In Consiglio Comunale torna l’urbanistica con quei nodi irrisolti che da qualche anno tormentano la vita cittadina. Dalla Stu di Via Trento alla lottizzazione Valleverde, due incompiute figlie degli anni dell’edilizia ruggente. All’ordine del giorno domani (giovedì 25 luglio) anche la variante al Prg che interessa l’area interposta tra via Ancona e via Pesaro, il nuovo affidamento del servizio di distribuzione del gas naturale, l’ingresso nell’Acquedotto del Nera dei piccoli comuni montani, infine l’Odg presentato da Riccardo Sacchi del Pdl sulla chiusura pomeridiana delle Poste centrali di Macerata. Odg che, stante la marcia indietro di Poste Italiane grazie proprio al polverone sollevato da Sacchi, parrebbe essere rientrato.
La vera chicca di cui si discuterà giovedì riguarda però la questione degli insediamenti nelle aree produttive Valleverde di cui ha recentemente scritto Giuseppe Bommarito (leggi qui). Ma più che nell’urbanistica vera e propria la delibera della Giunta scende in un ambito di ricerca completamente nuovo che potremmo definire “linguistica e filologia del mattone.” La faccenda è lunga ma forse ne vale la pena, quanto meno per gli aspetti glottologici presi in esame dalla politica di casa nostra. Buona parte dell’articolato presentato dall’Amministrazione ruota infatti intorno alla ricostruzione filologica e linguistica di cosa si intenda con le espressioni “attività produttiva” e “produzioni immateriali.” Traducendo nel concreto, la delibera si domanda quali attività possano insediarsi all’interno dei lotti Valleverde identificati come zone “produttive industriale/artigianale”. Sfogliando le pagine è quasi esilarante leggere le diverse interpretazioni dei due concetti che si sono stratificate nel tempo, frutto se non altro di invidiabile fantasia amministrativa.
Così se il Piano Particolareggiato 1 Valleverde parla di normative da intendersi “al di là delle espressioni usate” (come andrebbero intese?), una delibera di Giunta del 1997 – quella che consentì l’insediamento della Cgil di cui ha scritto Bommarito nell’articolo citato in precedenza – produsse delle interpretazioni linguistiche difficilmente eguagliabili. Secondo la Giunta Meschini infatti la suddivisione delle aree in “produttive”, “commerciali” e “direzionali” non “indica una scelta di natura urbanistica bensì una scelta di tipo economico da cui discende la diversa denominazione delle sottozone.” Dunque il filologo comunale spiega che per “zona commerciale” si intendeva la “valenza di piena commerciabilità” dell’area, mentre l’elemento saliente nell’espressione “zona produttiva convenzionata” sarebbe il ridotto costo di acquisto, ovvero in convenzione. Viene da ridere ma la tragedia è che questa interpretazione è stata approvata da una Giunta e presumibilmente con il via libera di un Segretario comunale. La delibera in discussione giovedì non riporta purtoppo – in questo interessante approccio linguistico – il significato che avrebbe dovuto di conseguenza assumere l’espressione “zona direzionale.” Per noi che linguisti non siamo potrebbe per caso significare “insediamento a prezzo direzionato?” O ancora lotto “a senso unico?” Questo così per capire quali forzature delle norme urbanistiche siano state fatte in passato a Macerata.
Passando oltre, nella stessa delibera si possono scorrere rapidamente alcune essenziali esegesi su cosa indichi davvero l’espressione “produzioni immateriali”, la cui corretta interpretazione permetterebbe di comprendere cosa può e cosa non può insediarsi nella zona artigianale Valleverde i cui lotti hanno un prezzo convenzionato di soli 14 euro a mq, ben minore dei lotti destinati al commerciale e al direzionale. Considerando la manica larga utilizzata nella delibera, anche “la salvezza di anime” sembra rientrare comodamente in questa categoria. L’attività che si prende cura del nostro lato spirituale ha infatti tutto il diritto di far parte delle “funzioni di complementarietà non meglio definite” e può considerarsi a tutti gli effetti una “produzione immateriale”. Perchè stante proprio alla definizione utilizzata – che non restringe le tipologie di aziende utilizzando i codici Adeco che sarebbero un pochino meno ambigui – la “salvezza di anime” soddisfa i requisiti richiesti per essere ammessa tra le produzioni immateriali. Quali sono questi requisiti? Che vi sia “l’acquisto di materiali” (l’ostia), che possa essere “servita su richiesta” (dal penitente) e “in anticipo” (messa domenicale), che “richieda una progettazione” (transustansazione dell’ostia stessa), che possa “essere elargita in nome di una qualsiasi missione sociale” (avvicinamento al Signore, ad esempio) e “creata seguendo una strategia di produzione combinata con una strategia commerciale” (il rito e le opere di proselitismo). Aggiungendo che la “salvezza dell’anima” rientra a pieno titolo tra quelle funzioni aziendali atte al “soddisfacimento del personale”, con questa linguisticamente inappuntabile interpretazione – sicuramente non più fantasiosa di altre – in un prossimo futuro anche la chiesa di Santa Croce avrebbe l’opportunità di trasferirsi nella zona produttiva Valleverde. Un vero affare per il parroco e per chi non sa più a chi vendere i lotti produttivi.
