Il post di Chiara Ferragni
Il diritto delle donne all’aborto che sta infiammando il dibattito in tutto il mondo (ad esempio in America con la sentenza della Corte Suprema che lo ha completamente rimesso in discussione) non fa eccezione nelle Marche dove l’intervento social della influencer Chiara Ferragni è stato uno scossone per il mondo politico, in corsa per le elezioni politiche del 25 settembre. Un botta e risposta a colpi di dati e atti che rischia di lasciare spaesati soprattutto perché chiama in causa due diversi piani che vengono trattati come se fossero lo stesso. In particolare la storia pubblicata su Instagram da Chiara Ferragni che accusa Fdi di aver reso impossibile l’aborto nelle Marche fa riferimento al fatto che la Regione, come altre amministrate dal centrodestra, è stata accusata dall’opposizione di non seguire le direttive del ministero della Salute, vietando di praticare l’aborto farmacologico (con la pillola Ru 486) nei consultori, e limitandone l’uso alle prime 7 settimane di gravidanza. La Regione ha risposto con i numeri sottolineando che il 92% degli ospedali delle Marche praticano l’aborto. E’ evidente che pur avendo entrambi ragione, ognuno sceglie di evidenziare un aspetto o l’altro, semplificando un tema che invece è molto complesso e richiede attenzione massima. Su questa scia, molti sono oggi gli interventi da più parti.
La protesta ad Ancona del 6 febbraio
«La Regione in questi anni ha sempre ostacolato la piena applicazione della legge, tant’è che a febbraio di quest’anno la Cgil insieme ad altre organizzazioni ha diffidato formalmente la Regione ad applicare le indicazioni del Ministero della Salute in merito alla somministrazione della RU486». E’ l’accusa della Cgil Marche che denuncia il comportamento della Regione «in merito alla non piena applicazione della legge 194, una legge di civiltà che tutela la libertà di scelta delle donne la loro autodeterminazione e il loro diritto alla salute».
La Cgil chiede che la Regione colmi subito «i ritardi accumulati sia per quanto riguarda l’interruzione di gravidanza farmacologica solo il 6%, ben lontana dalla media nazionale. Per non parlare della situazione dei medici obbiettori che nelle Marche rappresentano il 73% dei medici ospedalieri, e il 30% di quelli nei consultori, il 45% degli anestesisti. Ma oltre a ciò ad aggravare la situazione vi è anche la significativa riduzione del numero dei medici ginecologi.
Il segretario generale della Cgil, Giuseppe Santarelli
E’ necessario intervenire subito per garantire in maniera omogenea in tutto il territorio marchigiano i servizi per tutelare la salute e i diritti delle donne, ma anche quelli del personale non obbiettore. E’ necessario un cambio di passo subito, da parte della Regione, perché mai come in questo momento è strategico investire nella rete dei consultori, nell’accesso all’aborto farmacologico, senza che le donne siano costrette ad andare fuori regione o recarsi in cliniche private. Perché non dobbiamo dimenticarci di quanto dolore si cela dietro a queste scelte. Ma soprattutto dobbiamo guardare alle giovani generazioni per le quali è fondamentale garantire un’adeguata educazione alla sessualità e all’affettività nelle scuole, e l’accesso a concezionali sicuri. Dobbiamo far rivivere lo spirito autentico della L. n. 194 che afferma la centralità della maternità consapevole, riconoscendo il valore sociale della maternità, e l’importanza della prevenzione. Per questo ci piacerebbe discutere con la Regione come fare per migliorare l’occupazione femminile nelle Marche, e renderla più stabile e come garantire i servizi all’infanzia. Siamo convinte che le grandi battaglie fatte dalle donne in tutti i tempi abbiano fatto da traino a grandi trasformazioni sociali, per questo noi saremo in prima linea a difendere “senza se e senza ma” i diritti delle donne».
Lucia Albano
Lucia Albano, deputata di Fratelli d’Italia e candidata nel collegio plurinominale alle prossime elezioni: «Chi oggi afferma che Fratelli d’Italia sta rendendo l’accesso all’aborto sempre più difficile nelle Marche lo deve provare. In quasi due anni di governo Fdi in Regione non è stato approvato nessun atto che ostacola le donne nella scelta di poter abortire, e tra l’altro non potrebbe essere altrimenti. Ricordo che la 194 è una legge dello Stato e le Regioni di certo non possono intervenire per modificarla. Nelle Marche, la situazione è esattamente la stessa di due anni fa, quando la Regione era a guida Pd, che ora alza le barricate su una notizia palesemente falsa e strumentale. La percentuale di obiettori di coscienza nelle Marche è in linea con quella del resto d’Italia. La Campania ad esempio, a guida centrosinistra, ha una percentuale più alta.
