Bonifica del Basso bacino del Chienti:
il Comune chiama in causa i privati
per interventi sui loro siti

CIVITANOVA - Lettere dall'ufficio Ambiente ai proprietari delle aree contaminate per chiedere conto delle azioni intraprese e «di comunicare per iscritto entro 30 giorni l'intenzione a provvedere alla realizzazione degli interventi di bonifica nel sito di proprietà o disponibilità». Alcuni, che hanno acquistato di recente, ignoravano completamente la problematica. Ora si pensa ad una class action

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La lettera

di Laura Boccanera

Bonifica del Basso bacino del Chienti, arrivate ai privati le lettere inviate dal Comune in cui si chiede conto delle azioni intraprese e «l’intenzione a provvedere alla realizzazione degli interventi di bonifica». Fra i destinatari anche persone che hanno acquistato una proprietà pochi anni fa e non sapeva nemmeno che l’area era oggetto di inquinamento. Monta la protesta e i proprietari pensano ad una class action e un ricorso alla Corte europea dei diritti.

Dopo che non se n’è occupato lo Stato, poi Regioni e Comuni ora la palla passa nel campo dei privati in una vicenda di inquinamento che va avanti da più di 30 anni e c’è anche uno studio del ministero della Salute, il famoso studio epidemiologico “Sentieri” che mostra come nella zona ricadente nel basso bacino del Chienti si registrino eccessi di malattie e tumori legati a stomaco e colon retto e patologie di origine perinatale con dati superiori rispetto alla media nazionale.

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Della bonifica di quell’area non si è mai occupato nessuno, o meglio, nessuno è mai riuscito a mettere a terra gli interventi per riportarlo allo stato originario: i tribunali non sono riusciti ad identificare i responsabili dell’inquinamento, una commissione d’inchiesta parlamentare ha imputato la mancata bonifica alla provincia di Macerata che approvò un progetto da 3 milioni 700mila euro, salvo poi andare in conferenza dei servizi con uno lievitato a 10 milioni e che fu respinto. E poi il declassamento: da sito di interesse nazionale a sito di interesse regionale col dovere della bonifica che spettava ai territori.

Nessuno più per anni se n’è occupato e quando i comitati hanno iniziato di nuovo a pungolare tribunali con esposti (archiviati), con opposizioni all’archiviazione, lettere ufficiali alla Regione qualcosa si è mosso, tanto che dopo un incontro con la Regione e gli altri comuni interessati (Montecosaro, Morrovalle, Porto Sant’Elpidio e Sant’Elpidio a Mare) il sindaco Fabrizio Ciarapica aveva annunciato: «è la dimostrazione che le istituzioni non sono ferme, ma stanno lavorando con serietà e determinazione per risolvere un problema che da troppo tempo rappresenta una ferita ambientale per il nostro territorio. È un percorso complesso, ma abbiamo finalmente un piano concreto, tempi definiti e ruoli chiari, che entro il 2026 vedrà completata una prima importante fase di bonifica e messa in sicurezza». E ora arriva una lettera ai privati per chiedre cosa hanno fatto o intendono fare per la bonifica. Questione che ha fatto saltare dalla sedia i comitati dal momento che la “risoluzione del problema” passa di fatto attraverso quella missiva arrivata ai proprietari di quelle aree, alcuni del tutto ignari della problematica.

Con una comunicazione ufficiale, firmata dalla dirigente del settore Ambiente Sandra Gennarettini  l’amministrazione si è rivolta direttamente ai proprietari delle zone classificate come contaminate. L’iniziativa segue quanto emerso dai tavoli tecnici istituzionali del 27 febbraio e 30 aprile 2025, coordinati dalla Regione, Arpam, Province, Comuni e Ast. In quell’occasione era stato evidenziato come, nonostante un miglioramento complessivo, il fiume Chienti presenti ancora criticità ambientali, in particolare nella falda sotterranea e in corrispondenza di alcune aree individuate come fonti di contaminazione. Ai soggetti interessati il Comune ha chiesto di fornire entro 30 giorni informazioni puntuali su eventuali interventi di prevenzione, messa in sicurezza o bonifica già adottati o previsti.

«Si chiede alle ditte – si legge nella lettera – in qualità di proprietarie delle aree interessate, di informare questa amministrazione circa le attività che sono state adottate o si stanno adottando per contrastare la contaminazione nella falda sotterranea e la sua diffusione, nonché ogni notizia utile in merito al sito di competenza e di comunicare per iscritto entro il termine di 30 giorni dal ricevimento della presente, l’intenzione a provvedere ai sensi dell’art.245 del d.lgs 152/06 alla realizzazione degli interventi di bonifica necessari nell’ambito del sito in proprietà o disponibilità».

Tradotto facile: il pubblico per 30 anni non ha fatto nulla, ora vediamo se qualche privato si accolla la spesa della bonifica. I tavoli tecnici infatti, al di là della narrazione edulcorata ed ottimistica, non sono serviti a mettere sul piatto l’unica ipotesi possibile, quella dell’apertura di una conferenza dei servizi che preveda lo stanziamento di fondi da parte di Regione e Comuni per avviare la bonifica.basso-bacino-chienti

I residenti a cui è arrivata la lettera però nel frattempo si sono allarmati, disorientati dalla perentorietà della comunicazione (30 giorni per una risposta per una vicenda che dura da oltre 30 anni) e per la paura di soccombere. I comitati Nova Urbs e Civitanova Unita che già hanno presentato i ricorsi in tribunale vogliono affiancare i proprietari a cui sono arrivate le lettere per pensare insieme ad una class action fino alla corte europea dei diritti dell’uomo se necessario. C’è anche una mail a cui chiedere informazioni info@comitatobonificachienti.it

 

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