di Giuseppe Bommarito* e Gaetano Angeletti**
Mentre le overdose (diverse delle quali purtroppo mortali) continuano a colpire senza pietà la nostra provincia e le Marche intere, sempre ai primi posti nella tragica graduatoria del tasso di mortalità per droga in relazione al numero di abitanti ed ormai vero e proprio crocevia dello spaccio nel centro Italia insieme all’Umbria, il fiume di droga che scorre sotto i nostri occhi si ingigantisce sempre di più. E, nonostante un maggiore impegno delle forze dell’ordine a seguito di un palese e vigoroso input della Procura di Macerata, non risparmia neanche i più giovani, nemmeno i ragazzetti poco più che bambini appena usciti dalle elementari, i quali, proprio in quanto maggiormente vulnerabili e fisiologicamente portati alla trasgressione, sono ormai il bersaglio privilegiato dell’attività di spaccio. Ecco infatti quello ci ha raccontato proprio in questi giorni Francesco, nome di fantasia, un ragazzino di tredici anni che frequenta la scuola media inferiore a Macerata e che, di sua iniziativa, ci è venuto a trovare per raccontarci la situazione (che – è bene chiarirlo – riguarda tutte le medie inferiori della città di Macerata, e non solo di Macerata, nessuna esclusa), descriverci i comportamenti dei suoi compagni di classe che assumono hashish e marijuana e farci comprendere come i ragazzi interpretano l’atteggiamento degli adulti e delle istituzioni in merito a questo problema sempre più angoscioso.
“A volte quelli che si fanno le canne perdono un po’ la testa – racconta Francesco – allora hanno degli improvvisi scatti di aggressività, sbattono le mani o i pugni sul tavolo e sembra che vogliano spaccare tutto. Altre volte si mantengono un po’ calmi, ma fanno dei ragionamenti proprio scoordinati”. “Chi sono quelli che spacciano?”, chiediamo. Francesco sul punto ha le idee chiare: “In genere si tratta di ragazzi ripetenti con qualche anno di più che vengono in classe con noi, sia italiani che stranieri. Ragazzi che a scuola non hanno voglia di fare niente e iniziano a spacciare per sembrare più grandi, e subito infatti se ne vantano perché spacciando sfidano le forze dell’ordine. Poi però, spesso e volentieri, iniziano a farlo per soldi, perché ci guadagnano e possono comprarsi i telefonini più nuovi o qualche capo di abbigliamento. Le proposte ce le fanno in classe o durante la ricreazione, poi di solito spacciano prima di entrare a scuola o subito dopo l’uscita, oppure ci danno appuntamento per il pomeriggio da qualche parte. Per cominciare ci pressano proponendoci assaggi gratis, ci dicono che non è vero che le canne fanno male, anzi, sarà una bella esperienza, poi staremo bene e ci divertiremo.E comunque, se non ci piacesse, amen, secondo loro non c’è problema, perché potremo smettere quando ci pare. Io ho rifiutato sino ad oggi, ma mi hanno accusato di essere un arretrato e un fifone”. Ci interessa capire meglio quale sia la percentuale di utilizzo nella sua classe, ed anche su ciò Francesco è molto preciso: “L’interesse sulle canne e sull’ecstasy è generale, riguarda un po’ tutti, se ne parla molto spesso in classe e fuori. Ormai le sigarette classiche non tirano quasi per niente, sono considerate cose da femmine. In concreto, nella mia scuola credo che fumi veramente circa il dieci per cento dei ragazzi, più maschi che femmine. Poi, per quello che mi dicono i miei amici più grandi, alle scuole superiori cominciano a fumare quasi tutti, anche perché la roba costa pochissimo, specialmente quella più schifosa, e la puoi trovare dappertutto e senza fatica. Comunque anche quelli nella mia classe che non fumano le canne dicono che l’hashish e la marijuana sono cose positive, che danno gusto perché fanno sballare. Non so quanto siano convinti, però molti dicono così, magari per fare gli svelti”. E poi, con la spietata lucidità dei ragazzi, arriva l’accusa finale: “La scuola cerca di fare qualcosa, di spiegare gli effetti delle sostanze, c’è una qualche vigilanza dei bidelli, fanno venire degli esperti, però si fa troppo poco, non se ne parla in continuazione come si dovrebbe, visto che tra noi quello delle canne e della droga è l’argomento principale delle discussioni. L’impressione di tanti amici miei è che tutto questo male non ci sia nella droga, visto che c’è gente che spaccia abbastanza tranquillamente davanti e nei pressi delle scuole e tutti se ne fregano. E poi, se qualcuno viene arrestato, dopo qualche giorno ricomincia come prima e più di prima. Se fosse una cosa grave, se gli adulti credessero veramente alla lotta contro la droga, ci dovrebbe essere più vigilanza di poliziotti e carabinieri e quelli arrestati se la dovrebbero passare male sul serio. Invece riprendono a spacciare più impuniti che mai. Perché non è stato fatto nulla, per esempio, a chi ha fatto quel casino a Porto Potenza, in quella discoteca dove, poco più di un mese fa, una decina di ragazzi un po’ più grandi me, alcuni anche amici miei, erano pieni di droga e di alcol e sono andati in coma etilico?”.
