Le recenti severe parole del Vescovo Claudio Giuliodori contro il gioco d’azzardo, destinato ad essere ancora più incrementato dall’ormai imminente apertura di mille sale per il gioco del poker dal vivo, sono arrivate a distanza di qualche settimana dal grido d’allarme relativo alle ludopatie, in piena espansione anche nella nostra provincia, del dott. Gianni Giuli, Direttore del Dipartimento Dipendenze Patologiche di Macerata e Camerino.
In effetti, anche da noi il problema è sempre più grave. In un convegno svoltosi in Ancona qualche mese fa è emerso che sono circa 170 i soggetti seguiti nei vari Dipartimenti Dipendenze Patologiche delle Marche per problemi relativi al gioco d’azzardo (va precisato che, in base alle medie nazionali, circa un terzo dei giocatori patologici è donna). Ebbene, se si pensa che, come per le altre dipendenze, l’arrivo ai servizi territoriali non riguarda affatto tutti i soggetti interessati e comunque generalmente si verifica a distanza di qualche anno dall’insorgere della patologia, quando si prende finalmente coscienza della stessa e non si intravedono più altre possibili soluzioni, si può allora cogliere già da questo semplice dato numerico la rilevanza e l’incidenza, anche nell’ambito familiare e sociale, dei comportamenti problematici legati al gioco, ormai considerati a livello scientifico tali da integrare una vera e propria dipendenza, sia pure senza droga.
D’altra parte, già dagli anni ottanta il gioco d’azzardo patologico, inteso appunto come una dipendenza, è considerato una malattia mentale, e di conseguenza è stato inserito nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, precisamente nella categoria dei “disturbi del controllo degli impulsi”. Studi abbastanza recenti hanno infatti dimostrato in maniera ormai pressochè definitiva che il gioco compulsivo ha gli stessi effetti di diverse sostanze stupefacenti sul sistema nervoso centrale ed opera con identici meccanismi.
Delle dipendenze, questa incapacità cronica e progressiva di resistere all’impulso di giocare ha comunque tutte le caratteristiche sintomatiche: l’agitazione e l’irritabilità quando non è possibile giocare e scommettere, che richiamano la sindrome da astinenza; e poi il bisogno di aumentare strada facendo la posta in gioco e la frequenza delle giocate, corrispondenti all’assuefazione da sostanze stupefacenti e alla conseguente esigenza di elevare il dosaggio e la frequenza delle assunzioni; i reiterati inutili tentativi di smettere; le menzogne raccontate di continuo in famiglia; spesso e volentieri, le perdite degli affetti, del lavoro, anche della salute.
Il “mal di gioco” è quindi ormai, a livello nazionale e locale, un vero e proprio gravissimo problema sociale e sanitario (si ipotizza la cifra complessiva in Italia di circa 800.000 giocatori d’azzardo patologici, gran parte dei quali reclutati tra i giovani, spesso ancora adolescenti, le casalinghe e gli anziani), ed in un buona misura anche criminale, nella cui diffusione – come nella vicenda della crescita galoppante, e ormai fuori controllo, dei “Compro oro” – lo Stato italiano e coloro che ci hanno governato hanno purtroppo una gravissima responsabilità. Ed anche nel caso del mercato dell’azzardo si parte dalla chiusura più totale per arrivare poi, nel giro solo di qualche anno, una volta aperta la diga, alla liberalizzazione più selvaggia.
Chi non ricorda il diniego assoluto, mantenuto fermo per decenni sino all’anno 2000 circa, in merito all’apertura in varie regioni d’Italia di nuovi casinò autorizzati (se ne parlò anche nelle Marche, credo su proposta dell’allora senatore Luciano Magnalbò, se la memoria non mi tradisce), gli unici luoghi dove il gioco fino ad allora era consentito, nella convinzione che il proliferare di tali strutture avrebbe consentito gigantesche operazioni di riciclaggio di denaro sporco? Beh, le cose iniziarono a cambiare proprio in quel periodo, tra il 1997/98 e il 2001, e poi da allora l’azzardo, ormai divenuto un business formidabile e potentissimo, ha abbattuto in breve tempo ogni barriera, con la complicità dei governi sia di centrodestra che di centrosinistra, per finire con il recente governo Monti.
Le scuse e le motivazioni, per introdurre giochi sempre diversi e nuove opportunità ed occasioni di gioco per quelli già autorizzati, sono sempre le stesse: reperire fondi per il rilancio dell’economia o per fronteggiare qualche improvvisa emergenza (che in Italia, come è noto, non manca mai).
Arrivano così a valanga, caduto il Monopolio di Stato sui giochi e consentito l’ingresso dei privati nel settore, le sale bingo e quasi in contemporanea quelle per le scommesse. Poi l’azzardo legalizzato, con lo Stato italiano ormai trasformato in biscazziere, si trasferisce sul web, dove ormai è consentito giocare su qualsiasi sport, quasi sempre con la posta aperta sino all’ultimo minuto (modalità di scommessa che si presta particolarmente alle peggiori truffe sportive) . Nel frattempo – come un fiume in piena che travolge ogni cosa – quasi tutti i bar (incentivati dalla percentuale a loro spettante) iniziano ad ospitare slot machine e videopoker ormai da tempo in crescita esponenziale, le ricevitorie delle scommesse dilagano, i siti online organizzano e pubblicizzano il gioco d’azzardo in qualsiasi ora del giorno e della notte, coinvolgendo anche minorenni e promettendo vincite sbalorditive e la felicità dietro l’angolo, senza fatica e a basso costo.
