di Luca Patrassi
Si guarda avanti con un progetto di grande impatto e si torna indietro di un millennio quando quello spazio era già un punto di riferimento cittadino. L’architetto di lungo corso Silvano Iommi, per decenni presidente dell’Ordine, nella sua veste di assessore all’Urbanistica ha appena chiuso un master-plan che ha l’ambizioso scopo di rileggere e rilanciare un’area di dieci ettari che ha come elemento centrale il parco di Villa Cozza.
Uno scorcio prospettico generale di come verrebbe trasformata l’area
Il primo elemento è dunque quello del verde, Iommi però lo declina all’intervento di un progetto che inserisce altri elementi come infrastrutture, musei, residenze artistiche. La premessa ideologica di Iommi: «Il verde urbano nel XXI secolo assume una nuova rilevanza urbanistica man mano che la consapevolezza della transizione ecologica, comprendente anche un rinnovato rapporto tra uomo e animali d’affezione, il tema del verde cittadino tende ad evolvere il proprio paradigma anche sotto la spinta prodotta da questa fase pandemica. Da luogo di confronto con la natura interno al perimetro urbano (l’idea di parco ottocentesco), gli odierni paesaggi vegetali si trovano sempre più spesso a ibridare spazi urbani, spazi aperti in cui l’elemento naturale da “ospite” diventa vera risorsa. Contemporaneamente evolve anche l’idea stessa di spazio pubblico: le aree verdi urbane da semplici elementi di connessione spesso ricavate nei vuoti o ai margini del costruito, possono diventare occasioni per ridefinire il rapporto con la dimensione naturale e, allo stesso tempo, possono generare nuove funzioni. Allo stesso tempo è stato confermato, in particolare in questa fase della pandemia, che proprio gli animali d’affezione contribuiscono attivamente al benessere psico-fisico dell’uomo in termini sia di riduzione dell’ansia e dello stress, sia nella facilitazione dei rapporti sociali».
Epigrafe latina proveniente da Ricina incisa su un’ara dedicata al cane da guardia dei carri
Fuori dalla filosofia, la prima mossa pratica: «L’amministrazione comunale, di concerto con Ircr è intenzionata – spiega Iommi – ad inviare il progetto al Ministero della Cultura per partecipare al bando nazionale». La localizzazione dell’intervento: «Occupa la parte sommitale di quella collina che in antico definiva l’ambito del “castrum filiorum Adam”, uno dei più antichi centri demici alto medioevali dei secoli. X-XI sec. assorbiti poi dal nascente Comune di Macerata istituzionalizzato nel 1138. Si tratta quindi di uno spazio carico di storia che, nel corso del XIX secolo, fu concepito come spazio privato a “margine” tra l’abitato cittadino e la campagna. Oggi questa sua vocazione di “limes”, in adiacenza al cimitero comunale e all’ex “fornace Torresi”, può evolversi dando luogo a nuove relazioni, ancora inespresse, tra paesaggio e vita cittadina».
Verde e benessere animale in prima battuta: «Proprio la presenza del cimitero ha suggerito l’idea di insediare nella zona anche l’area per il seppellimento degli animali d’affezione, oltre alle altre aree e servizi connessi al “benessere animale” (sgambatoio, servizio veterinario pubblico). A puro titolo di curiosità storica è interessante ricordare l’epigrafe latina proveniente da Helvia Ricina a Villa Potenza, dedicata al “cane da guardia dei carri”. Questo reperto del II secolo dopo Cristo (depositato alla Biblioteca Comunale), ci ricorda che in epoca romana la zooepigrafia funeraria per gli animali d’affezione era molto diffusa e, oggi, il tema sta tornando di grande attualità».
