Nella conferenza stampa di fine anno il segretario del Pd Bruno Mandrelli ha elencato le priorità della civica amministrazione maceratese e in testa, assieme al collegamento di via Mattei con la superstrada del Chienti, ci ha messo il parcheggio di Rampa Zara, ritenuto quest’ultimo un’opera essenziale per il rilancio del centro storico e, conseguentemente, dell’intera città. Pochi giorni prima i consiglieri comunali Guzzini e Formentini del Pdl avevano proposto di disciplinare il parcheggio in Piazza della Libertà limitandolo a soli trenta posti a spina di pesce e per un’ora, il che, secondo le loro intenzioni, contribuirebbe a salvaguardare l’attrattiva e la vivibilità di questo punto nevralgico per la bellezza di Macerata. Le due cose, di grosso impegno la prima e di portata assai minore ma immediatamente realizzabile la seconda, puntano a un identico scopo: il riscatto del vero cuore del centro storico.
E qual è il vero cuore? Non tutto ciò che esiste dentro l’antica cerchia delle mura, ma, per l’appunto, Piazza della Libertà e l’asse che, attraversandola, va da Piazza Vittorio Veneto alla Basilica della Misericordia. Un cuore che contiene gioielli come San Filippo, il Palazzo della Provincia, la Loggia dei Mercanti, la Torre civica, il Teatro Lauro Rossi, il Palazzo comunale, l’auditorium di San Paolo. Un cuore nel quale, per dargli e prendere vita, entrano le “arterie coronarie” di corso Matteotti, via Gramsci e piazza Battisti coi loro edifici seicenteschi e settecenteschi, il Palazzo Costa, il Palazzo De Vico, il Palazzo della ex Banca d’Italia.
Ma se il battito di un cuore è debole, il sangue arriva poco o male alle altre parti dell’organismoche dunque ne soffrono. Ecco perché va salutato con favore l’impegno assunto dal Pd ed ecco perché ritengo stimolante la pur palliativa proposta di Guzzini e Formentini: l’uno e l’altra, infatti, riportano d’attualità una questione che per troppo tempo è stata sopraffatta da continue, pressanti, confuse e contraddittorie emergenze, vale a dire la questione dell’isola pedonale, che a mio avviso è propedeutica a qualsiasi discorso sul rilancio del centro storico. O meglio, ripeto, del suo vero cuore. O, meglio ancora, di Macerata capoluogo.
Quando, circa quarant’anni orsono, l’allora amministrazione Sposetti varò l’isola pedonale, l’idea fu, per l’appunto, di affermare il civismo dell’estetica urbana e, con esso, una migliore qualità della vita. Ma non fu previsto – i tempi erano forse prematuri – che lentamente e inesorabilmente il primato della bellezza e del piacere di viverla sarebbe stato soppiantato da un altro primato, quello dell’automobile. Accadde così che decennio dopo decennio la gente – noi tutti – cominciò a servirsi della macchina per qualsiasi spostamento, anche di poche centinaia di metri. E a Macerata, adesso, circolano quasi ventimila auto, praticamente una ogni due abitanti.
Bene, sin da allora, l’isola pedonale. Purché lo sia davvero, cioè vietata alle auto ma avvicinabile in auto. Altrimenti si rinuncia non solo a frequentarla ma anche ad abitarla. Avvicinabile in che modo? Soltanto uno: con un parcheggio immediatamente a valle e un ascensore che faciliti l’accesso dei pedoni. Si dirà che i parcheggi ci sono. Vero: il piccolo silos di via Armaroli, quello coperto dei Giardini Diaz con ascensore verso via Crescimbeni, quello coperto di via De Amicis, quello a cielo aperto e con ascensore verso via Garibaldi. Niente, però, a diretto servizio del vero e autentico cuore, il cui fascino, nel frattempo, è ulteriormente cresciuto grazie all’ammodernamento dell’edificio della Mozzi Borgetti, al restauro di San Filippo e a quello, imponente, di Palazzo Buonaccorsi. So che non tutti saranno d’accordo con me, ma sono convinto che una più tempestiva soluzione di tale problema avrebbe frenato la fuga verso la periferia di residenti, negozi, banche, uffici pubblici, sedi universitarie. Vi sono stati tentativi di rianimarlo, questo cuore bisognoso di un potente pacemaker, ma si è trattato di parziali, caotiche e contraddittorie autorizzazioni alla sosta delle macchine , il cui risultato è stato l’abbandono del principio stesso dell’isola pedonale, che, ora come ora, non è più un’isola e non è più pedonale.
