di Alessandra Pierini
Il futuro si basa su quanto è stato già fatto da altri nel presente e nel passato e le esperienze di chi, prima di noi, ha affrontato un compito o una nuova sfida, non possono che essere una fondamentale ricchezza e un elemento riequilibrante. La continuità con la tradizione permette il mantenimento di una propria integrità e dà un senso anche agli interventi rivoluzionari, così l’evoluzione è frutto del connubio tra conservazione e rottura.
Romano Carancini, neo Sindaco del Comune di Macerata ha promesso nel corso della sua campagna elettorale di dare inizio ad “una nuova storia”, un nuovo corso che non potrà però prescindere da quanto accaduto finora. In questa ottica i migliori consiglieri non possono che essere coloro che in passato hanno affrontato l’esperienza di Sindaco e, passato qualche anno, col senno del poi, i loro suggerimenti sono senz’altro preziosi.
In rigoroso ordine cronologico il primo ex è Carlo Cingolani, sindaco dal 1981 al 1987 e dal 1992 al 1993, che è un po’ restio nel dare consigli: “Non mi permetto di dare consigli perchè sono certo che Romano saprà camminare da solo. L’unica cosa che gli dico è di fare il suo dovere, rispettando una città che l’ha votato ma della quale deve conquistare la fiducia. I discorsi di questi giorni per la composizione della giunta sono nella norma, è una dialettica necessaria.”
Carlo Ballesi, primo cittadino dal 1987 al 1992 e attuale sindaco di Visso si augura un futuro diverso: “Spero innanzitutto che nasca una nuova classe dirigente ma soprattutto a Romano dico di avere l’umiltà del primo. Io non so cosa è prioritario e cosa no: potrei dire che in centro storico bisogna riempire i vuoti o tanti altri interventi, credo però che sia importante non strafare e mantenere l’assetto di questa città perchè i maceratesi vogliono un ordine, non lo chiedono esplicitamente ma si aspettano di essere compresi.”
Gian Mario Maulo, Sindaco dal 1993 al 1997, indica invece senza esitazioni le 5 regole del perfetto primo cittadino rivolgendosi in prima persona a Carancini: “Romano, la legge ti invita a costruire una giunta di tua fiducia, non delegati di partiti. Fatti dare consigli ma scegli in base alle competenze perchè l’efficienza deve essere totale. In secondo luogo metti tanto tempo a disposizione dei cittadini per ricevere e ascoltare i cittadini. Inoltre gratifica moralmente e idealmente il personale motivandolo, insisti sul coordinamento con gli altri enti e istituzioni e infine abbi coraggio, ce ne vuole tanto.”
Anna Menghi, sindaco per 18 mesi tra il 1997 e il 1999, è molto pratica e diretta, come nella sua indole: “Non posso che fargli i miei auguri per affrontare questo difficile incarico. Dovrà essere un ottimo politico e un ottimo amministratore, diversamente da Meschini che è stato solo un buon politico. Il dato che emerge comunque è quello dell’astensionismo che va recuperato. Mi auguro che il suo slogan non resti tale e che la sua nuova storia abbia un seguito.”
Nella foto: Carlo Ballesi, Gian Mario Maulo, Caarlo Cingolani e Anna Menghi.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Credo che chi è eletto sindaco non abbia bisogno di consigli, altrimenti non si capisce il tipo di concretezza del proprio programma ellettorale che si è fatto votare dai Cittadini. Carancini si è esposto ha chiesto i voti e li ha presi per quello che ha promesso, si deve assumere la responsabilità di mantenere le promesse fatte. Ma questo vale anche per i consiglieri comunali di maggioranza e di opposizione.
Concordo con quanto detto da Munafò
Mi associo a quando detto dal prof. Maulo: ascolti, ascolti, ascolti i cittadini. Come ha girato in campagna elettorale, seguiti a girare per quartieri e contrade, parli con la gente, non abbia paura delle inevitabili critiche e sappia, soprattutto, far tesoro di quanto gli viene detto. La politica deve tornare tra le persone. Basta con il chiudersi nel palazzo. Macerata è piena di problemi irrisolti ma prima di affrontarli in maniera cervellotica (come si è fatto fino ad ora), con provvedimenti che non avevano nè capo nè coda, ascolti sia chi l’ha votato sia chi si è sentito tradito o deluso.
Si avvalga di nomi nuovi di gente capace ma che dimostri anche una rottura con il passato. Dei soliti noti tutti ne hanno le tasche piene.
Purtroppo, a mio parere non è sufficiente che vi siano nomi nuovi negli assessorati per significare il cambiamento con un’antica tradizione. Però Carancini, l’ho già detto, è una persona stimabilissima e credo nemmeno troppo morbida, per così dire… mi auguro che in quella che Cingolani chiama “dialettica” (che bell’eufemismo tipicamente democristiano…) sappia almeno salvare le proprie penne con una politica meno arroccata e più incisiva nella risoluzione dei problemi, che sono molti e ci sono davvero. Non sono d’accordo con Carlo Ballesi, invece, che invita a mantenere l’assetto di questa città: capisco che la bella aria di Visso deve fargli sembrare tutto magnifico, ma se qui manteniamo l’assetto esistente andiamo in malora.
Per fare la disinfestazione e derattizzazione periodica e nei mesi giusti occorrono nomi nuovi?
Per tagliare l’erba, garantire l’igiene urbana, assicurare l’ordinaria manutenzione di strade, fogne, marciapiedi, fontane, illuminazione e segnaletica, occorrono nomi di assessori nuovi?
Per assicurare ordine e armonia nello sviluppo urbanistico occorrono nomi nuovi?
Per eliminare gli sprechi nei bilanci pubblici occorrono nomi nuovi?
Il governo politico della città può fare la differenza solo se è in grado di cambiare non gli assessori (o non solo), ma l’intera macchina burocratica e la sua dirigenza.