Carlo Cambi
di Carlo Cambi
Potrebbe essere la nuova e, al tempo stesso nostalgica, colonna sonora del sindaco di Macerata, appreso dei nuovi emolumenti che toccano ai reggitori della cosa pubblica finanziata con i denari privati. Gilberto Mazzi intonava nel ’39 del scolo scorso – c’erano i prodromi della guerra e pure l’inflazione e viene difficile dar torto al Machiavelli che preconizzava: tutti li tempi tornano, gli uomini son sempre i medesimi – una canzonetta che attualizzata potrebbe suonare così: “Se potessi avere diecimila al mese, senza esagerare, sarei certo di trovare tutta la felicità. Un modesto impiego, io non ho pretese…per potere alfin trovare tutta la tranquillità.” Si ha l’impressione che questa sia l’indole del nostro uomo. Lo si capisce da come sta gestendo il tramonto delle promesse che aveva fatto alla città e l’affaire Iommi. In perfetto stile manzoniano, lui e i partiti che lo sostengono, hanno scelto di condurlo come il Conte zio: “Sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire”. Di fronte a un progetto innovativo capace di rilanciare Macerata – votato in consiglio comunale da tutta la maggioranza in data 24 novembre 2020 come ben ha ricordato Gianni Menghi qui su Cronache Maceratesi che ancora ringrazio per l’ospitalità – ha scartato come un cavallo bolso di fronte all’ostacolo: tra la creatività e il colare cemento ha scelto la seconda opzione.
Silvano Iommi e Sandro Parcaroli
Diceva il Manzoni a proposito di Don Abbondio: “Il coraggio, uno, se non ce l’ha mica se lo può dare”. Come Don Abbondio il nostro ha incontrato sulla sua stradicciola dei Bravi. Dirò poi chi essi siano. E ha scelto di rinnegare “le promesse spese” su cui spara numeri a casaccio, facendone altre di cui non è autore, ma solo esecutore che continuano a dilatarsi negli importi e nei tempi di realizzazione. Il nostro sindaco stava lungo rampa Zara. I Bravi erano seduti sul muricciolo che guarda a Nord e verso le terre annesse che posson diventar edificabili e la garitta per i permessi di transito nel centro storico che mai più dovrà esser chiuso per proclama e pressione di sparuti bottegai. Piglio a prestito dal Manzoni: “Che fare? tornare indietro, non era a tempo: darla a gambe, era lo stesso che dire, inseguitemi, o peggio. Non potendo schivare il pericolo, vi corse incontro, perché i momenti di quell’incertezza erano allora così penosi per lui, che non desiderava altro che d’abbreviarli”.
Romano Carancini con Sandro Parcaroli in uno scatto precedente alla candidatura dell’attuale sindaco
Ecco questo deve essere lo stato d’animo del nostro esimio sindaco di fronte alle recenti vicende. Al punto che si è trasfigurato. Si scrive Sandro Parcaroli, ma si legge Romano Carancini. Come l’ex ha tirato fuori un piglio inusitato: maltratta i critici e striglia gli assessori anche quelli che per competenza e per età possono dargli lezione, anche quelli che lo hanno fatto vincere convincendo un milieu colto, professionale, moderato a votarlo sia pure turandosi il naso. Ha apostrofato Silvano Iommi con toni ai limiti della maleducazione: non ho tempo da perdere, se Iommi trova i soldi faccia i suoi progetti. Ora al netto che Silvano Iommi è il primo eletto della lista Parcaroli il trattamento che il sindaco gli ha riservato è offensivo. Siamo passati da Bobby Solo a Celentano nel battere d’un ciglio: da una lacrima sul viso a una carezza e un pugno. Sandro Parcaroli a dar retta ai Bravi però potrebbe fare la fine di Don Abbondio che fu convocato dal Cardinale (scegliete voi se sta all’ombra di San Ciriaco o di Alberto da Giussano) e gli toccò di masticare amaro. Fuor di metafora: la faccenda del Belvedere Leopardi, o delle Fonti o di Rampa Zara è il punto più basso della non esaltante consiliatura Parcaroli. Per quattro ragioni che provo a illustrare.
