di Filippo Ciccarelli
Alla fine è arrivato. Il temutissimo stop alla produzione, di cui si vociferava da tempo, colpisce il cementificio Sacci di Castelraimondo. Già lo scorso ottobre i sindacati si erano impegnati per scongiurare lo stop (leggi l’articolo), ma alla fine 5 anni di crisi del settore dell’edilizia, ed almeno 3 anni in cui gli ordini del cemento si sono ridotti del 50% l’anno, hanno avuto il loro impatto. Da lunedì, dunque, la quasi totalità delle 74 unità impiegate nello stabilimento Sacci andranno in cassa integrazione straordinaria. Nonostante la Cig fosse stata aperta a novembre 2012 (e sia garantita fino ad ottobre prossimo), fino ad oggi quasi tutti prendevano la paga piena, ad eccezioni di una decina di lavoratori che, a rotazione, usufruivano degli ammortizzatori sociali. Da lunedì la situazione si capovolge, e almeno fino al 20 giugno non ci saranno risposte da parte dell’azienda. “Quel giorno – spiega Massimo De Luca della Filea-Cgil – saremo nello stabilimento di Greve in Chianti, a Firenze, dove la direzione aziendale esporrà il piano strategico nazionale. Vedremo cosa prevede per Castelraimondo. In ogni caso siamo tutte le sigle sindacali sono unite per evitare l’ennesimo colpo tremendo per l’Alto Maceratese”.
E proprio l’entroterra vive una stagione orribile, della quale non si riesce a scorgere la fine. La crisi dell’Antonio Merloni prima, e della Indesit, “cassaforte” del gruppo Merloni poi, hanno avuto un impatto devastante sui dipendenti residenti in provincia di Macerata, specialmente nelle zone di Matelica, San Severino e dei comuni limitrofi. Ma a soffrire sono anche e soprattutto quei lavoratori non tutelati dalla cassa integrazione, come autonomi e artigiani che lavorano comunque nell’indotto per queste imprese che, una dopo l’altra, rischiano di fermare la produzione e non riavviarla mai più. La crisi della Sacci, infatti, avrà un impatto difficilmente quantificabile, ma certamente rilevante, anche per chi lavora nel settore dei trasporti. Al momento non ci sono proteste o picchetti di fronte allo stabilimento di Castelraimondo, anche se l’angoscia cresce di ora in ora per quei dipendenti che dall’inizio della prossima settimana rimarranno a casa. Secondo l’azienda, le previsioni di vendita rimarranno negative per il 2013 e per tutto il 2014: forse solo dall’anno successivo potrebbe esserci uno spiraglio positivo. Ma per allora potrebbe essere già troppo tardi per i lavoratori e le loro famiglie.
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Tutta la nostra massima solidarietà. Comunicateci cosa possiamo fare, che fine ha fatto la proposta di ammodernamento dell’impianto? Chiedo a tutte le forza politiche della Provincia di non lasciare soli questi lavoratori e le loro Organizzazioni Sindacali. Ivano Tacconi c.g. Udc Comune di Macerata
@Tacconi: La proposta di “ammodernamento” ?? Fare un inceneritore 5 volte più grande del consmari , per salvare 74 posti di lavoro a discapito della salute di più di 20.000 persone ! Lei lo chiama ammodernamento ? Anche io sono solidale con gli operai, spero che riescano al più presto a trovarsi un altro lavoro ma che inizino subito a cercarlo !
Tacconi chiede cosa si può fare.Lui potrebbe provare una terza performance in consiglio comunale,magari facendo pagare il biglietto!
..la crisi Indesit ….
La nuova dirigenza ha deciso che produrre in Italia non è conveniente e quindi le produzioni saranno spostate in Polonia e in Turchia dove da diversi anni lavoratori italiani altamente specializzati sono mandati a trasmettere le proprie conoscenze ai lavoratori locali. Da tempo i segnali erano chiari…
(fonte) http://www.beppegrillo.it/2013/06/indesit_e_la_delocalizzazione_selvaggia.html
trovo che talvolta il silenzio sia d’oro ! vero c.g. udc ?
caro thejackal, prima di inviare il commento saresti pregato di firmarti. io sono Paolo Piatanesi, operaio alla Sacci e padre di famiglia. secondo te mdtterei a discapito la salute della mia famiglia per lavorare?perche’ si continua a scrivere “INCENERITORE”? ma ancora non avete capito che si tratta di una linea di produzione di cemento? o sei disinformato o non vuoi capire. pero’ se ti firmi e capiamo chi sei te lo potremmo spiegare meglio.se vuoi ti mando il mio numero di telefono e ne parliamo civilmente altrimenti prima di scrivere caxxate pensaci…
Per thejackal!!Precisiamo che i dipendenti sono quasi 100 in un paese di 4000 abitanti!!Non si può essere solidale e allo stesso tempo essere un sostenitore di coloro,che vogliono la chiusura di questa azienda(3 ricorso al TAR).Lei sicuramente non ha mai vissuto una situazione del genere,L’angoscia che si prova,vedere il lavoro e i progetti di una vita andare in fumo!!In una settimana sono andate a casa più di 1000 persone nel raggio di 30 km.Se continuiamo così le 20000 persone che con tanta enfasi nomina,moriranno di fame!!!!! Però in compenso non faranno più immondizia da bruciare….