E qui entra in ballo Paolo (anche in questo caso si tratta di un nome di fantasia), diciassette anni, presente in quella serata organizzata a fine settembre nella discoteca di Porto Potenza. “La cosa grave in quell’occasione – dice – è che nessuno chiedeva la carta d’identità ai ragazzi che chiedevano al banco alcolici e superalcolici, e nessuno negava altre bevute anche a chi era già visibilmente ubriaco, sia ragazzi che ragazze. Comunque è quasi dappertutto così, è sempre così, quella stessa situazione l’ho vista anche diverse altre volte in altri locali, il problema non riguarda solo quella discoteca, e vale anche per il fumo delle sigarette normali: tutti sanno che è vietato nei locali pubblici, ma quasi tutti fumano, il personale non interviene, e nelle discoteche a volte ci sono delle vere e proprie nuvole di fumo. In quella festa di fine settembre io non so cosa abbiano mischiato i miei amici con l’alcol, però girava la voce che nei beveroni, cioè nelle cannucciate, fossero state sciolte da qualcuno delle pasticche di ecstasy. Poi lì c’è un cortile esterno recintato e collegato al locale, dove si può andare a fare tutto quello che uno vuole, nel senso che non c’è alcun controllo e può girare qualsiasi cosa, e infatti quelli che escono dopo un po’ rientrano del tutto stralunati. Nei bagni era impossibile andare perché a terra quasi subito era pieno di vomito e si rischiava anche di scivolare, poi con il passare delle ore molti hanno vomitato pure nel pavimento della sala perché non riuscivano nemmeno ad arrivare nei bagni e, con quell’affollamento, era impossibile pulire. Verso le tre di notte, quando sono uscito dall’ingresso principale, ho visto una decina di ragazzi a terra, addormentati o in coma, altri mezzi svenuti, e molti altri che seguitavano a vomitare, poi sono arrivate le ambulanze e diversi genitori. Io sono tornato a casa con la corriera messa a disposizione dall’organizzazione, ma anche sul pullman qualcuno ha vomitato addosso ad altri ragazzi che dormivano”. Poi chiede: “Ma come mai non è stato fatto niente in questa occasione contro la discoteca e gli organizzatori di quella festa?”. Già, ce lo chiediamo anche noi, perché nulla è stato fatto? Quella sera l’iniziativa non era organizzata direttamente dalla discoteca Nessundorma, il locale era stato messo a disposizione di Euphoria Eventi, organizzazione che si occupa di eventi per giovani nelle discoteche e negli chalet della riviera marchigiana. L’evento di quella sera celebrava, due settimane dopo l’inizio della scuola, il “Back 2 School”, il primo – secondo la locandina dell’iniziativa – di una serie programmata di “school party” per fare vedere ai ragazzi “il mondo che cambia e distrugge nello stesso tempo”. In realtà l’evento ha fatto vedere ben altro, cioè quanto i ragazzi ed anche i ragazzini siano spremuti, tartassati, massacrati, spinti ad autodistruggersi per palesi finalità di carattere economico mascherate dietro parole fintamente trasgressive e piene di ambiguità. Eppure, ancora oggi, dopo quell’evento così preoccupante, nessun segnale sembra essere venuto dalle istituzioni. Non si ha notizia, infatti, nel caso specifico di provvedimenti di sospensione della licenza del locale per motivi di sicurezza e di ordine pubblico, così come prevede per situazioni del genere l’art. 100 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza. Tale sospensione – è bene ricordarlo – può essere disposta, per impedire il protrarsi di una situazione di pericolosità sociale, quando un determinato esercizio pubblico – pure nell’inconsapevolezza del titolare ed anche se la cessione di fatto avvenga all’esterno del locale – serva a soggetti malavitosi per prendere contatti con i potenziali acquirenti di sostanze stupefacenti, oppure faccia registrare una gestione non corretta della somministrazione di alcolici e superalcolici. Ed è un segnale forte, che evidenzia la presenza delle istituzioni e la capacità di intervenire con forza laddove l’alcol e la droga sembrano proliferare indisturbati. E, al contempo, responsabilizza i titolari di bar, chalet, discoteche, i quali non potranno fare più come le tre scimmiette, che non vedono, non sentono e non parlano di quanto avviene negli esercizi da loro gestiti, nella convinzione che un po’ di sballo garantito all’interno sia utile a richiamare i ragazzi e ad incrementare gli utili e nel presupposto che a rischiare per il loro sporco mestiere siano in definitiva solo gli spacciatori. Nel caso in questione però la Questura non ha ancora provveduto a sospendere la licenza del locale, sostenendo che la competenza per la sospensione dovrebbe essere del sindaco di Potenza Picena, che a ciò sarebbe stato comunque sollecitato. Ad avviso di chi scrive e sulla base dell’opinione prevalente in giurisprudenza ed in dottrina, la competenza in materia, sebbene vi sia qualche incertezza, è della Questura, che peraltro già negli anni passati nella nostra provincia ha emesso provvedimenti del genere (ad esempio, un paio di anni fa in un bar di Esanatoglia), così come avviene peraltro anche per locali di grande fama siti, ad esempio, nella riviera romagnola. E’ il Questore che interviene, anche perché i Sindaci potrebbero essere più esposti a pressioni di vario genere. Di fatto, però, nel nostro caso una cappa di silenzio pare essere calata sulla allucinante vicenda portopotentina di qualche settimana fa e a questo punto, mentre sembra in corso un palleggiamento assurdo di responsabilità tra istituzioni, la sensazione è che dovremo quanto prima assistere ad altri simili “eventi” di pericolosissimo sballo collettivo di ragazzi giovanissimi, quasi sempre minorenni.
* Giuseppe Bommarito, presidente della onlus “Con Nicola oltre il deserto d’indifferenza
** Gaetano Angeletti, presidente onlus La Rondinella
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E’ assurdo che la Questura non intervenga pesantemente… si tratta di omissioni d’ufficio.
C’è forse collusione inconfessabile che nascostamente ammuina per interessi personali?
Il Questore è responsabile in tutti e due i casi… o agisce o si dimetta!
Non c’entra niente l’Hotel House in questa brutta faccenda? Perché la prefettura di Macerata non fa nulla, visto che Porto Recanati non ce la fa, da sola?
sembra un racconto del film dell’orrore. E questa intervista è la conferma che l’unico modello di vita di questi ragazzi (spero e mi auguro solo per quelli che spacciano) è solo uno. Denaro denaro denaro. Cominciano prima a usare loro le sostanze, poi a spacciare….poi vedono che tutto sommato si guadagna qualcosa…e il gioco è fatto; confermato anche il comportamento aggressivo post assunzione di questi vardascitti; e coloro che sbeffeggiano chi critica queste cose dimostrino il contrario. L’immagine del vomito del tutte le parti è da premio oscar per le scenografie (bagni, interno discoteca, autobus, spalle dei ragazzi ecc). Purtroppo a ogni nuovo cambio generazionale…bisogna ricominciare tutto da capo.
Un reportage che fa luce sul mondo dei giovani e su quello che succede dentro le scuole e nei locali di divertimento. Per una come me che non frequenta abitualmente nessuno di questi due ambienti il racconto è a tratti sconcertante, ma utilissimo per sapere. Grazie agli autori
Ma in tutto questo sconcerto, i genitori dei ragazzi drogati dove sono? Perché non vanno ad occupare la questura per chiedere ragione al Questore del suo operato? e perché non controllano dove vanno e con chi i loro figli minorenni?
Concordo soprattutto con Carla. Se i genitori seguissero di più i loro figli tutto questo non succederebbe,indipendentemente dalle istituzioni, forze dell’ordine e avidità di denaro.
Purtroppo, però, quando leggo questi articoli penso che i ventenni di oggi che si drogano e bevono, sono i figli di drogati e bevitori di ieri…..