Rampa Zara
Partiamo, ed è la prima, dalla famosa delibera 101. Era il documento programmatico di “governo”. Parcaroli e tutta la sua maggioranza hanno approvato quanto segue: “Una delle priorità è la realizzazione del Centro commerciale naturale. E’ indispensabile la realizzazione del nuovo parcheggio di Viale Leopardi (sotto Rampa Zara) completamente inserito in un progetto di riqualificazione dell’area, che nasconda comunque le macchine parcheggiate alla visuale sulla vallata e che garantisca un accesso meccanizzato al centro cittadino direttamente in Piazza della Libertà (con risorse disponibili grazie ai finanziamenti dell’Ue, come indicato nella sezione 10 del programma).” In quel documento che è legge fin quando non è revocato si dice che il progetto di Silvano Iommi, illustrato successivamente nel marzo scorso, è una priorità di questa maggioranza. Si dice anche perché va fatto: per costituire il centro storico come centro commerciale naturale, per realizzare i cosiddetti attracchi meccanizzati. E si dice anche come finanziarlo: con i fondi europei. L’espandersi dell’Università con il lodevolissimo acquisto del “palazzo dei diamanti”, il nuovo studentato (ex Claudiani), la necessità di riqualificare l’offerta in centro rendono indispensabile sia il progetto Belvedere Leopardi sia la presa di coscienza che va fatto il centro commerciale naturale, va riportata la residenzialità, va qualificato l’arredo urbano e va pedonalizzato il centro storico. A meno di non ritenere che lo spaccio di calorie – parlare di ristorazione o di cucina salvo un paio d’eccezioni pare francamente eccessivo – il mettere qualche luminaria e fare quattro salti in padella e in piazza sia un’opera di qualificazione del centro. Ora il sindaco, ma anche Fratelli d’Italia dicano che il progetto Iommi è faraonico, che semmai si fa un parcheggio a raso suona strano. Non è venuto a nessuno della maggioranza il sospetto che smentire ciò che si è votato mina alla radice la credibilità dell’azione amministrativa? Sanno che una giunta e una maggioranza che dicono e si contraddicono si privano di qualsiasi autorevolezza? Così gli atti approvati in Consiglio e in giunta diventano opinabili e perciò carta straccia! Viene il sospetto che si voglia adottare nel governo della città lo stesso paradigma usato al Cosmari: non la legge conta, ma una volontà mutevole. Che può anche derogare dalle leggi. Salvo poi trovarsi con la pezza(nesi) al fondo schiena.
Passaggio a livello di via Roma
Seconda considerazione – in quel famoso programma votato in Consiglio comunale tra le priorità c’erano il nuovo centro agroalimentare, una scuola in centro, il recupero del Convitto, la variante Pieve-Mattei, l’ospedale nuovo, il sottopasso di via Roma. A cui si sono aggiunte le mirabolanti promesse sul Pnrr. Non una di queste opere ha visto l’inizio. Si sono fatti solo degli annunci. Il 15 aprile il sindaco e presidente della Provincia dichiarava: “Mi sarei incatenato se non si fosse fatto l’ospedale. A giugno ci sarà l’incarico del progetto e spero di poter mettere la prima pietra nel 2025.” Il 4 luglio ci hanno fatto sapere che la gara per la progettazione si farà forse entro l’anno. La Pieve-Mattei Matteo Salvini – torna a Macerata per un panino con la porchetta in un festival dal titolo lievemente sadomaso: “legami”- come ministro delle infrastrutture l’ha promessa. Parcaroli che la dava per fatta ora dice che se ne parla nel 2024. Sul sottopasso di via Roma ci fu detto in data 30 dicembre dal medesimo Parcaroli: “Siamo riusciti in pochissimo tempo a dare un fortissimo impulso a quest’opera, cantieri aperti entro l’estate.” L’estate è finita, ma il cantiere non c’è. La scuola in centro è stata del tutto archiviata eppure in data 10 ottobre 2020 l’assessore alla cultura, non eletta, ma molto protetta dal sindaco, aveva affermato con piglio decisionista: “Il Convitto via dal centro storico come questione va analizzata. Uno degli obiettivi è portare una scuola in centro.” Del Convitto che sta deperendo pur essendo uno dei massimi beni architettonico-monumentali della città non si sa più nulla: è in abbandono. La promessa dell’assessore Cassetta deve evidentemente essere finita in un cassetto perché nonostante sia siano fatte nuove scuole quella in centro non c’è. E però i bambini mandano a memoria una filastrocca: “Sopra la rampa la Giunta campa, sotto la rampa la Giunta crepa.” I fondi del Pnrr compresa la fantasmagorica pista da sci sono evaporati. Ma ciò che è più grave che uno dei punti davvero qualificanti di questa maggioranza è caduto nel nulla: i 7 milioni per il centro agroalimentare non ci sono più e nessuno ha più detto una parola. Quello era il solo investimento destinato a produrre volano economico, a generare Pil, a dare alle imprese – dovrebbero essere un riferimento prioritario per il Centrodestra – vero sostegno. Non una delle priorità indicate il 24 novembre 2020 non solo ha visto la luce, ma neppure l’inizio.