The jackal: ma lei sa cosa significa il termine lavoro? sa cosa significa il termine rispetto? in questa realtà che state tutti screditando e affossando c’è gente che si alza la mattina alle 4, chi fa i turni di notte e chi si è visto crollare i sogni e le aspettative di una vita. La Sacci è uno stabilimento che PRODUCE CEMENTO E NON E’ E NON SARA’ MAI UN INCENERITORE!!!! … ma poi cosa scrivo a fare… tanto a lei che je frega… Si faccia un esame di coscienza.
Rachele, l’incenerimento dei rifiuti sfruttando il processo di clinkerizzazione è una pratica purtroppo possibile e diffusa. Sfruttando le alte temperature del clinker (900 gradi), qualcuno ha pensato di buttare dentro quel “tubo che gira” anche dei rifiuti (o usarli come combustibile), con il risultato di ottenere odorini gradevoli, gas di rara salubrità e cemento addizionato.
Il caso Taranto è la bandiera della guerra che stiamo preparando: lavoro contro salute, cina contro italia; ma è una guerra persa in partenza: non potremo mai competere con gli avversari orientali, perché oltre non avere nulla dei nostri diritti, del nostro ambiente e della nostra storia, si accontentano di una paga pari ad un pugno di riso e, soprattutto, ne sono tantissimi.
Ai lavoratori va la mia più sincera, totale e incondizionata solidarietà. Qui, però, la pressione va ai politici: è l’ora dell’autarchia. Dalla crisi del ’29 tutti gli stati ne uscirono solo quando iniziarono a porre sotto controllo il mercato e chiudendo alle merci le frontiere.
Visto che la nostra bilancia commerciale piange, non capisco cos’altro si attende.
L’ILVA è proprio tutt’altra cosa,produce acciaio e l’impianto lavora fuori norma…PS:gli AMMODERNAMENTI servono proprio ad evitare questo!!!Le lotte andrebbero fatte per far si che la gente lavori e che tutto sia in regola,non per far chiudere le aziende!!!Per Sua informazione in altri siti produzione CEMENTO con impianti moderni,già vengono utilizzati questi materiali e non ci sono tracce ne di odorini ne di nuvolette tossiche!!Non so se la vostra crociata contro la Cina o il mondo intero riuscirà,ma di una cosa può essere certo, probabilmente avete contributo a far si che altre 100 persone vivano di cassa integrazione!E scommetto che tutte le famiglie (con figli e mutui sulle spalle)che non riusciranno a tirare avanti ve ne saranno infinitamente riconoscenti!!!
Siamo ridotti maluccio.
Gli unici commerci che tirano sono il gioco d’azzardo, la prostituzione e la droga.
Con gente sempre più dipendente da supporti tecnologigi e che tra qualche anno compreremo anche il pane da casa.
Tornare indietro sembra non si possa: corriamo velocissimi verso non si sa cosa??
Per la cementeria sarà un periodaccio per tutti….ahinoi….
Che L’Iitalia sia tra i primi produttori di cemento al mondo era un po’ controsenso che ne dite?
Tante chiuderanno, il territorio italiano è saturo di cemento.
Puntiamo sulla qualità dei cementi e magari manifestiamo a favore della partenza dei lavori per il nuovo impianto, così salviamo capra e cavoli del nostro orticello!
I due ANONIMI di cui sopra (notate le sigle) sono quelli che vivono comodamente in questo Paese Sesta/Settima potenza industriale al Mondo, oggi saranno andati anche al mare. Indesit, Antonio Merloni, un territorio ferito dalla crisi, chissà dove avranno gettato la loro bottiglia di birra dopo l’abbufata domenicale. Il binomio SACCI – Consmari non può essere ostacolato dai soliti comitati di lotta e da una classe politica paurosa del voto. L’altro ieri il Governo giapponese ha votato la ripresa del nucleare interrotta dopo il terremoto. A cosa serve la Fondazione Aristide Merloni, le quattro Università marchigiane e la grande Regione Mediterranea se poi lasciamo deindustrializzare il territorio? La fiducia nelle Istituzioni con i suoi organi di controllo dovrebbero garantire questa tecnologia come avviene in tutta Europa. Basta crederci ed essere politicamente ONESTI E CORAGGIOSI.
@Ivano: non so se si riferisce a me, ma mi interessa poco. La questione dell’anonimato nella rete è ampiamente dibattuta e qui non è il luogo di approfondire. Noto comunque il solito teatrino politico di screditare chi la pensa diversamente senza entrare nel merito delle osservazioni formulate.
Nel lontano 1997 avevo già individuato il problema che si paventava e ne parlai anche all’Assindustria di Macerata. La delocalizzazione che allora era già partita avrebbe impoverito il territorio. C’erano già aziende che facevano produrre semilavorati per calzature in brasile, e in italia avveniva solo l’ultima fase di montaggio e l’apposizione del blasonato made in Italy.