Troppo tardi per rimediare? Molto tardi sì, ma non troppo. L’idea di un grande parcheggio – a cielo aperto, meglio ancora se coperto – sotto Rampa Zara con attracco meccanizzato verso Piazza della Libertà e, vivaddio, con disponibilità anche notturna (ma questo è un discorso che a Macerata ha dell’incredibile e riguarda pure gli altri parcheggi) non è nuova. Se ne parla da anni, non senza opinioni di volta in volta contrarie, e sempre nella logica del “c’è ben altro” (questo del “benaltrismo” è un vezzo tutto italiano: quando si pensa di fare una cosa ne salta sempre fuori un’altra più importante e così via, per cui, siccome non tutto è possibile, si finisce per non fare né quella né questa).
E’ un fatto positivo, insomma, che adesso il parcheggio di Rampa Zara si sia riconquistato un posto d’onore fra le priorità assolute dell’amministrazione, anche se non mi nascondo che le risorse finanziarie sono ridotte all’osso e questa situazione di ristrettezze economiche durerà forse a lungo e rischierà di tarpare le ali a qualsiasi opera pubblica. Ma è già tanto che vi sia una reale e precisa volontà politica sulla quale, se ci si lavora con impegno, potrebbero non mancare occasioni di fattibilità, magari col coinvolgimento dell’Apm e di imprenditori privati. Ora resto in attesa delle obiezioni: no, meglio la strada Mattei-Pieve (d’accordo, su questa, e speriamo nella Quadrilatero), meglio le piscine, meglio il palazzetto dello sport! E soprattutto una: non ha senso, con questi chiari di luna, parlare di bellezza, Macerata ha bisogno di sviluppo economico e la bellezza non si mangia! Mica vero. Il mondo nuovo insegna che, come la cultura, la bellezza è una delle molle – si pensi al turismo – del benessere anche materiale. E, quindi, altroché se si mangia!
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come non condividere il pensiero di Giancarlo Liuti………!
Il presidente dell’ACI e quello di Legambiente per una mobilità sostenibile hanno proposto, tra l’altro, di “liberare le carreggiate dalle vetture dei residenti”.
Sì, il centro storico non deve essere privilegio solo dei residenti e di non pochi altri, esso è anche di tutti coloro che in centro non ci abitano.
Allora, pur consci di attirarsi l’ira di molti, con coraggio bisogna sostenere che nessuno può parcheggiare per lungo tempo dentro le mura cittadine e che a tutti deve essere consentito l’accesso per tempo limitato. Gli attuali permessi dovranno avere validità limitata (carico e scarico o poco più) mentre, per la vera sosta, i residenti dovranno recarsi altrove (lungo le mura, nei parcheggi Garibaldi, Sferisterio, ecc.).
Macerata non ha un’isola pedonale.
E’assurdo provare a fare una passeggiata nel week-end nel centro storico. Ed impossibile con dei bambini.
Si parte da Piazza Annessione dove bisogna fare uno slalom tra macchine in sosta selvaggia, o manovra.
Poi “liberi” di camminare per via Garibaldi. E per liberi intendo far scendere un bambino dal passeggino senza rischio di trovarselo investito. Ma quanto dura? Poco o niente.
Salita di Via Lauri. Un autentico pericolo. Macchine che scendono sparate. Folla che si accalca su un lato e per passare si rischia di finire sotto una macchina.
All’incrocio con Via Crescimbeni si rischia la vita. Si esce da uno spigolo di un edificio a filo con la sede stradale. Se hai un passeggino, collocato più avanti rispetto al punto di visione, rsichi di vederti travolto il passaggio se qualcuno taglia la curva anche leggermente stretto.
Pensi “finito sto calvario!?!”. No.
Continui una salita di via Lauri schivando le macchine che provengono dall’angolo di Bulli e Pupe.
Vi assicuro che è un pessimo spettacolo vedere il sabato pomeriggio quei cortei dietro le macchine (di residenti o chi altri).
Ebbene arrivi in piazza della Libertà a fatica ed invece di goderti una piazza (luogo di aggregazione o incontro) trovi un parcheggio a cielo aperto.
Non parliamo di via Gramsci. Se esci da un negozio rischi di essere travolto da un bus o da un’auto. Via stretta e molto trafficata.