Allora cosa ci aspettiamo???
Allora, se uno studente arriva a 17 anni e frequenta ancora le medie e se non ha altri problemi, vuol dire che deve essere esonerato dal contesto ed OBBLIGATO ad andare a lavorare. Punto. Ci sono tanti ragazzi (di cui molti stranieri, poco seguiti dalle proprie famiglie, spesso in difficoltà), che frequentano scuole e compagni di classe che hanno soggezione di questi energumeni testosteronizzati e si piegano alle loro volontà. NON È GIUSTO.
Poi ci sono le famiglie. Oggi, come ieri, c’é poco tempo per seguire i propri figli (personalmente non ne capisco il perché, visto che sono il bene più importante che abbiamo, ma questo è ciò che mi si dice). Ecco, in questo contesto i figli non vengono educati ad essere se stessi, ad avere una linea di comportamento in regola con il proprio carattere, ad essere orgogliosi del proprio pensiero. Questi 2 problemi, generano tutto ciò che viene esposto nell’articolo. La soluzione è alla portata.
@teresa lambertucci: lei scrive …sconcertante, ma utilissimo per sapere … e poi? dopo che ha saputo ciò che anche i muri ormai sanno, si resta tutti col naso appiccicato alla finestra, in attesa, a fare che cosa? … l’articolo è una delle tante provocazioni, e poi? parole, parole, parole e, finita la provocazione chi e che cosa si può o si deve fare?
@ carla … ci sono genitori che sanno e fanno finta di non sapere… ci sono genitori che sanno e stanno in un “obbligato” silenzio per paura di ritorsioni … ci sono genitori che sanno e sono lasciati soli, soprattutto dalle istituzioni … tutto ciò è sconcertante e, il fatto di sapere ha lo stesso valore del non sapere
X Ester
Un genitore che ama i propri figli non fa mai finta di non sapere e va a cercare aiuto anche oltre le istituzioni.
Per il bene dei propri figli si dà la propria vita!
Molto spesso i problemi nascono dai genitori incapaci di seguire i loro figli che avrebbero bisogno di aiuto per se stessi.
E allora si preferisce far finta di non capire lasciando il mondo come viene dando la colpa a tutto tranne che a se stessi e al poco impegno con cui si prende una famiglia.
Ma non è così che si costruisce il futuro dei nostri figli e quindi della nostra stessa società.
Non è così che si formano uomini forti, orgogliosi del proprio modo di essere e di pensare piuttosto che marionette mosse fai fili di una società sempre più corrotta e senza valori
Proverò a vederla da un altro punto di vista, che magari può sembrare fantascientifico, però……..
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Che il fenome droga, negli ultimi 10-15 ani abbia assunto le dimensioni di una pandemia, non solo in Italia, è cosa risaputa.
Ma la droga, tra i giovani, c’è sempre stata… Non a livello endemico come oggi, ma c’è sempre stata.
E se, involontariamente, (da decenni) ci fosse una convergenza di interessi (per motivi diversi), un involontario tacito patto tra chi spaccia e chi governa??
Chi spaccia si arricchisce (ed a suo modo fa girare l’economia, anche se con proventi in nero… ed a suo modo impiega migliaia di persone nella repressione… ed a suo modo garantisce migliaia di posti di lavoro: medici, psicologi, associazionismo, comunità recupero, ecc. )
Si arrricchisce ma, il dilagare della droga, permette un migliore e generalizzato controllo sociale da parte di chi governa….
Non a caso i fumati, gli impasticcati, gli eroinomani diventano, in buona parte, cittadini di quella zona grigia della società; zona grigia che poco appare, poco chiede, poco rivendica….
Certo i governanti lottano contro la droga: arresti, sequstri, ecc….
Ma per ogni spacciatore arrestato ne compaiono 2.
E per ogni camion sequestrato ne sono passati (senza problema) almeno 20….
Quindi la repressione, a conti fatti, è più simbolica che altro: però fa vedere alla pubblica opinione che i governanti si impegnano (o almeno fingono di impegnarsi)….
Le eventuali vittime (incidenti, arresti cardiaci, overdose, ecc.) sono solo effetti collaterali di questa (finta) guerra: l’imperativo categorico NON è sconfiggere la droga, ma evitare problemi politici/sociali.
Immagina se una stermianta massa di giovani (che ora sono rimbambiti/apatici/disinteressati dalla droga) improvvisamente prendsseero coscienza dei problemi, dell’economia che va a putt@ne, del futuro che li condannerà ad una vita di precariato… Immagina.
Una sterminata massa di giovani che non si fa più le canne, che non si impasticca, che vede la realtà per quello che è: e che si inc@xxa come una forbicietta imbestialita.
E poi come li controlli?
Poi come arigneresti la protesta?
Come potresti poi rispondere alle loro domande senza dover ammettere che tu, governante, hai fallito su tutta la linea??
Se non ci fosse la droga (che annebbia, che spegne, che rimbambisce) ci sarebbero migliaia di giovani con una madonna guerriera per capello…. MIgliaia di giovani con cui fare i conti.
Allora, per lo status quo, per il quito vivere meglio…
Meglio che ci siano giovani che pensano solo a sballarsi e non a lottare per una società migliore.
Meglio che ci siano giovani che affogano in oceani di alcool e pasticche piuttosto che una comunità di gente che vorrebbe cambiare veramente le cose.
Sarebbe rivoluzione….
Qundi meglio, molto meglio che le menti si appannino, che la ribellione si stemperi nella cannetta: meglio, molto fargli credere che “il gesto rivoluzionario” e rollare una canna o prendere 2 pasticche per ballare tutta la notte.
Facciamogli credere che così sono forti, potenti, alternastivi… E noi (governanti) continuiamo a farci i c@xxi nostri alla grande… Perchè questa sterminato oceano di giovani non verrà mai sotto le nostre case a bussare per prenderci a tavolate da surf sui denti…..
Non giustifico questi ragazzi che abusano di certe sostanze, ma questo non è giornalismo, mi dispiace, è solo disinformazione, anzi questo è vero e proprio terrorismo… ma non vi rendete conto che è un articolo pieno di inesattezze, qui sembrano tutti parlare per luoghi comuni…poi dai, i ragazzi che entrano in aula dopo una canna che sono violenti e picchiano sui banchi, supponendo che ciò sia vero, ma secondo voi è una canna che ti fa fare l’imbecille? Qui il problema è a monte, dov’è l’educazione?, la droga qui non è il problema ma un sintomo al massimo, però la gente non lo vuole dire , perchè? Forse perchè dare la colpa a fantomatici “Mini-escobar” è più semplice di prendersi le proprio colpe da genitore? E la cosa che mi fa ridere è vedere altrettanta gente che sotto commenta come caduta dalle nuvole, con altrettante inesattezze, banalità e luoghi comuni, ma d’altronde non è questo il modus operandi dell’italiano medio?
