Vista da Vallinfante, Castelsantangelo, 30 dicembre 2018 (foto Nardi)
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di Ugo Bellesi
Le festività di Natale e di fine anno ci invitano tutti ad essere più buoni, a perdonare chi ci ha fatto del male, a dimenticare qualche offesa. Ma non possiamo assolutamente dimenticare e tanto meno perdonare quanto hanno dovuto subire, proprio la settimana antecedente il Natale, i nostri fratelli terremotati che vivono nelle Sae e con loro tante altre famiglie che abitano nell’area maggiormente colpita dal sisma. Si dirà: “Ma è stata colpa della neve se è mancata l’energia elettrica”. La neve ha fatto il suo dovere: è andata ad innevare i campi da sci (come faceva negli anni precedenti il sisma) e soprattutto ha consentito di rimpinguare le sorgenti di montagna. Poi, ovviamente, ha fatto cadere qualche ramo di alberi rinsecchiti. Ha schiantato anche un traliccio dell’energia elettrica. E in questi casi non è colpa della neve ma di chi non ha fatto la manutenzione come si faceva negli anni passati quando i centri decisionali erano molto più vicini ai territori in cui intervenire.
Il traliccio spezzato a Pian di Pieca
Così se nessuno, durante l’estate e comunque durante la bella stagione, taglia i rami secchi è evidente che se sotto a quei rami passa un cavo dell’energia elettrica questo viene tranciato. Poi da parte dell’azienda fornitrice di energia elettrica non ci si lamenti che i tecnici debbono intervenire in condizioni proibitive. La manutenzione e la prevenzione si fanno prima che arrivi l’emergenza. E d’altra parte è anche compito dei tecnici controllare in continuazione le linee elettriche e se ce n’è qualcuna a rischio debbono far tagliare il ramo o l’albero che sta per cadergli addosso.
E tra l’altro non è stata una nevicata eccezionale per le nostre montagne. Potrebbe capitare di peggio durante l’inverno. Complessivamente quei guasti alle linee elettriche hanno lasciato al buio e senza riscaldamento 1.671 famiglie. Peggio di tutti ovviamente i nostri fratelli terremotati che vivono nelle casette. E proprio le Sae stanno provocando i maggiori disagi. Una delle quali è quella abitata da una persona disabile in frazione Gualdo a Castelsantangelo, dove era stata anche sindaco. Si tratta di Domenico Marzoli Capecci di 53 anni che a causa della neve, con la sua auto non ha potuto raggiungere la propria casetta perché costruita in cima ad una salita troppo ripida. L’hanno fatto apposta? Speriamo di no. A Valfornace è stata segnalata, per alcuni giorni, l’interruzione della linea telefonica fissa. Alcune frazioni di Caldarola sono rimaste senza elettricità per ben tre giorni. A San Severino una trentina di aziende agricole hanno subito il blackout per 30 ore perché a causa della neve si erano bloccati dieci chilometri di linee elettriche. Per gli allevatori non hanno funzionato le celle frigorifere con il rischio di perdere la produzione di latte e formaggi. E questo proprio la vigilia di Natale quando è più forte la richiesta del mercato. A Visso invece alcuni abitanti delle Sae hanno segnalato che dal tubo di fuoriuscita dei fumi della caldaia entra l’acqua. Ancora più grave la situazione in cui si è venuta a trovare Silvia Bonomi dell’azienda “La sopravissana dei Sibillini” alla quale è stato assegnato un container di lamiera, che i tecnici chiamano Mapre (cioè Modulo abitativo provvisorio rurale di emergenza) totalmente alimentato ad elettricità. Anche lei è rimasta senza corrente e la sua casetta ha raggiunto temperature polari. E il suo commento è stato categorico e soprattutto dovrebbe far riflettere quanti hanno in mano la cosa pubblica: «Cominciamo seriamente a chiederci – ha detto Silvia Bonomi – cosa abbiamo fatto di male per meritarci tutto questo. Una umiliazione dietro l’altra, una difficoltà dopo l’altra. Come non bastasse abbiamo raggiunto le nostre pecore sopravissane con difficoltà, viste le condizioni pietose in cui versavano le strade per la neve. Per quanto riguarda i Mapre abbiamo capito sulla nostra pelle che si tratta di scatole in lamiera scarsamente coibentate (la temperatura interna alle 7 era di 7 gradi) in cui la condensa e le muffe la fanno da padrone. Troppo facile arrivare in elicottero e dire “è tutto a posto!”. A volte mi chiedo se l’emergenza finirà mai».