Ebbene gli unici punti dove lasciare libero un bambino sono solo corso della repubblica, la piazza davanti al liceo (si notino i bambini che vi si raggruppano, ma con genitori preoccupati che non escano dal perimetro di un cm) e via Garibaldi.
Questa sarebbe un’isola pedonale?
Per ritorsione contro tutti quei commercianti che affiggono cartelli ricordando che dalle 19.00 si può accedere, che con Guzzini ed un avvocato hanno addirittura “minacciato” azioni contro il comune, io rispondo rinunciando a fare una paseggiata in centro, boicottando i commercianti facendo i miei acquisti altrove, sperando che tutti i fautori dell’apertura alle macchine chiudano presto la bottega e capiscano che un centro è luogo di incontro, di passeggio. Non un’autostrada.
Ed ai bei residenti che, con quegli sguardi attoniti, tagliano con le loro macchine la folla di persone che passeggiano, mi domando se comprendono che vivere in un centro comporta alcuni piccoli disagi (garage, mercati etc..) che non permettono di usufruire di tutti confort…
E tutto questo marasma sarebbe risolto da un parcheggio a Rampa Zara?
Non ci credo. Le persone, vedi i parcheggi lungo le mura, o quelli serviti da ascensore, continuerebbero come oggi a rimanere quasi vuoti. E noi cementifichiamo.
Vogliamo provare per un solo anno a chiudere a TUTTi il centro storico dal Sabato alle 16.00 fino alla Domenica alle 22.00. Fare due manifestazioni.
Non serve un pacemaker, basta solo un colpo per rianimarlo.
vivo in centro e vivo nella civiltà dell’auto. Da quando c’è l’isola pedonale il centro muore; facciamo così accesso liberissimo in centro e libertà di parcheggio. Ed isola pedonale a piediripa
Ma perché siete convinti che per vivere in centro “bisogna fare sacrifici”, nemmeno stessimo parlando di Manhattan? Ma perché noi residenti, che già viviamo con una cronica assenza di parcheggi (e un’emissione di permessi ZTL anche a chi NON risiede, assolutamente sopra la norma che sarebbe da fare una controllatina a chi di dovere per vedere come ha fatto ad ottenere quel permesso) dovremmo pure vederci tolto il diritto a parcheggiare dove abitiamo? Guardate che la ztl è la vecchia zona A, come a Macerata ci sono tutte le altre zone. Noi, come gli altri, paghiamo per poter parcheggiare dove risiediamo, con la differenza che chi abita in quartieri più residenziali o di costruzione nuova ha un sacco di spazio in più per poterlo fare. Ci sono accessi per il centro dal parcheggio Garibaldi e dall’ascensore del Parksi, che copre via Mugnoz, i giardini, via Mozzi e via Crescimbeni, fare due passi no?
A presocratico poi vorrei dire che gli sguardi attoniti dei residenti in macchina fanno il paio col comportamento dissociato di alcune famiglie/famigliole/persone che non camminano in avanti ma direttamente in orizzontale, e riescono in tre ad occupare le pur strette carreggiate del centro. Ma no, gli altri maceratesi vivono tutti nel disagio, solo quelli del centro sono privilegiati e vip, con la monnezza per strada ed il tiro a segno dei poveri giovani vandali annoiati…
Sig Rayan
Sarebbe facile ricordare che il centro storico di Macerata è stato realizzato quando le auto non erano nemmeno immaginate e quindi non si è tenuto conto della loro presenza,mentri i quartieri commerciali di Piediripa sono stati costruiti “per l’auomobile”. E sarebbe anche facile domandarci tutti quanti dove vorremmo vivere se solo un centro come quello di Macerata non fosse lasciato deperire per assenza di visione. Perchè questo è quello che credo sia fondamentale domandarsi e definire prima di decidere ulteriori investimenti in parcheggi o anche di decidere se limitare o espandere ulteriormente l’isola pedonale. Cosa vogliamo che sia o che diventi il centro storico della nostra citta ? Una zona commerciale a cielo aperto? Una “città museo” o un centro culturale ? Tutte queste cose insieme o altre ancora ? Senza una idea precisa di cosa si vuole realizzare ogni intervento potrebbe risultare discutibile, dare risultati contrastanti o frustranti. Di certo c’è che per scelte che hanno coinvolto le precedenti amministrazioni comunali ma non solo loro, è completamente cambiato il tessuto urbano ed economico della nostra provincia e non solo . Sono proliferati e stanno proliferando anonimi centri commerciali fra loro tutti tristemente uguali ma che rendono impossibile pensare oggi ad un ruolo di attrazione commerciale del nostro centro simile a quello che poteva avere trenta o quaranta anni fa. A me piacerebbe immaginare un centro dove di nuovo le coppie giovani tornino a vivere con piacere perchè hanno a disposizione abitazioni in sintonia con la storia del luogo ma moderne per tipologia (ad esempio con moderne performance ambientali) con servizi adeguati (connessioni internet ad alta velocità, parcheggi sufficentemente prossimi ). A quel punto anche negozi di servizio per la vità di tutti i gironi potrebbero trovare spazio e accanto a loro anche alcuni di maggior pregio. Ma ogni giorni il centro sarebbe vivo e vitale e non risulterebbe spesso un buco nero, come accade oggi. Questo potrebbe essere una “idea” di centro. Quante altre potrebbero essere praticabili?
