Il diritto del cittadino al testamento biologico, con cui poter decidere le cure riguardanti la sua persona in caso si dovesse trovare in uno stato vegetativo permanente e la necessità di un intervento legislativo che disciplini tali dichiarazioni anticipate di volontà, sono il contenuto dell’ordine del giorno presentato da Sinistra democratica e approvato ieri dal consiglio comunale di Macerata. A favore hanno votato i gruppi Pd, Sinistra democratica, Rifondazione comunista, Città viva, Comunisti italiani e Partito socialista (18 voti). Contrari Alleanza nazionale, Udc, Forza Italia e gruppo Menghi (6 voti). Astenuti i consiglieri Riccardo Sacchi (An), Uliano Salvatori (FI) e Giovanni Meriggi (Gruppo misto Pri). Il dibattito – avviato nella seduta precedente su un argomento delicato per i suoi aspetti etici, giuridici e religiosi – è stato completato ieri con gli interventi di Renato Principi (Città viva), Federico Valori (Psi), Reinhard Sauer (Rc), Ivano Tacconi (Udc), Anna Menghi (Gruppo Menghi), Giovanni Meriggi (Misto-Pri), Umberto Torresi (Sd) e Deborah Pantana (Fi).
Approvato dal consiglio anche un ordine del giorno presentato dai gruppi di maggioranza, sulla mobilitazione contro la Legge 133 (Legge Gelmini) da parte della Università italiana, nei cui confronti il Consiglio esprime solidarietà impegnando il Comune a rappresentare nelle sedi istituzionali locali e nazionali la propria preoccupazione per interventi legislativi che minacciano il loro ruolo pubblico dell’università, tagliando risorse in maniera indifferenziata. Sull’argomento è stata proposta una seduta aperta del Consiglio comunale, ha annunciato il presidente Gian Mario Maulo che la sottoporrà venerdì prossimo alla conferenza dei capigruppo per deciderne la data.
L’ordine del giorno è stato illustrato dal primo firmatario, Reinhard Sauer (Rc), che ha sottolineato il rischio di chiusura degli atenei italiani a causa dei tagli, facendo riferimento anche alla situazione dell’ateneo maceratese ed alle dichiarazioni del rettore Sani in tal senso. Il ruolo della università di Macerata come patrimonio comune, non solo dal punto di vista accademico ma anche economico per la città, è stato affermato da Federico Valori che ha anche sottolineato come il percorso accademico debba divenire però un titolo d’eccellenza e puntare alla qualità, cosa che non sempre accade.
Difesa invece da Pierfrancesco Castiglioni (An) la legge Gelmini, perché ha l’obiettivo di razionalizzare le spese, togliendo linfa ai tanti sprechi che vengono perpetrati in questo ambito, con il proliferare dei corsi di ogni genere che disorientano lo studente e non ne favoriscono certo l’occupazione.
Per Luciano Pantanetti (Rc) se lo spreco è il male dell’università italiana la cura non può essere il taglio indifferenziato delle risorse colpendo anche strutture che funzionano. La legge 133 è un atto d’imperio, ha detto, prevedere che un senato accademico possa decidere da solo di trasformare l’università in fondazione porterebbe all’aumento delle tasse pregiudicando l’accessibilità alle fasce economiche svantaggiate.
Per Narciso Ricotta (Pd) il provvedimento non è altro che un’operazione di bilancio. Il taglio indifferenziato non è una buona strada e si augura l’apertura del confronto tra il governo e le realtà universitarie. Dai banchi della minoranza Andrea Beccacece (Udc) ha criticato la qualità dell’università italiana, mentre Anna Menghi si è detta contraria all’ordine del giorno per le strumentalizzazioni che la politica sta perpetrando nei confronti del movimento studentesco di protesta, pur sottolineando i problemi dell’Università italiana, non ultimo la sua autoreferenzialità.
L’ordine del giorno è stato approvato con 12 voti a favore (gruppi di maggioranza) 10 contrari (gruppi di minoranza) e l’astensione di Maurizio Mosca (Città Viva).
Il consiglio è passato poi all’esame di una mozione presentata dal consigliere del gruppo misto Giovanni Meriggi sulla riqualificazione del centro Agroalimentare di Piediripa. Scopo del documento – ha sottolineato il proponente – è quello di sollecitare un progetto in grado rivitalizzare una struttura ancora attiva per poter attrarre l’interesse degli operatori del settore alimentare che gravitano in altri poli commerciali. La mozione, emendata nella parte in cui chiedeva lo stanziamento di fondi per il bilancio 2009, è stato approvata all’unanimità.