L’ultima perla, in questa assurda corsa verso il nulla (che ci colloca già adesso al terzo posto tra i paesi del mondo intero per la diffusione dei giochi d’azzardo), è quella delle mille sale da poker dal vivo, sinora non legalizzate (fatta esclusione dei casinò e dei circoli privati), in verità già previste da qualche anno ma sinora tenute a bagnomaria, ed oggi infine sdoganate dal governo Monti con l’ultima legge di stabilità, a seguito di una serie di emendamenti e sub-emendamenti in Commissione Bilancio. Certo, dovrà uscire un regolamento attuativo, ma teoricamente già dai primi mesi del 2013 il bando per l’apertura delle nuove sale da poker potrà essere emesso, con la conseguenza che, ancora una volta con la sconcertante benedizione dello Stato, si incrementeranno ulteriormente comportamenti che, dietro false ed illusorie promesse, producono in realtà dipendenza, povertà, emarginazione, rotture familiari insanabili.
Il risultato di questo sbalorditivo aumento dell’offerta dei giochi è una crescita a dismisura delle giocate, passate, grazie ad una follia collettiva lievitata di pari passo con la crisi economica del Paese, dai 15 miliardi di euro del 2004 agli oltre 70 miliardi di euro nel 2011. Una cifra smisurata, ottenuta soprattutto con le puntate nei giochi che danno un risultato immediato o comunque poco spostato nel tempo, come i gratta e vinci, il videopoker, le slot machine (ormai in testa alla graduatoria delle giocate), le scommesse. E mentre i cittadini portano speranzosi i loro soldi nei bar, nelle ricevitorie, nelle sale scommesse reali oppure online, per le casse pubbliche si realizza con le conseguenti entrate fiscali (Cavour parlò a suo tempo di “tassa sugli stupidi”) un incasso notevolissimo che non provoca lamentazioni politiche di sorta, che solo nel biennio 2010/2011 ha sfiorato i 20 miliardi di euro e che ha letteralmente spazzato via qualsiasi sussulto, se non di natura etica, quanto meno di opportunità.
Incurante dei drammi individuali e familiari che allargano vieppiù l’area del disagio sociale, della sempre maggiore diffusione del mal di gioco inteso come vera e propria dipendenza patologica, di migliaia di persone indebitatesi sino al collo e spesso cadute nella rete dell’usura nell’illusorio tentativo di rifarsi delle perdite e di pagare così i debiti contratti per il gioco, dei costi sanitari sempre maggiori per cercare di curare i giocatori compulsivi, delle proteste gridate al vento della Chiesa cattolica, l’azzardo legalizzato e benedetto dallo Stato prosegue quindi la sua marcia trionfale, tra spot ossessivi e testimoni di successo di grande notorietà.
Sì, perché anche in questo campo, che garantisce alti e facili guadagni per gli organizzatori ed elevatissime possibilità di riciclaggio di denaro sporco e di immediato trasferimento all’estero di somme ingentissime, accanto allo Stato miope e biscazziere, come vera e propria socia di fatto che tiene il piede fisso sull’acceleratore si è ormai stabilmente inserita la criminalità organizzata – già in effetti presente nel settore da tempo immemorabile con le scommesse clandestine – la quale oggi riesce con tutta evidenza a condizionare, a pilotare e ad orientare a proprio uso e consumo, tramite lobby politiche sempre trasversali, le scelte politiche nazionali sull’azzardo legalizzato e generalizzato (basti pensare che per gli imprenditori dell’azzardo ad oggi non è neanche prevista la certificazione antimafia; che non c’è alcun obbligo, quanto meno a partire da una determinata cifra, di identificare chi gioca e chi vince; che sino ad oggi non è stato possibile bloccare la pubblicità ingannevole di chi promette facili vincite con spot persuasivi e suadenti, che contraddicono qualsiasi indagine statistica).
Interessi enormi in campo, quindi, sempre più incistati e sempre più difficili da contrastare, nonostante gli appelli della Chiesa, che in questo settore, ad onor del vero, è l’unica voce che sta cercando di mettersi di traverso. A quando, anche in questo campo, una rivolta della società civile?
* Avv. Giuseppe Bommarito, presidente onlus “Con Nicola, oltre il deserto di indifferenza”
P.S.: dedico questo articolo ad un mio carissimo amico, uscito, spero per sempre, dalla ludopatia che per anni lo ha tormentato.
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Bravissimo Bommarito!!!!
Le sale Slot sono aumentate a dismisura in tutta la provincia ultimamente, molti in effetti hanno fiutato “l’affare”, però le dirò che anche lo STATO con il lotto e superenalotto ci mette molto di suo…
A parte delle macchinette “rovina famiglie” o “mangiasoldi”… dei 98 miliardi di € che le concessionarie delle macchinette, dovevano dare allo Stato come tasse, scontate di 95,5 miliardi di € non se ne parla? Sono anni che la storia si conosce… e la domanda è: chi c’è dietro ? Come sempre è difficile colpire la “casta” che protegge simili elementi… solamente da disprezzare !!!
Il pane viene tassato al 4%, alcuni giochi d’azzardo on line allo 0,6%. Quelli di nuova istituzione andranno al 3%.
Sul redditometro andranno le spese per asilo, per la palestra, per donazioni, ecc. … se le società che gestiscono i giochi d’azzardo fossero obbligate a trasmettere i dati dei giocatori all’Agenzia delle Entrate come indice di ricchezza, probabilmente ci sarebbe più responsabilizzazione ed un maggior controllo dei flussi di denaro.
Il Tuo intervento, Giuseppe, merita grande attenzione perché, come dici, il problema e’ enorme. L’Aiart da tempo si sta occupando insistentemente della questione, se hai un po’ di tempo ti invito a leggere questa denuncia sull’inganno del c.d. “gioco responsabile” di Winga, la roulette on line e sulla tv digitale.
http://www.aiart.org/ita/web/item.asp?nav=4729
La posizione della Chiesa sul gioco d’azzardo, se per Chiesa intendiamo quella fatta da umili sacerdoti, missionari, frati, monaci, vescovi non inclini alla mondanità ed interessi diversi da quelli del loro gregge da custodire, insieme ad un vasto strato di fedeli che insieme formano la vera ecclesia, non dubito corrisponda in spirito all’affermazione finale di Bommarito quando scrive che la Chiesa coi suoi appelli “ad onor del vero, è l’unica voce che sta cercando di mettersi di traverso”, altrimenti la normativa Monti sulle nuove 1000 sale da poker dal vivo, stride sonoramente con l’endorsement di ieri del Presidente della Cei Cardinal Bagnasco su Mario Monti, sul quale la Chiesa ha appoggiato la sua pietra terrena per i prossimi cinque anni, in quanto ritenuto uomo guida ideale per una politica nobile ed alta.
