di Marco Ricci
Gli inquinanti sarebbero in aumento secondo le analisi condotte dall’Atac spa sulle acque raccolte in tre pozzi di Civitanova normalmente non utilizzati (il n.10, il n.15 e il n.21). L’allarme è stato lanciato ieri sera durante un incontro a Montecosaro organizzato dal Forum di MonteCorriere dal sindaco Tommaso Claudio Corvatta, alla luce di una relazione scritta dall’Atac e inviata al comune di Civitanova il 29 luglio. I parametri presi in esame, come scritto nel rapporto, sono quelli relativi alle concentrazioni di Tricloroetano, Tetracloroetilene e Tricloroetilene e i dati e i grafici allegati allo studio mostrano un andamento crescente proprio delle concentrazioni di tetracloroetilene. «Questi dati Atac mostrano un trend in crescita», ha spiegato il sindaco che ha subito voluto rassicurare i cittadini, «ma non c’è pericolo per la qualità dell’acqua dei rubinetti, come anche ci hanno ben confermato le analisi Arpam. E non siamo neppure ai livelli di inquinamento di vent’anni fa. L’acqua presa in esame è quella di falda prelevata dai pozzi presenti presso la stazione di sollevamento dell’acquedotto comunale».
Il sindaco ha inoltre tenuto a precisare che l’acqua di falda «è non solo filtrata ma anche diluita con quella del Tennacola. Gli ultimi dati presi in esame», ha terminato, «risalgono ad un mese e mezzo fa». Al momento non ci sono elementi per stabilire una relazione tra questo trend di crescita degli inquinanti e la possibile esistenza di nuove aziende che producano sversamenti. E i motivi potrebbero essere diversi. «Secondo l’Arpam – ha spiegato ancora il sindaco di Civitanova – la situazione è migliore a monte, nei comuni di Morrovalle e Montecosaro. Quindi è possibile che ci troviamo di fronte ad un flusso da monte a valle di queste sostanze. In ogni caso – ha terminato – è un campanello di allarme che andrà capito».
E’ stato questo l’allarme del sindaco di Civitanova all’incontro molto partecipato dai cittadini che ha visto tra gli altri presenti anche il sindaco di Montecosaro Stefano Cardinali, quello di Morrovalle Stefano Montemarani, la senatrice Serenella Fucksia e la deputata Patrizia Terzoni – entrambe del M5S – il Senatore Pd Mario Morgoni, oltre al Consigliere Regionale di Sel Mauro Binci, ai rappresentanti di Cittaverde e a Franco Capponi, ex presidente della provincia di Macerata oggi collaboratore dell’Assessorato regionale all’ambiente. A coordinare gli interventi Alfredo Maulo, che ha introdotto la serata con un lungo riepilogo della vicenda. E dal cui intervento abbiamo tratto spunto per riassumere una vicenda che nasce dai lontani anni ’70 e che ancora oggi stra creando allarme.
LA STORIA: Una vicenda non diversa da tante altre che hanno colpito l’Italia, devastando il 3% del territorio nazionale. Disinteresse per gli aspetti ambientali legati alle produzioni industriali, lungaggini burocratiche, uno stato che in vent’anni non è riuscito ancora, tra rimpalli di competenze vari, a produrre una soluzione per il basso bacino del Chienti. Siamo negli anni ’70 quando ha origine il fenomeno. Nel momento in cui si introducono nuovi solventi nella lavorazione calzaturiere, in particolare in quella delle suole. Si cominciano ad utilizzare sostanze che vanno dal tricloroetano al percloroetilene, agenti chimici considerati dalla letteratura scientifica tossici e, secondo l’Iarc (Agenzia Internazionale Ricerca sul Cancro) probabilmente cancerogeni. Il loro uso avviene per vent’anni senza controlli e norme adeguate, riversando direttamente nelle falde acquifere quintali e quintali di contaminanti che lentamente si accumulano nel terreno e nelle acque. Solo nel 1992, con il recepimento delle normative europee, anche in Italia si comincia a prendere coscienza del fenomeno. Così una mattina di più di vent’anni fa Civitanova si sveglia senza acqua da bere. E’ troppo inquinata. E mentre alcuni imprenditori continuano a usare le falde acquifere al posto delle discariche speciali nonostante le nuove regole, prende corpo un lento ma progressivo processo di comprensione del problema. Un problema complesso che non si può risolvere in due giorni. L’acqua comincia ad essere filtrata, ci si allaccia ad altri acquedotti, fino ad arrivare agli ultimi dieci anni. Con la preparazione di uno studio Arpam che mappa le zone inquinate. Si tratta di un grande e diffuso fenomeno di inquinamento su un’area di 26 chilometri quadrati. Ben 16 chilometri alla sinistra del Chienti, nei comuni di Morrovalle, Montecosaro e Civitanova. Altri 10 chilometri quadrati nei territori comunali di Sant’Elpidio a Mare e Porto S. Elpidio. Oltre a un’area marina che va dall’estremità settentrionale di Porto Sant’Elpidio al porto di Civitanova, per una distanza di 3 chilometri dalla costa.