Rispettabilissimo Gianfranco io non la vedo esattamente come lei, grandi scrittori e poeti, quelli che veramente hanno protestato contro le malefatte e le ingiustizie hanno sempre fatto uso di alcool e droghe, è risaputo. Con questo non dico che sia giusto, ma le propongo un’altra visione moooolto peggiore. In italia non serve anestetizzare la gioventù, abbiamo gia le mani legate, è sempre stato cosi, ma come non protestano i giovani non protesta nemmeno il 40enne. Io penso che la droga non abbia scopi quasi complottistici, ma il discorso è molto più semplice, crea un profitto enorme alla malavita e purtroppo siamo spesso governati appunto da malavitosi.
E il problema, Sig Romani, si risolve con un “obbligato” silenzio per paura di ritorsioni e lasciando drogare i giovani????
La malavita si sdradica con la buonavita!
Ed entrambe le crea la società, le creiamo tutti noi per cui cominciamo a fare qualcosa e subito.
Non aspettiamo le istituzioni, anche loro con i loro interessi che non sono certo quelli dei figli, e obblighiamole a fare quello che è meglio per i nostri giovani e per il loro domani
Per Matteo Romani
Lei è libero di pensarla come vuole, ma non ha il diritto di parlare di disinformazione o di terrorismo, perché quanto riferito dai ragazzi sopra citati, anche davanti a testimoni, tra i quali i loro genitori, è stato riportato esattamente nell’articolo.
Purtroppo quanto scritto nelle due interviste è una dura verità. Ho due figli che frequentano due distinti istituti superi di Macerata ed anche due nipoti che ne frequentano altri due sempre di Macerata. Anche loro raccontano quanto riferito in merito al dilagare della droga negli istituti, del modo in cui viene fatto, di quanto accade vicino agli ingressi delle scuole, nella zona del Terminal. Ho una paura folle che anche loro possano inciampare con questi problemi. Insieme a mio marito cerchiamo di essere vigili ed attenti, di parlare molto con i figli del problema droga ma il rischio rimane sempre alto. Soprattutto per le vessazioni e le forzature psicologiche con cui chi spaccia cerca sempre di attirare nuovi clienti. Ogni tanto a scuola fanno dei controlli ma, forse è una coincidenza, in quel giorno chi dovrebbe essere lì con le sue sostanze di morte si trova da un’altra parte. Già così giovani si sentono intoccabili: “tanto che vuoi che mi facciano”. Stessa cosa avviene nelle discoteche dove gira anche alcol a fiumi. Non diciamo che non è vero poiché molti ragazzi raccontano che gli alcolici li servono liberamente (è un grande business) come liberamente circolano ogni tipo di sostanze stupefacenti.
Caro Matteo,giusto tentare di parlare dell’ educazione che spesso manca per questi giovani,ma tali comportamenti sono anche e soprattutto figli di una societa’ che ha azzerato i rapporti umani e distrutto il nucleo stesso ed il senso della famiglia e quanto ovviamente ne consegue.Vedere gente che per lavorare e’ costretta praticamente a non vedere ne interagire con la propria famiglia e con i propri figli….questa e’ la prima vera piaga di una societa’ che guarda solo al profitto e non alla sua oramai inevitabile caduta nello stige….
@ Mateo Romani
Si cantanti, poeti, scrittori… Che hanno fatto uso di alcool e droghe.
Ma sempre circondati dalal bambagia…
Facile predicare i paradisi artificiali quando hai già provato tutto…
Furio scusi…,ma lei non capisce come non si abbia tempo di seguire i propri figli???? che lavoro fa???? le faccio un esempio veloce veloce…una persona che fa’ un lavoro che lo obbliga a passare fuori casa di media 11/12 ore al giorno…che spesso e volentieri lavora anche la domenica…quanto tempo puo’ avere da dedicare ai propri figli??? e guardi che non sto’ parlando di agenti di commercio ma delle centinaia di persone che per lavoro si fanno di media 10 sul posto che da loro da mangiare e poi ci mettono anche il tragitto….e sono tantissimi…cosi’ come tutti coloro i quali lavorano nelle fabbriche che praticano la turnazione….avete mai pensato come possa essere la vita di una famiglia in cui il padre o la madre non e’ una presenza certa ma che si sposta di settimana in settimana ed a volte non la si vede per settimane???
Mio suocero faceva il pane alla Parima….attaccava alle due di notte e poi dopo essere tornato a casa,nella casa ovviamente vuota,ed aver preparato il pranzo per moglie e figli nel primo pomeriggio andava a dormire si alzava tardi per cenare e poi partiva per il lavoro….vita dura e di sacrifici da applausi ma sicuramente non ideale per una famiglia e per dei figli non trova???
