Maxi operazione contro il caporalato
nei campi tra Maceratese e Fermano:
sette denunce per sfruttamento

BLITZ dei carabinieri: i braccianti, molti clandestini, reclutati a Montegranaro e costretti a lavorare per tutto il giorno a 5 euro l'ora. Sette pakistani residenti nella nostra provincia accusati di essere i caporali, uno era già stato espulso e due avevano la patente falsa. Sanzioni per 93mila euro. Sospese le attività agricole

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L’operazione dei carabinieri

Il punto di ritrovo era a Montegranaro, dove arrivavano da diversi comuni dell’hinterland. Poi da lì i furgoni dei “caporali” li portavano nelle campagne maceratesi e fermane, dove erano costretti a raccogliere ortaggi per tutta la giornata a 5 euro all’ora, sotto la minaccia di non essere richiamati. Molti di loro erano anche clandestini. Vasta operazione dei carabinieri contro il caporalato a cavallo tra Fermano e Maceratese.

operazione-caporalato-carabinieri-2-325x211L’operazione, coordinata dal tenente colonnello Nicola Gismondi, comandante della Compagnia carabinieri di Fermo, con gli uomini della stazioni di Montegranaro, Sant’Elpidio a Mare, Petritoli, Monterubbiano e dei Nuclei carabinieri ispettorato del lavoro di Ascoli e Macerata, ha portato alla denuncia di sette pakistani, residenti nel Maceratese, accusati a vario titolo, in concorso tra loro, di  intermediazione di manodopera e sfruttamento del lavoro, oltre allo sfruttamento e favoreggiamento della condizione di clandestinità, impiego della manodopera priva di permesso di soggiorno e altre violazioni della normativa per la sicurezza sui luoghi di lavoro.

Tutto è iniziato nei primi giorni di febbraio, quando i carabinieri di Montegranaro hanno notato uno strano andirivieni di cittadini pakistani che venivano prelevati con automezzi e furgoni da altri connazionali, specie nelle prime ore del mattino, in vari punti della città. I militari hanno così iniziato una serie di servizi di osservazione e pedinamento. E’ così emerso che le persone prelevate venivano poi portate nei campi del Fermano e del Maceratese dove venivano impiegati nella raccolta di verdure ed ortaggi, dalle 8 alle 18,30. Così, in poco meno di un mese, i militari hanno intensificato “la ragnatela” dei controlli e sono riusciti a stringere il cerchio e a identificare sia gli accompagnatori che gli stranieri che venivano giornalmente impiegati nei campi per la raccolta degli ortaggi. Dopo aver acquisito dati certi sulla loro identità, sono state avviate parallelamente indagini a “tavolino” che hanno consentito agli inquirenti di verificare che “gli accompagnatori” in realtà erano titolari di aziende agricole nel Maceratese, mentre i lavoratori accompagnati sui campi erano un gruppo di pakistani disoccupati, alcuni dei quali clandestini, privi del permesso di soggiorno.

operazione-caporalato-carabinieri-3-325x181Le indagini sono proseguite per tutto il mese di febbraio congiuntamente al Nucleo carabinieri ispettorato del lavoro di Macerata ed Ascol, con servizi di osservazione, pedinamento, analisi dei filmati di telecamere di sorveglianza, riscontro dei tabulati telefonici, e così sono stati ricostruiti nel dettaglio tutti i tasselli della presunta organizzazione criminale. Il blitz: i carabinieri nelle prime ore di ieri mattina, dopo aver atteso l’arrivo di tutti i braccianti, sono intervenuti direttamente sui campi di raccolta e hanno identificato complessivamente una quindicina di persone, tutti di origine pakistana, alcuni dei quali clandestini poiché sprovvisti di permesso di soggiorno ed altri con documenti di identificazione. Contestualmente sono stati bloccati altri 7 pakistani cosiddetti “reclutatori ed accompagnatori”, tutti residenti nella provincia di Macerata, ritenuti responsabili a vario titolo, in concorso tra loro di intermediazione di manodopera e sfruttamento del lavoro, oltre allo sfruttamento e favoreggiamento della condizione di clandestinità, impiego della manodopera priva di permesso di soggiorno, altre violazioni della normativa per la sicurezza sui luoghi di lavoro. Dalle prime ricostruzioni, è emerso che i lavoratori percepivano un salario di 5 euro all’ora costretti, sotto minaccia di non essere reimpiegati il giorno successivo, a lavorare ininterrottamente sino alle ore 18,30 circa, se non per una breve pausa per consumare un panino o una pietanza che gli stessi portavano con loro in piccoli contenitori in plastica consumati direttamente sul campo di raccolta.

Inoltre è emerso, che due dei “reclutatori” indagati, erano in possesso di patenti di guida contraffatte, motivo per cui sono stati anche denunciati per ricettazione, detenzione ed utilizzo di atto falso. Per uno di loro tra l’altro era già stato emesso un decreto di espulsione e un ordine di lasciare il territorio dello Stato, emessi rispettivamente dal prefetto e dal questore di Macerata ad ottobre. I militari hanno così sequestrato  i veicoli utilizzati per accompagnare i lavoratori sul luogo di raccolta e hanno sospeso le attività imprenditoriali per le per gravi violazioni in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro e per impiego di manodopera in nero. Oltre alle denunce, sono scattate anche sanzioni per un totale di 93mila euro. Le indagini continueranno per verificare per verificare il coinvolgimento di altri sfruttatori e per capire se nella rete dello sfruttamento siano cadute anche altri lavoratori.



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