Ma ancora nel 2007 sarebbero risultati altri siti attivi, cioè altre produzioni industriali che continuano ad inquinare. Parte anche un’indagine approfondita della Magistratura. Il passaggio di una sentenza reciterà che «togliere l’acqua potabile alle popolazioni,o avvelenare i pozzi è stato l’archetipo dei crimini contro l’umanità attorno al quale si è costruito il diritto internazionale». Ma tra fallimenti delle ditte responsabili degli sversamenti, assoluzioni e transazioni con risarcimento danni minimo, quasi nessuno arriverà a pagare per aver riversato una quantità imprecisata di sostanze tossiche nel terreno e nelle falde. E siamo agli anni recenti, dopo che il Ministero include il Basso Bacino del Chienti tra i poco meno di sessanta siti di interesse nazionale. Dopo una lunghissima Conferenza dei Servizi si arriva alla stesura di un piano preliminare di risanamento da parte dell’Arpam. Il costo previsto per l’intervento è di circa 3 milioni di euro. La Provincia di Macerata emette nel 2009 il bando di gara lasciando ai partecipanti l’individuazione della soluzione tecnica migliore. Il problema è complesso e le soluzioni potrebbero essere diverse. Ma alla fine la ditta vincitrice si ritira. E il costo del secondo intervento è di più di dieci milioni di euro. Il Ministero a questo punto parrebbe salutare e ringraziare. Fino a che il Governo Monti non declassa il Basso Bacino del Chienti a Sito Regionale. Ma anche in Regione si combina un pasticcio. Secondo un recentissimo parere dell’ufficio legale sono i Comuni a dover risolvere la questione. Si leva un polverone perché i Comuni non hanno né le competenze né le capacità tecniche per affrontare una situazione che solo fino a pochi mesi prima aveva valenza nazionale. Così il Consigliere Binci di Sel, a fine luglio di quest’anno, presenta un’interrogazione all’Assemblea Regionale. La Regione ci ripensa. Incontra i sindaci e fa ricadere su di sé le funzioni amministrative relativa al disinquinamento delle falde acquifere. Ora partirà una nuova indagine Arpam per stendere una nuova perimetrazione della zona inquinata per arrivare, ci si augura celermente, a un progetto di bonifica, al reperimento delle risorse che non dovrebbero superare i pochi milioni di euro, all’esecuzione del piano. Per quanto ci si stia muovendo sono passati vent’anni. Con il sospetto che qualcuno possa ancora stare inquinando. E con la certezza che i cittadini sono piuttosto esasperati.