Tamara
Concordo su tutta la linea, caro e stimatissimo Giuseppe.
Ritengo che il fenomeno sia sottovalutato (spero per scarsa conoscenza e non per “interesse personale”) da parte della nostra classe politica. Nel 2014, giusto per toccare un tasto che – egoisticamente – starà a cuore a tutti, le spese sanitarie da sostenere per curare i giocatori “ammalati” saranno superiori agli introiti che entrano nelle casse dello Stato per tutta questa varietà di giochi. Se fossi un candidato a premier proporrei di metter fuori legge casino online e compro oro.
Obblgherei i rivenditori a non far credito per giocate al lotto e gratta e vinci (è assai diffusa la prassi di far sottoscrivere ai “compulsivi” effetti cambiari) pena la chiusura delle attività.
Fino al 2000 ero anche io posizionato contro l’apertura di nuove sale gioco live (casino’ o sale poker). Mai avrei pensato, pero’, ad una così larga e benevola attenzione verso i casinò online ed altri giochini. Si tratta di una vera e propria sciagura. Davanti al pc, nel segreto dei familiari, ognuno di noi ha la possibilità di giocare contemporaneamente su piu’ tavoli. Perdere 3.000 euro al giorno è cosa assai semplice. Le nuove sale poker live, invece, consentirebbero una maggiore capacità di controllo (ed autocontrollo) per il giocatore. Il gioco reale è molto piu’ lento di quello online. Con 100 euro puoi trascorrere una serata intera, cosa non consentita nel gioco sul web. I movimenti del giocatore sarebbero sotto osservazione dei familiari e la gestione del gioco non sarebbe “taroccabile” come invece avviene per le sale gioco online.
In conclusione: mi stupisco che qualcuno si sdegni per l’apertura delle 1000 poker room live (il riferimento è sempre alla nostra classe dirigente nazionale). Il problema, come ben evidenziato dall’Avv. Bommarito, sta assumendo proporzioni drammatiche. Occorre avere la forza ed il coraggio di ripristinare il divieto del gioco online, delle infernali macchinette mangiasoldi e ridurre in maniera drastica la disponibilità di gratta e vinci. Tutte e tre le gestioni, guarda caso, sono accorpate nelle stesse mani a prescindere dalle sigle con cui si presentano ai fruitori. Si vieta la pubblicità del tabacco ma lo si consente – peraltro in maniera ingannevole – al gioco d’azzardo online.
La cosa è avvilente. I proventi sono talmente alti da far paura. Si pensi soltanto al fatto che un numero elevatissimo di squadre di calcio hanno come sponsor le varie bwin, betclick, ecc… Chi parla non è un bacchettone. Sono appassionato del gioco d’azzardo e ne conosco anche le dinamiche psicologiche. Questo giusto per chiarire che non c’è alcunchè di ideologico nella mia modesta posizione.
Caro Andrea,
ho letto l’articolo da te scritto sulla pubblicità ingannevole in merito al c.d. gioco responsabile. Consiglio tutti i lettori di andare sul link da te segnalato e di leggere il tuo articolo, che spiega ancora meglo di quanto da me espresso i meccanismi della vera e propria truffa ordita ai danni di tanti poveri cittadini con la complicità dello Stato.
Tutto, o quasi, può dare dipendenza, purtroppo: psicofarmaci, droghe, alcol, fumo, gioco d’azzardo, sesso, internet e perfino la nutella.
Come, dunque, potrebbe essere evitato il danno sociale che comportano le dipendenze patologiche senza minare pesantemente le libertà individuali?
Senza contare che il proibizionismo non si è dimostrato un rimedio risolutivo neppure nel contrasto all’uso delle droghe.
Ma gli italiani che si lamentano tanto, giustamente, delle enormi tasse che debbono pagare, ancora non hanno capito che il gioco d’azzardo è una tassa volontaria continuata che li riduce in miseria? E che gusto può dare a “zippettare” per ore ed ore, di fronte ad una macchinetta robottizzata senza la minima partecipazione del proprio intuito o della propria intelligenza? Stiamo diventando proprio un popolo di lobotomizzati a favore di quella casta e di quella mafia che tanto combattiamo.
Carissimo Giuseppe,il tuo articolo come al solito è condivisibile totalmente.La cosa che più fa riflettere è che gli effetti concreti e quotidiani di queste situazioni le ritroviamo nella cronaca .Vicende drammatiche come il suicidio del papà di un mio alunno sono il tragico epilogo di storie come quelle di cui tu parli.Poi si prova compassione,ci si scandalizza ma sul fronte a combattere i responsabili di queste tristi vicende non trovi nessuno.Non la politica,non i servizi pubblici di aiuto ,forse la voce troppo flebile di alcune i settori della chiesa.Intanto i tuoi articoli ci aprono gli occhi e mettono la voglia di contrastare questi incostanti i enormi interessi.
Sempre impeccabili gli articoli dell’avv. Bommarito.
Credo sia un errore credere che gli odierni politicanti sottovalutino il fenomeno considerando l’ampio risaldo che danno al gioco d’azardo ed agli interventi ficali sul tema. Credo, al contrario, che s rendano perfettamente conto del fenomeno e che lo sfuttino a dovere.
Altresì, credo sia inesatto affermare che sia un fenomeno che viene “scoperto” solo ora. Il fenomeno è molto conosciuto (per quanto mi riguarda, è un prolema affrontato per molti anni) ed ampiamente documentati.
