Dalla lotta contro il tumore,
al ritorno in campo con gol
«Un’emozione indescrivibile»

LA STORIA di Federico Giaccaglia, centrocampista 24enne di Recanati che sabato scorso è tornato a giocare con la maglia del Potenza Picena e ha anche segnato. L'estate scorsa aveva scoperto la malattia. «Ritrovare la rete a quattro mesi di distanza dalla fine delle terapie che sono state fisicamente massacranti è un qualcosa che non potevo immaginare. Mi è venuto da piangere dentro al campo, perché ho vinto un’altra sfida, ho superato un altro ostacolo. Ho dedicato questo gol a mio padre Luca, una persona che mi ha cresciuto con dei grandi valori»

- caricamento letture
federico-giaccaglia3-4-e1685624819184-325x291

Federico Giaccaglia

di Andrea Cesca

I gol hanno tutti un sapore speciale per chi gioca a calcio. Quello messo a segno da Federico Giaccaglia sabato scorso con la maglia del Potenza Picena in occasione della partita con il Castel di Lama è unico, impareggiabile.

«Nei momenti difficili passati nel letto d’ospedale a Bologna sognavo un finale di stagione con una bella prestazione, con una vittoria e un mio gol – racconta Federico Giaccaglia, centrocampista 24enne di Recanati – La vittoria purtroppo non è arrivata, il gol messo a segno per me è stata un’emozione indescrivibile. Ritrovare il gol a quattro mesi di distanza dalla fine delle terapie che sono state fisicamente massacranti è un qualcosa che non potevo immaginare, che non so quante persone avrebbero potuto immaginare.

Per me è stata un’emozione grandissima, subito dopo il gol mi sono emozionato, mi è venuto da piangere dentro al campo, perché ho vinto un’altra sfida, ho superato un altro ostacolo. Ho dedicato questo gol a mio padre Luca, una persona che mi ha cresciuto con dei grandi valori. Lui mi ha fatto sempre sentire la sua vicinanza anche prima di questo anno travagliato, calcisticamente parlando è stato sempre il mio primo sostenitore. L’emozione che ho provato quando la palla è entrata in rete è stata dieci volte più grande del mio primo gol in Serie D a 18 anni perché è la chiusura di un cerchio. Sono veramente soddisfatto del lavoro che ho fatto, sono sicuro che anche grazie a questa esperienza l’anno prossimo tornerò in campo più forte».

federico-giaccaglia3-3-275x400Federico Giaccaglia dopo aver vinto il campionato di Promozione con la Maceratese l’estate scorsa viene acquistato dal Potenza Picena. «Durante la preparazione a ferragosto mi accorgo di avere una ferita alla lingua che in un paio di giorni peggiora – racconta – Ho capito che c’era qualcosa che non andava e mi sono subito fiondato a fare dei controlli specifici, questione di settimane ed è arrivata la risposta, era un tumore.

Ho subito raccontato tutto alla squadra, allo staff, alla società, ho cercato di capire quale potesse essere la soluzione migliore. A distanza di un mese mi hanno operato. La lotta che ho dovuto affrontare fuori dal campo è stata difficile, ma il calcio mi è stato di grande aiuto. La determinazione, la disciplina, la voglia di migliorare che mettiamo in allenamento mi è servita per essere più forte nella lotta vera, quella con la vita. Una cosa mi sento di dire ai ragazzi più giovani, lo sport è fondamentale per la nostra mente e per il nostro corpo, la sua importanza non va sottovaluta».

L’attesa non è facile, ma Federico Giaccaglia non si scoraggia. «Alternavo i viaggi a Bologna per fare le visite agli allenamenti, ho deciso insieme a mister Giuseppe Santoni e al presidente Andrea Savoretti di non interrompere la mia quotidianità nel momento in cui sapevo di dover affrontare la malattia perché per me era importante essere me stesso fino alla fine.

Terminata la preparazione ho giocato con il Matelica la prima di campionato poi contro il Passatempo la Coppa Italia, mi sono allenato fino al sabato e il lunedì successivo mi sono operato a Bologna. Non ho saltato nessun allenamento, per me era necessario continuare a stare bene mentalmente, positivo, con i compagni di squadra, senza pensare agli aspetti negativi. Essere me stesso è stata un’arma in più, essere positivo, stare bene, stare concentrato sulla soluzione e non sul problema è stato determinante. Alla fine tutta questa positività, tutta questa forza ha fatto la differenza, mi ha aiutato a vincere la guerra che poi c’è stata».