@Lilly lei scrive: la prego, non si fermi in superficie, vada oltre…la famiglia è fondamentale giusto? ma ha mai pensato che ci sono genitori che amano tantissimo i loro figli, ma che avrebbero bisogno di essere sostenuti, aiutati, guidati e, spesso invece sono lasciati soli e a se stessi, dentro la loro tragedia di cui tanti sono a conoscenza? secondo lei chi, o come si può fare per sostenerli, fino al punto in cui, (lei scrive) … … i fatti signora lilly! le parole, anche le più belle o le migliori, da sole restano parole… lei scrive anche … ancora parole! chi deve fare che cosa?…
Cari Bommarito e Angeletti,
comprendo bene che nel portare avanti una campagna di sensibilizzazione a volte i ruoli di analista e sentenziatore debbano essere confusi e che la spinta per continuare con decisione provenga in gran parte dalla consapevolezza di canalizzare le paure collettive di una societa’. Questo spesso e’ il ruolo affidato al politico di professione. Tuttavia, per deformazione metodologica professionale (antropologo dice la carta d’identita’), vorrei che voi che siete al centro dell’a(tten)zione nella lotta contro la droga vi interrogaste maggiormente sulle vostre assuefazioni ideologiche. Andiamo per ordine:
– spesso quello che si evince dai vostri articoli e’ l’immagine di giovani generazioni spaccate in due tra bravi ragazzi che rifiutano la droga ed avidi consumatori di vite, spacciatori, incalliti collezionatori di beni secondari, nichilisti senza un futuro trascinati dai vortici del piu’ becero edonismo del momento. Se la cosa fosse cosi’ semplice, non credo ci sia neanche bisogno di un’analisi informata. Basterebbe marchiare le mele marce, come molti hanno fatto prima di noi (con quali risultati? Rabbrividisco al pensiero…)
– i drogati e le droghe sono tutti uguali: anche qui l’appiattimento sociale e, oserei dire, sostanziale, e’ notevole. Voi potete essere presidenti di tutte le associazioni del mondo, fondatori di ogni Onlus globale, portatori sani di ogni piu’ terribile esperienza traumatica, ma questo non fa di voi degli esperti, nel senso che cio’ non colma automaticamente lo iato che esiste tra voi che parlate e gli altri che fanno, parlano, si confrontano, ridono, piangono. Anziche’ aspettare che qualche buon ragazzo venga a trovarvi, “di sua personale iniziativa” , andate voi a sporcarvi le mani. Altrimenti le prospettive che riceverete non faranno altro che confermare i vostri pregiudizi, non vi pare? Questo e’ alla base di ogni ricerca seria, in qualsiasi campo. Direte voi: “come potremmo andare noi tra i giovani drogati senza sembrare dei celerini in cerca di informazioni o dei padri pronti per sentenze e scappellotti?” Questo e’ un bel problema. In effeti, credo non possiate. Ed e’ tutto qui il punto, non siete attrezzati per comprendere appieno, avreste bisogno di gente che conosca l’ambiente, che possa avere dei punti di referenza comune con i ragazzi. Guardatevi intorno, son sicuro che troverete qualcuno. O forse e’ meglio non farlo?
– dov’e’ lo stato? Qui il contenzioso ideologico si fa piu’ subdolo. Voi parlate in termini di interventismo, controllo statale, revoca delle licenze a gestori ed eventi. Allo stesso tempo spiegate univocalmente ogni perdizione come reazione ad un deficit politco-economico. Seguendo il vostro ragionamento mi dovrei chiedere: come puo’ la causa del male essere anche la soluzione? Se queste “pecore smarrite” sono in fuga dai lupi statali o dai mostri che questi creano, perche’ si dovrebbero riportarle all’ovile invocando piu’ lupi? Personalmente non credo lo stato dello stato sia tutto il problema, e sinceramente sono ancora meno convinto che un suo cambiamento possa rappresentare l’intera soluzione. Il vostro controllo e’ politicamente schierato, fatto di gruppi Facebook e future liste civiche, ma non bastano post e localismi per essere giovani. Scegliere di farsi una canna e’ una decisione che gioca su complesse dinamiche sociali, in se’ stesse non cosi dissimili da quelle che determinano, ad esempio, la decisione d’iscriversi ad una squadra di calcio. Poi subentra il piacere, ma da qui alla dipendenza ce ne passa ancora. E nel mezzo, tante persone prima dello stato possono fare molto per giocare tra queste linee.
Con speranza, Michele Serafini
E’ innegabile che gli articoli del Bommarito aprono sempre un bel dibattito. Tuttavia sono d’accordo con Serafini. Non è possibile ritenere che la soluzione del problema possa essere un maggiore controllo delle forze dell’ordine. E’ vero che queste non dovrebbero far finta di niente e fare il loro dovere ma non è possibile accumunare il ragazzino che si diverte magari in gruppo a farsi una “canna” e il tossicodipendente. Che cosa è che fa scattare il salto di qualità? Forse la mancanza di un sereno rapporto con i genitori, la mancanza di proposte alternative, il sostegno di un qualche tipo di comunità o gruppo di interesse. In definitiva la mancanza di una proposta educativa e di un qualche ideale che ci faccia apprezzare il valore della vita. Delegare all’esterno problemi che nascono all’interno è inutile. Perché la maggior parte dei ragazzi supera indenni queste tentazioni? Quei ragazzi che cadono nel girone infernale della droga in alternativa sarebbero potuti diventare schiavi del gioco d’azzardo, o alcolizzati o addirittura suicidarsi. D’altronde la tossicodipendenza non è che un lento suicidio. Ed è dimostrato che se ne esce solo grazie all’aiuto degli altri, al sentirsi integrato in una qualche forma di comunità.
Vede Ceresani, io sono dell’idea che, se ci si impegna veramente, si ottiene ciò per cui si lotta. Nella vita che facciamo oggi, ma anche tempo addietro (lo ha ricordato anche lei), si da priorità a tante cose e si lasciano indietro tante altre. L’educazione dei figli, lo stare con loro quanto più possibile, un sano colloquio, sembranoquestioni secondarie rrispetto ai tanti “diversivi” che spesso ci imponiamo.
Personalmente, poi, conosco persone che hanno importanti impegni di lavoro e riescono a trovare il tempo per se stessi, mentre altri che hanno molto meno da fare, che non hanno mai tempo per gestire la loro vita.
Occorre anche organizzarsi per fare il lavoro di genitori.
Per il Dr. Michele Serafini – Antropologo
Vorrei solo spiegarle in modo più dettagliato chi siamo noi della “Rondinella” di Corridonia.
Io non sono un laureato, sono solo un piccolo imprenditore grafico che ha lavorato come un matto per tutta la vita. Ho fatto solo la scuola media dell’obbligo, quindi non possiedo la sua grande cultura, ma ho la cultura di ogni sera dove incontriamo situazioni e drammi di ogni tipo.