Bast leggere https://www.cronachemaceratesi.it/2010/10/16/quando-rovinarsi-e-un-gioco/46931/ per vedere come se ne parlasse qui già nel 2010.
Vero è che, come mi disse una persona, se tutto l’impegno profuso per nascondere il problema fosse rivolo nell’affrontarlo, ora il problema sarebbe molto ridimensionato.
Ciò, tuttavia, è soltanto una mia opinione
questo è il classico sistema di autotassazione concordo con tutto quello che dice l’avvocato ma mi permetto di aggiungere che lo Stato è un assassino e sta dimostrando tutto il suo accanimento verso il denaro incurandosene dei suoi contribuenti malati, anzi mi permetto che gli da una mano a scavarsi la fossa e che ci si infili dentro suona al quanto strano per molti che dal 2006 lo Stato si sia inserito dentro questi diabolici meccanismi rovina famiglie ma per me no questo dovrebbe spiegare a molti cittadini da che parte sta lo Stato sotto ogni punto di vista visto che è capace di far affossare e non aiutare un cittadino con tanti problemi uno Stato protezionista non si allea con le varie cosche truffaldine anzi dovrebbe combatterle quindi lor signori la verita la conosciamo tutti ma con giri di parole ci giriamo intorno senza mai arrivare al nocciolo bisogna abolire tutto quello che è nocivo per l’uomo non girarci intorno e questo lo dico perche faccio parte di quella popolazione che si è stancata di sentire chiacchiere ma i fatti sono quelli che dovrebbero essere utilizzati di piu saluti
Ci si scaglia contro lo Stato assassino, lo Stato biscazziere, lo Stato responsabile di tutti i mali del mondo. Mentre, di contro, si invoca lo Stato protezionista, lo Stato un po’ papà e un po’ padrone, che ci dica come dobbiamo comportarci, che cosa mangiare, come divertirci in modo sano, chi frequentare, in che cosa credere, come morire e, magari, come vestirci, se non tutti i giorni, almeno la domenica.
Ma chi è lo Stato? Chi ha il potere di infondere tanta malvagità o, al contrario, tanta saggezza a questo Moloch, a questa macchina mostruosa chiamata Stato?
Lo Stato non è un essere dotato di poteri sovrumani: lo Stato siamo noi.
Se il vivere sociale presenta dei problemi (e mai agli umani è stato concesso vivere senza problemi) è illusorio pensare che possa risolverli lo Stato e non l’impegno individuale.
Prendersela con lo Stato è facile ma inconcludente: serve soltanto a scaricare le nostre personali responsabilità.
E, per tornare al tema, chi gioca d’azzardo non lo fa perché costretto dallo Stato, ma perché decide liberamente di farlo.
Il gioco può dare dipendenza patologica? Certo, come l’alcol. Per alcuni, quindi, il gioco può essere pericoloso e andrebbe evitato. Proprio come l’alcol.
Con la differenza che i danni prodotti dall’alcol sono ben più gravi, sia dal punto di vista sociale che individuale, di quelli prodotti dal gioco compulsivo. Eppure nessuno, giustamente, pensa che la soluzione del problema possa essere quella di proibile la vendita di alcolici. E nessuno, altrettanto giustamente, pensa che l’alcolismo sia colpa dello Stato che consente la produzione e la vendita non dico del vino, che sempre alcol è, ma dei superalcolici.
Perché, allora, per il gioco d’azzardo dovrebbe essere diversamente?
Aggiungo che gente che si è rovinata per il gioco c’è sempre stata, anche quando gli unici giochi d’azzardo permessi in Italia erano le lotterie. Perché i divieti legali non possono eliminare i vizi radicati nella natura umana, ma soltanto condannarli alla clandestinità.
“Stato Biscazziere” saputo e risaputo purtroppo. Vorrei invece sapere se avvocati sarebbero disposti ad iniziare una causa contro lo Stato, come hanno fatto in America contro le multinazionali del tabacco che dopo sentenze di risarcimento milionarie, sono state costrette a scrivere che il fumo uccide. Messaggi di questo genere non li ho mai visti davanti a slot o quando accedo ad una sala poker virtuale. Quanti sono inciampati, caduti, rovinati, morti psicologicamente e moralmente?Avvocato cosa ne pensa?
Per Vincenzo Bellini
La proposta è buona e io sarei senz’altro disponibile, insieme ad altri colleghi che spero si facciano avanti (tra i quali inserirei d’ufficio l’amico Andrea Marchiori), a costituire un collegio difensivo che si muova in questo senso. Spero che qualcosa tra le associazioni dei consumatori si muova in tale direzione.
Per Quaquaraquà
Certo, l’impulso iniziale a giocare è sempre individuale e, nell’ambito di questa come di altre dipendenze, la responsabilità individuale non può essere sottaciuta. E la libertà soggettiva va rispettata, quando però essa è veramente e realmente in grado di dispiegarsi, non quando essa è più o meno infidamente coartata.
Perchè infatti non ricordare che in questo campo operano dei meccanismi sottili ed efficacissimi di convincimento che spingono a giocare (è sattamente il meccanismo subdolo della pubblicità orientata verso il consumismo, che spesso ci porta ad acquistare cose e beni di cui in realtà non abbiamo alcun bisogno), magari in particolari momenti della vita caratterizzati da fragilità, depressione, angoscia, preoccupazione per il futuro?
Per Mamo
E’ vero che il problema è conosciuto da tempo, però è indiscutibile che più tempo passa più esso diventa grave e più le istituzioni diventano cieche al riguardo. Proprio in questi giorni il candidato premier Berlusconi, sostenendo l’opportunità di abolire l’IMU, ha detto che il relativo gettito fiscale potrebbe essere ottenuto, in alternativa all’IMU, con nuovi giochi e lotterie.
