L’incendio alla Orim dell’anno scorso
Rogo alla Orim, due indagati: si tratta del titolare Alfredo Mancini e dell’operaio Gianluca Gazzani. Il primo in qualità di rappresentante legale, l’altro perché ritenuto responsabile dell’incidente che diede il la all’incendio. Secondo la procura, infatti, fece cadere un fusto che stava trasportando con il muletto, originando così la scintilla da cui partirono le fiamme.
Alfredo Mancini, titolare della Orim, il giorno dell’incendio
Era esattamente un anno fa, il 6 luglio 2018. Nell’azienda di Piediripa che tratta rifiuti si sprigionò un incendio di vaste proporzioni, che distrusse parte dei capannoni e rilasciò nell’aria una densa nube nera, che arrivò fino alla costa, preoccupando non poco i residenti. Gli accertamenti condotti finora hanno escluso rischi per la salute derivati dal fumo. E fin dalle battute iniziali la procura ha aperto un’inchiesta, avvalendosi di diverse perizie, per capire le cause del rogo e gli effetti sull’ambiente. Ora sta arrivando alle battute finali. Sia a Mancini che a Gazzani il procuratore Giovanni Giorgio contesta una serie di reati: incendio colposo, violazioni di norme ambientali specifiche in materia di stoccaggio e trattamento dei rifiuti, la mancata applicazione della direttiva Seveso III del 2015 quanto all’entità dei rifiuti che erano in azienda al momento dell’incidente, poi l’inquinamento ambientale, in particolare del Chienti e delle falde acquifere sotto all’azienda. I due indagati nei giorni scorsi sono stati sentiti nella caserma dei carabinieri forestali. Gazzani ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. Mancini invece ha difeso la sua azienda, assicurando che tutto era a norma.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati