Il sindaco Mancinelli:
“Vergogna al pronto soccorso
Malati restano 48 ore su una barella”

MACERATA - Il primo cittadino di Penna San Giovanni denuncia la situazione del nosocomio del capoluogo: "Ci sono persone che vengono tenute in ospedale perché non le possono dimettere nei giorni festivi e prefestivi. E mancano i medici. Esporrò l'accaduto nelle dovute sedi"

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Il sindaco Giuseppe Mancinelli

Il sindaco Giuseppe Mancinelli

di Marco Cencioni

“Quella alla quale ho assistito è una situazione vergognosa”. Giuseppe Mancinelli, sindaco di Penna San Giovanni, è un fiume in piena. Il primo cittadino del piccolo comune dell’entroterra maceratese descrive l’esperienza vissuta presso l’Ospedale di Macerata in questi giorni, dove si trova per assistere una congiunta. La realtà che racconta è quella di un pronto soccorso saturo, dove è bloccato il trasferimento ai reparti a causa del ritardo nella dimissione dei pazienti.

“I medici del pronto soccorso si prodigano per stare dietro a tutte le situazioni d’emergenza per poi vedere che non riescono ad allocare i vari malati.  Vengo a sapere da loro che nei reparti non si dimettono i pazienti nei giorni festivi e prefestivi – afferma Mancinelli –  Faccio un esempio pratico: un malato in medicina non è stato dimesso sabato, né domenica né oggi lunedì festivo, quindi verrà dimesso domani, rimanendo ricoverato 3 giorni in più del dovuto, occupando un posto che poteva essere benissimo utilizzato da un malato che magari, come mi è capitato di vedere, sta qui in astanteria su una barella da 48 ore. tutto ciò è paradossale”.

“I signori che guidano la sanità, provinciale e regionale, si dovrebbero rendere conto dei problemi di questo pronto soccorso, mancano almeno altri 3 o 4 dottori – prosegue il primo cittadino di Penna San Giovanni – C’è gente che è qui da due giorni in attesa di essere visitata: conosco la realtà del Brasile e queste cose non capitano. Se confermata questa situazione, in cui i pazienti non possono essere dimessi nei giorni festivi e prefestivi, sarebbe una cosa gravissima.

L'ospedale di Macerata

L’ospedale di Macerata

La mia familiare, data per spacciata ieri, è stata messa su una barella, per fortuna in emergenza, perché non c’era posto in medicina o altri reparti. Il pronto soccorso è il fulcro dell’ospedale e i malati vengono assistiti in modo vergognoso non per colpa dei medici del pronto soccorso – sottolinea Mancinelli – Si debbono moltiplicare, non c’è personale che possa mettere una siringa o una flebo. Con questa denuncia che voglio fare, a livello generale, non credo di dire niente di nuovo, visto che ormai questa sembra una realtà piuttosto conosciuta, ma non è possibile che non si intervenga almeno nei punti nevralgici. Ho assistito a cose inaudite. Capisco la carenza di personale, ma gli infermieri che ho visto in questi giorni sono sempre gli stessi. Magari c’è anche chi si rifiuta di venire a lavorare per le condizioni non umane dei turni, ma le conseguenze peggiori di tutto questo ricadono sui malati, che corrono un grosso rischio”.

Il sindaco di Penna San Giovanni passa poi a parlare della situazione di chi proviene da un piccolo paese, come il suo, per poi annunciare che esporrà nelle sedi più consone la sua esperienza, in modo da favorire una discussione che porti ad una soluzione. “Sono amministratore di un centro piccolo e anche piuttosto lontano da Macerata, non posso ignorare la doppia condizione di disagio. Prima la distanza per raggiungere l’ospedale, poi lo strazio dell’attesa per avere una cura. E’ un male per il paziente, che per tre giorni può rimanere in pronto soccorso, appoggiato in emergenza su una barella, e per il suo familiare: è una cosa inverosimile. Nelle varie riunioni – conclude Mancinelli –  si parla solo di razionalizzare i costi, ma mai di attuare una vera assistenza dove va fatta e cioè al pronto soccorso, primo punto da considerare. Nei prossimi incontri esporrò quanto accaduto a livello di problematica generale: la sanità si preoccupa di fare business e non assistenza, è una cosa vergognosa: ma io, di certo, non starò zitto”.



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