Per Marco Romagnoli
Forse è vero che 3.000 sale da poker dal vivo sono meglio di altrettanti siti di poker online. Però il messaggio che passa, soprattutto nei riguardi dei giovani, è che il gioco d’azzardo è accettabile ed anzi consentito ed agevolato dallo Stato.
Vogliamo chiederci poi a chi faranno capo i soggetti che apriranno queste sale?
.. ne parla in un dossier “Azzardopoli”, l’associazioni Libera……
( da Google )
Ecco, ci mancava soltanto di dare la colpa al consumismo. Il vizio dei vizi inevitabilmente connesso alla società dei consumi, cioè alla società basata sulla libertà di iniziativa economica privata e sulla responsabilità individuale. Peccato che si tratta di un viziaccio che produce ricchezza e benessere e al quale nessuno, per fortuna, vuole rinunciare, perché l’alternativa sarebbe il comunismo di modello sovietico o la teocrazia di tipo iraniano.
E magari si potesse sostituire l’IMU con nuovi giochi e lotterie. Dalla tassazione su un bene essenziale come la prima casa, spesso frutto di sacrifici e risparmi di una vita, si passerebbe a tassare, diciamo, l’ingenuità dei cittadini.
Una soluzione decisamente più in linea con il concetto, se non di giustizia, di meritocratica.
Per quanto concerne le iniziative giudiziarie a tutela dei consumatori vittime consenzienti del gioco d’azzardo, le ritengo piuttosto spericolate.
Ma, probabilmente, anche gli avvocati che non amano il gioco d’azzardo si sentono attratti dalle cause più azzardate.
In ogni caso, buona fortuna.
Ancora l’IMU. Così come concepita lascia fuori della tassazione un terzo delle abitazioni, tiene conto delle famiglie numerose e, per abitazioni di dimensioni normali e situate in zone non di pregio, incide pochissimo nel bilancio di una famiglia. La tassa è da togliere e siamo d’accordo, ma ricorrere all’incentivazione del gioco d’azzardo non è da paese civile. Il Comunismo e il Talebanesimo non c’entrano una mazza.
In tutti i paesi occidentali (che consideriamo civili) il gioco d’azzardo è lecito. Nei paesi comunisti non lo era, così come non lo è nei paesi teoacratici.
Sarà un caso?
Se debbo scegliere tra mettere una tassa o consentire nuovi giochi o lotterie, preferisco quest’ultima soluzione.
Proprio per una questione di civiltà, considerando il governo di un paese tanto più civile quanto più rispettoso della libertà dei propri cittadini. E mentre le tasse sono una costrizione da cui i cittadini non possono sfuggire, restano invece sempre liberi di decidere se buttare i propi soldi nei giochi o nelle lotterie.
@quaqua….
….tranquillo l’Italia e’un paese civilissimo visto che in tema di giochi d’azzardo siamo i PRIMI in EUROPA e terzi nel mondo…….
( da Google )
Nel mondo solo terzi?
Mi dispiace.
E ai primi due posti chi ci sono?
Cuba e Iran, forse?
@Quaquaraqua mi spiace farle notare che si è vero che lo Stato siamo noi come è vero che le leggi pero non le facciamo noi quindi è inutile che ci gira intorno e rigetta sempre la colpa sul popolo con certe affermazioni mi dica lei quando lo Stato ha fatto l’interesse del cittadino parlo di quello onesto ????? in nome delle leggi del rispetto del risanamento e soprattuto per il volere come dice la costituzione Italiana del popolo Sovrano ? mi spiace fortemente contraddirla ma non è cosi lo Stato purtroppo sono anni che è alleato con un’altro Stato parallelo chiamato varie Mafie d’Italia basta pensare che abbiamo piu indagati noi nel Governo che in un carcere di massima sicurezza , è una vergogna per chi fa il suo dovere e anche per chi e uno sfregio anche per chi va alle urne votando queste persone che solo a parole promettono cose belle ma non le hanno mai mantenute per ovvi motivi quindi lo Stato a carattere internazionale è ben conosciuto e sono famosi per come operano in Italia basta pensare allo scandalo dei derivati le maggiori Banche dove potevano venire per evadere qualcosa in germania ? in spagna ? in Francia ? in Olanda ? no in Italia e per non parlare poi degli scandali dei finanziamenti di partito ma è meglio non parlarne perche vengono gli sforzi di vomito solo a parlarne a nome di tutta quella gente che vive con 500 € di pensione al mese con tutti gli altri in torno ed lei ha ancora la voglia di chiamarlo Stato ? ma mi meraviglio di lei io parto dal presupposto che chi sostiene un sistema del genere ne è complice quindi, si parla di unita d’italia si è festeggiato il 150 ° anno di Repubblica Italiana ma dove sta tutta questa unità ? un popolo unito non avrebbe permesso che la sua amata terra venisse martoriata dall’illegalità ? quindi carissimo quaquaraqua l’illegalità deve essere combattuta non incentivata
Lo Stato è null’altro che una forma di organizzazione del potere politico. Nel gli Stati moderni a base democratica la legittimazione del potere politico, che comprende il potere di legiferare e di far rispettare le leggi, risiede nel consenso popolare, esercitato attraverso le elezioni a suffragio generale.
Quindi, piaccia o non piaccia, lo Stato siamo noi condividiamo l’esigenza, quanto meno, che vi sia un’organizzazione politica-amministrativa cui sia attribuito, per via elettorale, il potere di legiferare, amministrare l’apparato pubblico e di far rispettare, anche con la forza, le leggi.
Le leggi dello Stato (cioè, le leggi varate dagli organi legislativi eletti dai cittadini) possono essere considerata giuste o sbagliate, ma la responsabilità, in ultima analisi, è sempre dei cittadini che hanno eletto (a maggioranza) i legislatori.
Può, in questo senso, ritenersi che ogni Paese ha le leggi che si merita, o, meglio, che la maggioranza dei cittadini merita.
