Cento pagine per spiegare i motivi dei due ergastoli per l’omicidio del commerciante di pesce Pietro Sarchiè. Oggi il giudice Chiara Minerva ha depositato le motivazioni della sentenza con cui lo scorso gennaio ha condannato Giuseppe Farina e Salvatore Farina all’ergastolo. Se per il padre il giudice ha accolto le richieste dell’accusa, per il figlio ha aggravato la sentenza non riconoscendo le attenuanti generiche come chiesto dalla procura. Erano attese le motivazioni della sentenza che però al momento i famigliari di Pietro Sarchiè e i legali degli imputati non hanno avuto ancora modo di visionare. I difensori dei Farina (gli avvocati Marco Massei e Mauro Riccioni) attendevano le motivazioni della sentenza per valutare se presentare appello alla sentenza di primo grado. Se Farina senior aveva confessato di aver ucciso, il figlio aveva detto di non aver partecipato al delitto. Per motivare la sentenza il giudice Chiara Minerva aveva chiesto una proroga e alla fine il deposito è arrivato a distanza di sei mesi dalla conclusione del processo.
L’udienza in cui il giudice aveva condannato gli imputati all’ergastolo si era tenuta lo scorso 13 gennaio al tribunale di Macerata. Il processo si era svolto con rito abbreviato. Nessuno sconto per Giuseppe Farina e per suo figlio Salvatore. Carcere a vita, così aveva deciso il giudice Minerva, per entrambi. Una sentenza che aveva generato la gioia dei familiari di Pietro Sarchiè e che aveva lasciato nello sconforto i due imputati, tanto che Salvatore rivolto ad una guardia carceraria aveva detto: «Ma l’ergastolo anche per me?». Il giudice Minerva dopo circa 5 ore di camera di consiglio era uscita con la sentenza: aveva ritenuto che per Farina junior non si potessero concedere le attenuanti generiche. Lo aveva assolto dall’accusa di detenzione della pistola e di vilipendio di cadavere (su questo aveva assolto anche il padre) e aveva ritenuto il reato di occultamento di cadavere assorbito da quello di distruzione di cadavere.
Secondo la ricostruzione fatta dalle indagini della procura di Macerata, Pietro Sarchiè, commerciante di pesce di San Benedetto, il 18 giugno del 2014 era stato ucciso dopo essere stato bloccato mentre era al volante del suo furgone a Pioraco e poi ucciso a colpi di pistola.
(Gian. Gin.)
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