«Viviamo una situazione di disagio da almeno 20 anni, questa è una battaglia per tutti. Lasceremo la sede distaccata quando avremo la certezza – con atti scritti, perché così agiscono le amministrazioni pubbliche – che una sede unica è finalmente pronta per noi. Forse ce la meritiamo». E’ questo il messaggio degli insegnanti del liceo scientifico “Galilei” di Macerata su quello che definiscono “sfratto” da Palazzo degli Studi.
«Il 7 giugno – proseguono – siamo scesi in piazza con gli studenti, il personale Ata e le famiglie per esprimere la nostra protesta, ma la nostra mobilitazione non è stata compresa pienamente né dal presidente Pettinari, che ha accusato i docenti di provocare o cavalcare la protesta ‘per evidenti motivi politici’ né da un’esponente del consiglio comunale che ci ha accusato di sobillare gli studenti , ‘vittime della zizzania’. Secondo questi punti di vista la protesta degli studenti sarebbe stata strumentalizzata dalla politica. Ci chiediamo a quale politica si faccia riferimento. Se è la politica che cerca mediazioni e confronti per il raggiungimento del bene comune, sì, la nostra è stata un’azione politica. Quanto alla preoccupazione che i nostri studenti siano vittime sobillate dai docenti, possiamo tranquillizzare tutti: non si lasciano sobillare o strumentalizzare, anzi hanno idee ben chiare e opinioni personali che difficilmente accettano di cambiare solo perché un docente dice loro il contrario».
Poi i docenti passano a raccontare la situazione di disagio che il liceo vive: «La carenza di aule è un problema vecchio a cui inizialmente fu risposto con la sistemazione di cinque classi in un ameno appartamentino in via Ugo Foscolo dove restammo per qualche anno finché l’arrivo in collegio docenti di due ingegneri della provincia ci fece sperare nel miraggio di una nuova scuola. Illustrarono a un trepidante collegio docenti un progetto molto dettagliato su come sarebbe stato il nuovo istituto e dove sarebbe sorto. Ahimè tutto svanì nel nulla per problemi che non ci furono spiegati. Scopriamo solo ora a distanza di anni che un progetto finanziato non c’era mai stato, ma solo un’ idea progettuale. Però quando ce la spiegavano sembrava più di una semplice idea. E noi che ci avevamo creduto! Il tempo intanto passava, l’appartamentino fu lasciato, senza troppo rimpianto e l’Istituto San Giuseppe ospitò delle classi per qualche anno . La struttura consisteva di alcune classi e due bagni. Che chiedere di più per una didattica inclusiva e innovativa ? Finalmente dopo tanto peregrinare ci fu data la sede del Palazzo degli Studi, che trasformammo gradualmente in un ambiente didattico accogliente». Quindi la notizia della necessità dello sgombero. «Finché, alla fine di maggio è arrivata la comunicazione verbale, senza atti scritti, ma non per questo non credibile, che dovevamo sgombrare in fretta la sede distaccata: dieci classi sarebbero state sistemate a Ragioneria e cinque, stringendosi un po’, sarebbero andate alla sede di via Manzoni. Il nostro rifiuto è sembrato una mancanza di solidarietà verso il liceo linguistico e ce ne dispiace perché quello che è mancato è stato un sereno confronto tra licei e una condivisione dei problemi; perciò non condividiamo l’opinione della dirigente Marcantonelli che vede nell’esproprio dello Scientifico ‘l’unica soluzione praticabile’. Devono esserci delle alternative e serenamente vorremmo contribuire a trovarle. Uno degli slogan degli striscioni scritti dai ragazzi era “A ciascuno la sua scuola”».
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Ma come mai i politici ce l’hanno così tanto con i tecnici, in questo caso con i professori? Hanno paura di essere controllati perché i tecnici sanno? Forse è proprio così, meglio un gregge informe di persone che pagano e stanno zitti.
Mi ricordo una celebre frase di Bertrand Russell:
“Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro.
Siate il peso che inclina il piano. Siate sempre in disaccordo perché il dissenso è un’arma. Siate sempre informati e non chiudetevi alla conoscenza perché anche il sapere è un’arma.
Forse non cambierete il mondo, ma avrete contribuito a inclinare il piano nella vostra direzione e avrete reso la vostra vita degna di essere raccontata. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.”