Non capisco, comunque, cosa c’entri lo Stato con l’illegalità. La violazione della legge è sempre imputabile a persone fisiche, un ente giuridico in quanto tale non può violare la legge se non per opera delle persone fisiche che in esso operano. Ed è evidente che ogni violazione della legge debba essere perseguita. Se, poi, si vuol dire che l’apparato repressivo dello Stato italiano non si dimostra adeguatamente efficiente a reprimere i reati, io condivido, ma siamo al punto di partenza: i cittadini con il proprio voto non hanno fatto molto per punire le forze politiche che invece di battersi contro l’illegalità l’hanno favorita. E quando parlo di illegalità mi riferisco anche all’evasione fiscale, all’economia sommersa, ai conflitti di interessi, non soltanto alla criminalità organizzata, che poi collude con la politica.
Per finire, l’organizzazione del potere politico di un popolo nello Stato, come tutti i fenomeni politici, non è sempre esistita e, probabilmente, verrà un giorno in cui sarà superata. Ma, fino ad ora, non si è trovato un modo migliore per far fronte alle esigenze di stabilità e sicurezza dii un popolo.
Anche il comunismo, che teorizzava originariamente la fine dello Stato, ritenuto uno strumento di oppressione della classe borghese sul proletariato, una volta preso il potere si è servito dello Stato, vale a dire dell’apparato amministrativo, per imporre la dittatura.
Un articolo meritevole di attenta riflessione, Giuseppe, hai analizzato un problema vero che si allaccia anche ad una grande tematica: di fronte a fenomeni quale quello denunciato, ha ancora un senso ragionare sull’eticità dello stato?
Lo Stato etico fa rabbrividire: è la concezione che considera lo Stato espressione di una moralità superiore a quella dei singoli individui, concezione hegeliana che ha costituito la giustificazione teorica degli Stati autoritari, fascita e comunista.
Ecco dove si va a finire con il proibizionismo!
L’etica non può e non deve essere imposta dallo Stato, altrimenti non ci sarebbe posto per il pluralismo e la democrazia.
@ Giuseppe – Vincenzo Bellini
Mi rendo assolutamente disponibile a dare il mio contributo; ci sono questioni come questa che uniscono, magari l’iniziativa seppur ragionata potrebbe non risultare vittoriosa, comunque la sensibilizzazione e’ già un traguardo.
@ Giuseppe Bommarito
Lungi da me voler fare il gioco dello stato sminuendo una malattia che è considerata la peste del millennio.
Non si può però ignorare che lo stato ha sempre aiutato e incentivato i “padroni” del gioco d’azardo legalizzato. Basti pensare a come, mentre l’italia andava in rovina, lo stato abbonava 87.920.000 euro ai licenzatari del gioco lecito (meno di dieci ditte in tutta italia, le uniche ce possono gestire il gioco lecito). Infatti, a fronte di 88 miliardi di euro di non versato accertato dalla GdF e esigito dall’agenzia delle entrate, lo stato in manovra ha ridotto l’importo patteggiando a 80.000 (ottantamila) euro di sanzione da versare rateizzata e suddivisa tra tutti i soggetti.
il tassare giochi e lotterie è una consuetudine, molti sono stati gli interventi subdoli, ovvero basati sulla riduzione delle vincite, sino alla più recente “tassa sulla vincita”, la percentuale del 6% sulle vincite oltre i 500 euro.
Purtroppo, la tassa sugli stupidi (cit. Cavour) è sempre più diffusa grazie alle pubblicità ingannevoli (come identificate dal garante) ed alla scarsa informazione unita alla mancanza di cultura in merito degli sprovveduti.
In molti ancora credono che un videopoker abbia le stesse probabilità e possibilità di una slot da casinò così come in molti credono che i gratta e vinci possano contenere dei sistemi per la vincita.
Forse la sensibilizzazione e la cultura potrebbero alleviare la situazione, ma teniamo sempre conto del fatto che quotidianamente, c’è gente che grazie agli allocchi, riesce a vivere vendendo i numeri sicuri per il lotto o si inventa sistemi infallibili per i videopoker…
ciò, tuttavia, è soltanto una mia opinione
Lo Stato è lo Stato e noi non siamo un cazzo.
E dai con lo Stato.
Quale governo ha patteggiato con i gestori dei giochi d’azzardo (cosa che, comunque, a me non risulta)? Quale maggioranza sosteneva un tale governo?
Queste sono le domande da farsi se si vogliono appurare le responsabilità.
Che non sono mai dello Stato ma di qualcuno in carne ed ossa.
E tanto per essere trasparenti fino in fondo, si sappia che nel 2011 i Monopoli di Stato, sotto la presidenza del consiglio di Silvio Berlusconi, ha concesso l’autorizzazione ad operare nei giochi on line alla Glaming, società controllata al 70% dalla Mondadori di Marina Berlusconi e al 30% dalla Fun Gaming, una società per il 49% di una fiduciaria e per il 51% appartiene a Marco Bassetti, marito di Stefania Craxi, che allora era al governo come sottosegretario agli Esteri.
Ora il suddetto Berlusconi si ripresenta per governare.
Chi vuole lo voti, ma poi non si lamenti dello Stato biscazziere, se no merita di essere mandato a farsi, beh, a farsi, diciamo, benedire.
@quaqua….
…..condivo intoto il tuo commento n°24 su etica e moralita’ …..pero’ riguardo il proibizionismo sull’argomento azzardo sei un po fuori strada, qui occorrono regole ……se siamo primi in EU e terzi nel mondo dopo Giappone e R.U. come spesa procapite in azzardo il problema c’e’……..
@Quaq…….. Hai un concetto della funzione dello Stato e della libertà individuale discutibile secondo me. Pur tra mille contraddizioni lo Stato ha il dovere di salvaguardare le salute fisica e psichica dei cittadini. Spaccia tabacco, ma almeno sui pacchetti scrive che il fumo fa male. Un conto è approfittare della voglia di giocare, un conto favorire il gioco anche con pubblicità o incentivi vari. Perché allora non trasformare lo Stato nel più grande protettore di mignotte o spacciatore di stupefacenti d’Italia invece di mettere nuove tasse?
