«Un fremito di commozione profonda, accompagnato da qualche lacrima, era ben visibile sul volto di tutti i pellegrini quando domenica 11 luglio abbiamo celebrato la Santa Messa sulla tomba di P. Matteo Ricci a Pechino: è stato il momento culminante del pellegrinaggio in Cina che ha visto 200 maceratesi ripercorrere le tappe più significative della vita e della missione di P. Matteo Ricci nel Celeste Impero». Con queste parole – contenute nell’Editoriale pubblicato nel prossimo numero del settimanale diocesano Emmaus – il Vescovo S.E. mons. Claudio Giuliodori sintetizza il senso del Pellegrinaggio promosso dalla Diocesi di Macerata – Tolentino – Recanati – Cingoli – Treia (in collaborazione con Opera Romana Pellegrinaggi) che ha visto la partecipazione di ben 200 persone.
Dal 4 al 14 luglio, infatti, i pellegrini provenienti da diverse parrocchie del maceratese e anche da altre Diocesi italiane hanno potuto ripercorrere le “orme” dell’illustre gesuita che, ebbe l’onore di essere accolto alla corte dell’imperatore Wanlì della dinastia Ming, ricevendo poi il privilegio, come primo occidentale, di essere sepolto a Beijing.
Un itinerario denso di tappe che, in dieci giorni, hanno permesso ai partecipanti di riflettere sulla straordinaria opera di evangelizzazione che il Ricci seppe compiere in quasi trent’anni nella Terra di Mezzo. Dopo aver assaporato la modernità di Hong Kong e visitato l’ex colonia portoghese di Macao, in cui Li Madou approdò nel 1582 e che custodisce le rovine della Cattedrale di S. Paolo, il nutrito gruppo – partito con voli da Milano e Roma e suddiviso in quattro pullman – si è poi spostato a Canton (Guangzhou), la più grande città costiera della Cina meridionale dove si trova il Teatro commemorativo in onore del dott. Sun Yat Sen, che qui pianificò il rovesciamento dell’ultima dinastia stabilendo un governo militare.
Da Shanghai, che con le sue suggestive luci di metropoli industrializzata e l’Expo universale ha calamitato l’attenzione di tutti, si è poi proseguito per Xi’An, punto di partenza dell’antica Via della Seta, in cui è stato possibile ammirare la cinta muraria e il famoso Esercito di Terracotta, considerato una delle meraviglie archeologiche del mondo.
Infine, l’arrivo a Pechino, dove il missionario marchigiano si spense santamente l’11 maggio 1610 e sulla cui tomba, quattrocento anni dopo, i suoi concittadini gli hanno reso il doveroso omaggio. «Per un momento – prosegue Mons. Giuliodori nella sua riflessione –è sembrato che il tempo si fosse fermato e fosse scomparsa la cesura dei secoli: abbiamo sentito vicino e presente P. Matteo Ricci nel momento in cui ringraziavamo quel Signore del Cielo per il quale lo stesso missionario ha speso tutta la sua vita e si è fatto cinese tra i cinesi. Abbiamo contemplato il Tempio del Cielo dove sembra di ascoltare ancora i suoi dialoghi con i letterati cinesi sul rapporto tra l’insegnamento di Confucio e il suo compimento nel cristianesimo. Abbiamo ammirato l’antico Osservatorio Astronomico, dove è ben visibile e chiaramente documentato il contributo dato dal gesuita maceratese allo sviluppo delle conoscenze scientifiche in Cina, soprattutto in ambito matematico e astronomico».
Con la visita alla celebre Muraglia Cinese e alla Città Proibita si è poi concluso il pellegrinaggio diocesano che rimarrà senza dubbio per molti un ricordo indimenticabile e ai cui momenti più significativi Emmaus dedicherà il Reportage in uscita per giovedì 22 luglio.
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Come dissi nel precedente articolo. ma chi erano ‘sti duecento? E soprattutto hanno pagato di tasca propria? Visto che la provincia, grazie a Dio, è ormai andata, quali autorità c’erano?
ERAN DUECENTO GIOVANI E FORTI… A NO QUELLI ERAN TRECENTO E HANNO FATTO UNA BRUTTA FINE. A PARTE CHE VERAMENTE NON NE POSSIAMO PIU’ DI PADRE MATTEO RICCI, SCUSATE SARO’ CINICA MA SONO DUE ANNI ALMENO CHE CE LO RIFILATE QUOTIDIANAMENTE IN TUTTE LE SALSE, SPERO VIVAMENTE CHE ABBIANO PAGATO DI TASCA LORO O DI TASCA DELLA CURIA, PERCHE’ SE SONO ANDATI CON SOLDI PUBBLICI INVECE DI COMMUOVERSI DOVREBBERO VERGOGNARSI…..
Tutto ciò con il massimo rispetto per P. Matteo Ricci che è una delle poche figure veramente grandi della storia maceratese e che probabilmente non ne può più di sentirsi chiamare in causa.
Dovrebbe ognuno essersi pagato il viaggio in proprio.
Viaggio che mi sembra abbastanza in linea con i prezzi che girano.
L’unico aspetto negativo è che nessuna agenzia di Macerata ha organizzato nulla, infatti i maceratesi hanno pagato un agenzia esterna e quindi i soldi non sono rimasti a Macerata.
Sono convinto che sia andata come dice lei, sig. Cerasi. Il mio era un intervento volutamente provocatorio, un intervento di chi negli ultimi anni vede la chiesa locale allontanarsi pericolosamente dalla gente.
Da un anno stiamo festeggiando P.Matteo Ricci a suon di euro: quanto hanno speso nel suo nome la regione, la provincia, il comune e la curia? Non si poteva essere più sobri?
E S.E. ormai lo vediamo in tutte le Tv private che rilascia interviste in cui si rammarica della caduta dell’attuale giunta (ma a lui che gliene cale?); lov ediamo inaugurare banche e centri commerciali; fare avanti e indietro dalla cina, presenziare sagre paesane con il sindaco e poi magari disertare cresime e associazioni.
Lo stesso giornale diocesano sembra sempre più fare lo stesso mestiere di Cronache Maceratesi (che fa peraltro egregiamente il suo lavoro) che non quello di annunciatore della lieta novella ai poveri ed ai diseredati.
Mi auguro proprio di essere contraddetto!
Alla fine della fiera, euro più euro meno, mi sembra che siano stati stanzati almeno 5 milioni di euro da parte dello Stato.
Più non so se ci sono altre sovvenzioni varie, pubbliche e private.
Per il resto su sua eminenza (tra l’altro concessione papale vecchia del 1630) peferisco stendere una sindone pietosa…..