Il cantiere della piscine alle ex Casermette
La terza ragione è quella che sostanzia la totale continuità della giunta Parcaroli con la giunta Carancini. Sono i lavori pubblici: la roba che si tocca. Un assessorato totalmente eterodiretto dalla struttura tecnica che è in perfetta continuità con l’ex maggioranza Pd. Si è detto che per il progetto di Rampa Zara targato Iommi non ci sono i soldi. E si sono sparate cifre a caso: 50 milioni, cento milioni. Può un sindaco farlo senza avvertire un sottofondo di ridicolo? Il nostro era uomo d’impresa. Se un qualsiasi fornitore gli avesse fatto un preventivo che oscilla tra una cifra e il suo doppio senza uno straccio di motivazione che affidabilità egli avrebbe conferito a quel fornitore? E perché i cittadini maceratesi dovrebbero ritenere lui credibile? Un assessore – che a quanto pare pedala in salita e difende un progetto da oltre 3 milioni di cui pochissimo si sa e nulla si vede – è arrivato a dichiarare che si sono fatti i computi metrici sul Belvedere Leopardi e risulta che costerà 60 milioni. Non si capisce come si possano fare i computi metrici di un’idea, ma si sa da dove esce la cifra: dagli uffici del dottor Tristano Luchetti. Il dirigente capo dell’ufficio tecnico del Comune, appunto Tristano Luchetti, ha una qualche confidenza con l’ex sindaco Romano Carancini e col Pd contrarissimi da sempre a Rampa Zara. Per una pura coincidenza però i lavori che sono stati portati avanti dalla giunta Parcaroli sono quelli già programmati dalla giunta a guida Pd. Peraltro con le stesse modalità: fine cantiere mai, continue revisioni dei prezzi.
L’inaugurazione all’Ex Casermette con gli emiri del Qatar
Le piscine, inadeguate, piazzate là dove si sono costruite scuole con i soldi del Qatar (poi si è scoperto che il Qtar aveva un qualche interesse a fare pressione sull’Europa e stando alle indagini della procura di Bruxelles appoggiandosi alla sinistra socialista con addentellati ad ex eurodeputati del Pd e della sinistra, ben inteso innocenti fino a sentenza definitiva) dovevano essere finite già da un anno. La precedente versione delle piscine di Carancini a Fontescodella, un parco che a detta dei residenti è una giungla e anche questo è un segno di continuità, è finita per intervento dell’anticorruzione, ma le promesse natatorie sono durate 6 anni. L’assessore Andrea Marchiori è sulla buona strada: dopo tre anni siamo ancora a secco e però s’intesta la costruzione di due vaschette che per hanno solo la funzione di far dimenticare il flop caranciniano. Aveva detto: consegna del cantiere entro il 24 settembre (dopo una proroga di altri tre mesi alla ditta). Non se n’è fatto di nulla e come ai tempi di Carancini nessuna penale. Siamo alle solite: si sta dalla parte di chi cola cemento, mai dalla parte dei cittadini.