Il fatto che il gioco d’azzardo non sia consentito in certi regimi, non vuol dire che sia una buona forma di occupare il tempo e buttare denaro. A volte inoltre l’autolesionismo fisico ed economico ha un costo sociale e ricadute negative sulle finanze dello Stato.
I probizionisti vietano, gli antiproibizionisti regolamentano.
In modo pragmatico, valutando costi e benefici, senza furori ideologici o moralistici.
Ciò detto, tutte le leggi sono migliorabilili, anche quella che disciplina attualmente il gioco d’azzardo.
Comunque, sinceramente, sono più preoccupato di altre “eccellenze” che contraddistinguono lItalia nel mondo, l’evasione fiscale, l’economia sommersa, la corruzione, la criminalità organizzata, la lunghezza dei processi civili e penali, la scarsa indipendenza dei mezzi di informazione e l’indecenza di taluni protagonisti della vita politica.
Per il gioco d’azzardo ce la battimo con paesi come il Giappone e la Gran Bretagna, per tutto il resto i nostri primati sono insidiati dai paesi centroafricani e caucasici. Ma dei peggiori.
Cecco, per me lo stato non deve fare proprio niente. Nel senso che non dovrebbe esercitare nessuna attività economica. Deve soltanto porre le regole affinché ognuno possa fare quel che crede senza recare nocumento ad altri.
Figuriamoci, poi, se deve occuparsi di come persone maggiorenni e nel pieno possesso delle proprie facoltà decidono di spendere i propri soldi.
A qualcuno verrebbe mai in mente di fare una legge che vietasse a Berlusconi di pagare così lautamente tutte quelle ragazze?
Quanto ai costi sociali, tutto ha un costo sociale, anche le scelte proibizionistiche. Hai mai pensato quanto costa la lotta alle droghe?
Ma, a parte ciò, è la stessa pretesa dello Stato di ingerirsi delle scelte personali di vita dei cittadini che è in linea di principio assolutamente insopportabile.
Non voglio uno stato che mi faccia da mamma, ma che rispetti il mio diritto all’autodeterminazione.
dal corriere del veneto:
“Ora però il «poker live» è una realtà più vicina, grazie ad un emendamento della Legge di stabilità 2013 approvato la settimana scorsa in Senato e presentato dai senatori del Pdl Gilberto Tommaso Pichetto Fratin e dalla veronese Anna Cinzia Bonfrisco.
L’emendamento di fatto cancella un rinvio di sei mesi nel bando per l’apertura delle nuove sale da poker. Questo bando metterà a disposizione mille «licenze» per il poker dal vivo e potrà essere emanato già a partire dal 31 gennaio 2013 e non dal 30 giugno, come previsto inizialmente. «È una normativa che dava gettito e che quindi nella Legge di stabilità doveva essere approvata – ha spiegato la senatrice Bonfrisco – non ho capito lo stupore dei due ministri, tanto più che si rifà ad una legge già approvata: si anticipano solo i tempi di sei mesi sull’apertura dei bandi: io gioco solo a briscola, e anche male, ma mi sembra che intorno alla questione si sia fatta tanta demagogia». La senatrice fa riferimento all’opposizione del ministro per la Cooperazione e l’Integrazione, Andrea Riccardi, e del ministro della Salute Balduzzi.
Ed ora permettetemi una battuta per sdrammatizzare….state pronti perchè tra circa 30 minuti faremo tutti 13……pardon 2013 . Ed ora me ne torno a giocare a tombola con i nipoti, ciao a tutti e buon anno
@Quaq…… E’ un piacere scambiare opinioni con una persona colta e intelligente. Ma sei anche troppo preparato nella antica arte della “retorica” ed allora è il caso che sintetizzi alcuni miei pensieri e raccolga in poche parole i tuoi.
Secondo me le tue opinioni non sono molto diverse dalle mie, ma la necessità di sostenere una tesi discutibile, ti ha portato ad arrampicarti sugli specchi e filosofeggiare.
Sei antiproibizionista come me, sostieni che i fenomeni, gli accadimenti vanno non proibiti, ma governati e poi estendi il concetto di libertà alle estreme conseguenze. Contraddizione.
Lo Stato non deve fare attività commerciali e/o industriali? Questa cosa mi suona male, ma anche fosse, con le tasse cosa fa? Non entra forse in società con chi quelle attività fa? Se entra nel commercio del gioco d’azzardo, dal momento che è lecito sfruttare la debolezza delle persone, perché non entrare in altre attività, sempre al limite del lecito ed appannaggio della criminalità, come la prostituzione e lo spaccio di stupefacenti? Ci saranno o no motivi “etici” alla base di certe scelte. O in nome di una libertà male interpretata, si può e deve concedere tutto? Perché la cintura di sicurezza deve essere obbligatoria? Perché sono o bligatori i piani di sicurezza? Se uno vuole rischiare la vita, che cosa dovrebbe interessare allo Stato?
Non volendo mi sto dilungando troppo.
Se ci deve essere governo, che lo Stato governi. Il gioco d’azzardo è per molti una malattia e per tantissimi motivo di disgrazia per loro e per le loro famiglie. Va bene il gioco, ma regolamentato e soprattutto non “incentivato”.
Discorso che rischia di essere troppo lungo e complesso.
Comunque, ringraziando per i complimenti (ma sono semplicemente quel che il mio nick dice) e cercando di non essere retorico, mi sembra innegabile che l’intervento pubblico nell’economia, in qualunque epoca e in qualunque paese, si sia dimostrato disastroso.
Basti pensare alla sorte dei paesi del socialismo reale e a quel che è avvenuto in Cina non appena si è aperta all’iniziativa economica privata.