Assieme a mia moglie abbiamo fondato l’associazione in nome di mio figlio scomparso per una overdose di cocaina. In seguito ho avuto l’onore di avere con noi anche l’avv. Bommarito. Siamo una associazione di 50 volontari che ogni sera assiste famiglie che hanno problemi di alcol e droga. Per fare questo abbiamo fatto 8 corsi di formazione durante questi 8 anni che esistiamo e con noi abbiamo il psicopedagogista Dott. Fiippo Sabattini di Pesaro, lo psicoterapeuta Dott. Alessandro Cinti Luciani di Pesaro , lo psicologo Gaetano Livolsi di Corridonia e lo psichiatra dr. Carlo Ciccioli di Ancona. Oltre a queste persone di grande caratura collaboriamo strettamente con il dr. Giuli del Sert di Macerata e il dr. De Rosa di Civitanova Marche. Per i problemi di alcol collaboriamo con i Sert e con la clinica psichiatrica “Villa S. Giuseppe” di Ascoli Piceno dove vi sono professionalità di altissimo livello che ci aiutano a recuperare alcolisti: uno dei nostri operatori più validi è un alcolista che si è completamente recuperato con il Sert di Civitanova Marche. E un’altra precisazione d’obbligo: sia io che Bommarito andiamo spessissimo presso scuole, parrocchie, serate organizzate da amministrazioni comunali e da associazioni quali Age, Avulls e altre di questo tipo. Oltre a questo organizziamo incontri con gruppi di genitori e ragazzi per cercare di spiegare bene questo problema. E sia io che Bommarito contattiamo ragazzi ogni giorno per far sì che non cedano a queste debolezze: come vede non abbiamo paura di sporcarci le mani e sapesse quante volte siamo stati mandati a quel paese e un paio di volte io personalmente sono stato anche minacciato di fare una brutta fine. E un’altra chiarificazione: la “Rondinella” come prima sua regola interna ha l’accoglienza verso chiunque e la totale assenza di ogni pregiudizio. A noi interessa soltanto che questi ragazzi tossicodipendenti si salvino in Comunità di recupero quali S. Patrignano, Soggiorno Proposta di Ortona, Promozione Umana di Don Chino Pezzoli a Milano, Croce Bianca di S. Severino, L’Aquilone di Castel di Lama ed altre strutture in grado di riportarli alla loro dignità di uomini. Per noi i ragazzi tossicodipendenti sono migliori di tanti altri ragazzi: sono sensibilissimi e purtroppo tanto fragili. Non ci interessano elogi o riconoscimenti, la soddisfazione maggiore che si prova è, quando hanno finito il loro percorso di recupero, che quando ci si incontra ci abbracciano e ci dicono “grazie per averci salvato la vita”. Credo che questo sia il massimo che uno come me possa avere. Le ricordo il nostro slogan che riflette tutta la nostra filosofia: “Riporta la primavera nel tuo cuore per, come una rondinella, tornare a volare”. Se le fa piacere la invito a venire una sera presso la nostra associazione in modo da rendersi conto di come operiamo.
In questo momento stiamo cercando di fare più prevenzione perchè intervenire dopo, a danni fatti, sta diventando sempre più difficile visto che le ultime droghe di natura chimica sono micidiali.
Tanto le dovevo, Gaetano Angeletti – Presidente ass.ne “La Rondinella” di Corridonia
Per Gaetano:
per favore non cada nell’errore di pensare che il mio commento fosse fatto dall’alto della “grande cultura”. Personalmente non mi piace neanche dividere tra alta cultura e “cultura di ogni sera”, non sapendo a cosa questi termini vorrebbero riferirsi. Sorvolo sulla retorica del matto lavoratore, che implicherebbe una visione degli studenti negativa abbastanza per farmi convincere delle dubbie qualita’ d’approccio ai soggetti in questione. Io sto semplicemente cercando di comprendere, come lei, la situazione di cui state continuando a parlare attraverso il mezzo pubblico fornito da CM. Nel momento in cui entrate nel pubblico, le reazioni sono dovute, anzi auspicabili. Ancora piu’ importante, nel momento in cui, oltre al supporto, entra in gioco l’intervento a monte ed il giudizio morale su persone, locali, manifestazioni (vd. Bommarito), la comprensione delle complessita’ diviene necessaria.
Con sincera simpatia verso le vicissitudini personali, spero di incontrarla presto.
Michele
michele serafini ti ringrazio perchè hai saputo spiegare in modo migliore e più argomentato molti punti che volevo portare all’attenzione.
Per Michele Serafini
La ringrazio del suo intervento e della sua successiva precisazione. Tutte le critiche, purchè costruttive, i suggerimenti, i richiami, sono auspicabili, specialmente se, come nel suo caso, vengono da una persona che non procede per slogan, ma cerca di ragionare e di esprimere una presa di posizione motivata.
Tuttavia La invito a rileggersi, se e quando ne avrà tempo e voglia, tutti gli interventi da me scritti (alcuni insieme a Gaetano, altri a mia sola firma) in materia di droga, tossicodipendenza, recupero, prevenzione e quant’altro, e vi troverà la trama di un ragionamento molto più complesso di quello ha ritenuto di cogliere nell’articolo qui commentato, il cui scopo principale era quello di ricordare alla Questura di Macerata che esiste uno specifico strumento amministrativo di prevenzione, quello di cui all’art. 100 del TULPS, che non può non essere usato in una vicenda significativamente negativa ed eclatante come quella del locale di Porto Potenza Picena.
Troverà nei miei articoli, se avrà la pazienza di sfogliarli anche solo velocemente, diversi ragionamenti (certo, non tutti) che collimano con i suoi, che puntano sulla prevenzione, che non dividono affatto il mondo in due e che cercano di fare leva sulle singole persone e sulla rete familiare, sociale ed istituzionale che le circonda.
Per quanto riguarda il giudizio morale sulle manifestazioni, credo che Lei si riferisca alle mie passate prese di posizione sul c.d. festival celtico di Montelago (oggi di Colfiorito), in ordine al quale, senza minimamente atteggiarmi a moralista e senza criticare gli organizzatori (tra i quali è presente anche Lei), dei quali anzi ho riconosciuto la totale estraneità, ho parlato di rave party all’aperto, proprio per la quantità molto notevole di sostanze e di alcol che vi viene consumata e che non può certo essere quantificata in base ai minimali sequestri effettuati dalle forze dell’ordine. Giudizio che ho espresso solo dopo aver parlato con molti ragazzi, anche giovanissimi, che hanno direttamente partecipato alla manifestazione in questione.
Con stima e simpatia, Giuseppe
Signora Ester penso che il primo passo sia l accordo fra i due genitori e poi il dialogo con i figli.
L aiuto può venire da consultori e associazioni come quella di cui fa parte il Dott Bommarito.
Come La rondinella c’è ne sono tante, magari bisogna solo avere il coraggio di informarsi partendo da amici e persone fidate.
Ma mai far finta di non vedere il problema perché da solo non si risolve, anzi, peggiora.
ci si puo’ organizzare per fare il mestiere di genitori??? che brutta parola….si puo’ tentare di fare il meglio e di dare il meglio di se stessi con i propri figli ma….se la societa’ non te lo consente….risulta difficile ed a volte impossibile non crede Furio??? e quando per lavoro non ci sei mai….la differenza si sente eccome per i figli…e’ vero che e’ la qualita’ del tempo che uno passa con loro e non la quantita’ a fare la differenza ma…spesso e’ la societa’ cosi’ com’e’ impostata ha togliere quel poco tempo che potremmo dedicare loro.Tentare sempre…mollare mai…ma una volta le cose erano diverse…si faceva anche parte di una comunita’ con dei valori che sopperivano a determinate mancanze…ora non piu’….e quando tutti noi ce ne saremo finalmente resi conto…sara’ troppo tardi….