Altri problemi si sono avuti nell’area Sae di Villa Sant’Antonio di Visso. Infatti è stato limitato l’uso dell’acqua potabile per una carenza ancora senza spiegazioni. Nell’area di Pian di Pieca, per liberare le strade comunali dalla neve sono intervenute le ditte appaltatrici con gli spazzaneve ma la situazione era tanto preoccupante che il Comune ha chiesto l’intervento della Protezione civile regionale per ricorrere ad alcune ditte locali dotate di appositi mezzi spazzaneve anche per la rimozione di situazioni di pericolo dovute alle piante cadute o a rischio caduta. In alcune Sae oltre al riscaldamento e alla illuminazione sono saltati anche modem e computer.
Alcune coperture realizzate per le sae
Ad Ussita, su sollecito del Comune, l’Erap ha chiesto al Consorzio Arcale “di modificare l’impianto idrico interno alle casette, non realizzato a regola d’arte, affinchè il disagio subito ai primi freddi, che si risolve naturalmente nel corso delle prime ore della giornata, non diventi un vero problema in caso di abbassamento delle temperature, con il rischio di rottura delle tubazioni”. Il costo si aggirerebbe sulle 200 euro per ogni casetta. Proprio nell’area Sae di Ussita, alcune famiglie ivi residenti hanno fatto costruire, a proprie spese, in vista dell’inverno, delle coperture esterne. La spesa va dai mille euro in su. Proprio il giorno prima di Natale a Caldarola si è scoperta che una famiglia, assegnataria di una casetta, vedeva la luce esterna attraverso una fessura creatasi tra il tetto e una parete. In alcune casette invece ci si lamenta che non funzionano i pannelli solari, mentre in altre i tubi delle caldaie erano invertiti. L’unica soddisfazione è che spesso le riparazioni sono celeri. Tuttavia è una situazione insostenibile. Soprattutto se si tiene conto che è iniziato il terzo anno dal sisma che ha sconvolto l’alto maceratese.
I bidoni rovesciati dal vento a Caldarola
Ma il calvario dei terremotati non accenna a finire. Infatti con il vento che ha soffiato fortissimo nei giorni scorsi è successo che nelle aree più esposte alle raffiche vengono in continuazione rovesciati i cassonetti dei rifiuti e questi poi vengono sparsi ovunque. E la signora Anna Rosa Mancini di Caldarola, che ha segnalato questa situazione alla nostra Federica Nardi, ha commentato: «E’ uno schifo nel vero senso della parola. Caldarola sta morendo e questa è una situazione che ti fa sentire straniero nel tuo paese». La terribile situazione in cui si trova tutto il territorio terremotato è stata descritta molto bene e assai sinteticamente dalla presidente di Coldiretti Marche, Maria Letizia Gardoni, che tra l’altro ha dichiarato: «Lo spopolamento ha provocato il crollo del mercato e messo a rischio la sopravvivenza delle aziende e questo è un inverno vissuto in condizioni di estrema precarietà. Il rischio dello spopolamento e dell’abbandono sta aumentando in maniera vertiginosa e questo rappresenta un danno incalcolabile non solo per la nostra regione ma per tutto il paese».
Panche abbandonate a Vallinfante
E’ evidente che se l’entroterra si spopola, muoiono le aziende, spariscono gli allevamenti, se ne vanno i montanari e la montagna resta senza “sentinelle”, senza più turismo, senza più i suoi “custodi”.