Più mercato e meno stato, dunque, se si vuol produrre ricchezza.
La diminuzione delle tasse, del resto, si può ottenere soltanto riducendo il peso dello Stato.
Le tasse dovrebbero, in una concezione radicalmente liberista dell’economia, servire soltanto a garantire l’assolvimento dei compiti essenziali dello Stato: assicurare l’ordine pubblico, provvedere all’amministrazione della giustizia, alla difesa del territorio e alla realizzazione e manutenzione delle infrastrutture (strade e ferrovie).
Nella prospettiva dell’economia sociale di mercato l’intervento dello stato sarebbe, invece, giustificato in tutti quei casi in cui si determini un fallimento della funzione sociale del mercato. Nei casi, cioè, in cui l’iniziativa economica privata non si dimostri in grado di realizzare gli obiettivi di interesse generale ritenuti importanti.
E’ questa, in realtà, la filosofia economica che ispira l’Unione europea. Ed io la condivido, aggiungendo che ritengo giustificata la tassazione per garantire anche ai più bisognosi un’ alta qualità dei servizi sanitari e dell’istruzione. Per motivi ovvi: il rispetto della vita umana non può dipendere dalle condizioni economiche in cui versa l’individuo e il diritto all’istruzione è un diritto fondamentale della persona che tende a realizzare l’eguaglianza sostanziale, superando differenze di condizioni sociali di partenza.
In questi settori, quindi, ritengo giustificato l’intervento diretto dello Stato per far fronte ai limiti dell’iniziativa privata.
Per il resto, lo Stato si deve limitare a disciplinare il modo in cui i privati debbono competere nell’esercizio dell’attività economica e a garantire la tutela dei consumatori da comportamenti abusivi a loro danno.
Quanto al rispetto dell’autodeterminazione nelle scelte di vita personali, non so se mi sono contraddetto, ma, evidentemente, mi sono espresso male.
Nel dire che è lecito regolamentare tali scelte intendo dire che è ammissibile disciplinare i modi in cui le scelte debbono essere fatte, non impedirle.
Ad esempio, per stare al gioco d’azzardo, è giusto, com’è previsto, riservarlo ai soli maggiorenni e sarebbe senz’altro accettabile vietarne la pubblicità o obbligare i gestori ad avvisare dei rischi che si corrono, oppure escludere persone alle quali è stata diagnosticata una ludopatia, mentre riterrei ingiustificato proibirlo del tutto o quasi.
I’obbligo delle cinture di sicurezza, per i maggiorenni, in effetti, equivale per me, più o meno, all’obbligo di mettersi la maglietta di lana d’inverno. Non a caso è tra gli obblighi di legge meno rispettati. E’, inoltre, contraddittorio, se si pensa che sono comunque consentiti, e giustamente, sport e attività molto pericolose (pugilato, parapendio, alpinismo ecc.).
Misure come queste si possono accettare in quanto volte ad educare più che a proibire e, soprattutto, perché la limitazione della libertà individuale e veramente minima mentre enorme è il beneficio sociale costituito dalla diminuzione dei danni alla persona in caso di incidente .
Molto meno accettabile sarebbe la pretesa della legge, sulla base di un’etica superiore, di imporre o proibire determinate scelte esistenziali, come nel caso della legge sul fine vita che si stava cercando di approvare.
Ma questo non è un argomento da primo dell’anno.
A proposito, auguri, estesi a chiunque legga, comunque la pensi.
@Qua …. Possiamo anche chiuderla … qua. E’ chiaro che c’è molta sintonia tra le nostre affermazioni. Colgo l’occasione per rinnovare la mia contrarietà alle manine “anonime” e sotto certi aspetti inutili. Qualle due manine rosse che ti hanno appioppato, ad esempio, a che cosa si riferiranno? Se ci fosse la firma, anche se sotto forma di un semplice Nick, uno potrebbe chiedere spiegazioni.
Auguri, estesi a chiunque legga, comunque la pensi.
Il problema della Ludopatia è troppo importante per chiudere la discussione senza proposte concrete. Una proposta è di riportarlo in prima pagina in Cronache Maceratesi.
Dal 1° gennaio 2013, (decreto legge Balduzzi) i gestori di sale da gioco e di esercizi con giochi pubblici, hanno l’obbligo di esporre, ben visibile all’interno dei locali, materiale informativo sul gioco d’azzardo. Chiediamo che ci sia un controllo capillare e severo in questo.
Chiediamo di attivare concretamente iniziative di cura e prevenzione di questa patologia prendendo esempio da altri Enti Locali come il Comune di Empoli che ha emanato un regolamento e organizzato un corso di formazione rivolto agli esercenti in materia di normative e di dipendenze da gioco.
La tassa sugli stupidi ci cui parlava Cavour, è oggi pubblicizzata, diffusa capillarmente, basta fare un giro per Macerata e guardare nelle tabaccherie, dentro i bar, o entrare nella sala attigua, quella nascosta, per fumatori .
Gli stupidi siamo potenzialmente, e non solo, tutti noi, il poliziotto che gioca ai cavalli,l’avvocato che passa il tempo davanti alle macchinette perché non ne può fare più a meno, la commessa che compra a ripetizione i gratta e vinci,perché una volta ha vinto, lo studente che passa la sera in compagnia dei giochi online, il commercialista che appena può parte per il casinò della Slovenia, il disoccupato che passa il tempo davanti ai video della tabaccheria con le estrazioni dei vari Lotto sperando nella Fortuna ………
Si inizia per non pensare e non poi se ne può più fare a meno, non è la tassa degli stupidi, è la tassa sui deboli, sugli Infelici, che non riescono a trovare altro modo per cambiare se stessi e la loro vita e allora si autodistruggono e soprattutto distruggono chi gli vive accanto, in modo devastante, per anni finché non riescono ad uscirne, con l’aiuto di qualcuno.
E allora continuiamo a parlarne, in modo serio e a fare qualcosa, concretamente.