I lavori al Centro fiere di Villa Potenza
Il Centro Fiere che è inaccessibile perché non c’è una strada che ci arriva (forse progetteranno un trampolino che dalla galleria delle Fonti lancia le auto verso Villa Potenza) doveva essere consegnato due settimane fa. E’ largamente incompleto e si prepara l’ennesima revisione prezzi per ulteriori 1,2 milioni di euro di esborso. E’ una cattedrale nel deserto, monumento postumo al carancinismo. Non si sa da chi e come sarà gestito, non ha una struttura ricettiva, ma soprattutto non ha un mercato perché nessuno si è chiesto come va e dove va il settore delle fiere e perciò non si è dotato dell’unica struttura davvero necessaria e “vendibile” e cioè un centro congressi polivalente. Per ospitarci la Raci, la festa della birra e le radio usate pare davvero troppo. E che dire della Casa del Custode dei Giardini Diaz? E’ un pozzo senza fondo per i quattrini, forse per quello si allaga, la consegna è continuamente dilazionata, ma soprattutto la sua destinazione p contestata per primi da coloro i quali dovrebbero usarla. Anche questa è un’opera di Carancini. Così come il trionfale annuncio che si ristrutturano le mura. Progetto antico che va avanti da anni tutto prodotto sotto le giunte Pd. Eppure di questi lavori ci si fa vanto e si trovano anche i soldi. C’è chi dice che si stia spostando l’asse di una certa politica da Corso Cavour a via Silone, ma i referenti sono sempre gli stessi. E anche tra i vincitori degli appalti c’è un’alta frequenza di ripetitività.
La quarta ragione è la pretesa che la città non sia dotata d’intelligenza. E’ evidente che la contrarietà al Belvedere Leopardi è il segno più alto della continuità con Romano Carancini e con le affermazioni del tecnico di fiducia delle sue giunte Tristano Luchetti da sempre è contrario a Rampa Zara. Ma c’è da capire chi sono i Bravi. Viene in mente che alcuni commercianti del centro storico non vogliono la chiusura e si oppongono al centro commerciale naturale. C’è una miopia in questo perché si ritiene che meno si è a spartirsi la torta e meglio si sta. Peccato che la torta forse non c’è più. Questi commercianti indossano la divisa dei Bravi. E la stessa mise la vestono coloro i quali hanno terreni, gru, e betoniere che devono girare altrove rispetto al centro. Così il nostro don Abbondio rinuncia alla via nuova e s’incammina a capo chino per la sua stradicciola. Aveva annunciato il cambiamento, ma i Bravi gli hanno imposto: “Non s’ha da fare, né domani, né mai!”.
Parcaroli: «Sì a Rampa Zara, no al progetto di Iommi» Anche FdI volta le spalle all’assessore
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Dice un vecchio detto (mazza mazza è tutti na razza) mi sembra calzare perfettamente.
Signor Cambi,
ma lo vuole capire che a Macerata non c’è trippa per gatti, si rassegni.
Da bravo imprenditore di successo a sindaco tentennante di reminiscenze manzoniane. L’unico che lo esalta rimane Salvini, che è ormai alle corde anch’egli come un pugile suonato.
Purtroppo non c’è alternativa. Nulla di nuovo sotto il manto di Maria: le due amministrazione – quella passata e quella subentrata – sono della stessa razza e della stessa pappa. Non sanno volare alto. Sono rimasti alla confusione della Sinistra DC di quando volevano passare sotto le Fosse per congiungere il Potenza col Chienti, quando bastava un righello e la conoscenza della Natura per capire che sarebbero dovuti passare dotto il Monumento ai Caduti.
Il peggio verrà quando lo Stato idiota aumenterà l’indennità di carica ai sindaci, agli assessori, ai consiglieri comunali. Una verà e propria boiata, alla faccia di chi non ce la fa a campare, che col reddito di cittadinanza che viene dato in ritardo, con la gente che piange e maledice la casta partitica intera. Soldi magari guadagnanti da chi è capace e lavora. Soldi rubati da chi è un cretino e un lavativo. Boiata che allontanerà di più la gente dai seggi. O che magari prenderà a calci quegli amministratori fasulli e incapaci quando li incontrerà per strada..
Per Macerata iniziamo a recitare il De Produndis: stanno dimostrando di essere apprendisti stregoni, ai quali non basta avere una tessera di partito per avere le idee chiare e il coraggio. Il coraggio, se non ce l’hai, nessuno te lo dà.
È vero non c’è trippa per gatti.
Ci sono solo topolini che corrono dietro al pifferaio di turno.
Poi c’è la realtà. Ma questa è un’altra storia.
come al solito, tanto di cappello al dott. Cambi.
Cambi, lo faccia lei il sindaco!!!!
D’accordo con Franceschetti..Solo
Governo,Regione,Provincia,Comune e Bartoloni della realtà se ne fregano..
Secondo me al bravo Bartoloni lo pagano !!!