La questione che il commentatore Serafini pone circa il “…bisogno di gente che conosca l’ambiente, che possa avere dei punti di referenza comune con i ragazzi” e sul fatto che, a suo dire, Angeletti e Bommarito porrebbero la questione in termini “di interventismo, controllo statale, revoca delle licenze a gestori ed eventi”, inquadrano la vera natura della critica che Serafini muove alle posizioni di Angeletti e Bommarito. La solita storia secondo cui bisognerebbe poco “gudicare” e molto, invece, “capire” e immedesimarsi.
Per me invece è facilissimo capire quello che è accaduto quella sera a Porto Potenza Picena. E’ accaduto che alcuni figli di una società che non distribuisce più calci nel culo a nessuno, a nessun grado della società stessa, né in famiglia né a scuola né in ogni altra sede pubblica o privata dove le persone si presentano per manifestare la loro esistenza in vita, è accaduto che costoro si siano recati ad officiare una delle solite ritualità di gruppo finesettimanali, dove interessati e intelligenti officianti li aspettavano, di null’altro ovviamente desiderosi se non di dare loro l’incenso dello sballo che, all’ufficio delle ritualità de quo, è ritenuto indispensabile. Che poi quella sera possa essere stato l’estasy sciolta nelle bevande o, nella citata Montelago, la droga e l’alcol che lì, in quella ritualità, vanno a mille, e la cui presenza è forte richiamo per molti dei frequentatori del cosiddetto “Festival”, o, in mill’altre occasioni, mill’altre combinazioni di stupefacenti, cambia zero sul rimedio da porre in essere, e cioè il ricorso da parte delle autorità competenti all’art. 100 del TULPS, correttamente invocato dall’avv. Bommarito.
Il resto, i dialoghi, l’avvicinamento ai “giovani” (?) con i “linguaggi adeguati”, le conferenze … sì sì, perché no. Ad maiora.
Ma in primis la chiusura degli esercizi commerciali e la messa in stato d’accusa degli organizzatori dei c.d. “eventi”.
http://www.allertadroga.it/modules/pubbdetails/694/Varianti+delle+piante+di+cannabis+e+danni+alla+sal.html?ln=en
Quando si parla genericamente di cannabis, od erroneamente e strumentalmente di droghe “leggere”, non si vuole tenere conto di che cosa si trova sul mercato oggi e della domanda (e quindi dell’offerta delle organizzazioni criminali) che esiste. Da qualche anno, infatti, viene proposta dal mercato, perché richiesta dai consumatori, un tipo di cannabis sempre più potente e con effetto fortemente dissociativo.
Normalmente, infatti, nella cannabis si trova dal 3 al 5% di principio attivo (THC): tuttavia, oggigiorno sono disponibili piante appositamente modificate e coltivate con tecniche violente di cultura intensiva che arrivano anche al 55% di principio attivo, con contemporanea perdita di altri principi attivi proteggenti, quali il CBD.
La gravità dei danni e la forte dipendenza che si possono generare risentono anche della maggiore concentrazione di principio attivo presente nei prodotti, oltre all’uso contemporaneo di altre droghe sinergizzanti e di alcol, che oggi rappresenta purtroppo un comportamento molto frequente.
Quale cannabis andremmo a legalizzare? Quella a bassa concentrazione di THC (non più richiesta dai consumatori) o quella altamente tossica ma richiesta, ad alto contenuto di principio attivo? Il problema legato all’assunzione di cannabis è diventato ormai un vero problema di sanità pubblica e soprattutto mentale da non sottovalutare, che ha portato a registrare, oltre all’aumento delle patologie psichiatriche droga correlata (quali la schizofrenia), anche i ricoveri in condizioni di emergenza presso i pronto soccorsi (fonte dati SDO del Ministero della Salute).
Il 16% dei ricoveri per intossicazioni acute da droghe nella popolazione generale è dovuto alla cannabis. Tale dato sale al 44,2% se esaminato nella fascia dei minorenni. In Europa tale percentuale nella popolazione generale è del 22% (fonte EMCDDA).
Alla luce di tutto ciò, quanto “leggera” è una droga che produce una quantità così elevata di ricoveri ospedalieri in condizioni di emergenza? Un altro importante fattore da tenere in considerazione è quello relativo al fatto che legalizzare una sostanza psicoattiva (e quindi farne aumentare la disponibilità e l’accessibilità), fa sempre aumentare il suo consumo e il numero di persone che la usano. Esattamente come è stato per l’alcol e per il tabacco.
Aumenteranno quindi (e già esistono dati scientifici su questi aspetti) anche i ricoveri e la necessità di cure, gli incidenti stradali droga correlati, gli incidenti professionali, le violenze droga correlate, le persone con patologie psichiatriche droga correlate ma anche quelle (particolarmente vulnerabili) che svilupperanno percorsi evolutivi (come dimostrato da studi di neuroscienze anche su modelli animali) verso l’uso di cocaina od eroina.
È noto infatti che oltre il 90% delle persone vulnerabili dipendenti da eroina ha cominciato con la cannabis. Inoltre, è da ricordare che non esiste alcuno studio né evidenza scientifica che dimostri che la legalizzazione sia in grado di ridurre efficacemente gli introiti delle organizzazioni criminali ed è illusorio (anche se suggestivo) pensare che legalizzare la sola cannabis possa avere un significativo impatto sugli introiti delle mafie, che vivono soprattutto della vendita di eroina, cocaina, metamfetamine ed adesso anche di altre 300 nuove droghe sintetiche vendute via internet.
Tali organizzazioni criminali trafficano e commerciano in vari tipi di droghe: legalizzando uno solo di questi prodotti, quale la cannabis, non si produrrebbero danni commerciali rilevanti tali da mettere in crisi le organizzazioni, come dimostrato anche da studi statunitensi in merito, producendo per contro nuovi costi sanitari e sociali.