Nel teatro di Montecosaro, ieri sera, si sono levate in certi momenti delle vere e proprie grida di dolore da parte degli abitanti. Che non comprenderanno i tecnicismi sugli appalti, non comprenderanno forse neppure la complessità e la difficoltà di affrontare puntualmente il fenomeno, ma onestamente sono stanchi di non vedere ancora una soluzione. E’ stata però la competente senatrice Serenella Fucksia del Movimento 5 Stelle a far capire come, nonostante tutto, ci sia stato negli anni un lento processo di comprensione, di estensione di norme, di individuazione di soluzioni non facili. Fino ad arrivare all’indagine epidemiologica di cui recentemente sono stati presentati gli ultimi dati. «Bisogna però spendere bene», ha incalzato la senatrice, «senza produrre interventi costosi e inutili». Il riferimento non solo a bonifiche avvenute nel bacino del Chienti «su terreni dove si potevano piantare tranquillamente pomodori». Ma anche su come a livello nazionale i soldi vadano a sperperarsi in carrozzoni più o meno utili. La senatrice parlava della Sogesid, la società su cui lo stato ha riversato centinaia di milioni di euro e che Mario Morgoni, dopo la sua recente interrogazione in Parlamento proprio in merito al declassamento del bacino del Chienti, ne ha rimarcato la sostanziale inutilità tranne come “fonte di sperperi”, andando a drenare risorse che i territori potrebbero utilizzare molto meglio.
Ma cosa ha chiesto ieri sera il Forum MonteCorriere, organizzatore dell’incontro, attraverso le parole di Alfredo Maulo, alla politica? Che la Regione Marche – come pare stia avvenendo – prenda in mano la situazione. E che l’indagine epidemiologica sia condotta al meglio. E questa volta la politica pare non sottrarsi, a nessun livello. Con un impegno a cooperare che va al di là degli schieramenti e ai diversi livelli istituzionali. E Mario Morgoni, che ha chiuso una serata in cui i cittadini hanno interloquito spesso e volentieri con i decisori, ha tentato di dettare tempi precisi di risposta, invitando i cittadini a tenere alto il loro impegno. «Sia per lo stimolo che danno che per la trasparenza che richiedono. Per quanto mi riguarda», ha promesso Morgoni,«interverrò presso il Ministero dell’Ambiente perché metta a disposizione i suoi tecnici e mi auguro che la Regione si impegni con una partecipazione economica seria». Anche Franco Capponi, in alcuni momenti duramente attaccato proprio per quel bando del 2009 che poi si risolse in nulla, «ha lasciato intendere che la Regione Marche i soldi li metterà».
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Però a Civitanova Marche abbiamo la bandiera BlU ahahahah.
Comunque il sindaco di Civitanova, Tommaso Claudio Corvatta ha esposto chiaramente il fatto che dalle ultime analisi il trend dell’inquinamento è in crescita……….a conferma di quanto sostenuto da sempre dal MoVimento 5 Stelle cioè che il problema, se anche non sia ai livelli di 20 anni fa, ancora sussiste in maniera pesante ed è molto serio.
Speriamo che il sindaco segua personalmente la questione. Ieri sera i presenti hanno potuto notare che la sua competenza essendo medico è specifica in materia. E’ quindi poco opportuno lasciare la responsabilità di tale grave questione riguardante la salute dei cittadini unicamente nelle mani di Silenzi o di chiunque altro non sia un chimico o un biologo, per un semplice fatto di competenze in materia…….
Dovrebbero MORIRE all’istante tutti quelli che negli anni passati (ma sicuramente ancora oggi) hanno sversato prodotti inquinanti nel terreno o in pozzi neri. Ci sarà prima o poi una giustizia divina!!!
@Pierpaolo Iacopini
Puoi stare tranquillo: Silenzi è impegnato in cose diverse dalla salute dei cittadini:
https://www.facebook.com/groups/civitanovaspeakerscorner/permalink/646636085355137/
Gli inquinanti aumentano? “Che bella estate!!” (cit.)