Letto l’articolo di Liuti, sono in parte d’accordo ed in parte in disaccordo con quello che dice.
D’accordo laddove afferma – finalmente! – che il centro storico di Macerata è morto. Non sta morendo, non è moribondo, è semplicemente morto. Nel ventaglio di ipotesi pratiche che si pongono ad un qualsiasi cittadino al di fuori delle mura urbiche, a qualsiasi scopo (acquistare beni, prendere un caffè, fare due passi), l’idea “vado al centro storico di Macerata” semplicemente non esiste.
Troppo scomodo! come ci arrivo? dove parcheggio? quanto devo pagare? quanto devo scarpinare su per le “scalette”??? ma chi me lo fa fare? magari vado da un’altra parte.
Detto, fatto. Punto.
Questa situazione oramai è talmente evidente, grazie anche all’esodo di tutti quelli che in centro storico ci lavoravano in situazioni in cui necessitavano di comoda affluenza di pubblico (studi professionali, banche, negozi), che solo i ciechi non la vedono, insieme ad un’amministrazione comunale vittima di ideologie risalenti al primo sindaco di centro sinistra.
Quindi, ripeto, su questo oramai incontestabile concetto siamo – almeno apparentemente – tutti d’accordo.
Il problema è la soluzione, sulla quale – almeno per come l’ho capita – non sono d’accordo.
Non credo infatti sia un artificiale parcheggio esterno alla città che potrà risolvere il problema, e certo non nell’immediato. Il parcheggio “Rampa Zara” – se mai si farà – sarà operativo fra anni …..
No. C’è un sistema molto più rapido. Togliere tutte le strisce blu e zone disco orario che sono IL VERO PROBLEMA DELLA SOSTA A MACERATA.
Perchè se io non posso parcheggiare in centro storico (e questo posso capirlo per ragioni pratiche: la città è quella che è, gli spazi sono quelli che sono, e quindi anche aprendo a tutte le auto – cosa che comunque trovo giusta in funzione di un principio anche costituzionale, quello della libertà di circolazione – qualcuno resterà sempre senza possibilità di parcheggio …..), quello che non capisco è PERCHE’ NON POSSO PARCHEGGIARE GRATIS LUNGO LE MURA? O IN VIA PIAVE SENZA DISCO ORARIO? O IN CORSO CAIROLI/CAVOUR??? O IN MOLTRE ALTRE VIE DI MACERATA????
Ecco, se in centro non posso, e nel raggio della prima periferia neppure perchè mi rapina l’A.T.M., allora Macerata la saluto e me ne vado altrove.
Non credo che la gente sarebbe scoraggiata dal venire a Macerata, se le si consentisse di lasciare l’auto GRATIS in fondo alle scalette oppure per le mura, credo che due passi a piedi non abbiano mai spaventato nessuno. Diverso è farsi obbligatoriamente due chilometri perchè il primo posto auto gratuito lo trovo a Villa Potenza!
Bisogna ritornare alla situazione della sosta della fine degli anni ’80, togliere di mezzo tutte le zone a pagamento ad eccezione di pochissime realtà (eccezioni, non la regola!), e questo si può fare ANCHE DOMANI, con un atto amministrativo di due righe.
Certo, bisognerà rinunciare al prodotto di un balzello odioso come la tassa sul macinato che tanto faceva infuriare gli italiani dopo l’unità d’Italia, ma analogo nel principio di iniquità: non è infatti equo imporre una tassa per parcheggiare sul suolo che per definizione è “pubblico” (quindi anche mio).