Benedizioni a parte, la delibera della Giunta intenderebbe mettere qualche paletto a tutta questa selva di interpretazioni, ma i punti dubbi restano e non sono pochi. Sebbene si neghi la possibilità di insediamenti commerciali e/o direzionali nella zona produttiva (ci mancherebbe), oltre alle incertezze relative appunto al significato di “produzioni immateriali” di cui abbiamo appena parlato, la delibera sembra consentire anche l’insediamento in interi lotti di “tali destinazioni” fino “all’occorrenza del 35%” della zona stessa”. Ancorchè lo scrivente confessi di essersi vagamente smarrito nella complessa materia linguistico-filologico-urbanistica, questo darebbe la possibilità di insediare attività non tipicamente produttive anche se non funzionali o legati alle produzioni stesse su interi lotti. Per capire la differenza, un outlet ad esempio è funzionale alla produzione di scarpe e ha senso un senso che possa occupare il 35% di un lotto, così come una mensa aziendale. Ma una banca, un’associazione di categoria o appunto una chiesa un po’ meno. Eppure anche queste attività dovrebbero rientrare in una delle accezioni indicate nella delibera, quelle relative al punto quattro del dispositivo.
Sebbene si possa prendere atto delle reali difficoltà di insediare attività davvero produttive e artigianli vista anche la drammatica congiuntura economica, l’indirizzo politico avrebbe avuto bisogno non solo di chiarezza ma soprattutto di più equità verso tutti i possessori di aree, anche di coloro che posseggono lotti con destinazione diversa e il cui prezzo è più alto. Inoltre sarebbe auspicabile più trasparenza e sopratutto approfondimento strategico nella discussione che di per sé sarebbe anche seria, senza lasciare sempre che quella o questa richiesta del privato determini gli indirizzi amministrativi come purtoppo avviene nella maggior parte dei casi quando si parla di lottizzazioni. Ma sono questioni che – oltre alla filologia – solo la discussione in Consiglio riuscirà a dirimere.
Per quanto riguarda la Stu di Via Trento bisognerà attendere la replica dell’Ammnistrazione all”interrogazione presentata da Francesca d’Alessandro di Macerata è nel Cuore per avere un po’ di chiarezza. Le domande a cui dovrà dar risposta la Giunta sono molte e anche interessanti. Ad esempio quelle in merito alle opere di urbanizzazione a cui la Stu non avrebbe ancora adempiuto e la bretella viaria prevista inizialmente verso il posteggio Garibaldi a cui seguì – per sorpresa altimetrica, mutuando un’espressione natatoria – una modifica del tracciato con conseguente incremento di cubature per 15.000 mc. Non essendo mai state completate le opere compensative, la Consigliera chiede appunto se la Nuova via Trento spa abbia di conseguenza pagato gli oneri di urbanizzazione, domandando inoltre alla Giunta “per quale motivo non sia stata realizzata la bretella tra via Trento e la strada sottostante che conduce al parcheggio Garibaldi” e “per quale motivo sia stato consentito l’intervento nell’edificio ex-Vam in via dei Velini” che – secondo la convenzione – sarebbe dovuto avvenire solo dopo la completa riqualificazione di Via Trento stessa.