Dopo l’intervento Federico Giaccaglia il 13 novembre torna in campo. «Tra la fine dell’operazione e l’inizio delle terapie ci sono state sei-sette settimane di stop. In quei giorni dovevo riposare, il calcio lo avevo messo da parte, un’operazione grande come la mia non mi permetteva di allenarmi, non riuscivo fisicamente. In vista della partita con la Civitanovese mi sentivo molto meglio, mentalmente stavo bene. Un giorno mi sono presentato al campo, cambiato, per allenarmi. Mister Santoni ci rimane male e mi fa: “Fede che stai facendo?”. Ero convinto di allenarmi e mi sono allenato, il mister mi ha visto bene e abbiamo deciso insieme di scendere in campo una ventina di minuti. Sono riuscito a giocare quella partita e abbiamo anche pareggiato nelle battute finali. Sono stato contentissimo, è stata un’altra prova di forza che ho superato».

federico-giaccaglia3-2-275x400Passare dal ritorno in campo a quello in ospedale non è stato facile. «A gennaio ho terminato le terapie, sono state difficilissime per il corpo. A febbraio ho ripreso ad allenarmi con calma. Adesso sto molto bene, anche se non ancora al cento per cento. L’allenamento è stato importantissimo per la ripresa. Ho alternato momenti brutti ad altri bellissimi e il calcio mi ha accompagnato sempre».

Dove ha trovato Federico Giaccaglia la forza per affrontare la malattia? «Anche negli anni precedenti avevo dimostrato che nei momenti difficili riuscivo a tirare fuori qualcosa in più. Questo grazie al mio carattere, alla determinazione, in primis alla mia famiglia che mi ha cresciuto con dei valori veri, con educazione, rispetto. La forza che dimostro è una conseguenza della mia famiglia. Il calcio per me è amore, passione, un sentimento enorme che coltivo fin da piccolo. La voglia di tornare in campo è stata importante.

Nei momenti difficili trascorsi in ospedale mi è servita, era come se dovessi recuperare palla al 90’ per non prendere gol e andare a farlo io. In quegli istanti anche se non ce la fai più stringi i denti e trovi la forza per fare la giocata. Questo insieme di componenti, unito al calore delle persone che mi sono state vicine, mi hanno dato quella forza in più che poi mi ha fatto stare bene, mi ha fatto vincere la sfida più difficile, mi ha fatto passare dei momenti brutti in maniera meno brutta».

L’ambiente che hai trovato a Potenza Picena ti ha aiutato? «In carriera ho giocato a Recanati, Macerata e Potenza Picena, tutti e tre ambienti molto diversi. Essere a Potenza Picena nell’anno in cui ho incontrato tutte queste difficoltà è stata una fortuna per me. La piazza dove sono arrivato, la società, lo staff tecnico, i compagni, la città hanno subito capito la mia situazione, mi sono stati vicino, mi hanno stretto a loro come se mi conoscessero da una vita.

Ho sentito veramente la loro vicinanza dal primo all’ultimo giorno, messaggi, telefonate, striscioni e quando mi vedevano al campo mi abbracciavano felici di incontrarmi. Mi hanno manifestato un affetto importante. Sono stato fortunato ad accettare la proposta del Potenza Picena perché hanno dimostrato di essere una seconda famiglia per me. Ho conosciuto persone vere, mi dispiace solo di essere stato poco in campo. Non vedo l’ora di poter dimostrare il mio valore per ringraziarli, se lo meritano».

Resterà al Potenza Picena dunque. «Quest’anno ho giocato poco, devo parlare con il presidente Savoretti, potrei rimanere, mi hanno dato tanto, la riconoscenza per me è importante. E’ stato un’annata molto difficile, travagliata, sono stato costretto ad abbandonare il campo e gli spogliatoi per alcuni mesi per battere la malattia, è stata la partita più importante che ho vinto per 3 a 0. Ho tirato fuori una forza incredibile. Nell’ultimo periodo sono tornato ad allenarmi grazie alla squadra e al mister che mi hanno accolto dandomi fin da subito spazio. Due minuti me li hanno sempre trovati per farmi entrare in partita e recuperare lentamente alla forma migliore».

Un giocatore lo vedi dal coraggio cantava De Gregori. Buona vita Federico, bel giocatore e persona eccezionale.



© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page
Podcast
Vedi tutti gli eventi


Quotidiano Online Cronache Maceratesi - P.I. 01760000438 - Registrazione al Tribunale di Macerata n. 575
Direttore Responsabile: Matteo Zallocco Responsabilità dei contenuti - Tutto il materiale è coperto da Licenza Creative Commons

Cambia impostazioni privacy

X