di Giancarlo Liuti
Secondo il grillismo per cui “uno vale uno” e non c’è nessun “uno” che valga più o meno degli altri “uno”, le candidature per creare un nuovo e grande “ospedale unico” a servizio della nostra “area vasta” (io preferirei continuare a chiamarla “provincia”) sono già cinque – Macerata, Civitanova, Tolentino, Montecosaro, San Severino – e probabilmente aumenteranno visto che corrono tempi nei quali le candidature a qualsiasi cosa possono essere infinite perché una candidatura non costa nulla e non si vede per quale motivo non dovrebbe essere avanzata da chiunque. Che s’intende per “ospedale unico”? Qualcosa di simile, su scala provinciale, a “Torrette” di Ancona. E quanto tempo ci vorrebbe prima che questo insediamento sia costruito e divenga operativo? Vent’anni, si dice. Campa cavallo! E quanti soldi sarebbero necessari? Oggi, senza considerare l’andamento futuro del valore del denaro, si parla di almeno duecento milioni. Campa cavallo che l’erba cresce! Ma quest’erba – i finanziamenti statali e regionali -cresce sul serio? Chissà. Io, nel mio piccolo, mi permetto di dubitarne.
Ora, a parte il fatto che per una mera questione di tempo – vent’anni, ripeto – la cosa ahimè non mi riguarda, l’esperienza di come stanno andando in Italia gli annunci sui progetti per importanti opere pubbliche induce allo scetticismo. Ma intanto i sindaci dei comuni “papabili” fanno già sentire la loro voce. E Luca Ceriscioli, presidente della Regione, sta, forse un po’ divertito, ad assistervi, in attesa che il ragno – la soluzione – esca del buco. Ma in tale materia il ragno che dovrebbe uscire dal buco ce l’ha soprattutto lui perché è da lui che essendosi attribuito la competenza in fatto di sanità ci si aspetterebbe un minimo di pur futuribile decisionismo programmatico. Sono troppo pessimista? Può darsi, ma se penso a come procedono le questioni nazionali in tema di sviluppo economico e sociale la strada dell’ottimismo continua ad apparirmi piena di curve a ritroso, interruzioni, avvallamenti, buche.
Stando ai dati pubblicati dal Corriere della Sera, la situazione attuale dei nostri maggiori presidi ospedalieri vede quello di Macerata prevalere con 363 posti letto e 27 reparti specialistici, mentre il secondo in ordine di grandezza è quello di Civitanova con 181 posti letto e 15 reparti. Poi seguono gli altri, ancor più distaccati. Di conseguenza si potrebbe concludere che una precisa vocazione all’eventuale “ospedale unico” la provincia maceratese ce l’ha già e riguarda la città che per una lunga serie di ragioni storiche, culturali e istituzionali ne è il cosiddetto “capoluogo”. Però contestato. Soprattutto da Civitanova, che ha dalla sua l’arma di una più operosa vitalità imprenditoriale.
Ma, come s’è visto, quest’arma non ce l’ha in fatto di ospedali. Né si dovrebbe trascurare la posizione baricentrica di Macerata, una posizione di più facile e rapida raggiungibilità da ogni parte della provincia, la qual cosa, riguardando – a volte con urgenza – la salute delle persone, non è affatto secondaria. Morale? L’ospedale unico, se e quando si facesse, dovrebbe sorgere entro i confini di Macerata, magari servendosi in parte di quello – fino ad oggi quasi “unico” per ampiezza di prestazioni – che già esiste. Sto “tifando” per Macerata? Neanche un po’. Non credo infatti – e mi auguro di sbagliare – che perdurando questi chiari di luna tale ambizioso e costoso progetto edificatorio ex novo sia davvero realizzabile.
Ma qui torna in campo le teoria grillina di “uno che vale uno” e non c’è nessun “uno” che valga più degli altri “uno”, la qual cosa dovrebbe essere rispettata anche nelle strutture nosocomiali di Macerata (27 reparti: uno!), Civitanova (15 reparti: uno!), San Severino (14 reparti: uno!), Tolentino (5 reparti: uno!) e Montecosaro (zero reparti: uno!). Sono tutti “uno”, questi, e “uno” deve valere “uno”. Pazienza. Non è forse vero che il movimento – ormai un grosso partito – delle Cinque Stelle si avvia ad essere maggioranza su scala nazionale e a decidere la sorte degli “uno” che siamo noi, le nostre città e la diversità delle vicende storiche da cui sono nate?
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Liuti, nel sistema binario uno + uno fa sempre uno ma per un modo diverso di contare. Ceriscioli (uno ), assessore alla sanità (uno ), distruttore della sanità maceratese (uno), pubblicità elettorale pagata dalla sanità privata ( altro uno ). Se li sommiamo fanno quattro come politico e zero come personaggio.
Ora aspettiamo il collegamento tra logica grillina e terremoti.
Accorpare per ottimizzare non è un servizio al cittadino, considerando che alla fine si ottimizza ben poco e i costi sono comunque esorbitanti. Migliorare e rendere efficienti le strutture esistenti sarebbe un servizio al cittadino. Detto questo faccio ancora fatica a capire il significato dell’articolo.
Per Micucci. No,
nel sistema binario 1 + 1 = 10 (invece nel sistema decimale 1 + 1 = 2).
Sì metta il cuore in pace signor Liuti. L ospedale unico causa terremoto non si farà. E sarebbe più che giusto!
Facciamo in modo che l’aggettivo ‘unico’ venga interpretato dalle istituzioni così come viene inteso l’aggettivo ‘unica’ dell’IMU (imposta municipale unica). L’IMU di fatto non è affatto unica in quanto è affiancata dalla TA.S.I. e dalla TA.RI.
Quindi l’ospedale è bene che si aggiunga agli ospedali esistenti, anziché sostituirli.
Iacopini, quel 10 si legge uno e zero. Nel sistema binario, lo zero non è un numero, ma bisogna tenere conto del suo valore posizionale.
Per Micucci. Quindi Peano e Frege si sbagliavano e inoltre non si può fare 0 + 1 e inoltre 0,5 non è un numero?
Iacopini, certo che 0,5 è un numero però non è scritto in binario ma in decimale. Io di solito lo scrivo così:X/2X.
Iacopini, non era mia intenzione parlare di matematica ma semplicemente di dare un parere giocando con i numeri.
Quanta delusione ! Se tutto va bene, dovremo aspettare qualche decennio per avere un ospedale moderno ! Intanto Ceriscioli chiude quelli che ci sono , depotenzia altri, mentre al San Salvatore di Pesaro si svolgono meetings internazionali di vario genere.
Sarà un caso, ma ho il sospetto che il nostro governatore abbia un occhio di riguardo verso la sua città.