L’interrogazione affronta anche un’altra questione che farà alzare i toni della discussione. Ovvero la legittimità e l’opportunità che il Consigliere del Pd Mauro Compagnucci – già assessore all’urbanistica nelle giunte Meschini – sia attualmente direttore dei lavori in tale Società. Che i vertici della Stu siano stati e siano tutt’ora in parte appannaggio di esponenti del Pd è cosa nota. Una circostanza che – al di là delle singole persone – non agevola certo la trasparenza già sufficientemente compromessa dalla natura di queste società pubblico-private in cui controllore e controllato sono di fatto lo stesso soggetto. Basti riflettere ad esempio che la Stu, cioè anche il Comune, richiede al Comune – cioè a se stesso – di concedere questo piuttosto che quello, con sempre il Comune che concede o nega alla Stu – cioè di nuovo a sé stesso – ciò che si è precedentemente richiesto da solo. Una nebulosità complessiva ed un intreccio che – per quanto si abbia la presunzione di totale trasperanza – non viene certe ridotta dall’avere come direttore dei lavori un Consigliere Comunale. Senza voler per forza vedere malafede, è quanto meno una questione di opportunità.
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La toppa è peggio del buco. Inutile chiudere la stalla quando i buoi sono scappati. Inutile piangere sul latte versato…… per finire nel non molto elegante: più si muove la c…cca più questa puzza.
Piccolo compendio di detti derivanti da saggezza popolare ai quali, gli attuali mestieranti si dovrebbero attenere.
Per quanto riguarda Valleverde, trattasi di un vero e proprio funambolismo giuridico a mezzo del quale il Consorzio Valleverde, d’intesa con il Comune, perfeziona il “bidone” ai danni degli originari proprietari lottizzanti.
Un consiglio quasi interamente dedicato al mattone: imperdibile!!!!
Per stemperare il caldo, consiglio l’ascolto di una bella e recente canzone di Mina contenuta nel suo disco “Piccolino”. La canzone si intitola “Matrioska”.
Povero Partito Democratico! Mentre il Consiglio Comunale tratta tematiche importanti come quelle del mattone, in concomitanza i Renziani parlano in conferenza stampa della bufala natatoria di Fontescodella! Forse qualche consigliere non ha la faccia di comparire in aula? Che brutta immagine di amministrazione!
Per vallemorta sembrerebbe che qualcuno, a cui sembra gli hanno fatto credere che era possibile fare tanti dindini con la solita speculazione, sia rimasto con il cerino acceso in mano a causa di quelle che, sembrano, inormontabili barriere linguistiche.
Sulla STU sembra invece che qualcuno se la sia cantata e se la sia suonata per conto suo: i soliti meschini compagnucci di merende?????
Il gioco linguistico/giuridico nell’urbanistica italiana ha origini antiche, ma è divenuto particolarmente bizantino e complicato negli ultimi 30 anni, con il progredire dell’influenza attiva di certa sinistra nella gestione materiale dello sviluppo urbano. I “bidoni” tipo Valleverde, STU di via Trento, Piano casa o minitematica, hanno tutti la stessa matrice ideologico/affaristica. Superare e rinominare lo sconveniente esproprio con l’illusione della compartecipazione all’affare. Il risultato è da un lato la fioritura di varie tipologie di imbroglio legalizzato ai danni dei contadini e proprietari originari delle aree, dall’altro la distruzione di ogni idea razionale di città.
Condivido e mi congratulo per il senso, l’ironia e il colore dell’articolo di Marco Ricci. Anzi, obbedendo al motto “ridendo castigat mores”, mi recherò in Consiglio con il Dizionario dei Sinonimi e Contrari di Niccolò Tommaseo, un testo che ritengo fondamentale e attualissimo per la questione sollevata e per l’Italia di oggi. So anche, raggiunto da un pomeridiano messaggio, che presso il Bar Venanzetti si discuterà del Polo natatorio. Vorrei essere anche colà. Non essendo purtroppo dotato, come San Francesco, del dono dell’ubiquità, tenterò di “bilocarmi”. Nel caso delle Piscine porterò con me un secondo testo, attualissimo come il primo, lo consiglio a tutti: ” Morfologia della fiaba”, del grande linguista Propp. ( Premetto che costui non ha vinto nessun Bando e non deve costruire piscine ).
