«Non è arrivata la cassa integrazione,
sono vedova e ho due figli:
sopravvivere così è impossibile»

MORROVALLE - Rossella Corradini, operaia in un'azienda calzaturiera, vive con la reversibilità minima di suo marito, venuto a mancare da pochi anni, e percepisce un piccolo assegno per suo figlio minorenne in età scolare. L'appello alle istituzioni: «Si mettano una mano sulla coscienza ed inizino a difendere le categorie più deboli»
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Rossella Corradini

 

di Elisabetta Pugliese

«Non ho ancora preso la cassa integrazione del mese di aprile. Sono vedova da qualche anno e ho due figli, di cui uno ancora in età scolare. Una madre deve poter mantenere la sua famiglia, invece ci sono troppe tasse e nessuna tutela. Tra maggio e giugno sono anche stata in malattia e il mio non è stato uno stipendio intero. Sfido chiunque a sopravvivere in queste condizioni, è diventata una lotta». Così Rossella Corradini, operaia di un’azienda calzaturiera di Morrovalle che come molti altri artigiani sta vivendo un periodo molto difficile, in cui il Coronavirus è stato il colpo di grazia. La cassa integrazione del mese di aprile non è ancora arrivata, a maggio la donna è stata ricoverata per delle coliche renali, ottenendo uno stipendio non intero, e a giugno è stata operata di appendicite. Oggi è ancora convalescente e percepisce solo la reversibilità minima di suo marito, venuto a mancare da pochi anni, ed un piccolo assegno per suo figlio minorenne in età scolare, sul quale prima o poi non potrà più contare.

rossella-corradini-2-184x400«Tutti si lamentano che non ottengono nulla – sostiene Rossella Corradini – ma questo magari per tanti significa non potersi permettere il superfluo, come l’ombrellone al mare, mentre per me è dura riuscire ad avere ciò che mi è necessario per vivere. Le bollette continuano ad arrivare, non scompaiono magicamente, e le tasse sono diventate insostenibili. Già è stato difficile trovare un equilibrio dopo la morte di mio marito – prosegue – il Coronavirus per me è stato un danno enorme, e ora mi trovo ad affrontare problematiche molto serie. Mio figlio grande ha 25 anni, ha iniziato a lavorare durante la malattia di suo padre, proprio per aiutare la famiglia, ma è una madre che deve provvedere ai bisogni dei suoi figli, non sono loro che devono avere responsabilità così pesanti». Al momento la donna si sta rivolgendo ai sindacati, per comprendere come intervenire e se è possibile trovare una soluzione, ma non è molto speranzosa: «Molti colleghi artigiani mi hanno detto che in altre situazioni loro non hanno ricevuto nulla prima di 7 o 8 mesi – sottolinea – Non si può vivere in questo modo, sfido chiunque a farcela in condizioni del genere».

Rossella Corradini lancia un appello a tutte le istituzioni, affinché la categorie più deboli come quella delle persone vedove venga fortemente sostenuta: «Non chiedo altro, se non una vita dignitosa come tutti – afferma – Chi ha perso un coniuge non è tutelato, e quello che mi fa rabbia è che i membri del governo non si sono tolti nulla, anzi, in questo periodo si discute dei vitalizi. Tutti meritano di vivere nelle giuste condizioni, ma sono troppi i problemi da affrontare. Sono riuscita ad andare avanti facendo grandi rinunce e molti sacrifici, ma le tasse sono eccessive e gli aiuti scarsi. Lo scorso anno quando ho fatto la denuncia dei redditi ho dovuto fare il doppio Cud, uno per il mio lavoro in azienda e l’altro per la reversibilità di mio marito. Questo è significato anche doppie spese. Spero solo che si mettano una mano sulla coscienza e che inizino davvero a difendere le categorie più deboli – conclude – perché andare avanti così è diventato impossibile».



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