di Alessandra Pierini
Francesca Baleani è oggi una donna consapevole, sa cosa vuole. Le sue parole esercitano una sorta di magnetismo ed esprimono la misura e la saggezza dettate da una terribile esperienza di cui non ricorda nulla ma che l’ha segnata profondamente. Da ieri sera Bruno Carletti, l’ex marito che tentò di ucciderla e la gettò poi in un cassonetto, è in carcere. Dopo 4 anni e mezzo dalla mattina del 4 luglio 2006, giorno in cui a Macerata si consumò il terribile episodio di violenza, si conclude l’iter giuridico che in tutto questo tempo ha visto Francesca Baleani protagonista suo malgrado. Non ha più voglia di parlare dell’accaduto, né del processo. «Penso solo a vivere- ha detto nel corso di una conferenza stampa convocata dal suo difensore Paolo Carnevali e alla quale lei ha voluto essere presente per rispetto della professione giornalistica – la parola soddisfazione per come è andata la lascio agli avvocati. Io sono una portatrice di emozioni e sentimenti. In questa storia non ci sono vincitori, né vinti ma la vita di due persone che devono essere ridefinite. Non ho mai voluto una rivalsa o una vendetta, solo che la giustizia facesse il suo corso. Ho avuto sempre fiducia nei giudici e nel mio legale, ho delegato tutto a lui mentre io pensavo a vivere. Ho trovato la mia strada per andare avanti».
Francesca ripercorre gli ultimi 4 anni che definisce “intensi” e scanditi da udienze e incontri con l’avvocato e sottolinea come finalmente si sia chiuso un ciclo difficilissimo della sua vita: «Io sono stata uccisa, a tutti gli effetti, mi hanno salvato la mia resistenza fisica e Andrea (il ragazzo che ha sentito dei lamenti provenire dal cassonetto, l’ha trovata e ha dato l’allarme n.d.r.). La mia percezione è di avere subito una grave violenza per la mia persona perciò posso solo essere sollevata per come si è conclusa la vicenda. E’ stato come dare l’esame finale ma questo carcere mi sarebbe servito quattro anni fa ».
Alle domande incalzanti dei giornalisti su quanto è accaduto e sul passato risponde scuotendo la testa: «Ora non ha più senso. Ora ho la mia vita, i miei amici fuori Macerata e il mio lavoro. Ho trovato il modo di andare avanti, altrimenti tanto valeva restare nel cassonetto». Risponde con un “non ha senso” anche quando le chiedono se riparlerà con Carletti e con la sua famiglia.Qual è stato il suo primo pensiero quando ha saputo dell’arresto di Bruno Carletti? «Il mio primo pensiero è stato per il fratello, non voglio dire di più». Cosa accadrà quando uscirà? «Non ho mai chiesto il carcere a vita e oggi non voglio pensarci, vedremo. Per me il processo è chiuso».
Francesca Baleani ha messo la sua esperienza al servizio delle donne, partecipando anche a trasmissioni televisive:«Scelgo di rispondere ad un intervista quando ritengo che abbia una sua utilità. Prima del 4 luglio2006 non c’erano tante trasmissioni che parlavano di violenza sulle donne. Se le avessi viste, qualche campanello d’allarme sulle dinamiche del Carletti l’avrei avuto. Questo fenomeno sta aumentando perciò è importante parlarne».
Paolo Carnevali è l’avvocato che ha affiancato Francesca Baleani in questa vicenda giudiziaria e sottolinea la particolarità della storia: « Sulla sentenza non c’è niente da dire. La cosa che più ci ha dato fastidio è stata vedere Carletti per Macerata e sotto la Camera di Commercio dove Francesca lavora. Si tratta di un caso raro,c’è un vivo di troppo. Di solito in casi come questi si ha a che fare con i parenti delle vittime non con la vittima, né con un dopo. Bastavano venti minuti e anche questa vicenda si sarebbe conclusa così». Il dopo viene talmente trascurato che per le vittime non è previsto neanche un rimborso delle spese come dichiara la stessa Baleani: «Dopo i primi tre mesi, non sono previste agevolazioni per le prestazioni fisioterapiche e psicoterapeute. Ho deciso quindi di andare avanti a mie spese perché sapevo di poter migliorare ancora molto ed oggi non posso che dire che sono stata brava».
Francesca Baleani conclude con i ringraziamenti ai quali tiene particolarmente: «Finora non l’ho mai fatto perciò ringrazio Paolo, il mio avvocato per avere interpretato la mia natura, Andrea che mi ha trovato e che ha dimostrato di avere un grande senso civico, il questore Passamonti, il personale dell’ospedale di Macerata e in particolare il mio rianimatore Diego Gattari, Giorgio Caraffa, il dottore che mi ha seguito, il mio fisioterapista Francesco Quercetti, il mio psicoterapeuta Roberto Costantini, la mia famiglia, i miei datori di lavoro che hanno creduto in me e i miei amici».
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Spero solo che il tuo carnefice si faccia tanti ma anni di galera, e gli farei girare un pò le carceri d’Italia immenzo a: negri, tossici e stupratori,così si raffronta con i propri simili. Altro che comunità Berta! E poi mi chiedo: dice che non ha reddito, e come fà a pagarsi due avvocati?
Vorrei solo far notare una piccolissima cosa: l’essere negri (e volendo anche tossici) non per forza fa binomio con delinquenza poiché la condizione di essere “negri”, essendo esistenziale, ancora non è in disaccordo con i nostri diritti costituzionali e specialmente con l’Art.3 che sancisce:
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
So che in questo clima queste parole possono risultare sconosciute ma abbiamo ancora una costituzione.
Quindi la domanda sorge spontanea: cosa ha in comune un negro con uno che ha quasi ammazzato l’ex moglie buttandola in un cassonetto? Perchè sarebbero simili?
Con la sua dichiarazione lei viola molti principi che regolano i diritti dell’uomo nel mondo. Se vivesse in Inghilterra potrebbe essere denunciato per razzismo, ma siccome vive in Italia può permettersi queste offese.
Prima di farcirsi la bocca di spazzatura rifletta su quello che dice perchè altrimenti potrebbe dimostrare la sua ignoranza e la limitatezza della sua mente, certamente piena di pregiudizi.
Neri, gialli, rumeni, stupratori ecc, se stanno in galera significa che li devono stare. Se sono razzista? Bè devo dirti di si, ma io lo ammetto. Tu che parli tanto con il codice in mano, vorrei vedere se saresti della stessa opinione se qualcuno ti entra in casa ti lega i tuoi cari, ti danno una scarica di legnate e ti portano via tutti i ricordi…… Questo assassino ha buttato in un cassonetto e ripeto cassonetto,la moglie, e se ne sarebbe andato in vacanza, e visto che si può permettere dei buoni avvocati e con un gruppo di giudici, magari amici di cene, si becca sette miseri anni di cui alcuni già passati in un “alberghetto”. Allora ripeto: in galera con negri, rumeni e cinesi ecc. e cioè il 60% della popolazione carceraria italiana.
bè di italiano mi pare che hai poco anche tu…signor IMMENZO!!! in casa degli altri ci entrano anche i nostri bravissimi connazionali, vai tranquillo!