Se alcuni reputano insufficiente il sistema di Igv possono dunque segnalare queste mancanze altrove, magari ai progressisti che sono stati al governo finora. Chi accusa senza alcun fondamento, mostri gli atti che provano ciò che sostengono, oppure si scusi».
Manuela Bora
Manuela Bora, consigliera ed ex assessora regionale del Pd, parla di «ipocrisia disgustosa e inaccettabile della destra di fronte all’opinione pubblica mobilitata dalla giusta denuncia di Chiara Ferragni sulla difficile situazione nelle Marche in merito, si travestono da agnellini mansueti». Bora accusa la Regione di aver attaccato con ferocia i diritti delle donne. «Se la Giunta Regionale è così attenta al diritto all’aborto, come mai l’assessora regionale Giorgia Latini si è dichiarata “contraria all’aborto” già nel dicembre 2021? Una presa di posizione che ha indignato l’intera comunità marchigiana, non solo le donne, e ha indotto una reazione molto decisa della società civile. Nel febbraio del 2021 la manifestazione per difendere il diritto all’aborto ha portato migliaia di persone a Piazza Roma, ad Ancona: la stessa piazza dove la Meloni ha tenuto il comizio inaugurale della campagna elettorale e che era molto più piena di persone quando ospitò la protesta dei marchigiani rispetto alle dichiarazioni inaccettabili di Giorgia Latini.
Coma mai l’assessore Saltamartini ha più volte fatto riferimento alle strampalate teorie “heartbeat”, totalmente destituite di ogni fondamento scientifico, le stesse che hanno portato il Texas a restringere e praticamente ad abolire il diritto ad interrompere volontariamente la gravidanza? Come mai la Giunta regionale non ha ritenuto di recepire le “Linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine” emanate dal Ministero della Salute sulla base di un parere del Consiglio Superiore di Sanità il 12 agosto 2020, linee guida che prevedono la possibilità di somministrazione della pillola RU486 nei consultori fino alla nona settimana di amenorrea? Come mai i consiglieri di maggioranza hanno presentato una proposta di legge di riforma di consultori che apre alle associazioni private dei fondamentalisti “no-choice”? Come mai nessuno ha mai smentito o criticato le parole di Carlo Ciccioli che lega il diritto all’aborto a una presunta “sostituzione etnica” che sarebbe in corso per rimpiazzare la “razza italiana” con gli immigrati? La Giunta Regionale, pur di non permettere la somministrazione della pillola nei consultori, è disposta a mettersi contro lo Stato, adottando un atteggiamento eversivo e in sostanza fuori dalla legalità. Peraltro, anche da un punto di vista legale, la posizione di Regione Marche appare insostenibile, in quanto contraddittoria e non coerente rispetto all’articolo 15 della legge 194/78, nel quale si stabilisce che “le Regioni promuovono l’aggiornamento del personale sull’uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell’integrità fisica e psichica della donna”. Su questo tema è pendente un atto di diffida promossa da molte associazioni contro Regione Marche, nella persona del presidente Acquaroli, affinché adotti ogni misura necessaria a garantire l’applicazione delle linee guida del ministero del 12 agosto 2020.
Paolo Diop
Se gli amministratori regionali delle Marche vogliono mostrarsi davvero sensibili al diritto all’aborto, invece di pretendere le scuse di chi denuncia le innegabili difficoltà ad interrompere volontariamente la gravidanza nella nostra Regione, farebbero bene a seguire l’esempio di Regioni come Lazio, Toscana, Emilia Romagna ed altre recependo immediatamente le linee guida. Altrimenti, le parole che leggiamo oggi da parte di Ciccioli e della Leonardi appaiono vuote, inconsistenti, incoerenti, false».
Si meraviglia Paolo Diop, segretario regionale Marche di Italia Al Centro, partito centrista in lista con altre forze moderate sotto il simbolo “Noi Moderati ” a sostegno della coalizione di centrodestra. «Nelle ultime ore leggo con sorpresa e sconcerto sui giornali alcuni attacchi alla nostra Regione, amministrata dal centrodestra dove la Sinistra, anziché proporre contenuti politici per il Paese, utilizza come propri portavoce addirittura gli influencer».
(a. p.)
«Aborto negato nelle Marche? E’ falso Chi lo dice dovrebbe scusarsi»
Elezioni, Chiara Ferragni contro FdI: «Nelle Marche ha reso impossibile abortire»
Infatti con la destra non è cambiato nulla. Proprio come prima
Ostacolare la somministrazione della pillola abortiva significa cancellare lautoderminazione della donna, sola e unica padrona del suo corpo. Significa anche tornare indietro di 50 anni, significa cancellare un nostro diritto per il quale abbiamo fatto tante battaglie!