@Marco Ricci
per “centro direzionale” si intende la realizzazione di:
a) la nuova sede dei vigili urbani ai quali eventuali ufo atterrati nello spazioporto di Valleverde e sprovvisti di navigatore satellitare potranno chiedere indicazioni su come individuare le varie vie cittadine
b) la sede del servizio urbano che ivi programmerà in che direzione debbano andare gli autobus
c) l’istallazione di un distributore automatico di mappe cittadine al modico prezzo di € 1,75 cadauna (iva e tassa di pubblicità esclusa) per gli amanti del fai da te e fors’anche per incauti camperisti che volessero arrivare in città
d) una modernissima sala insonorizzata progettata dall’architetto nipponico Toyo Ito – si legge Toh! Io Ito ( Non Se Sa Dò dovrebbe essere il cognome della sua signora)- recentemente insignito del prestigioso Premio Pritzker 2013; la sala verrà dotata di tutti i comfort ed avrà come utilizzo principale quello di permettere a chiunque paghi l’ingresso (per il prezzo vedasi il punto c) seduto su prestigiosissime poltrone realizzate in Romania da una nota azienda leader del settore, di indicare anche ad alta voce, tanto la sala è insonorizzata, dove possano dirigersi coloro che hanno partorito il progetto Valleverde.
P.S.: dato il periodo di congiuntura economica sembra verrà installato solo il distributore di cui al punto c) modificato per il pagamento esclusivo in VFC (trad.: Virtual Credit Fraud – ammetterete gentili commentatori che stavate pensando male) in quanto si presume che solo i già citati ufo possano trarre vantaggio dallo spazioporto; poichè al momento il cambio galattico prevede che 1 VFC vale 45.000 euro e la macchina non dà resto, oltre la mappa maceratese verrà data agli extraterrestri anche l’opera omnia dell’Istituto Italiano dell’Enciclopedia Treccani che costoro potranno così donare agli stesori della simpatica delibera.
Al prossimo articolo forse potrà essere confermata una notizia riguardante la zona artigianale.
Ah! presenzierò anche alla discussione pubblica sulle piscine, tanto i cammelli non affondano; comunque, per sicurezza, al posto della classica paperella porterò un paracadute.
Grande Garufi 🙂
Per unire alla filologia un po’ di ontologia propongo la lettura di un agile testo, scritto da Giuseppe Prezzolini quasi un secolo fa ma attualissimo:
http://tuttosbagliatotuttodarifare.blogspot.it/2011/10/codice-della-vita-italiana-giuseppe.html
Garufi l’ipocrisia è una brutta bestia… sembra che parli come uno dell’opposizione, o cmq non è più di questa maggioranza??? Ci illustri il suo pensiero…
Sono Sara Centioni,
figlia di uno di soggetti che circa dieci anni fa furono chiamati in Comune per essere rassicurati sulla bontà della operazione che alcuni tecnici ed alcuni politici, i cui nomi sono a tutti ben noti e sui quali, se necessario, sono pronta comunque a fornire ogni più chiara indicazione, avevano imbastito, tesa alla costituzione del Consorzio Urbanistico Valleverde per l’ampliamento, in variante al PRG, della zona PIP di Piediripa, operazione questa rivelatasi nel tempo ad dir poco “scellerata” anche per le negativissime conseguenze subite poi dalla mia famiglia sotto il profilo patrimoniale che certo si aggraveranno ulteriormente a seguito della assunzione oggi pomeriggio, da parte del C.C. di Macerata, della a dir poco strana e singolare delibera avente ad oggetto il piano attuativo Valleverde e, precisamente “ Chiarimenti in ordine alla destinazione delle zone e questioni connesse” , sul contenuto della quale mi esprimerò più avanti e che mi induce ad intervenire.
Rappresento che già le fasi preliminari di detta “operazione” meriterebbero una specifica ricostruzione storica perché in verità, col senno di poi, se mio padre avesse provveduto a far verificare da un tecnico estraneo alla vicenda o da un legale le carte è certo che sarebbe scappato a gambe levate e mai avrebbe aderito ad un siffatto Consorzio; io al tempo ero ancor più giovane ed inesperta e mio padre un semplice agricoltore che si è purtroppo fidato di tante parole, promesse e che non appena ha avanzato un qualche dubbio è stato oggetto di non poche sollecitazioni, quando non vere e proprie “pressioni” a seguito delle quali si è arreso ed ha così aderito al Consorzio.