Il progetto per l’Agroalimentare – ha detto Meriggi – non è stato ancora predisposto, malgrado al volontà espressa in tale senso dall’amministrazione e ad un anno dall’approvazione di un documento (ottobre 2007) in cui il consiglio ha condiviso le finalità di mobilitazione posta in essere dalla Coldiretti a sostegno dell’agricoltura e l’impegno assunto in tal senso dal Comune.
L’assessore alle Attività produttive Stefano Di Pietro ha comunicato al Consiglio che all’impegno a suo tempo assunto dall’amministrazione per il rilancio della struttura sono seguiti incontri tra le istituzioni interessate, Camera di commercio, Provincia e Comune, che finanzieranno la redazione del progetto sulle prospettive di sviluppo del centro. Tale progetto consentirà di cogliere anche le opportunità che si presenteranno con il Psr regionale (Piano sviluppo rurale) ed i fondi europei a riguardo per un settore importante per la nostra economia.
Nel dibattito le divergenze tra gruppi si sono incentrate principalmente sulla richiesta di prevedere risorse già nel prossimo bilancio, che hanno poi trovato sintesi nell’emendamento accolto, e sui ritardi accumulati in questo settore. Interventi di Narciso Ricotta (Pd) Ivano Tacconi e Andrea Beccacece (Udc), Deborah Pantana (Fi), Reinhard Sauer (Rc), Anna Menghi (gruppo Menghi) Paolo Tartabini (Sd), Pierfrancesco Castiglioni (An) e Giovanni Meriggi (Misto-Pri).
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Questa mattina intanto a Scienze della Formazione si è tenuta una Assemblea
sindacale dove i Supervisori del Tirocinio hanno espresso la loro posizione
critica verso la Legge 133.
SCUOLA… DOVE SI VA?
Noi Supervisori del tirocinio nel corso di laurea in Scienze della
Formazione Primaria, Università di Macerata, da sempre abbiamo vissuto
insieme agli studenti:
– il valore di una scuola pubblica di tutti e per ciascuno, una scuola che
accoglie, integra, valorizza le differenze, di una scuola punto di
riferimento delle comunità, anche più decentrate, di un servizio sociale
gratuito a sostegno delle fasce più deboli; di una scuola che ha comunque
una sua identità culturale e valoriale, integrata nel suo territorio
– l’importanza della scuola dell’infanzia come “prima scuola” e come luogo
deputato alla costruzione di una positiva immagine di sé, condizione
indispensabile per la prevenzione dell’insuccesso scolastico
– il senso della scuola primaria come comunità educante all’interno della
quale ogni bambino/ ragazzo possa trovare il tempo e lo spazio per
sviluppare le proprie potenzialità al meglio nel rispetto dei suoi ritmi di
crescita
– la valenza della continuità educativo-formativa con la scuola secondaria
che non può sicuramente integrarsi nel passaggio, né migliorarsi al suo
interno con la riduzione di cattedre e la semplicistica applicazione del
voto
– la necessità di tempi distesi e del rapporto diretto insegnante-alunno
per un apprendimento che, partendo da esperienze concrete, ponga le basi
alla concettualizzazione e all’astrazione per un equilibrato e proficuo
inserimento nella società
– il valore aggiunto della collaborazione e della cooperazione tra più
docenti che, pur nell’inevitabile ma fruttuosa difficoltà dell’interazione,
da decenni ormai progettano un percorso comune, condiviso e coeso,
rispondente ai bisogni degli alunni in un contesto sociale complesso e in
continuo divenire
– l’opportunità di una valutazione non sanzionatoria, viceversa di una
valutazione che dia valore ai processi, ai percorsi dei ragazzi, che
descriva e non stigmatizzi l’apprendimento nella sua evoluzione, … come da
anni abbiamo imparato a fare!
– la passione per un mestiere, quello di insegnante della scuola di base,
cioè di tutti, che costa fatica quotidiana, competenza , impegno, che
richiede disponibilità al continuo aggiornamento, capacità di mettersi in
gioco e in discussione; un lavoro, tuttavia , gratificante nel diretto
contatto con gli alunni e di grande valore sociale
– la convinzione che in un paese democratico le riforme vadano sempre
condivise e che il progetto educativo quale base per il futuro del paese, si
debba poggiare sul confronto di idee pedagogiche, convinzioni e valori
anche diversi, ma negoziati
Tutto questo mal si concilia con il decreto recentemente approvato dal
nostro Parlamento, D.L.137/08, con la Legge 133,con l’idea di scuola e di insegnante che imperversa sulla stampa,
pertanto esprimiamo forte il nostro dissenso unitamente ad una seria preoccupazione
per il futuro dei ragazzi!