quanto vorrei ricordare quello che scrissi al direttore di qesta testata quando raccolse la preziosa intervista del maceratese suo vicino di ombrellone. A proposito del mare parlai dei tanti scarichi abusivo e sversamenti vari nel chienti e non solo. eppure mai vidi scritto un srticolo cosi passionale come quello del suo vicino. Ora fanno un incontro per parlarci che i valori dei veleni sono aumentati. E dove sta la notizia, era da immaginarselo. Il male sta nel fatto che queste cose si sanno, fate finta di accorgervene dopo tempo e poi non fate niente per risolverle. Pero’ e’ importante prendere 10 milioni di euro dallo stato per ripulire i mattoni dsl tricloretano di 10 e piu anni fa. Che geni che siete
@ Marco Diomedi
il trend in crescita è proprio quello del Tricloroetano e del Tetracloroetilene cioè le sostanze di 20-10 anni fa………che non so se si usi ancora……..ma evidentemente c’è qualcosa di strano………
Gli inquinanti sono sempre gli stessi l’apparente aumento è dovuto all’andamento della stagione se c’è un calo delle piogge la concentrazione delle sostanze si addensano e danno valori alti, come pure il fatto che il pozzo è fermo . Questi dati dicono una sola cosa, che l’aumento al 99% non dipende da nuovi sversamenti , ma dal fatto che la sostanza non è bonificale , non esistono tecnologie che permettano la bonifica totale e per sempre, La sostanza si deposita sempre sul fondo e per quanto si possa aspirare l’acqua, e non credo sia possibile “svuotare le falde” la sostanza essendo depositata sul fondo resta eternamente. La verità sta scritta nella sentenza emanata dai giudici di MACERATA che nelle nostre falde è perpetrato ”…quanto alla quantificazione del danno basta ricordare che togliere l’acqua potabile alle popolazioni, o avvelenare i pozzi è stato l’archetipo dei crimini contro l’umanità attorno al quale si è costruito il diritto internazionale….” quindi più che parlare di bonifica io parlerei di chi paga i danni che una intera popolazione che vive attorno al bacino non avrà mai più acqua potabile? e dei danni collaterali come gli aumenti di cancri e tumori per le popolazioni ivi insediate, quando i nostri amministratori e i cittadini prenderanno coscienza di questo fatto?
Buon giorno a tutti, ero presente, ed ho suggerito, dato che alla fine la questione è sempre di lana caprina, si cercano soldi pubblici, di cui molti già sperperati per produrre “carta” come sottolineato da Serenella Fucksia, di utilizzare i fondi del cosmari, dato che trattasi comunqe di “smaltire un rifiuto superspeciale”. Perchè il cosmari, perchè raccoglie anche i comuni interessati e perchè il sito andrebbe gestito diversamente a mio parere ed utilizzato e programmato con sistemi moderni e conosciuti. L’altra soluzione sta nel finanziamento alle centrali a bio-gas, la cui produzione di energia “pubblica” è ormai accertato genera più costi che benefici, il contributo per ciascuna centrale prelevato dalle bollette energetiche di tutti noi ammonta a circa 2.500.000 di euro annui, sarebbe una possibilità per l’inizio dei lavori di bonifica. Ho notato però che i due suggerimenti hanno solo gettato silenzio in sala. Di certo va trovata una soluzione SUBITO, cerchiamo la volontà di farlo.
Che fa adesso il sig. ex sindaco (e per fortuna) Marinelli, non parla???. Come, 15 giorni fa quando da una azienda agricola è uscito un pò di letame e dico letame, ha gridato ai 4 venti, invocato pene esemplari. Sarà forse perchè l’azienda agricola si trova sul territorio di Sant’Elpidio a Mare?????? oppure perche il letame puzza e il tricoloroetano invece lascia un odore più “sintetico”??? Tralaltro l’imprenditore è stato immediatamente disponibile ad assumersi ogni e qualsiasi responsabilità circa l’accaduto fornendo ogni spiegazione.!!! Un vero SIGNORE. Invece chi ha inquinato con prodotti chimici, ha patteggiato le pene e ripeto PATTEGGIATO, ora la bonifica la dobbiamo fare NOI!!!. Complimenti.
