Elezioni regionali e comunali,
la data del voto può fare la differenza

L'ANALISI di Gianluca Puliti - Nel 2020 a Macerata si votò in un unico giorno per il sindaco e per il presidente della Regione. La prossima tornata elettorale potrebbe registrare la scissione. E' necessario l'intervento governativo per stabilire un eventuale accorpamento che favorirebbe il tandem Acquaroli- Parcaroli

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Gianluca Puliti

di Gianluca Puliti*

Come si ricorderà l’elezione del presidente della Regione Marche e quella del sindaco del Comune di Macerata si svolsero insieme, il 21 e 22 settembre 2020. Era in corso la pandemia da Covid-19 e per questa ragione, con una legge dello Stato, si stabilì di spostare la data delle elezioni amministrative dalla primavera 2020 a settembre dello stesso anno. La prossima tornata elettorale potrebbe registrare la scissione delle due elezioni. Per la Regione si voterà, in base alla vigente normativa regionale, alla scadenza del mandato elettorale, tra settembre e novembre 2025. Per il Comune, invece, valgono le regole della legge 182/1991. Essa stabilisce che l’elezione dei Consigli comunali e del sindaco si tenga “in una domenica compresa tra il 15 aprile ed il 15 giugno se il mandato scade nel primo semestre dell’anno ovvero nello stesso periodo dell’anno successivo se il mandato scade nel secondo semestre”.
elezioni_regionali1-450x325Le elezioni comunali di Macerata, quindi, si dovrebbero svolgere a primavera del 2026. Ma è sempre possibile un intervento governativo che accorpi di nuovo le due elezioni.
Com’è intuibile la circostanza di un election day Regione/Comune è tutt’altro che irrilevante, soprattutto laddove Sandro Parcaroli intenda ricandidarsi. Egli sa bene, infatti, che questo obiettivo è possibile a condizione che possa contare sull’appoggio del governatore Francesco Acquaroli, di cui approva, senza riserve o eccezioni, decisioni e linea politica e, di conseguenza, ne condivide destino ed esiti politici. Il governatore Acquaroli, da parte sua, sembra avere un particolare interesse a proteggere il sindaco. E infatti Parcaroli ricorre alla sua tutela ogni volta che si trova in difficoltà con la sua maggioranza, (vedi le recenti vicende che hanno avuto a oggetto la governance di Apm e la sanità maceratese e, ancor prima, le rivendicazioni senza risultato di Fratelli d’Italia per un rimpasto della compagine di Giunta).

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Francesco Acquaroli e Sandro Parcaroli durante un fitto colloquio

Se le elezioni di Comune e Regione si dovessero tenere insieme le probabilità che si riproponga il tandem attualmente in carica sono molto alte. La ricandidatura di Parcaroli sarebbe utile soprattutto per sedare le tante velleità che ci sono nel centrodestra maceratese e che, se non governate, rischierebbero di far deflagrare la coalizione. Questo schema potrebbe non essere riproponibile laddove le consultazioni elettorali fossero disgiunte. E se il centrosinistra conquistasse il governo regionale nel centrodestra si tornerebbe da capo e tutti gli scenari sarebbero possibili.
Anche perché in questi quattro anni la presenza politica del sindaco non è stata particolarmente commendevole. In poche occasioni ha dato l’impressione di avere, salde in mano, le redini della coalizione, rinunciando troppo spesso a far valere il peso del suo ruolo e della dote elettorale che ha portato con sé. E difatti sulle questioni veramente importanti non si ricordano prese di posizione che abbiano lasciato il segno, almeno nel senso atteso. La sua è stata una presenza intermittente, con poca autonomia, per lo più di rappresentanza, ma politicamente poco rilevante, tanto quanto la lista civica che a lui fa capo e che pure era entrata in Consiglio comunale forte di un ragguardevole consenso elettorale (9,90%), ma che ora risulta dimezzata da dissidenze e transfughi.

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Sandro Parcaroli e Francesco Acquaroli festeggiano la vittoria a Macerata subito dopo le elezioni del 2020

Parcaroli è stato utile, anzi decisivo, quando c’era da presentare agli elettori maceratesi una coalizione di centrodestra finalmente unita. Alla sua immagine d’imprenditore di successo, di uomo mite non contaminato dalla politica si deve, con ogni probabilità, la vittoria schiacciante al primo turno. Ora il sindaco è stato pesato alla prova dei fatti e la sua bonomia da più d’uno viene letta come debolezza, mentre il tocco magico che ha decretato i suoi successi imprenditoriali non trova corrispondenza nell’azione di capo dell’amministrazione. Di certo, è anche sua la responsabilità se in Consiglio comunale si sono create le condizioni e lo spazio per la costruzione di una nuova proposta politica, di ispirazione fortemente civica, che di sicuro intende drenare e dare rappresentanza anche a quei consensi che l’inazione di Parcaroli e il procedere asfittico della consiliatura stanno disperdendo.

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I banchi dell’opposizione al Consiglio comunale di Macerata

E l’opposizione? Bisogna dire che nei confronti del sindaco la minoranza non si è comportata malamente e non l’ha attaccato più di tanto. In queste ultime settimane, in verità, cominciano a prendere corpo prese di posizione più forti e decise, ma non si è ancora realizzata un’azione corale veramente eclatante. Detto questo, chi è in minoranza in Consiglio comunale non ha trovato il modo o le condizioni per costruire un’iniziativa politica comune. I consiglieri di opposizione appaiono spesso distinti nei comportamenti in aula e distanti nel ragionare di alternative. Per contro, l’opposizione che è fuori dal Consiglio comunale fa fatica a riconoscersi in una coalizione ampia, anche se, per il momento, non sembra troppo allettata da tentazioni terzopoliste. Per tutti dovrebbe valere l’esperienza del centrodestra di Macerata nel ventennio che ha preceduto Parcaroli e che si può riassumere così: uniti si può vincere, ma divisi si perde di sicuro.

*Gianluca Puliti, ex dirigente del Comune di Macerata

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