Sono passati quasi venti anni d’allora. Di gloriose aziende sono rimasti solo marchi, dove ormai tutto -dalla produzione alla proprietà- sono all’estero. Molte aziende hanno trasformato i loro ex-stabilimenti in outlet dove piazzano varie cineserie. Altre aziende, come la Indesit, non chiudono, ma spostano la produzione all’estero.
La crisi occupazionale si è creata perchè questi politici onesti e coraggiosi non ci sono. O semplicemente perchè sono cronicamente miopi. Se un settore va in crisi, ma ce ne sono altri in salute, l’operaio cambia casacca e continua a lavorare senza quei comprensibili drammi sociali. Invece c’è un deserto, creato da quella politica miope che si concentra sui singoli problemi senza affrontare riforme strutturali.
Quando Merchionne dice che la produzione in Italia è fuori mercato, non lo dice per farci un dispetto o per fare il bullo. Ora ci sono due possibilità: o chiudiamo e ci riconvertiamo tutti all’unico settore che ancora da buone retribuzioni (ovvero la politica) oppure constatiamo di essere fuori mercato e ci tiriamo fuori dal mercato globale. Allora le aziende torneranno a produrre per il mercato nazionale, la domanda si stabilizzerà e se l’operaio in romania costa un decimo che in italia non ce ne fregherà un tubo.
Ultimo appunto sul nucleare giapponese. È ulteriormente miope non osservare che in Italia la quota di energia prodotta con il fotovoltaico in soli 5 anni ha superato la quota che si sarebbe prodotta con il nucleare. Con la differenza che non abbiamo dovuto attendere i lunghi anni per la costruzione e sostenerne collettivamente i costi. Con la differenza che non abbiamo rischi di nessun tipo, nella nostra nazione sismica. Con la differenza che non lasciamo nessuna eredità avvelenata ai nostri figli.
Chiudo dicendo che non sono grillino, anzi fino a esattamente 20 anni fa militavamo nello stesso partito.
…in Germania l economia e quindi il lavoro tira ,perche li le lobby potenti sono quelle industriali e non di finanzieri …li le banche le hanno fatte fallire e poi nazionalizzate … e non salvate con soldi destinati a scuola e sanita …
… se la borsa fa segni positivi e l’economia reale e’ priva di credito, e’ perche’ si preferisce investire i soldi in borsa che darli sotto forma di credito alle aziende…
No PISCHELLO non sei tu, ma:Thejackal e Lib Lab: Sul nucleare hai ragione è solo un modo per portare un esmpio (il Giappone) come una potenza industriale difende le scelte fatte. Speriamo bene per le nostre industrie. Saluti Ivano
Tacconi dice di essere coraggioso.Partecipa anche alla marcia della pace ad Assisi.Con che coraggio dopo le liti nel consiglio comunale! Un raro esempio di coerenza.
riguardo al progetto di consentire la l’uso di rifiuti nei forni del cementificio, se non si confrontano i dati relativi alle emissioni con il vecchio impianto e con il nuovo processo, è da miopi opporsi a priori; una tecnolocia vecchia di 30 anni non può essere più efficente di una attuale che deve rispondere a vincoli molto più stringenti sia in termini di emissioni che in termini di prestazioni; inoltre finchè si bruciavano oli pesanti e combustibili fossili perchè nessuno ha obiettato nulla? credete davveno che bruciare rifiuti con le ultime tecnolgie sia più dannoso che bruciare combustibili fossili in un forno antiquato?….E’ giusto pretendere dati certi su cosa uscirà dal camino, ma è anche saggio non prendere per oro colato quello che sostengono i contrari al progetto
@Ughetto: le norme non variano in funzione della vetustità dell’impianto, ma i parametri sono assoluti. Quindi se l’azienda ha 5 anni o 50 i parametri non cambiano.
Sulla questione inceneritori abbiamo già visto come è finita la storia al cosmari di Tolentino. La realtà è che rifiuti e cemento sono due parole vecchie e si spera che nel futuro non ci siano.
Costruiamo solai che pesano 350 kg/mq che consentono di caricarli con 250 kg/mq. Abbiamo case che pesano tonnellate e tonnellate e ce ne accorgiamo quando ci crollano addosso. Altrove si usano materiali moderni che pesano molto meno, isolano meglio e inquinano meno.
Altrove hanno una gestione dei rifiuti efficiente dove l’abbattimento è alla fonte. In finlandia sono ammesse poche qualità di plastica per facilitare il recupero. Sulle bottiglie di plastica si paga una cauzione (0.6 euro) che ti rendono quando la riporti.
Quello che sembra utopia lo è solo per la nostra antiquata nazione, dove ancora ragioniamo come 50 anni fa e non in altri stati del mondo. La mancanza di innovazione, unita alle incontrastate politiche di delocalizzazione, stanno rendendo così drammatica questa crisi, da cui siamo ben lontani dall’uscirne.
Comemai quando si parla delle altre nazioni , non viene mai evidenziato il fatto che: Germania, Australia,Danimarca e Finlandia utilizzano i CDR……???????