Da sinistra: Enrico Girardi, Barbara Minghetti, Cinzia Maroni e Graham Vick
di Marco Ribechi
Cresce l’attesa per la “prima” prima della stagione lirica maceratese. Mentre al botteghino dello Sferisterio vanno a ruba gli ultimi biglietti de Il flauto magico, allestimento creato appositamente per Macerata, agli Antichi Forni prendono il via gli Aperitivi Culturali guidati da Cinzia Maroni.
Cinzia Maroni e Stefania Monteverde
Ghiotta l’occasione del debutto che ha permesso ai tanti presenti di fare la conoscenza proprio del regista di fama mondiale Graham Vick, che si è intrattenuto con gli altri due ospiti: Enrico Girardi, critico musicale del Corriere della Sera, e Barbara Minghetti, direttrice artistica del Mof. Dopo le parole di introduzione del vice sindaco di Macerata Stefania Monteverde, che ha fatto i suoi auguri agli Aperitivi e al festival in generale Minghetti ha confessato la sua passione per Vick: «E’ senza dubbio il mio regista preferito – spiega la direttrice artistica – l’ho inseguito, rincorso, e finalmente siamo qui a poche ore dal debutto. La sua presenza testimonia anche le ambizione del festival lirico che vuole sempre più assumere una dimensione internazionale. Oggi è la data di apertura di un trienni che nasce sotto il colore del verde speranza».
Enrico Girardi
A spiegare il titolo dell’incontro “L’astrazione tra paggi e dame” è Girardi: «Negli ultimi anni di produzione assistiamo a un Mozart sempre meno drammatico – spiega Girardi – ma sempre più tragico. Alcuni elementi di semplicità fanno intendere un’astrazione nel senso più puro del termine, cioè un’uscita da schemi e regole rigide e complesse. Anche i temi perdono di realismo per entrare maggiormente nel regno della fiaba, dell’immaginazione, quindi per forza di cose si crea una rete quasi di gioco». La tradizione italiana, fortemente legata al realismo, ha sempre trovato difficoltà nel mondo fantastico. «Qui siamo proprio di fronte al versante opposto – prosegue Girardi – è proprio il fantastico che poi diventa più vero del vero. Goethe una volta disse del Flauto Magico Procura semplice piacere alla folla e elargisce preziosi tesori segreti agli iniziati. Può essere compreso a più livelli e da vari tipi di pubblico, i personaggi diventano simboli universali».
Il regista Graham Vick
Dopo l’Illuminismo, secolo della ragione e della scienza, gli elementi fantastici contenuti nell’opera sono una sorta di esigenza di andare oltre, di scoprire l’occulto. «Tutto il viaggio iniziatico massonico del protagonista Tamino – continua il critico – inizia con uno svenimento. Bisogna perdere sé stessi per poi ritrovarsi. E la benzina, che muove tutto, è l’attrazione sessuale che poi nell’opera si perde ma che comunque fa iniziare la vicenda». Ma il Flauto Magico di Vick promette di essere qualcosa di mai visto, quasi un pugno sullo stomaco (leggi l’articolo). Il tema della donna e del potere femminile sarà infatti centrale. «Vedrete una immagine della Madonna con un nastro sopra la bocca – anticipa il regista – nella chiesa, come nella massoneria, si finge che la donna esista ma si tratta di organizzazioni completamente patriarcali. Per Mozart invece era molto importante. L’operazione che fa è nascondere per quasi tre ore la donna per poi alla fine andare oltre e arrivare all’utopia, un mondo senza guerra in cui tutti sono uguali e nessuno mente. Anche Pamina sviene e a sua volta supera una serie di prove. La chiave di sviluppo dell’opera non è il reale ma la subscoscienza in cui Tamino ha bisogno di Pamina e Sarastro ha bisogno della Regina della Notte».
Il pubblico degli Antichi Forni
«Lei vede una continuità tra le figure femminili della storia, a partire dal culto di Iside? E come sarà la sua regina della notte?», chiede Girardi al regista. «La continuità si interrompe con la Madonna in cui non vedo il connotato di fertilità assegnato alle dee madri del passato – spiega Vick – la mia Regina della Notte è inizialmente una donna affranta per la perdita della figlia, ma poi è arrabbiata, incapace di perdonare. Questo nasce anche da un episodio autobiografico, quasi epico in cui era coinvolta anche la mia famiglia. Sarastro invece è un buono ma limitato, crede troppo in se stesso. Ma la musica è assolutamente centrale nella produzione, credo sia importante lasciare alla musica la sua voce, il suo spazio, anche per questo l’esigenza di fare la rappresentazione in italiano». E riguardo all’importanza del flauto: «Capire il ruolo del flauto è una domanda quasi impossibile – conclude Vick – ho eseguito cinque Flauti Magici e sempre ricado negli stessi interrogativi. Sia le prove che il flauto sono nella nostra testa, per realizzare l’utopia bisogna liberarsi del flauto. Una delle prove più difficili è quella del silenzio ma il problema è che il silenzio porta segreti e i segreti sono sempre negativi». Al pubblico presente non resta che cercare di chiarire i propri dubbi durante una delle rappresentazioni del Flauto Magico che oltre a questa sera sarà in scena anche il 29 luglio e il 4 e 12 agosto. L’aperitivo si è concluso con un’ottima degustazione offerta da Il Contadino di Corso Cavour e accompagnata da un verdicchio di Matelica spumantizzato per brindare alla nuova stagione lirica. Domani gli ospiti degli Antichi Forni saranno Angelo Foletto, Damiano Michieletto e Francesco Lanzillotta che tratteranno il tema “Il dolore della felicità”.
Barbara Minghetti
I titolari de Il Contadino che ha offerto il primo aperitivo al pubblico maceratese
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