A questo punto ci si chiedere: a chi interessa che nell’Alto maceratese ci sia un massiccio spopolamento? Innanzitutto alla mafia. Come è noto in Sicilia si chiama “la mafia dei prati-pascoli”. Si acquistano i terreni di montagna e, sostenendo di doverli destinare al pascolo, si chiedono i contributi dell’Unione Europea che poi arrivano regolarmente. I controlli sembra non siano molto rigidi.
Ma c’è la mafia nelle Marche? Lasciamo la parola al procuratore generale delle Marche Sergio Sottani che così ha riposto in una intervista concessa al nostro Gianluca Ginella: «Tutte le volte che c’è flusso di denari illegali è normale che la criminalità punti la sua attenzione. Visto che a Macerata e nelle Marche c’è un flusso di sostanze stupefacenti, significa che c’è un flusso di denaro illegale. Il secondo profilo: quando arrivano molti soldi per le opere pubbliche come per la ricostruzione è storicamente dimostrato che è uno degli obiettivi della criminalità organizzata. Segnali di pericolo della presenza di infiltrazioni ce ne sono diversi». Altra conferma della presenza della mafia nelle Marche ci viene da un dato statistico. La provincia di Pesaro è nelle Marche quella in cui negli ultimi tempi sono avvenuti i maggiori sequestri di proprietà immobiliari e non appartenenti a soggetti mafiosi. Comunque altri sequestri ci sono stati anche nelle nostre province più a sud di Pesaro.
Una fontana a Visso
Ma lo spopolamento del nostro entroterra – a quanto ci è stato riferito da fonte autorevole – è visto con molto interesse anche da alcune multinazionali. Le quali fanno il loro mestiere: dove c’è da sfruttare una situazione dalla quale si può trarre guadagno ci si tuffano. Il che è ovviamente del tutto lecito, ci mancherebbe! Ma cosa c’è da “prendere e da sfruttare” sulle nostre montagne? C’è innanzitutto un bene prezioso che in futuro diverrà ancora più prezioso e per il cui accaparramento c’è una lotta accanita. Si tratta dell’acqua. Le nostre sorgenti hanno un valore incalcolabile. Si dirà: ma ci sono le nostre industrie che hanno il diritto di sfruttamento. E’ vero, ma l’esperienza ci dice che si possono fare delle fusioni, delle compartecipazioni, degli accordi societari, degli scambi di azioni come è successo per altre industrie della nostra provincia. Tutto ciò – si potrebbe obiettare – può avvenire anche senza lo spopolamento. E’ vero anche questo, ma se all’azienda del territorio viene a mancare l’humus (fatto da un ambiente attivo, ricco di fermenti commerciali, di interessi convergenti, di servizi efficienti, di turismo ecc.) sul quale è nata, anche le sue “difese” di fronte ad offerte lusinghiere si fanno molto più deboli.
Una frazione deserta di Castelsantangelo
Un altro settore che interessa le multinazionali – ci è stato segnalato da alcuni sindaci – è anche quello dell’energia prodotta dalle pale eoliche. Già in passato ci sono stati dei tentativi sempre sventati grazie al Parco dei Sibillini, all’Unione dei sindaci ecc. ecc. Tuttavia è evidente che le multinazionali più agguerrite (non solo straniere ma anche italiane) hanno degli “agganci politici” forti attraverso i quali possono ottenere (speriamo di no!) qualche leggina o qualche emendamento infilato in una legge di tutt’altro tenore, perché tutto diventi più facile. Un esperto del settore – in un convegno – ha sostenuto che in alcuni corsi d’acqua si potrebbero creare delle centraline elettriche. E anche questa sarebbe quindi una opportunità per le multinazionali. Infine l’ultima ipotesi, ma questa ci rifiutiamo di considerarla possibile, è quella di creare, grazie proprio allo spopolamento, delle discariche abusive per i rifiuti industriali. Una operazione questa che casomai potrebbe far gola alla mafia non certo alle multinazionali. Ci mancherebbe soltanto questo: un territorio bellissimo, considerato il cuore dell’Italia, ridotto a “terra dei fuochi”. E’ un’ipotesi terribile ma è per questo che dobbiamo lottare perché gli abitanti di questi Comuni tornino nella terra d’origine, perché quelli che vivono nelle casette non siano costretti a subire un calvario continuo, perché abbiano tutti i servizi, perché si creino centri di aggregazione, perchè ci siano spazi per i bambini, perché anche i giovani abbiano la possibilità di raggiungere Camerino o altri centri dell’entroterra con maggiore facilità. Ed è questo il migliore augurio per il 2019 che possiamo fare ai nostri fratelli e amici terremotati.
