile che si apre ora è quello di un contenzioso pluriennale, con un secondo grado di giudizio di fronte al consiglio di Stato. L’Aia provvisoria è valida fino al 31 dicembre 2018, la revisione della nuova Aia del 2013 inciderà sugli scenari futuri dell’impianto a partire dal 2019, presentando inevitabili conseguenze sul piano degli investimenti futuri dell’azienda, i cui costi per l’ammodernamento degli impianti varieranno in funzione della possibilità di utilizzare il Css, per cui sono previsti incentivi, e delle tecnologie richieste nelle nuove strutture di produzione. E’ la prima volta in Italia, che un tribunale amministrativo regionale “boccia” la possibilità di utilizzare Css come combustibile all’interno di un cementificio. Anche il nuovo piano regionale di gestione dei rifiuti, che avrebbe dovuto essere emanato lo scorso novembre ed al momento ancora non risulta approvato, prevedeva di poter usare combustibile solido secondario (prodotto dallo smaltimento dei rifiuti urbani), che si ipotizza di poter conferire nell’unica cementeria marchigiana esistente, l’attuale stabilimento Sacci sito in località Basciano di Gagliole, al confine con Castelraimondo, autorizzato a smaltire circa 100 mila tonnellate annue. “Anche al fine di contenere lo smaltimento in discarica, soprattutto per la fase transitoria, si considereranno diverse opzioni di recupero energetico, quali ad esempio la produzione di combustibile solido secondario, Css, da avviare ad impianti industriali non dedicati”, si legge nel testo regionale dello scenario futuro degli impianti di smaltimento rifiuti, tra gli elaborati del futuro piano rifiuti regionale. Nel medesimo documento si simulano gli effetti dell’introduzione del Combustibile solido secondario, prodotto durante il ciclo di smaltimento di rifiuti urbani, da bruciare al posto dei combustibili fossili come carbone e petrolio. “A regime, 2016, si ipotizza di avviare tutto il rifiuto indifferenziato a trattamento in impianti di trattamento con produzione di Css, con i flussi in uscita pari al 30 per cento di Css”, si legge nel documento. In provincia di Macerata si inizierebbe a produrre Css nel 2016 con 12 mila tonnellate l’anno (totale 71 mila tonnellate in regione Marche), per attestarsi ad 11 mila nel 2019 (totale regionale 62 mila), verosimilmente nell’impianto Cosmari. Si stima che finirebbero in discarica nel 2019 solo 20 mila tonnellate di rifiuti in provincia di Macerata, oggi sono 48 mila. Nella nuova richiesta di autorizzazione di esercizio per il Cosmari, in itinere presso le autorità competenti, nelle note integrative si ipotizza l’attivazione di una linea di produzione di c.d.r (combustibile da rifiuti, altro nome per intendere il Css), vista la presenza in provincia di un’industria deputata allo smaltimento. Secondo il Tribunale amministrativo regionale di Ancona la Regione dovrà riesaminare il decreto Aia del 4 gennaio 2013, nella parte in cui mentre si stava rivalutando la vecchia Aia del 2010 per l’esercizio provvisorio del cementificio, non sono state accolte valutazioni definitive della Provincia e delle osservazioni dell’Arpam su valori elevati di diossine e furani, per cui secondo la Regione si tratta di un mero errore materiale, e non ha sufficientemente approfondito e motivato l’atto. Inoltre l’atto di autorizzazione integrata ambientale secondo il Tar andrebbe rivisto in relazione agli atti ministeriali sul Css. Altri rilievi nelle due sentenze riguardano l’aspetto paesaggistico. Secondo i giudici, “…non si può certo affermare che il parere della Soprintendenza e l’Autorizzazione Paesaggistica rechino una sufficiente motivazione…”; inoltre, non può essere condivisa l’affermazione secondo la quale “…l’ammodernamento e l’ampliamento dell’unità produttiva comportano un incremento degli elementi, che possono ulteriormente arrecare pregiudizio al territorio, di non apprezzabile quantificazione…”, in quanto gli elementi che possono recare pregiudizio al territorio “…sono, invece, ben quantificabili in termini di superficie e di volume, per cui sarebbe stata necessaria una valutazione più approfondita riguardo al relativo impatto territoriale, non certo irrilevante data l’entità degli stessi…”. Nel decreto n.1 del 4 gennaio 2013 la Regione aveva concesso giudizio positivo di compatibilità ambientale per il progetto di ammodernamento e potenziamento dell’impianto di produzione di cemento, rilasciando anche l’autorizzazione paesaggistica. E’ stato esaminato contestualmente anche il decreto n.77 del 2 luglio 2010, con cui veniva rilasciata l’Autorizzazione Integrale Ambientale per l’esercizio dell’impianto esistente (ora oggetto di ammodernamento e potenziamento), dettando condizioni e prescrizioni sostitutive per la prosecuzione dell’attività. Il progetto di ammodernamento e potenziamento della cementeria prevede l’aumento di produzione da 400.000 a 1.000.000 di tonnellate l’anno; la sostituzione di due mulini obsoleti da 90 t/h con uno nuovo della capacità di 300 t/h; la sostituzione dei due impianti per la cottura della farina cruda (1.200 t/g) con un nuovo forno rotante di capacità fino a 3.000 t/g; l’utilizzo di Combustibile Solido Secondario (CSS) attraverso la costruzione di un impianto di co-incenerimento; l’incremento della superficie dello stabilimento per circa mq. 10.000; il raddoppio delle volumetrie esistenti (da 372.800 a 648.500 mc); sbancamenti per circa 170.000 metri cubi.



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