Disabile bloccato dalla neve,
«mi hanno costruito la casetta
in cima a una salita»

CASTELSANTANGELO - Per Domenico Marzoli Capocci con la neve diventa un'odissea raggiungere la sae nella frazione di Gualdo. VIDEO

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di Federica Nardi

«Sono disabile e mi hanno assegnato una sae posizionata dopo una salita. Si vergognassero, vogliono far finire la montagna». Sono da poco passate le 13 e Domenico Marzoli Capocci, 53 anni, ex sindaco di Castelsantangelo, è rimasto bloccato con l’auto a metà della salita che lo dovrebbe condurre alla sae. Nell’area di Gualdo, l’ultima frazione del Comune montano, oggi girano solo residenti e spazzaneve.

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Domenico Marzoli Capocci

A segnare il confine con il resto del mondo il cancello arancione che delimita il cantiere Anas per la strada che conduce a Castelluccio. Capocci è il titolare del ristorante L’erborista, che ha riaperto dopo il terremoto dando respiro alla zona anche prima dell’arrivo delle soluzioni abitative d’emergenza. «Un chilometro di frazione, completamente finita – dice Capocci -. La sera per chi lo apriamo il ristorante?». Di giorno qualche operaio o passante ci sono. Ma con la strada verso l’Umbria chiusa mancano anche i turisti di passaggio. Per andare a Gualdo, insomma, bisogna proprio andarci apposta. Dopo aver tentato, invano, di salire una prima volta con l’auto, Capocci devia verso il ristorante poco distante. Dopo qualche minuto ritorna e riesce a superare la salita innevata. Ma per arrivare alla porta c’è un cumulo di neve, insuperabile con la stampella. A dargli una mano un vicino, Domenico Marzoli, che spala al posto suo.

auto-domenico-marzoli-capocci«E’ colpa della Protezione civile, della Regione e non è esente nemmeno il Comune – dice Capocci -, dovevano fare un ascensore per darmi una mano. Sono passati due anni». Gualdo è una piccola frazione che resiste nonostante la neve e lo spopolamento. Almeno due sae per l’inverno restano vuote: gli anziani che ci abitano passeranno la stagione a Roma. Salire e scendere è complesso con la neve. «L’altro giorno ci ho messo due ore per andare a Tolentino a fare la dialisi», dice Capocci. Anche qui l’umidità delle porte delle casette è evidente. Poco distante è in pausa anche il cantiere per i Bed&Breakfast di Stefania Servili, che sta tentando di riaprire con una raccolta fondi. La frazione vera e propria è un cumulo di macerie, rimasto immutato da due anni, con la neve che ricopre tutto. Ci sono case sventrate, con salotti ancora in ordine dal sisma del 2016. Svetta sotto le intemperie il simbolo della distruzione di questa terra: la torre della chiesa lasciata a metà dalle scosse.

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