Beh si abbia questo coraggio, allora.
Buon senso, ci vuole buon senso, che poi è quello che manca a Macerata da circa 20 anni (su questo tema ed anche su altri) ………….
Mentre architetti politici e politici architetti continuano a disquisire sulla copertura dello Sferisterio, sull’installazione dei pupi sulla torre civica e sull’introduzione dei soliti elementi di arredo urbano per rendere più accogliente e sicuro il centro storico, la pavimentazione sprofonda e i vituperati residenti se ne vanno stufi del caos notturno.
Chissà perché poi si debba chiudere solo il centro storico. Non sarebbe meglio chiudere i cancelli soltanto di notte? Non è ora di decentrare in periferia monumenti, mercati, mercatini e ambientalisti della domenica in tutina verso piste ciclabili? Sembra che solo i poveri residenti del centro storico debbano rimanere perennemente prigionieri entro le mura tra le polveri sottili e la patina del tempo.
Allora perché non rivitalizzare il centro riportando qualche famigliola? Non si poteva destinare a residenza l’edificio che fu sede dei Vigili Urbani? Ora la piazzetta è occupata da una mezza dozzina di auto della Provincia e da alcuni giorni è spuntato addirittura un blocca stallo per un’auto municipale. Basta con questa urbanistica di scambio rivolta al mercato e al bello da presepe napoletano, perché alla fine la politica che favorisce l’occupazione dei contenitori da destinare a musei, accademie ed università finirà per divorare i cittadini e il valore d’uso relativo.
sig. iesari il suo intervento è sicuramente interessante ma non mi appassiona, non perchè sia privo di contenuti tutt’altro, ma perchè come detto dal sig. Golini tante volte, i maceratesi sono masochisti; mi spiego: poteva interessarmi prima il problema vivendo e lavorando in pieno centro, ma vista la totale asfissia del deserto in cui vivo e vista la mancanza di volontà di risolverlo, ho deciso che trasferirò la mia attività a piediripa.
Per me l’analisi è estremamente chiara da quando c’è la pedonalizzazione del centro tutto si è fermato, c’è asfissia totale; le persone si muovono solo con le auto quindi o si può accedere al centro con l’auto e parcheggiare oppure amen.
Un ultima postilla e non è certo riferita a lei, io non ho minimamente affrontato la questione collevario quando c’è stato il problema della nuova costruzione, penso che sia chi ci abita a dover valutare bene la situazione; ognuno è libero di dare il suo contributo ci mancherebbe, ma proprio non capisco perchè chi abita fuori e magari non mette piede in centro da mesi debba dare le ricette per il problema, magari se ascoltassimo i residenti?
L’analisi di Liuti mi smbra lucida e puntuale. Aggiungo che, rispetto alla situazione di qualche decennio fa, la realizzazione del parcheggio dovrebbe essere l’occasione per non solo pedonalizzare ma anche rivitalizzare, favorendo il reinserimento dei residenti con tutto quel che ne segue anche in punto di boccata d’ossigeno per le attività commerciali. Naturalmente un parcheggio non può essere la soluzione di tutti i mali, magari, ma può essere lo spunto per costruire un’idea complessiva del centro storico come momento di aggregazione e di valorizzazione delle tante bellezze che vi sono contenute.
Caro Giancarlo e caro Bruno,
mi trovate totalmente d’accordo con voi. Anche se c’è bisogno di qualche cardiologo che il pacemaker lo sappia mettere. Non serve un’aquila, ormai è una cosa di routine; però, siamo in Italia (e a Macerata) e bisogna stare attenti a non provocare un’emorragia (di residenti, di danari pubblici, etc.). Ce la faremo?
Dobbiamo farcela: senza pacemaker è giocoforza che la paziente se ne andrà…
Il parcheggio di rampa Zara, secondo me, è un’altra opera inutile, nonché dannosa.
I parcheggi sono già molti a Macerata e sono sempre semi-vuoti. Il problema non è il trovare posto, pertanto, ma ARRIVARE IN CENTRO e per far ciò, basta adottare un sistema efficiente di trasporto pubblico, con servizi navetta frequenti, moderni e nel più ampio orario possibile.
