di Filippo Ciccarelli
Hanno aperto la porta di casa a quel ragazzo che diceva loro di essere rimasto senza benzina, fidandosi di uno sconosciuto capitato all’alba in contrada Fonte Ianni in sella ad uno scooter. La signora Ada Cerquetti è stata la prima vittima; uccisa mentre cercava il carburante nei locali di quella che in origine era una stalla. La 73enne si è accorta che il suo aguzzino aveva in mano un coltello dalla lama lunga 15 cm, ha capito le reali intenzioni di Abdul Alili ma non ha resistito alla sua furia omicida. Diversi fendenti hanno raggiunto la donna, a cui è stata tagliata la gola. Il marito di 83 anni è stato finito, anche lui con diverse coltellate, mentre cercava di fuggire: è arrivato appena fuori dall’uscio, e si è accasciato a terra. Il loro carnefice, che viveva a un paio di chilometri di distanza e poche ore prima del delitto aveva assunto un mix di alcol e cocaina, il giorno dopo pasteggiava tranquillamente in un ristorante della zona. Sicuro di farla franca, dopo aver usato il motorino del suo vicino marocchino che voleva far passare come unico responsabile, ha recitato la parte del ricettatore quando i militari dell’Arma hanno trovato alcuni gioielli di proprietà di Ada Cerquetti a casa sua. Sono servite 11 ore di interrogatorio davanti al Pm Andrea Belli, per far crollare la sua versione; anzi, le sue versioni, visto che il macedone ha fornito tre diverse spiegazioni agli investigatori, che hanno smontato un alibi dopo l’altro.
Gianni Severini, marito di Orietta Marconi, una delle due figlie della coppia trucidata domenica scorsa, ricorda perfettamente l’imbianchino padre di tre figli, uno dei quali frequenta la stessa scuola dei suoi due bambini.
Conosceva Abdul?
“Sì, lo conoscevo Abdul, la casa dove abitava è a 3 km dalla mia. Lui è praticamente nato qui, i genitori vivono qui da 30 anni. Tra l’altro non posso dire nulla contro la sua famiglia, il padre è una brava persona”.
I suoi suoceri pensavano di trasferirsi in paese?
“Ogni tanto ne parlavano, anche se non erano convinti completamente. Non volevano lasciare la campagna, l’orto , le vecchie abitudini. Erano legati al posto in cui hanno sempre vissuto, specialmente Ada era più restia a lasciare la casa. Però avevano paura dei ladri, temevano di trovarseli a casa perché è piuttosto isolata, e il fatto che mio suocero avesse un inizio di alzheimer poteva essere un motivo per trasferirsi”.
Sua moglie tornerà a casa dei genitori?
“Sì, anche se non sappiamo ancora quando: ce lo diranno le forze dell’ordine. L’immobile è ancora sotto sequestro, mia moglie vorrebbe vedere la casa, prendere i ricordi che sono rimasti. I carabinieri ci hanno detto che Abdul ha tentato di bruciare un divano al piano di sopra, per cui il fumo ha annerito le pareti e tutto il resto”.
Anche la sua famiglia vive fuori dal paese, vicino San Firmano. Dopo tutto quello che è accaduto state pensando di trasferirvi altrove?
“Al momento non ci abbiamo ancora pensato, quella dove viviamo è una casa di proprietà di mio padre, qui stiamo bene. Certo, è un discorso lungo e ne parleremo. Dimenticare quello che è successo non è possibile, adesso, e sarà molto difficile in futuro”.
Qual è l’età dei vostri figli?
“Hanno 10 e 8 anni”.
Gli avete spiegato quello che è accaduto ai nonni?
“Gliene abbiamo parlato un po’, ma comunque i dettagli li sentono in giro e dai media, dovrebbero aver capito anche come sono stati ammazzati. Per adesso hanno reagito abbastanza bene, vedremo più avanti come si sentiranno”.
Cosa ricorda di quella mattina?
“Guardi, ringrazio Dio di non avermi fatto arrivare un’ora prima. Il corpo di Paolo è stato scoperto alle 10 da un cacciatore di passaggio, io sono arrivato alle 10.45 e c’erano già i carabinieri che mi hanno fermato a 300 metri da casa. Ero in auto con mia moglie e i nostri figli, dovevamo andare a Potenza Picena alla festa del grappolo d’oro, ci saremmo fermati a pranzo dalla sorella di mia suocera. Il militare che mi ha bloccato l’accesso mi conosce, mi ha detto che non potevo proseguire. Istintivamente gli ho detto: “come non posso proseguire? Devo andare a prendere i suoceri”. Lui mi ha detto che era meglio tornassi indietro, e riaccompagnassi almeno i bambini a casa. Se fossimo arrivati prima avremmo avuto una scena terribile davanti ai nostri occhi”.
Sua moglie come sta?
“Lei cerca di farsi coraggio, anche se non è facile. E’ anche difficile rendersi conto di quanto è accaduto, non abbiamo ancora visto i corpi, non siamo potuti rientrare in casa, è ancora tutto transennato”.