Terremotati, una vita di sacrifici: provateci voi a resistere
Ugo Bellesi è sempre il top
Discariche abusive, nelle Marche, se ne stanno scoprendo sempre più. A volte create da mafiosi già condannati ma liberi di agire. Immagino cosa potrebbe succedere ad una regione deindustrializzata, che ha puntato tutto sull'alta qualità dei prodotti alimentari, se dovesse scoppiare uno scandalo.
Bhe che si voleva lo spopolamento del nostro entroterra era ovvio da quando hanno iniziato a chiudere ospedali e reparti maternità ovunque
Che cosa aspettiamo per reagire?stiamo facendo il loro gioco .
Non è possibile che la mafia arrivi a giocare con i risultati della catastrofe post-terremoto, tranquilli! Come le lenticchie portano i soldi, così gli interessi post-terremoto sono a favore della popolazione terremotata! Ne sono sicuro
Condivido l'analisi, ma attribuirei le responsabilità al precedente Governo, e a noi marchigiani. Mente chiusa e ipocrita
A me sembra che al nostro governo qualunque sia non importa niente dei nostri problemi fanno schifo!!!!!
Tranquilli ora abbiamo la rivalutazione del territorio a Caldarola e Caccamo La tavolata sembra molto lunga ....
Il buon risultato del grande lavoro del Pd
Per i botti di capodanno,si mobilitano a milioni,per questo tutto tace......
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Per Cristina Vellante. Ci sono tanti sistemi, ora che c’è la telematica, per controllare se una ditta ha i requisiti, a cominciare dal certificato antimafia. Ma evidentemente che è proposto ai controlli non controlla, o in buona o in cattiva fede.
Per Cristina Vellante. Ci sono tanti sistemi, ora che c’è la telematica, per controllare se una ditta ha i requisiti, a cominciare dal possesso del certificato antimafia. Ma evidentemente coloro che sono preposti ai controlli non controllano, o in buona o in cattiva fede.
Complimenti Bellesi
molto chiaro, cosa fanno i sindaci delle colline e costa
bisogna unirsi aiutare i sindaci
della montagna , lottare x.loro.
Anche sulla.costa ci sono problemi, nulla a confronto.
Se la montagna si spopola
abbiamo danni enormi anche
qui sulla costa di ordine pratico
senza contare.lastoria, la ns,
veniamo tutti da li, lottare uniti
x far si che questo non succeda.
Davvero pensieri logici inquietanti tristissimi. Qui si parla delle radici di tutti noi. Dei luoghi dei nostri nonni. Di noi stessi. È ignobile quello che succede. E grida vendetta al cospetto di Dio. Io prego che se non riusciremo noi a fare giustizia sia Lui
Sono DUE le parole che servono per andare in una direzione o in un’altra in situazioni cosi’ gravi … VOLONTA’ POLITICA.. lasciate perdere tutto il resto.
