C’erano anche due maceratesi nel team “Ricucire la Pace” Pax Christi 2010 che si è recato – dal 5 al 20 agosto – in Palestina per un’attività di peace building. Stefano Casulli e Valentina Valeri, i nostri giovanissimi conterranei che hanno scelto di dare il loro contributo alla pace, hanno raccontato il loro viaggio in un dettagliato resoconto.
“E’ senza dubbio difficile provare a riassumere in un articolo un viaggio di 15 giorni nei territori occupati palestinesi. Siamo partiti con un team selezionato di 9 persone: ‘Ricucire la Pace 2010’, avente il compito di raccogliere materiale e testimonianze in diverse realtà della Palestina, da Nablus ad Hebron, a Gerusalemme, Betlemme, Taybeh e molti altri vilaggi della Cisgiordania.
Abbiamo viaggiato con un pulmino vivendo direttamente la realtà locale: i posti di blocco, l’attraversamento del Muro divisorio, i controlli dei militari israeliani, il contrasto tra i villaggi arabi distruttti e le verdeggianti colonie illegali israeliane in territorio palestinese.
Scrivere della realtà israelo-palestinese significa, per noi, dire la Verità. Significa raccontare quanto abbiamo visto in quelle terre e studiato nel nostro percorso di formazione, mettere assieme la voce dei testimoni, le loro sofferenze e i loro sogni, mentre spesso le notizie dei media si mostrano superficiali, parziali, ricche di pregiudizi. Soprattutto, rimuovono quel racconto diretto che la vita delle persone produce, che i muri cercano di zittire, che i potenti ignorano. Dire la Verità è una scelta politica. Una scelta di giustizia. Un dovere per chi fa informazione e per chi ‘ha visto’. “I sofferenti non ci lasceranno dormire”, si potrebbe dire parafrasando Alex Zanotelli.
Vogliamo cosi provare a raccontare la Verità, convinti che si possa lavorare per la giustizia e la pace anche nel piccolo: ciascuno lo può fare, mettendo insieme contatti, sensibilizzando, prendendo posizione. C’è un popolo oppresso, quello palestinese, e un governo che opprime, quello israeliano. C’è una narrazione storica che si nutre e strumentalizza i testi sacri e una narrazione mediatica schierata in favore di un governo che si dichiara democratico e laico, ma nei fatti non lo è.
Abbiamo visto l’ingiustizia di cittadini giudicati davanti alla corte marziale, di uno stato che non è il loro, abbiamo vissuto sulla nostra pelle l’ipossibilità di muoversi; e poi le strade divise per palestinesi ed israeliani; la nascita repentina di colonie che mangiano terra, ulivi, limoni, si approriano e gestiscono acqua, energia elettrica: servizi controllati da Israele anche in territorio palestinese. Abbiamo ascoltato storie di gente costretta a scappare a causa delle demolizioni e degli spostamenti forzati dai propri villaggi secolari. Abbiamo trovati i resti di villagi scomparsi da un giorna all’altro, incontrato i beduini arabo-israeliani che per l’ennesima volta li ricostruiscono, con dignità e voglia di resistere. Ma abbiamo anche imparato a conoscere due popoli legati alla terra in maniera vitale. Abbiamo sperimentato la splendida alterità di un mondo tanto diverso come quello arabo: accogliente, dinamico e con tanta voglia di raccontarsi. Abbiamo compreso che Hamas è molto più e molto meno di un movimento terroristico: è una realtà radicata, meno integralista di quanto si pensi, ma intransigente verso le politiche israeliane e in grado di collaborare a Gaza con altri movimenti, anche cristiani.
Questa costellazione di esperienze ci ha permesso di capire che i ripetuti appelli per la pace non hanno senso se prima di tutto non si lavora per la giustizia. Non possiamo dire: “Apriamo le trattative senza condizioni”. La giustizia deve alleviare la sofferenza, consentire la libertà (di movimento, di culto, di autodeterminazione). Ciò significa abbattere il Muro e fermare gli insediamenti, innanzitutto. Per noi, lavorare per la Giustizia significa quindi dire la Verità tutta, sino in fondo. Solo allora potrà realizzarsi la Pace. Una pace che non sia pacificazione, cristallizazione di posizioni asimmetriche. Una pace giusta e vera.”
