Quirinale, Mangialardi attacca Salvini:
«Ha umiliato la Casellati»

ELEZIONE CAPO DELLO STATO - L'esponente Pd e grande elettore per le Marche al leader della Lega dopo i soli 382 voti incassati dalla presidente del Senato oggi nel corso della quinta votazione: «Deliri di onnipotenza. Un disastro annunciato»
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Maurizio Mangialardi

 

Sfuma il quorum per l’elezione a presidente della Repubblica di Elisabetta Casellati, la rabbia del grande elettore Maurizio Mangialardi contro Salvini: «Umiliata la seconda carica dello Stato solo per inseguire i suoi deliri di onnipotenza».

Il problema sono i 382 voti incassati dalla presidente del Senato nel corso delle votazioni di oggi per la corsa al Quirinale (più una maratona essendo arrivati alla quinta votazione e con la sesta in corso). Mangialardi (Pd), che già ieri se l’era presa con il leader della Lega, torna all’attacco. «La giornata odierna – dice Mangialardi in una nota – ha definitivamente suggellato che Matteo Salvini mai è stato e mai sarà uomo delle istituzioni. Dopo aver dimostrato un totale e assurdo disprezzo per figure come Marcello Pera, Carlo Nordio e Letizia Moratti, bruciate senza il minimo riguardo per inseguire il suo folle disegno di imporre al Quirinale una donna o un uomo di centrodestra, pur non avendo i numeri necessari in Parlamento, oggi non ha esitato a umiliare la seconda carica dello Stato».

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La presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati durante la visita nel Maceratese dello scorso dicembre

Una umiliazione, dice Mangialardi, perché «questo rappresentano i miseri 382 voti raccolti da Elisabetta Casellati. Un numero ben al di sotto degli oltre 450 a disposizione del centrodestra. Un disastro a dire il vero annunciato, il cui significato va oltre la sconfitta del suo disegno. Questo voto dimostra inequivocabilmente come Salvini sia stato praticamente deposto dalla guida del centrodestra non solo dai suoi alleati, ma probabilmente anche da una significativa parte dei suoi stessi i parlamentari, i quali hanno voluto rendere visibile il largo malcontento interno alla Lega nei confronti dell’attuale leadership. Una figuraccia che Salvini si sarebbe potuto risparmiare se, anziché rincorrere i suoi deliri di onnipotenza, avesse seguito il metodo serio, rigoroso e istituzionale indicato dal segretario del Pd Enrico Letta. L’unico percorribile, come vedremo nelle prossime ore, di fronte all’assenza di una maggioranza politica chiara in Parlamento. Ovvero l’accordo su un profilo di alto spessore e al di sopra delle parti, capace di dare all’Italia ciò di cui ha davvero bisogno in questo momento storico: una guida per uscire dall’emergenza sanitaria e dalla crisi energetica, nonché per attuare il programma di investimenti contenuto nel Piano nazionale di ripresa e resilienza al fine di rilanciare l’economia del nostro Paese. Un percorso che avrebbe giovato anche all’immagine della politica, risparmiando agli italiani uno sfinente quanto inutile tira e molla andato avanti per giorni».

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