Noi pensiamo sempre che sono degli incapaci, ma cosi non e’… chi manovra sa benissimo dove vuole andare. Lo vedete da soli quanti soldi spesi per fare quasi nulla. l’importante e’ far stancare chi abita in quei posti,quindi e’ chiaro che dietro c’è un disegno ben preciso. Allargo il cerchio.. malgrado gente valorosa,la mafia non si riesce a debellarla perche’ da sempre vive a braccetto con la politica,ma negli anni di piombo quando l’estremismo di destra e di sinistra sparava ai politici ( ricordate? ) il problema, con il tempo tecnico dovuto e’ stato affrontato e spazzato via … Volonta’ Politica..
proteste,cortei,manifestazioni…non servono a nulla..noi andiamo dove ci vogliono portare..non decidiamo nulla.
Chi fa i soldi nel mondo sono sempre gli stessi e sempre di piu’ si vive di stenti..le classi medie con una scientifica crisi economica nel mondo occidentale, sono sparite… ci bombardano la mente che single e’ meglio e la societa’ si disgrega sempre piu’ per venderci piu’ mini appartamenti,piu’ macchine piu’ elettrodomestici in un mercato ormai saturo… ripeto ci pare di decidere ma chi puo’ ,decide per noi. Oppure si fa come i francesi dei “gillet gialli “, si blocca il paese x vedere che succede.
Brusco risveglio, dopo le feste, di una desolante realtà.
Oggi alla televisione diceva un terremotato: ” Volevamo invitare i figli con le loro famiglie per Natale, ma come facevamo ad invitarli in queste case di quaranta metri?”. Se avesse anche dato una bella descrizione degli agi in essa contenuti che non mancheranno di mantenersi tali con quello che si sono rubati costruttori e politici complici per costruire queste bidonville… Perché nessuno in Italia vince un appalto milionario senza appoggi o decisioni che poco hanno a vedere con la serietà dell’appaltatore che mai come in questo caso, noi marchigiani della ” bassa”, abbiamo avuto occasione di vedere. Ma vedendo le foto, credete davvero che qualcuno abbia tutta questa voglia di passare chissà quanti anni in quelle capanne e crescerci i loro figli? Credo che già ben pochi siano e sempre di meno saranno con il trascorrere del tempo. Io, questa situazione la chiuderei subito obbligando gli abitanti, tutti, ad un nuovo esodo con in più gli animali come tori, vacche, agnelli, capre, cani e gatti e pure lupi che sarebbero costretti anche loro ad emigrare ecc. a trasferirsi tutti in campeggi e alberghi della zona. Nelle stalle ci mettiamo costruttori e tutti quelli del Pd che hanno facilitato la scelta delle imprese per l’emergenza e tutti quei caporioni politici che hanno fatto di tutto per fare il meno possibile. Continuare a parlare di montagna e volere che chi adesso c’è ci rimanga è semplicemente crudeltà. Quel poco che è stato fatto per loro a parte gli aiuti, quelli sì validi, di vigili del fuoco e volontari di altre regioni ecc. ecc,. il resto è stato fatto solo per speculazione e menefreghismo totale verso la popolazione stanziale. Ma episodi del genere avvengono in tutti i comuni del maceratese, con spiccato amore verso i propri concittadini sia a Macerata che a Civitanova. Ma purtroppo né gli articoli di Bellesi o di Cambriani che il terremoto lo vive sulle sue spalle ed altri, potranno cambiare qualcosa e una volta letti chi non subisce le pene solitamente raccontate, il giorno dopo se non prima è già dimentico, ha altro a cui pensare. In questa indifferenza io ci rivedo sempre un po’ di storia. Se non combatti tu, con i giusti mezzi la battaglia che ti prefiggi, non te la combatte nessuno. E qui stiamo parlando di una popolazione che comincia ad avere una certa età, sempre più fiacca nel morale e sempre più infreddolita e nell’anima e nel corpo.
Bravo Ugo. I pericoli ci sono tutti: criminalità, multinazionali…..ma i pericoli più grandi sono l’indifferenza, l’incapacità e la mancanza di volontà politica di ridare al nostro entroterra una dignità perduta. Perderla definitivamente significa perdere l’anima della nostra meravigliosa comunità.