Il Sindaco Tommaso Corvatta scopre l’acqua “calda”.Tutti gli addetti ai lavori sanno due cose fondamentali che aldilà delle elucubrazioni scientifiche e delle fantasie sono oggettive.La prima è che esiste una zona -grigia- di aziende o utilizzatori di sostanze organo alogenate all’interno del sito del BBC e non solo.Aziende che non sono state monitorate,aziende che non hanno mai caratterizzato il loro sito o area produttiva perché erano e sono a conoscenza che il sito è inquinato e che usano in modo anomalo sostanze tossiche come quelle citate.La seconda questione è che ci sono ancora siti potenziali fonti di inquinamento attivi.
Chi ha pagato in questi anni? dal 1970 boom dell’industria del Puliuretano fino al 1992 nell’acua potabile non si esaminava la presenza di tricoloroetano e percloroetilene o altri della famiglia degli organo alogenati.Solo a partire dal 1992 grazie alrecepimento di una Direttiva dell’U.E. questi inquinanto sono entrati nell’elenco delle sostanze da analizzare nell’acqua potabile ovviamente con limite massimo di accettabilità(30microgrammi litro)Quindi per anni in alcuni Comuni del basso Chienti si è captata acqua di falda con concentrazioni di organo alogenati almeno del triplo e con valori ancora più elevati in vari punti monitorati.
Parliamo di sostanze chimiche tossiche, con altissima possibilità di correlazione con malattie oncologiche e mutagene.Cosa abbia significato quei 20 anni di “buoio” scientifico e di esposizione della popolazione a queste sostanze attraverso l’alimentazione e a quanti lavoravano in quei siti industriali purtroopo non è dato sapere se non in linea generale dai dati dello studio scientifico denominato SENTIERI.Stdio che ha analizzato tutti e 55 Siti Inquinati di livello Nazionale.http://www.epiprev.it/sites/default/files/EP2011Sentieri2_lr_bis.pdf.
Su quanto è stata incapace la politica in questi ultmi due decenni per mettere concretamente mano alla soluzione accettabile di questo dramma è noto a tutti.Addirittura non sono riusciti a approntare un Piano di Bonifica tanto che sono stati persi anche i fondi stanziati dall’U.D. circa 2 milioni di €,quanto assieme ai fondi degli enti locali sarebbe bastato.
Il peggio è in barba alla norma di legge che stabilisce che chi Inquina paga nessuno degli inquinatori ha mai pagato.
Il Comune di Civitanova oltre aver contribuito attraverso alcune aziende ad inquinare la falda idrica è anche per effetti della dinamica della Falda Idrica una sorta di “terminale” dell’inquinamento che proviene da monte della Falda.
Un Sindaco ma il discorso vale per tutti quelli che si sono avvicendati nella guida della città non se la può cavare solo annunciando la rivelazione per altro a molti nota che l’inquinamento da sostanze organoalogenate è aumentato dai rilevamenti fatti nei pozzi chiusi dello stesso campo pozzi dell’acquedotto comunale.Un Sindaco ,una Giunta deve anche proporre interventi,mettere in cima dell’agenda politica-amministrativa questo gravissimo problema.
Oggi l’acqua che beviamo a Civitanova è potabile ma gli organo alogenati seppur in quantità compatibile e al disotto della norma ci sono .
Dopo una “esposizione “ventennale a dosi da Cavallo a questi inquinanti continua l’inquinamento.Non è un destino,non è una maledizione ma è il risultato di anni e anni di azioni ambientali criminogene mai sostanzialmente sanzionate e dove la politica ha fallito e ne porta la responsabilità.
Oggi la politica che ha fallito ci racconta che si riparte da zero con nuovi progetti di Bonifica ma senza soldi per attuarli.Non ci sono finanziamenti perché la politica le istituzioni a Partire dalla Regione e nel nostro immediato la Provincia non destina alla Bonifica i proventi necessari di cui pure dispongono preferendo investire in ritorni immediati di segno elettorale e di clientele sui territori.
Che cosa sia successo in questi anni in termini di danni alla salute la politica non se lo ha mai chiesto preferendo non ascoltare il movimento ecologista se non deriderlo o tacciarlo di allarmismo.