In questo modo la gente arriverebbe molto più agevolmente in centro, si eviterebbero lo smog che asfissia residenti, palazzi e monumenti, le famiglie con bimbi e non sarebbero molto più serene e tornerebbero in massa a passeggiare, facendo quindi aumentare il flusso economico dei commercianti. In parallelo vanno organizzati eventi che richiamino molte persone, periodicamente, sul modello ad esempio dei mercatini che organizza la città di Ascoli, ma non solo. Musica, spettacoli, teatro, rassegne, mostre, etc.
Non voler capire questa cosa vuol dire, sempre secondo la mia opinione, che:
– si prosegue con lo sperpero di denaro pubblico, merce preziosissima, oramai;
– si prosegue con l’inquinamento e il danneggiamento della salute dei residenti e del centro storico;
– non si vuole traghettare macerata verso modelli di città sostenibili in cui il benessere del cittadino, vuol dire anche benessere economico.
– si vuole far permanere lo status quo, ossia si ripete il modello economico, malato, che è andato avanti finora e che si è dimostrato fallimentare.
Mi piacerebbe che i nostri amministratori e politici fossero dotati di una visione a lungo termine della città, con progetti ambiziosi, anche futuristici, che possano diminuire il gap che ci divide dalle più vivibili città europee. La genialità che contraddistingue il popolo italiano è unica, per cui siamo sicuramente in grado di far meglio degli altri, ma… dobbiamo pensare di più al bene collettivo e non pensare al bene individuale.
Infine, un’idea: Sarebbe bello che le migliori menti della città formassero un gruppo di pensiero per elaborare una visione di Macerata così ampia da pianificarne i vari settori; urbanistica, viabilità, sanità, ambiente, sociale, lavoro, etc.
Tale gruppo di persone, porterebbe finalmente la discussione su temi elevati e detterebbe, con i dovuti confronti, le linee guida per le future scelte amministrative.
Senza una visione del futuro, ogni realtà è destinata a perdersi.. purtroppo.
Caro Liuti, io passerei direttamente al defibrillatore…
Sono passati quasi 40 anni da quando l’allora vice sindaco Enrico Quarchioni pote’ riportare un’assemblea riottosa alla continuazione dell’esperienza di centro sinistra in città nell’allora sezione del partito socialista di v.lo Santa Fiora dalla parte di quella esperienza politica sentenziando: “Abbiamo ottenuto che l’amministrazione introduca la pedonalizzazione del centro storico”. Armi in resta si chiuse il centro storico, si organizzò la navetta dai Giardini Diaz, si cominciò a lavorare per l’individuazione delle aree di sosta al servizio del centro storico. Si stabilì anche il senso unico intorno alle mura. C’era anche il piano regolatore di Piccinato che prevedeva un “diradamento” dell’urbanizzato nel centro storico per la creazione di spazi verdi al fine di riportare nel centro i residenti.
Contro questo disegno, forse troppo avanzato per i tempi, si scatenarono in molti (conviene non citarli perchè l’elenco sarebbe troppo lungo) alcuni contro il progetto “tecnico”, altri, piu’ forti e piu’ efficacemente, contro il progetto politico dell’alleanza DC-PSI.
Passati circa 40 anni Giancarlo Liuti vede una speranza riaccendersi a cominciare dalla riflessione di Bruno Mandrelli sul parcheggio di Rampa Zara perchà il centro storico riviva.
Tutto è possibile ma non vedo altro spazio se non per una riflessione molto forte. Il Centro Storico rivive se vi si riporta dentro residenza, si realizzano strutture di ricovero delle auto comode per i residenti, si riporta in centro il commercio. Visto che l’Università ha occupato la piu’ parte dei contenitori quelli che restano vanno svuotati da Scuole, Carabinieri, Uffici Pubblici di ogni genere, per reinsediarvi residenza e commercio con adeguate strutture di servizio. Finisco la provocazione (perchè così oggi bisogna definire ogni progetto amministrativo che abbia capo e coda), tutte queste strutture si localizzino ove oggi è l’ospedale ed anzi al suo posto. L’ospedale di Macerata venga chiuso insieme a quello di Civitanova, Tolentino, Camerino e, se vogliamo fare un conto dispari, anche San Severino Marche
e venga costruito un unico ospedale nella Vallata del Chienti dove vi pare lungo la superstrada. Naturalmente l’ospedale occorrerà chiamarlo con i nomi di tutte le città che hanno visto la soppressione del loro ospedaletto.