Il Consorzio Urbanistico Valleverde ha fatto la fortuna solo di pochi soggetti ma fra questi non ci sono certo i proprietari delle aree interessate dalla variante ai quali, al momento di sottoscrivere gli atti sono stati prospettati costi dell’operazione ampiamente inferiori a quelli poi effettivamente sostenuti; basti ricordare che l’originario progetto per le opere di urbanizzazione prevedeva un costo di poco superiore ai settemilioni di euro poi misteriosamente ed ingiustificatamente lievitato a circa tredicimilioni di euro!”.
Per far fronte al pagamento del nuovo importo delle opere reso noto solo dopo che mio padre era ormai legato mani e piedi al Consorzio, la mia famiglia ha dovuto vendere un terreno agricolo ed un fabbricato ed oggi si trova ancora esposta finanziariamente solo perché ha osato opporsi alle determinazioni del C. di A. del Consorzio che ha indebitamente richiesto l’escussione della polizza fideiussoria sebbene mio padre avesse interamente assolto agli obblighi finanziari previsti ed assunti al momento della sua adesione al Consorzio, fatto questo per il quale pende ancora una causa al Tribunale di Macerata.
Solo per dare alcune cifre:
quando mio padre è stato chiamato a partecipare al Consorzio a lui è stato mostrato un riepilogo di spesa per opere di urbanizzazione, progettazione e D.L. pari a poco più di 7.400.000,00 di euro;
al momento della stipula della convenzione quella cifra era lievitata ad 8.900.000,00 e mio padre è stato chiamato a sottoscrivere una polizza fidejussoria a garanzia del pagamento della quota parte di sua spettanza maggiorata del 10% per ulteriori imprevisti,, per un importo pari ad € 407.432,74, poi integralmente pagato.
Eseguite le opere, al momento della contabilità finale,detto importo è risultato lievitato inspiegabilmente ad ben €. 12.900.000 ed inutili sono state sino ad oggi le richieste di avere formali chiarimenti al riguardo come pure copia di tutta documentazione contabile, fatture ecc, considerato che dagli atti esaminati in Comune non sono state previste né richieste opere aggiuntive in variante al di fuori della rotatoria realizzata in prossimità della Banca Marche per un importo non superiore agli €.80.000,00-; detto assurdo aumento è ancor è più incomprensibile se si considera il considerevole ribasso praticato dalla ditta appaltatrice delle opere che avrebbe dovuto comportare una riduzione e non un aumento del costo finale dell’opera.
Per non parlare poi degli astronomici costi di gestione del Consorzio.
A tutto ciò ha contribuito l’omissione da parte del Comune di Macerata, attraverso i funzionari preposti alla pratica e gli amministratori che tanto avevano caldeggiato l’operazione e contribuito alla costituzione del Consorzio di ogni seria e concreta verifica degli atti via via predisposti dalle “menti” che sono sempre state dietro e dentro l’operazione.
Basti dire che è stato approvato un progetto per opere di urbanizzazione relativamente al quale solo un anno dopo dalla firma della convenzione un funzionario del Comune che ha ben più attentamente di “altri” esaminato il progetto ha scoperto che i prezzi indicati nel computo metrico estimativo prodotto non erano riferiti alle ultime edizioni del prezzario regionale e che apparivano inferiori anche all’edizione del 2004 e poi precisato che “tale circostanza fa dubitare sulla reale possibilità di appaltare ed eseguire l’opera al prezzo totale previsto”.
Ebbene il contenuto di detta comunicazione che dell’ottobre 2006 è partita dal servizio LL.PP. del Comune diretta al servizio gestione del Territorio è stata da noi appreso solo dopo l’accesso agli atti che avevamo dovuto fare per difendersi nella suddetta causa.
Come mai nessuno del Comune si è dato carico di avvertirci e bloccare e/o quanto meno sospendere l’operazione, perché è chiaro che chi ha redatto un simile computo metrico l’ha fatto nell’unico fine di non far conoscere ai soggetti chiamati ad aderire al Consorzio i veri costi dell’operazione.
Non si ravvisa in ciò alcuna ipotesi di reato?. Spero solo che soggetti operanti presso la locale Procura delle Repubblica si diano finalmente carico di far luce su tutta la vicenda, io e mio padre siamo sin da ora pronti a riferire.
Illuminanti potranno essere poi i contenuti dell’atto costitutivo del Consorzio e le disposizioni statutarie sulle quali ritornerò; meriterebbero di essere oggetto di una specifica tesi di laurea della facoltà di Giurisprudenza !!.