Ma perché.?
In forte ritardo? Più che forte.
Altra kamikaze mandata dal PD e avoja quante altre ne manderanno prima del 25 settembre. Ma chiedetevi tutti questi che parlano comunque vivono su ville e quartieri residenziali e campano con quello che compriamo e vediamo noi .. mai che mandino un comune mortale che se suda i suoi maledetti 1300 euro in fabbrica ..
Simone Palmieri Aspettiamoci un'uscita di Fedez tra 15 giorni. Quest'anno la campagna elettorale sarà così.
Simone Palmieri cosa c entra con la legge 194?
Quanti commenti da comari, se ci sono medici obiettori di coscienza come fate ad obbligarli a compiere un atto non voluto?? Poi è una legge, come può la regione impedire l'attuazione, ma per cortesia informatevi ma non sui quotidiani al servizio dei sinistri, ma sui documenti governativi.
Paolo Balducci riducendo ad esempio il tempo per poterla utilizzare. Vietando l'uso nei consultori
Carlo Morelli mi faccia vedere dove sono gli atti o documenti che dimostrino quello che lei afferma. Grazie
Paolo Balducci le cerchi nei siti della regione
Carlo Morelli è lei che fa delle affermazioni, pertanto dimostri che sono vere o anche lei fa parte del comitato bar e comari del web.
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…”l’intervento della Ferragni è stato uno scossone nel mondo politico”!!? Ma come siamo messi, signori, ma con cosa si sta perdendo tempo!!? gv
Tutti influencerati.
Detto da una radical chic che guadagna milioni su ogni like fa solo sorridere, i sinistri non avendo più argomenti ora sponsorizzano gli influencer, che tristezza.
Secondo il regime fascista l’obbligo per le donne era di essere “mogli e madri esemplari” Lo sport, consigliatissimo fino a che, le fanciulle una volta sposate avrebbero iniziato la loro attività di fattrici. L’angelo del focolare non doveva essere necessariamente attraente anzi meglio se bruttina, ma sana e robusta. Probabilmente con pelacci lunghi e baffi sporgenti ben visibili, ispidi e pungenti come spine di cactus. Se barbuta non saprei ma credo non sarebbe dispiaciuta visto che anche il proverbio la vuole ben piaciuta. Beh, questo valeva per le mamme, sempre indaffarate con figli, tanti figli, la casa e l’obbedienza assoluta al padrone di casa. Poi come si sa, il fascista era cacciatore e nelle sue battute di caccia, magari le sue attenzioni erano rivolte ad una donna forse più attraente, meno madre, più curata, meno frustrata sempre che all’epoca fosse permesso e decisamente del tutto ignorante nelle faccende di casa. Lo stesso Lui fu sempre diviso tra la moglie a cui sembra venisse permesso anche un forte carattere ed indubbia intelligenza e donne completamente diverse. Ricordiamo l’ebrea Margherita Grassini Sarfatti che ne curò l’educazione socialista e la storia d’amore con la bella Claretta Petacci. Mi ha colpito dell’articolo che ben il 92% degli ospedali marchigiani praticano l’aborto. Certo se ce ne fossero cento il numero sarebbe pauroso. Ma detto fra noi, così è l’ennesimo colpo di genio di chi forse dovrebbe parlare meno e tacere di più. Volevo dire pensare. I numeri della Cgil ridanno per fortuna concretezza e veridicità al problema.
Per cercare di fare chiarezza sulla questione di cui si è sollevato in questi giorni un forte confronto, riporto quanto indicato dal Ministero della Salute con circolare del 12/08/2020 che ha aperto la possibilità di somministrazione della pillola abortiva in strutture extra ospedaliere.
“Il Consiglio Superiore di Sanità ha pertanto espresso parere favorevole al ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico:
− fino a 63 giorni pari a 9 settimane compiute di età gestazionale;
− presso strutture ambulatoriali pubbliche adeguatamente attrezzate, funzionalmente collegate all’ospedale ed autorizzate dalla Regione, nonché consultori, oppure day
hospital”.
Vorrei sottolineare la raccomandazione del Consiglio Superiore di Sanità di Sanità rivolta alla sicurezza attraverso un collegamento che secondo me va normato, tra l’ospedale e le strutture strutture territoriali autorizzate. L’importante era autorizzare un percorso sicuro normato in strutture extra ospedaliere.
Chissà quale piacere proveranno, come feti per la prossima vita, ad essere abortite a loro volta.