di Giovanni De Franceschi
«Se metto insieme le vicende di Macerata e Recanati con quella della candidatura di Flavio Corradini, non posso che rilevare che c’è un partito che soffre, arroccato in un sistema di potere ben definito». L’analisi è di Mario Morgoni, deputato del Pd, uno dei pochi in casa dem che oggi ha voglia di parlare, dopo la vicenda dello scontro tra Romano Carancini e il partito sul caso delle quote non versate. Dal punto di vista formale, una questione che si è risolta ieri mattina con il pagamento da parte del sindaco dei circa 2.500 euro reclamati dal partito. In sostanza, una vicenda che la dice lunga sullo stato di salute del Pd almeno a Macerata e in provincia, un paziente in prognosi riservata. E’ iniziata con un’imboscata al sindaco: la diffusione della notizia della sua espulsione a giochi ancora in corso, con una decisione tutt’altro che ufficiale e fondata solo su un verbale informale della commissione di garanzia. Ed è terminata con un durissimo attacco del sindaco stesso al segretario locale Stefano Di Pietro, all’assessore regionale Angelo Sciapichetti e al tesoriere maceratese Ivo Schiaffi, accusati di aver tramato alle sue spalle per farlo fuori e di averlo umiliato.
Evidente l’imbarazzo del segretario regionale Giovanni Gostoli, che, pur avendo fatto da mediatore, ancora oggi si trincera dietro un “no comment”. Mentre non può nascondere la gravità di quanto accaduto il segretario provinciale Francesco Vitali. «Sotto l’aspetto politico – commenta – siamo rimasti tutti molto toccati. A breve è previsto un direttivo provinciale per affrontare la questione delle imminenti elezioni amministrative, ma servirà anche per una riflessione complessiva alla luce di quanto accaduto. E’ chiaro che la situazione è sfuggita di mano e chi ha scelto di divulgare una notizia con una fuga in avanti è stato un incosciente e non l’ha fatto per il bene del partito. Però questa è stata una prova su cui tutti hanno fatto degli errori, si sarebbe dovuta gestire diversamente, con un po’ di buonsenso da entrambi le parti». Due della parti chiamate in causa da Carancini, Di Pietro e Sciapichetti, preferiscono non replicare alle accuse. Il primo vuole evitare reazioni a caldo che potrebbero compromettere ancora di più la situazione, anche se è chiaro che d’ora in poi e fino al 2020 sarà ancora più dura per Carancini confrontarsi col gruppo Pd in Consiglio. Il secondo si limita a un vecchio adagio: «Chi ha più giudizio lo usi, diceva sempre mia nonna», le uniche parole di Sciapichetti dopo le parole del sindaco.
In tutta questa bufera, è Morgoni dunque a tracciare un quadro complessivo. «Come valutazione politica – sottolinea il deputato dem – non posso non valutare il fatto che i due Comuni più grandi amministrati dal Pd da 10 anni e contrassegnati complessivamente da un buon governo, cioè Macerata e Recanati, si concludano in modo così maldestro (a Recanati Pd e sindaco uscente appoggiano due liste diverse, ndr). Un partito che deve assistere a questa debacle in vista di elezioni amministrative che sono tra le più delicate, per il pericolo dell’avanzata della destra, ci segnala che c’è un malessere e una situazione non certamente ottimale. In più è sconfortante notare che ancora si usino questi strumenti di battaglia politica di profilo squallido, come il passare le veline ai giornali. Un metodo non sufficientemente e risolutamente condannato, perché è apprezzabile chi prende posizioni in maniera leale, ma non chi agisce nell’ombra con pugnalate alle spalle».
Due vicende, quella di Carancini e Fiordomo, che secondo Morgoni si sposano con quella della candidatura dell’ex rettore Unicam Flavio Corradini alle Politiche del 2018. «Era l’unica candidatura innovativa e della società civile – aggiunge – eppure il direttivo provinciale la bocciò (poi Corradini venne candidato lo stesso, ma non ce la fece ad entrare in Parlamento, ndr). E così se la vicende di Carancini e Fiordomo danno la misura di un partito che soffre, quella di Corradini mostra un partito arroccato in un sistema di potere ben definito». Sistema di potere che per Morgoni affonda le radici molto in profondità. Ennesima dimostrazione, andando indietro nel tempo, le elezioni del presidente della Provincia del 2016, poi vinte da Antonio Pettinari. «Il Pd espresse all’unanimità la candidatura di Ornella Formica – ricorda Morgoni – ma poi nel segreto dell’urna quella stessa candidatura non venne sostenuta, per rispetto di accordi sotterranei ed equilibri di potere tra il partito e l’Udc. Sarebbe stato più onesto sostenere apertamente Pettinari, abbiamo finito invece per condannare una nostra stessa candidata». Insomma per Morgoni la conclusione è semplice: «Il Pd è rimasto fermo a 10 anni fa, a logiche di potere interne. Bisogna invece tornare a parlare con la gente e per la gente, spazzando via certi comportamenti che ricordano partiti di regime tra congiure, trame e minacce. In questo condivido il motto di Zingaretti “Cambiare tutto, cambiare tutti”, anche qui nella nostra provincia. Non possono essere gli uomini e le donne del partito a sciupare una risorsa come il Pd».
