Ricostruzione, Ceriscioli s’è desto
Ma lui è responsabile

IL COMMENTO - Alla Festa Unità di Macerata il governatore ha lanciato un atto d'accusa contro il governo per la gestione del post-sisma. Ma in questi due anni ha raccontato che filava tutto per il verso giusto e si è sempre appiattito sulle decisioni degli esecutivi Renzi-Gentiloni. Per le chiusure delle filiali Ubi c'è voluta la strigliata di Carancini. Nel frattempo Maccioni, riconfermato proprio dalla Regione direttore dell'Area Vasta 3, si presenta all'inaugurazione della clinica privata Villalba

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di Fabrizio Cambriani

Perplessità e disorientamento hanno suscitato le parole del governatore ridens Ceriscioli a proposito della ricostruzione post terremoto. Le ha pronunciate, standosene comodamente seduto su di una poltrona Chester, rosso bordeaux, all’interno del Caffè Venanzetti di Macerata, in occasione della Festa dell’Unità (leggi l’articolo). Un forestiero – mettiamo un geometra di Vercelli – che fosse passato lì per caso, non sapendo chi fosse quel tipo smilzo con gli occhiali che arringava la sparuta platea, avrebbe sicuramente apprezzato il premuroso slancio e la sincera passione di costui nei riguardi dei tantissimi terremotati. «Lasciateci essere padroni del nostro destino – ha scandito Ceriscioli, manco fosse John Hancock, il primo firmatario della Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America – dateci strumenti di semplificazione in mano. Da noi è una pia illusione pensare di proseguire con le procedure ordinarie». Infine, ha sferrato il colpo finale. Un atto di accusa e un grido di dolore assieme che, agli astanti, ha provocato un sussulto e un brivido di terrore: «Ci stanno massacrando!». Probabilmente si riferiva al governo Conte che si è da poco insediato a Palazzo Chigi con il quale non è riuscito ancora a parlare perché – a sentire lui – lo ignorano.

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Da sinistra: Narciso Ricotta, Luca Ceriscioli e Angelo Sciapichetti

Come cantava Guccini nell’estate del 1972, “settembre è il mese del ripensamento sugli anni e sull’età, dopo l’estate porta il dono usato della perplessità”. Mai parole furono più indovinate per rappresentare il mese di settembre in ambito politico. Se il presidente della Regione Marche, vicecommissario alla ricostruzione usa in pubblico, ma soprattutto così repentinamente parole di tal fatta, intravedo un grosso problema. Perché finora a noi terremotati ha raccontato tutta un’altra storia. Intanto, a far data dalla prima scossa del 24 agosto del 2016, il John Hancock nostrano, non ha mai invocato nessuna autonomia, né tanto meno, canali privilegiati, quali per esempio una legislazione speciale in materia. Al contrario, si è vieppiù appiattito alle decisioni deliberate, di volta in volta, dai governi Renzi e Gentiloni: un groviglio normativo (tra decreti e ordinanze) dal quale, dopo ventiquattro mesi, non si riesce ancora a venirne a capo. Non solo, diversamente da tutti i pubblici amministratori interessati dai danni del sisma, ha sempre asserito che tutto filava per verso giusto. Se solo ora scopre il massacro, egli ne è il primo responsabile per la sua gravissima inerzia, lunga due anni, nei confronti dei governi amici. Se invece volesse giocare una battaglia tutta politica contro il governo gialloverde avversario, dovrebbe sapere che lo farebbe sulla pelle di migliaia di terremotati. Trasformandoli, in un attimo, in carne da macello. In entrambi i casi si rivelerebbe per quello che è: inadeguato o irresponsabile.

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Romano Carancini

Perplessità ha provocato pure il pesante silenzio della politica sull’annuncio di futura chiusura di qualche filiale di Ubi Banca nel territorio maceratese. Nessuno dalla Regione Marche, sia dalla Giunta che dal Consiglio, si è tempestivamente scomodato ad alzare un sopracciglio. E sì che il governo regionale, sempre pronto a segnalare sui social quanto sia bravo e finanche bello, poteva immediatamente battere un colpo. Piuttosto giorni di assordante silenzio, finché è arrivato un pubblico e risoluto richiamo a Ceriscioli dal sindaco di Macerata, Romano Carancini, dalla Festa dell’Unità (leggi l’articolo). L’ammonimento ha sortito qualche effetto visto che, se non altro, i consiglieri regionali del Pd maceratese hanno presentato una mozione in tal senso. In realtà basterebbe una telefonata ai vertici di Ubi Banca, più o meno di questo tenore: “Signori banchieri, grazie alla dabbenaggine della nostra classe politica, avete potuto acquistare Nuova Banca Marche, con allegata Banca Etruria e Carichieti, al modico prezzo di un euro: giusto il prezzo di un caffè al bancone. Per questa unica e decisiva ragione abbiate almeno la compiacenza di mantenere il servizio nei territori. Specialmente quelli terremotati. Cordialmente (segue firma)”.

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A sinistra, Alessandro Maccioni alla presentazione di Villalba

Ultima perplessità settembrina è stata la presenza del direttore di Area Vasta, il dottor Alessandro Maccioni, all’esposizione del progetto della clinica Villalba di Macerata, del Gruppo Kos, riconducibile al più importante e blasonato gruppo De Benedetti. Cosa ci facesse un manager di un azienda sanitaria pubblica alla presentazione di una clinica privata, a me francamente è sfuggito. Un episodio davvero singolare sul quale nessuno, né tra il mondo della politica, né in quello sindacale, ha ritenuto di dover spendere una sola parola. Non dico di biasimo, ma nemmeno di meraviglia. Tanto per fare un esempio è come se il direttore generale della Rai, partecipasse soddisfatto alla presentazione del nuovo palinsesto della concorrente Sky. Tra l’altro Maccioni, che è stato rinnovato da poco nel suo incarico, ha pensato pure di prendere la parola dichiarando – davvero non si capisce a che titolo – che non ci sarebbe competizione, né concorrenza tra sanità pubblica e privata. Un’affermazione forte e, con il suo permesso, tutta da verificare. Che è liberissimo di esprimere come libero cittadino, un po’ meno in veste di dirigente pubblico, profumatamente pagato con i soldi vostri e miei e non già con quelli di un imprenditore privato. Tutto ciò mentre la giunta regionale continua a tagliare in continuazione e su tutti i territori posti letto nella sanità pubblica, incoraggiando l’espansione di quella privata. Se, dopo la pausa estiva, sono questi i segnali di ripresa dell’attività politica, temo che passeremo in un lampo dalla perplessità alla profonda preoccupazione. Anche perché a ottobre – sempre secondo Guccini – nei tini grassi come pance piene si preparano mosto e ebrezza.

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