Mi si dirà che per un disegno di questo genere ci vogliono degli anni. Oggi è piu’ facile rispondere che ne sono trascorsi inutilmente quasi quaranta.
@ avv.to Claudio Netti,
fa bene a ricordare il vicesindaco Enrico Quarchioni, uomo e amministratore di grande buon senso, e l’azione da lui svolta, in verità non in solitudine, per dare inizio all’ isola pedonale. In realtà, l’azione politica più significativa di Quarchioni e del capogruppo Psi di allora Pascucci, fu quella di favorire un quadripartito con la DC, il PRI e il PSDI, oltre allo stesso PSI. Ovviamente, il preesistente tripartito dovette inghiottire diverse richieste dello PSI per favorire l’operazione, come la municipalizzazine del servizio pubblico di trasporto (allora affidato alla ditta V. Perogio e C.), la creazione di una super commissione di controllo sulle attività dello Sferisterio ed altro ancora, come si può leggere nella Storia di Macerata del prof. Cecchi.
Dato a Cesare quel che è di Cesare, condivido in tutto il suo progetto, ma occorre avere la vista lunga ed il cervello allenato alle strategie per portarlo avanti. Oggi non sappiamo nemmeno che fine far fare alle paperelle del quartiere delle Vergini!!! Pensi, qualche anno fà, prima della cementificazione di tutte le aree libere del territorio, un gruppo di Immobiliaristi avanzò la proposta di realizzare un nuovo ospedale nella vallata del Chienti (magari al posto del Consorzio Valleverde) in cambio di tutta l’area ospedaliera da riconvertire completamente in parco urbano, centro residenziale, di servizi, sportivo ed altro.
Oggi, mi sembra tutto compromesso e gli articoli dell’ottimo dott. Liuti, mi sembrano riverberare più un sentimento rassegnato e malinconico di stanco adattamento al presente, piuttosto che lo schiocco di una nerbata al cavallo che non galoppa più.
la soluzione per il centro storico non è nel centro storico, perlomeno non solo, ma nell’intero territorio comunale. se non si definisce a monte cosa deve essere macerata, non si può definire cosa può essere il suo cuore. banalizzando, macerata era città dei servizi, e molti di essi erano nel centro storico. ma oggi cosa è?
due piccole osservazioni sulla proposta dell’articolo.
la prima. non si può non tener conto delle capacità prestazionali del manufatto “centro storico”. se per noi ha valore in quanto rappresentativo del nostro passato, non possiamo pretendere che abbia le stesse prestazioni dei nuovi quartieri (con strade comode, parcheggio sotto casa e garage al piano interrato).
la seconda. sulla realizzazione di un nuovo parcheggio. sembra quasi che si voglia comprare un nuovo cappotto avendone nell’armadio altri tre o quattro, non più utilizzabili perchè passati di moda, o perchè non capaci di proteggere dal freddo (ammettere di aver acquistato cappotti che non coprono è una grossa responsabilità che ognuno si deve prendere, noi cittadini in primis). cosa ne vogliamo fare di questi cappotti? vogliamo riutilizzarli studiandone utilizzi alternativi? a forza di comprarne sempre di nuovi l’armadio è ormai pieno…
Alle varie analisi e opinioni contrastanti, sollevate da un argomento trito e ritrito e persino destabilizzante in questa fase di verifica perpetua e di commissioni istituite per non scegliere, vanno aggiunte alcune considerazioni:
1) Nel 1960 il centro storico era popolato da ben 6000 ab. e due squadre di calcio: Giorgiana e Fulgor. Nel 1980, quando venne varato il Piano di Recupero, i residenti erano scesi a 3000 ca.. Ora non saprei. So solo che non si celebrano più battesimi;
2) Nel 1980 il Mercato delle Erbe venne trasformato in autosilos mentre nella sola via don Minzoni c’erano due macellerie e un negozio di generi alimentari;
3) Nello stesso periodo Comunisti e Repubblicani si opposero alla strada Nord e quindi al parcheggio a valle di viale Leopardi tanto caro ai socialisti. Aggiungo che giovani comunisti, allora ambientalisti, occuparono addirittura il cantiere di Montanello mentre la contessa Valeria Compagnucci Compagnoni offriva da bere agli operai della ditta Longarini;
4) Il centro è stato sempre ostaggio dei commercianti tanto che formarono la lista “Concentrazione Cittadina” ed elessero almeno due consiglieri comunali: Cassio e Graziosi.