Nel corso del loro viaggio Stefano, Valentina e gli altri componenti del team sono anche andati a verificare la nota dell’Ansa del 15 agosto che ha riportato la notizia dell’abbattimento del muro nella colonia di Gilo, titolando che Israele stava finalmente abbattendo il Muro che dal 2002 ha iniziato a costruire. “La notizia, ripresa da tutti i giornali, – sottolinea Stefano Casulli – ha mancato però di specificare che il menzionato muro non è quello che divide e circonda la Cisgiordania, lungo 780 Km e alto tra gli 8 e i 12 metri; infatti il tracciato dello stesso è decisamente integro e in costante allargamento. Andati personalmente sul posto indicato dall’articolo Ansa per verificare di cosa si trattasse, abbiamo constatato che il muro di cui si parlava altro non era che una serie di piccoli blocchi di cemento alti appena 2
metri posti a dividere la colonia dalla vallata sottostante di Beit’Jalla, quartiere di Betlemme in territorio palestinese, Abbiamo cosi verificato che la rimozione dei blocchi a Gilo è funzionale all’ampliamento del tracciato del Muro vero e proprio, che in breve andrà a tagliare Betlemme prendendo l’intera vallata di ulivi. La costruzione è attualmente in atto e visibile”
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“Costruire la pace” con una bella gita all inclusive pagata con le tasse dei contribuenti. 15 giorni di foto ricordo e già si può parlare di “Verità” con la V maiuscola, specie se hai la comodità di un copia-incolla per le solite quattro cazzate propagandistiche.
Auguri per le prossime scampagnate
Qualche piccola impecisione nel commento di ‘Mordecai Richler’:
-è ‘costruire la pace’ scegliere di andare in un posto, raccontarne quanto visto e vissuto, cercare di testimoniare, pur nella convinzione che una pace giusta sia possibile solo con delle scelte politiche (e dunque delle ‘pressioni politiche) ben precise, cui abbiamo preferito solo accennare.
-la ‘GITA ALL INCLUSIVE’ aveva ben poco di gita, visto che nessuno ha visto alberghi o ristoranti, né pasta asciutta o torte al cioccolato. Ma aveva ben poco di all inclusive, dato che il viaggio è stato interamente pagato dai partenti ed ha visto un contributo alle famiglie locali e alle cooperative con cuui abbiamo collaborato. Tutt’akltro che un’esperienza economicamente conveniente…
-le FOTO… e come provare a raccontare senza foto? son felice ci sia gente che non ne abbia bisogno, che sappia cosa significa ‘checkpoint’, ‘Muro divisorio’…. E come smentire una falsa notizia Ansa senza foto?
-ma la cosa più interessante è il discorso sulla Verità… Da agnostico convinto, nonché co-scrittore dell’articolo, posso dire che c’è una verità con la V minuscola che porta con sè l’interpretazione, la lettura interpretante, la possibilità di dire “è la mia verità”. C’è poi un’altra verità, quella con la V maiuscola, la Verità, che niente ha a che vedere con il trascendentale, la fede o qualcosa di simile. E’ la verità dei fatti, della pura testimonianza, dell’emozione e della vita: questa Verità è uno sforzo di condivisione e una pretesa politica: la pretesa di dire che dinnanzi a quel muro non ci sono due idee diverse, non ci sono interpretazioni; la pretesa di far vedere a tutti una stessa cosa, una stessa ingiustizia, una stessa tecnica di oppressione.
Interroghiamoci su questo sforzo, che è una richiesta politica di giustizia. Parliamo della nostra V maiuscola, discutiamo di come si possa dire che “il Muro combatte il terrorismo” o “che Israele è stato laico ed ebraico”.
Discutiamo di questo, a disposizione. Il resto mi sembra fazioso, superficiale, infantile. Ma direi anche politico. Perché è una scelta politica (a mio avviso infelice) scrivere un commento senza sapere, e mettendo in secondo piano una situazione di strutturale sofferenza.
saluti
Bravi Stefano e Valentina, ci raccontate fatti difficilmente reperibili oggi nei media. Grazie.
Invito coloro che sono scettici sulla sofferenza del popolo palestinese, a fare altrettanto. Solo così potranno vedere dal vero ciò che succede a quella povera gente.