Festa di beneficenza a Villa Cozza nel 1922
Le idee in gioco: «Questo master plan vuole dar vita a nuove relazioni e funzioni socio-culturali e assistenziali attraverso una promenade, concepita come cerniera tra diverse direttrici viarie il cui tessuto connettivo diventa un Parco dell’Arte en plen air, destinato ad ospitare opere site specific ovvero pensate unicamente per relazionarsi e dialogare con questo luogo. In sostanza si vuole offrire per la prima volta a Macerata la possibilità di far entrare in contatto l’opera d’arte con il pubblico al di fuori di ogni retorica monumentale. Da un lato questo permette di tessere un fil rouge tra la contemporaneità e la produzione di rilevanti artisti locali (gli esempi di Umberto Peschi, Valeriano Trubbiani, Sante Monachesi), dall’altra parte si crea l’opportunità di definire il rapporto tra arte e cittadinanza. Dal concorso tra artisti alla collaborazione con l’Accademia di Belle Arti fino all’invito diretto di artisti internazionali, esiste una vasta gamma di opzioni per popolare questo nuovo luogo di senso civico; l’idea di una triennale di scultura è solo una di queste possibilità».
L’ex fornace oggi
Eventi ma anche contenitori: «La previsione ulteriore di una “Summa cavea”, ricavata proprio nella giacitura dell’antica cava d’argilla, diventa complementare alla funzione relazionale e culturale del luogo attraverso uno spazio destinato a spettacoli performativi all’aperto. La meta centrale degli estesi percorsi pedonali e sensoriali distribuiti in tutta la zona del parco artistico resterà il Museo delle Arti Applicate ricavato all’interno della ex Fornace Torresi da recuperare a questo fine. Infine è prevista sempre nell’area centrale dei servizi una moderna struttura di nuova concezione tipo ostello per ospitare gli artisti e una piastra per i servizi comuni». Contenuti, contenitori, ma il rischio incombente è quello di una sua marginalizzazione per la difficoltà di accesso: «L’area è poco percepita dalla viabilità ordinaria ma fortemente emergente e visibile per chi sale in città con il treno: sono previsti più accessi, quelli tradizionali attraverso il vialetto dell’ottocentesca “casa del custode” da destinare a bookshop, aula didattica, quello da via Pancalducci attraverso la casa del custode anch’essa da recuperare e rendere fruibile per associazione e sorveglianza dell’intero compendio naturalistico e, quello attraverso il sottopasso ferroviario adiacente alla Fonte di S. Lucia (da recuperare). Tuttavia, sarà decisiva ai fini di una piena attrattività e fruibilità la creazione di una nuova fermata ferroviaria nel sito adiacente all’ex fornace». Il progetto è pronto, l’appello finale non può essere diverso da quello che fa l’assessore Silvano Iommi: «L’auspicio è che in questo “Master Plan”, in cui convergono una pluralità di funzioni possano convergere anche future misure del Pnrr o altri finanziamenti adeguati allo scopo».
Un rendering dell’ex fornace
Scorcio prospettivo dell’ostello
Litografia della fornace (1889)
Il piano volumetrico del masterplan
Scorcio prospettico della selva urbana
La torretta di Villa Cozza (anni ’60)
Senza offesa ma a che serve? Anche sopra ai Giardini ce una specie di teatro ma lo usano x spacciare, eppure ce parcheggi è in centro e ci sono aree pedonali. Nn sarebbe meglio spendere per migliorare quello che gia abbiamo , evitando di buttare i soldi in opera all'apparenza eclatanti, ma che poi fanno la fine di Valleverde...
OTTIMA IDEA
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Simone Carancini, più di sapere a “CHE” serve io mi soffermerei sull’idea di sapere a “CHI” serve—e non stò pensando a motivi di ordine culturale….
Mi sembra una buona idea, con qualche correzione. Macerata è una città d’Arte da oltre un secolo. Pure se l’Arte è quasi ferma oggi, abbiamo un Istituto d’Arte e un’Accademia di BB.AA. Il percorso artistico all’aperto servirtebbe moltissimo. A Corridonia, un cittadino amante dell’Arte organizza presso la Villa Fermani, all’aperto, una rassegna di scultura. Uno sforzo lodevole e inutile, dato che l’Ammninistrazione comunale non sa di che si parla. Macerata è un’altra cosa.