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Nel valutare le pericolosità e quindi la ragionevolezza di non introdurre distinzioni non scientificamente accettate per le droghe quali quella “leggere/pesanti”, vanno anche ricordati i vari aumenti di rischio che la cannabis e i sui derivati sono in grado di produrre ed in particolare:Aumento del rischio di evolvere verso l’uso di eroina e cocaina (oltre il 90% delle persone tossicodipendenti da eroina hanno iniziato con la cannabis)
Aumento del rischio di morte per incidenti stradali di 8.2 volte (95% CI 6,3-10,5)
Aumento del rischio di morte per suicidio di 5,3 volte (95% CI 3,3-7,9)
Aumento del rischio di morte per omicidio/violenza: 3,8 (95% CI 1,5-7,9)
Aumento del rischio di morte per cause naturali 2,8 (95% CI 2,0-3,7)
http://www.allertadroga.it/modules/pubbdetails/694/Varianti+delle+piante+di+cannabis+e+danni+alla+sal.html?ln=en
Ceregiá, mo me ‘ncazzo e te chiamo come meriti. BASTA dare sempre la colpa agli altri, alla societá, alla religione, alla scuola, al lavoro. Io ho 3 figli, parto la mattina e torno la sera, quando voglio vedere la partita della mia squadra del cuore ed il più piccolo mi chiede di leggergli un libro spengo volentieri il televisore, quando mi abbracciano lo fanno con la stessa intensità con cui abbracciano la madre che può stare più tempo con loro (beata lei). Basta dare sempre le colpe agli altri, é la cosa più facile da fare, oltre a scrivere commenti stupidi, scontati e con un unico pollice verde messo da chi l’ha scritto.
ciccio io ti sto’ solo dicendo quello che vedo giorno per giorno a lavoro e nella vita di tutti i giorni.Vedo famiglie dove i figli passano da una babysitrter all’altra perche’ entrambi i genitori partono la sera e tornano la mattina e non hanno purtroppo nonni di riferimento.Vedo padri che non ci sono mai a causa lavoro con figli che ne soffrono tremendamente…e questo a causa della societa’ ma se voi non spalancate gli occhi e non usate quei pochi neuroni che la natura benevolmente vi ha concesso sono C…i vostri.Anche io ho due figli…sono fuori casa per lavoro 12 ore al giono ma il poco tempo che ho lo dedico completamernte a loro ed a mia moglie pur dovendo spesso lavorare la domenica e ringrazio il cielo che lavorando anche mia moglie ci sono ancora i miei genitori a sopperire alle nostre scontate e fisicamente pesanti mancanze.Ed anche io sono assolutamente dedito a loro al 100 / % ma cio’ non mi impedisce di uscire dal mio orticello e vedere le storture di una societa’ ed intendo in tutte le sue sfaccettature che si sta’avviando sul viale del tramonto e di un futuro che definire nuvoloso per i nostri figli eì un eufemismo.Comunque sono contento che tra’ un po’ cronache finalmente togliera’ l’uso esclusivo dei NIckname cosi’ almeno sapremo da che pulpito viene la predica…e per la cronaca…tanto la ceregia dalla pianta non te la do’…per la cronaca se hai notato i miei post spesso e volentieri ci mettono una vita prima di essere votati…comprati un monocolo forse che e’ meglio…direbbe Puffo Quattr’occhi.
Mio (sintetico) contributo e pensiero come padre di famiglia al gravoso argomento in oggetto :
1. Sicuramente se ci fossero più controlli da parte delle forze dell’ordine (ma la vedo dura in questo periodo di spending review..) FORSE la situazione potrebbe essere (meno) peggio
2. D’altro canto sono fermamente convinto che un genitore debba per forza di cose avere fiducia nell’educazione e nei valori che è riuscito a trasmettere al proprio figlio/a nel tempo che la quotidianità gli lascia a disposizione nella speranza che questi capisca quale sia il limite da non oltrepassare
Comunque io propongo di fare un inchiesta diversa perchè qui mi sembra solo che la gente usi la droga per riempirsi la bocca ( e non parlo con Bommarito, con il quale mi scuso per le offese, anche se come avrà capito non la pensiamo allo stesso modo su certi aspetti; lei in fin dei conti fa il suo lavoro), bisognerebbe fare un articolo di giornale dal titolo ” genitori incompetenti danno colpa ai figli altrui perchè non sanno andare oltre l’apparenza”…ovviamente io non sono giornalista e sciuramente questo non è un titolo che attirerebbe molto ma almeno, forse e dico forse , farebbe riflettere qualcuno. Se i vostri figli si drogano è perchè forse c’è un problema, e voi dove eravate mentre loro avevano questo problema? perchè provarla è un conto l’abuso è un altro , il fatto occasionale è dato dalla curiosità o dalla stupidità l’abuso è dato da una mancanza del ragazzo. E basta a dire che si lavora troppo, qui nessuno se prende le proprio responsabilità e non fa altro che dire la società la società…certo è facile piangersi adosso e dare la colpa sempre a gli altri…Ma se tu genitore capisci che tuo figlio ha un problema ( da come si comporta, dai voti, dal fatto che fa uso di sostanze, perchè se uno fa uso di sostanze si capisce se conosci tuo figlio) e tu ci parli ti confronti e ti ci rapporti, bastano 10 minuti, un faccia a faccia sincero, non da padrone che non ti permette di fare nulla ma da genitore, anche un po’ amico, che ha vissuto e sa di cosa parla vedrai che i vostri figli non si drogano anche se a scuola gliela infilano nel naso…
@Lilly – lei scrive “penso che il primo passo sia l’accordo fra due genitori e poi il dialogo con i figli” la penso come lei, ma vivo situazioni forti e diverse con il lavoro che faccio! Le dico che ci sono genitori soli, che non sanno come riprendere in mano una situazione che è sfuggita di mano, o genitori che sono stati minacciati, oppure quelli che dicono “non so proprio come fare con mio figlio, non lo capisco, non mi da ascolto, vuole tutto e subito altrimenti mi alza le mani addosso”!!!! Poco tempo fa una madre mi ha detto che avrebbe voluto un figlio diverso! quello che ha non lo accetta e non riesce a parlarci! … ora IO mi chiedo “come si fa ad aiutare questi genitori? chi può essere accreditato? E, se un genitore è sicuro che il proprio figlio spaccia e fa uso di sostanze (confidenza di un padre dell’anno scorso), dovrebbe esserci qualcuno che gli indica il metodo per fare una denuncia, perché solo così può salvare il figlio!
Ma certo Ester. Genitori non si nasce ma si impara ed è molto difficile come mestiere.
Ma le piante si tirano su diritte da piccole e con i figli bisogna crescere insieme con tanta pazienza e tanto amore.
Dove non si riesce bisogna appunto chiedere aiuto però credo che non bisogna arrivare ai livelli che lei dice ma “prevenire” molto prima.
Genitori come quelli che dice lei hanno tutta la mia comprensione e non devomo disperare nemmeno attivati a questo punto.