Come se non bastasse ecco l’ennesima beffa.
Non bastavano le assurde delibere che la G.M. aveva già assunto per permettere a chi non ne aveva titolo di insediarsi nella zona produttiva anziché in quella direzionale, per tutte vi invito a leggere la delibera n. 25/2007 che potrete visionare sul sito del Comune; vi assicuro in alcuni passaggi sono addirittura esilaranti, se non fossero, in realtà, paradossali.
Ed oggi al silente e, compiacente comportamento tenuto dal Comune sulla vicenda si aggiunge il capolavoro della nuova delibera, il cui contenuto in alcuni punti è addirittura “farsesco” oltre che non legittimo e siccome il testo risulta essere stato redatto di concerto con il settore urbanistica, quindi da un tecnico tutto ciò è ancora più grave.
Mi si dovrebbe poi spiegare perché il Consiglio Comunale è chiamato a dare oggi chiarimenti su determinazioni di Giunta già rese; cosa si nasconde in realtà dietro questo nuovo atto?.
Concludo questo primo intervento ponendomi solo una ulteriore domanda: chi acquisterà mai i lotti con destinazione commerciale e direzionale che possiede mio padre dopo che su quelli a destinazione produttiva è oggi possibile insediare di tutto?!”.
Non è un caso dopo la delibera n. 25/2007 i soggetti che pure prima avevano intavolato con mio padre trattative per l’acquisto di detti lotti si sono poi dileguati.
Chi ristorerà mio padre dei danni?.
Come farà a coprire le spese oggi sostenute ?
Mi sto informando se è possibile promuovere un ricorso al TAR per richiedere i danni; una delle prime risposte è stata affermativa e mi è stato detto di interessare subito la Corte dei Conti.
Approfondirò.
Per adesso come una risposta so che di tutto questo io e la mia famiglia dobbiamo”ringraziare” non solo la vecchia amministrazione ma anche e soprattutto l’attuale sindaco e la sua compagine ai quali rappresento, qualora dovessero leggermi, tutta la mia amarezza e disistima.
Molto interessante la diretta odierna del Consiglio Comunale.
(anche se la qualità video non è delle migliori)
Istruttivo perchè, al di la dele frasi di circostanza, se si ha la bontà di ascoltare attentamente tutti gli interventi e si fa attnzione alle parole (dette o omesse) si riesce benissimo a comprendere chi fa cosa, chi parla per interposta persona, chi difende interessi comuni o interessi particolari.
…
…
(interessante anche vedere anche le sedie vuote, chi si alza, chi parla con il vicino di banco, chi fa l’annoiato, ecc. ecc. ecc….)
Il consiglio comunale non se po’ sentì, gli interventi della maggioranza e del sindaco sono pietosi, solo a difendere le loro parti.
Cmq è finita per fortuna!!!
Clima vacanziero, alcuni hanno portato la ciambella, l’ombrellone e il canotto da mare.
L’opposizione ha preferito far rimanere a casa qualcuno o spedirlo al mare, visto mai che si arrivasse a un pareggio e si voti contro l’edilizia!!! GIAMMAI!!!
Alla fine il mattone ha trionfato!!!
AS USUAL…
L’intervento di Sara Centioni evidenzia drammaticamente il “bidone” che il Consorzio Valleverde, con la complicità del Comune di Macerata, ha rifilato agli originari proprietari lottizzanti. Bidone ulteriormente perfezionato ed ampliato con la sconclusionata delibera approvata ieri sera, predisposta appositamente per far entrare (dopo il già assurdo precedente della CGIL), in quella che sarebbe l’area per insediamenti specificamente produttivi (quella che ha il prezzo convenzionato di 14 euro al metro quadrato), entità, come l’Associazione Industriali, che di produttivo non hanno nulla, e poi, subito dopo, chissà chi altro ancora …
E così si dimostra per l’ennesima volta che la classe politica del centrosinistra maceratese, al potere ormai da un ventennio, sta giocando con la vita delle persone, sta compromettendo legittime aspettative, sta danneggiando l’intera collettività con opere ed interventi che non hanno né capo né coda, e servono solamente ad una ristretta cerchia di persone, che tutelano solo i propri personali interessi.
Gentilissima Sara Centioni vorrei mettermi in contatto con lei, al più presto. grazie
dpantana@libero.it