di Federica Nardi (foto Fabio Falcioni)
Un minuto di silenzio, nel silenzio che regna nella piazza di Visso a tre anni esatti dalla devastante scossa del 30 ottobre. Quella che per l’Alto Nera fu una sentenza di esodo, prima dell’arrivo delle soluzioni abitative d’emergenza svariati mesi dopo. Oggi i vissani sono tornati per un’ora in quella piazza, il cuore culturale e sociale del paese, sulla spinta della manifestazione indetta dall’assessore Patrizia Serfaustini.
«Solo così possiamo sentire il silenzio che regna in questo luogo», spiega Serfaustini all’ingresso della zona rossa, mentre i vigili del fuoco e gli addetti comunali distribuiscono ai presenti (una trentina) i caschetti ancora necessari per accedere alla piazza. Le messe in sicurezza ci sono ma non bastano a garantire l’incolumità quotidiana. Anche stanotte la terra ha tremato svegliando Visso, Ussita e Castelsantangelo con un boato simile a un’esplosione. Così le crepe che si aprono tra i palazzi storici circondati da arbusti e materiali ammucchiati, fanno ancora venire i brividi a chi tre anni fa ha visto la polvere sollevarsi e i muri crollargli quasi addosso.
«Ho deciso all’ultimo di organizzare questa manifestazione – racconta Serfaustini -. Improvvisamente ho sentito che era una cosa che dovevo fare: riportare i vissani in piazza. Quello che vorrei trasmettere e che se stanno qua è perché amano il paese e stando qua hanno dato il loro contributo. Adesso che ci hanno dato le casette un minimo di vita l’hai ricominciata. E invece rientrare in piazza dove prima venivi tutti giorni e la vivevi in un certo modo, fa riflettere. Ora come lo vivi? Voglio sapere cosa hanno pensato dopo quel minuto. Da lì possono nascere le idee. La domanda: che cosa posso fare per Visso?». Serfaustini ha scelto un paragone che suona volutamente amaro nel mezzo di un piazza gioiello dove i lavori ancora non partono. «Per costruire il santuario di Macereto, che tutti conoscete, hanno iniziato i lavori nel 1528 e dopo dieci anni hanno finito. Noi dopo 500 anni e tre anni dal sisma, con tutta la tecnologia e i mezzi che abbiamo, ci troviamo ancora così. Riflettere su questo non sarebbe male. Visso non può morire così. Abbiamo tutti i mezzi e le disponibilità per farlo ritornare vivo. Diamoci da fare, prendiamo esempio dai nostri avi. Noi non vogliamo più passerelle». Ritornare in piazza oggi per molti è un vero shock.
La bellezza del cuore cittadino fiorisce anche in mezzo alla devastazione ma l’immobilismo e l’abbandono sono una ferita mai rimarginata per chi qui aveva casa.
Manuela Pignanesi e Paolo Corradini non rientravano nella zona rossa da tre anni. «Ci sentiamo avviliti più che mai – spiega Pignanesi -. Siamo in un paese fantasma, chiusi in noi stessi. Sembra che non ci sia più nemmeno il rapporto umano. Il terremoto ha tirato fuori il peggio di noi. Ed è un sentimento comune».
Anna Rita Mocci si trovava proprio in piazza durante la seconda scossa del 26 ottobre del 2016, quando uno dei palazzi si sbriciolò di fronte a un gruppo di persone e giornalisti quasi increduli. «Sono rientrata tante volte ma ogni volta è come la prima. Ogni volta che rivedo casa è sempre una tristezza. Ci sono nata qua, il legame è forte. Ma non si vedono i lavori. È quello che fa male. E poi tutta questa spazzatura qua dentro, almeno a levarla. Le piante che crescono… è proprio in abbandono totale». Molte le lacrime silenziose dei vissani nel rivedere i loro negozi, le case. Tante foto anche per portare con sé, fuori dalla zona rossa, una testimonianza del tempo che (non) passa in questo post terremoto senza orizzonte certo.
... la ricordo io che abito in un paese di mare, al 6 piano.... non mi tenevo in in piedi! posso solo immaginare il vostro terrore! Se Ci ho messo del tempo io X riprendermi...... vi ho nel cuore, tutti❤️
Ma qui da noi l'anniversario era il 26....sembra che tutti si siano dimenticati di quella sera..... una sera terrificante..... Il 30 mattina tanta paura..ma x fortuna tutti eravamo evacuati da qui...quasi tutti erano al sicuro...e chi di noi stava qui....stavamo nelle tende e nei camper...o rifugi di fortuna ...il 26 fu una notte terrificante..... la terra ribolliva sotto ai piedi sembrava ci inghiottisse da un momento all'altro e non potevano spostarci troppo.. perché di notte cn le auto era pericolosi spostarsi... crollavano pietre ovunque....ricordo che solo il 1 o 2 novembre riuscii ad andare a fare una doccia a Camerino alla palestra del CUS....una doccia così veloce che ancora me la ricordo..... di continuo vibrava la terra....
Loredana Milani sono pienamente d'accordo con te... Io quella sera non la scorderò mai..
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