Orietta Marconi ha trascorso questo pomeriggio a Macerata, nella caserma dei carabinieri, per sbrigare alcune formalità. “Il figlio dell’assassino dei miei genitori frequenta la stessa scuola di mio figlio. Non so perché abbia compiuto questo gesto: forse era ubriaco o forse era disperato perché non riusciva a mantenere i suoi figli. Le Forze dell’Ordine dovrebbero essere maggiormente aiutate dallo Stato a controllare e
capire le persone che hanno bisogno di aiuto. Ho due bambini che mi stanno guardando, e non posso avere parole violente verso quest’ uomo: la violenza è difficile da spiegare ad un bambino”. Con queste parole in mattinata era intervenuta in collegamento telefonico con la trasmissione Mattino Cinque. “I miei genitori non conoscevano Alili Abdul; forse era lui ad essere preoccupato del fatto che l’avessero riconosciuto. Loro avevano sempre avuto paura delle rapine, ma ultimamente ancora di più perché mio padre si era ammalato di alzheimer e non era più forte come prima e mia mamma era un po’ più impaurita. Spero che le Forze dell’Ordine ci stiano più vicine specialmente nei luoghi più sperduti, nelle campagne – prosegue Orietta Marconi – perché l’Italia è fatta ancora di tante campagne e di tanta gente che vorrebbe vivere serenamente nella propria casa senza cancello e con la chiave nella toppa”. “La giustizia deve fare il suo corso – conclude la figlia dei coniugi Marconi – ma io voglio ritrovare la pace nella mia famiglia perché non sta a me giudicare”.
Domattina a Civitanova verrà eseguita l’autopsia sui corpi dei coniugi Marconi; successivamente sarà fissata la data dei funerali, durante i quali a Montelupone ci sarà il lutto cittadino.
(foto Cronache Maceratesi, vietata la riproduzione)
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QUANTO ACCADUTO E’ IL FRUTTO DI UNA SOCIETA’ CHE PONE IL DENARO COME UNICO FETICCIO PER IL SUCCESSO E LA RAGIONE DI VITA OLTRE AL FATTO CHE IL PERMISSIVISMO IN RELAZIONE A DROGHE ED ALCOOL E’ ECCESSIVO..I VALORI UMANI SONO UN HANDICAP OGGI..E QUESTE DUE PERSONE SEMPLICI ED UMILI UNA VITA DI LAVORO IN CAMPAGNA SCANDITA DALLA QUIETE E DA SANE ABITUDINI E’ STATA DEVASTATA DA CHI NON HA TENUTO IN CONTO L’UNICO VALORE CHE ABBIAMO IL RISPETTO PER LA NOSTRA VITA E SOPRATUTTO PER QUELLA DEGLI ALTRI
non ho potuto non dire una preghiera per quei due poverini,,pensando a mio nonno che si recava al lavoro cantando e dopo un giorno di fatica era felice di condividere con la famiglia una salciccia e una fetta di polenta,recitare insieme una preghiera un bicchiere di vino rosso quando c’era poi a nanna…….adesso questa societa’ orientata al solo consumo ha creato dei drogati alcolizzati in preda all’infelicita’
Oh si stranieri li dobbiamo manda via
Piero Paolucci ha scritto le cose più sensate di questi giorni. Credo che abbia una certa età anche lui. Io ne ho 73 di anni e ho vissuto nei tempi che Piero ricorda. Onestamente, oggi vivo molto male senza più quei tempi in cui realmente si lasciava la porta di casa aperta, ci si fidava degli altri e viceversa, esisteva un controllo da parte di tutto il rione. Bastava dare una voce e tutti accorrevano. Ricordo quando in famiglia si diceva con sgomento che “tizio è andato sul bollettino dei protesti”, e i protestati erano mosche bianche, allora.
E’ il benessere che ci ha resi così disumani? O forse siamo diventati disumani correndo dietro al benessere, costi quel che costi…
Si è parlato molto di fondi oscuri per fare un centro commerciale. Tutti ne parlavano ancor prima che iniziassero i lavori. Oggi, la gente va a farci acquisti. Cinquanta anni fa quel centro commerciale non avrebbe visto gente. Oggi vale il detto “ognuno per sè, Dio per tutti”. Se quei due anziani assassinati fossero stati in un rione, pensate che qualcuno si sarebbe mosso alle loro urla?
Anche io concordo quasi totalmente con quanto affermato da Piero. Non condivido invace quanto affermato dal Sig. Messi, che fa un’affermazione che non c’entra nulla con le precedenti, con le quali invece lui sembra volersi ricollegare.
Ma se ho capito male ed invece il significato è: aho! quissi stranieri li duvimo mannà via. Ricordo che quello “straniero” stava in italia dall’età di otto anni.
Concordo con Cecco, il fatto che e’ “straniero” c’entra zero in questa vicenda!