di Claudio Ricci
«So che molti del Pd hanno votato Pettinari ma a differenza di Morgoni non faccio nomi. Non accetto che Acquaroli e Marcolini. protagonisti di una campagna elettorale corretta, vengano tirati in ballo per evitare scontri all’interno del partito». Si sfoga Massimiliano Bianchini referente di Uniti per le Marche all’indomani dei dubbi sollevati dal senatore del Pd Mario Morgoni sulle preferenze assegnate dagli amministratori di centrosinistra ad Antonio Pettinari alle elezioni provinciali. Al centro del contendere gli 8 voti di fascia E che separano le preferenze di lista (27) da quelle raggiunte dalla candidata sindaco di Colmurano Ornella Formica (19). Un gap “stranamente coincidente”, secondo Morgoni, con le preferenze ottenute dai due candidati Francesco Acquaroli (eletto in Consiglio) e Enrico Marcolini (leggi l’articolo). Intanto si attende la convocazione del direttivo in cui il segretario provinciale Settimio Novelli dovrebbe presentare le sue dimissioni.
«A differenza di Morgoni io non faccio nomi se vuole fare il giochetto della conta gli posso dire chi nelle file del Pd ha votato Pettinari. Le sue sono espressioni sbraitate e fuori contesto che ci addebitano scelte tutte a favore di un candidato piuttosto che l’altro. Posso assicurare che non è così. C’è chi tra di noi ha votato Formica e chi per le proprie sensibilità ha scelto Pettinari. Rimango stupito che un senatore abbia così tanto tempo da dedicare alle provinciali. Non capisco se fa il parlamentare o il segretario politico. Noi vogliamo confrontarci con i dirigenti del Pd e non con i senatori». Una tattica controproducente quella di Morgoni secondo Bianchini: « Occorre che il Pd ripensi alla propria autoreferenzialità e autosufficienza, come sta facendo anche Renzi a livello nazionale. Il partito-nazione non esiste più, soprattutto in provincia di Macerata. Mi sembra strano che qualcuno la vorrebbe ancora qui dove ci sono sconfitte che fanno ancora male come a Porto Recanati e San Severino. Apprezzo che anche dentro il Pd si stia facendo una discussione vera di rapporto con gli alleati e con il territorio. Morgoni mi sembra fuori dal coro, se tutti i parlamentari si comportassero così sarebbe una gran bagarre».
L’invito è quello di abbassare i toni: «Le note positive sono state la sobrietà con cui entrambi i candidati hanno condotto la campagna elettorale. Al presidente Pettinari vanno i miei complimenti. Gli sono state riconosciute la serietà di amministratore e la sua rappresentatività del territorio. Grazie anche ad Ornella Formica che ha accettato di candidarsi all’ultimo momento. La partecipazione è sta amplissima nonostante il momento critico per molti amministratori. In tutto questo l’unica cosa fuori luogo sono le polemiche sollevate da Morgoni durante la campagna e dopo. Torniamo ad una fase di riflessione e confronto pacifico per consentire al nuovo consiglio di lavorare bene soprattutto in una fase delicata come quella che stiamo vivendo». Sul bilancio elettorale di Uniti per le Marche: « Per la nostra rete di civiche è stato un successo. Gran risultato di Acquaroli, Marcolini. Buoni anche quelli del sindaco di Monte San Martino Valeriano Ghezzi e di Serravalle Gabriele Santamarianuova. Ma loro sono solo alcuni amministratori di una rete molto più ampia che conta circa 40 tra sindaci e consiglieri in 19 comuni. Ho avuto richieste di adesione al gruppo anche durante il voto».
Al contrattacco si aggiunge anche l’ex vice presidente della Provincia Paola Mariani: «Pensavo che a fronte di tanto disastro politico, il pudore, che anche in politica ha il suo valore, quando altri meriti non si hanno, a questo punto avesse suggerito di tacere. E magari riflettere. Invece no ancora una volta il senatore Morgoni, che in questi mesi ha impartito lezioni sulla stampa sulla nuova politica scegliendo di volta in volta i bersagli da colpire, con particolare cura all’interno del Pd, non ha capito che l’isolamento in cui ha stretto il partito, dopo aver nell’ombra cercato l’accordo con Capponi ed altri, è stato uno sbaglio grossolano. Non solo politico ma banalmente anche tattico. A questo punto dare agli altri la colpa è veramente paradossale. La politica anche quella del presunto rinnovamento, non può dimenticare le sue regole, in primis di correttezza, linearità e trasparenza e di sedi appropriate dove discutere e confrontarsi. Non serve e non ci serve chi detta la linea sui giornali ed evita le riunioni ufficiali, non servono a questo partito capi corrente che, al solo fine di accreditarsi come referenti, creano il vuoto intorno. Ai giovani e ai tanti che guardano favorevolmente al nostro partito dobbiamo insegnare che l’unità è un valore da salvaguardare e che sono gli ideali il collante di un partito e non la mera tifoseria che alza gli steccati».
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Al di là della tara e dele infinite (inutili) discussioni su chi ha votato chi (e chi non ha votato chi) mi sembra evidente che è stata una bellissima operazione di “Compromesso Storico 2.0” in cui settori del centrodestra e del centrosinistra hanno votato un ex appartenente alla balena bianca
Queste lotte sono la (prevedibile) conseguenza del fatto che elettori non sono i cittadini (e questo in violazione dell’articolo 48 Cost., che recita, tra l’altro: “…Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico….”). Tra l’altro esiste un principio generale per cui una delega (e qui è da cittadino a sindaco) non può essere trasmessa, non ‘viaggia’ (qui da sindaco a capo di Area Vasta).