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Fermo a dieci anni fa? E Renzi? Non ha apportato niente Renzi? Tutto quell’entusiasmo per il ducetto non ha mosso niente? Adesso c’è Zingaretti, fra dieci anni che si dirà, sempre che il Pd o anche altri partiti esisteranno ancora: “Fermo a vent’anni fa?”. Tornando a Zingaretti cos’è un uomo nuovo? E’ di sinistra? Di sinistra come tutti quelli che sono di sinistra? Mah, che noia.
Sauro il pd non è la sistra che si intende ….è la sinistra vista con mentalità e persone di centro
più evidente di così! Fino a che non decide di dichiararsi quello che veramente è ….la sofferenza con le liti non finiranno.
L’avanzata della destra è un pericolo, sì, ma solo per la sinistra: infatti per molti cittadini-elettori è una risorsa.
Signora Capodarca mai partito fu da me tanto odiato come il Pd. E’ non perché non è più da anni un partito di sinistra con quel che si intende con questa definizione, ma perché nonostante Renzi e Morgoni solo per fare due nomi, ancora non dicono che il Pd non è un partito di sinistra. Certo non lo fanno per non perdere i voti dei sopravvissuti del Pci che sono ancora tanti e poco informati sulle vicende politiche degli ultimi anni soprattutto quelle riguardanti Pd e suoi rappresentanti. Questo per la politica italiana, per quella civitanovese lascerei i partiti e passerei esclusivamente alle persone. Non faccio nomi ma chi ha letto qualche volta i miei post lo avrà già capito. Qui andiamo veramente sul pietoso, sulla mancanza totale di dignità politica e di mancanza di rispetto assoluto tra di loro e verso gli amministrati che a Civitanova si risvegliano solo con le cannonate anche perché hanno bisogno di qualche anno per capire che cosa succede nonostante quasi tutti i giorni ci sono segni incontrovertibili segni che dopo Corvatta e Silenzi stiamo continuando sullo stesso livello di squallida miseria politica. Solo per dirne una, rifiutare meritate attenzioni da parte dell’assessore alla cultura a Franco Fortini, scrittore ecc. perché di sinistra e per me visto che credo di aver inquadrato nella sua giusta luce il sindaco Ciarapica, definitosi il sindaco di tutti, ( di chi?) e i suoi più diretti accompagnatori, soprattutto perché ebreo.
Iacopini tu di politica ne capisci meno di me se arrivi a dire che la destra che avanza sia un pericolo per la sinistra certo sempre se per sinistra intendi il Pd che rischia di sparire inglobata dalla Lega.
Se poi la destra è vista come un pericolo da chi avrebbe veramente bisogno di un partito che faccia politica di sinistra è un altro conto e bisogna anche vedere se è vero. Si parla di destra ma io qui vedo La Lega che comanda insieme ai Cinque stelle che non mi sembrano di destra anzi forse molto più vicini all’idea di vera sinistra e vedo che FdI e Forza Italia sono e rimangono per il momento ai margini. Fare politica di sinistra non significa riaprire i porti o le frontiere a tutti, quella è la politica del Pd , un modo per dare la possibilità a furbacchioni di ogni sorta di guadagnare sulla tratta dei migranti per tre anni e poi gettarli in mezzo alla strada ad incrementare la delinquenza comune che diventerà sempre meno comune e sempre più pericolosa. La sinistra è qualcosa di completamente diverso da quello che si fa o si è fatto o si parla o si propone o non si propone all’interno del Pd.
Un soggetto politico di sinistra,che per esser tale non può fare a meno di certe caratteristiche,adeguato ai tempi che corrono è da creare ex novo.Il modello PD,partorito in fretta e furia,ha dimostrato troppe lacune,non a caso deludendo tanti elettori ed in tanti casi scadendo a semplice strumento di potere di determinati gruppi,poco animati da autentiche e dignitose tensioni politiche.Situazione drammatica che richiede un’urgente cambiamento di rotta.