«Politico con la P maiuscola, partigiano, giornalista, uomo di cultura e delle istituzioni. Perdiamo un sobrio ed insostituibile riferimento della sinistra italiana e della politica tutta». Così il segretario regionale del Pd, Francesco Comi ha voluto ricordare Pietro Ingrao, storico dirigente del Pci e presidente della Camera morto oggi a Roma all’età di 100 anni. «Un uomo che ha fatto della coerenza e della passione, politica ma non solo, il suo segno distintivo. Segno che rimarrà come esempio e traccia tangibile di vera dedizione, un patrimonio prezioso per tutti noi e per le generazioni future». Così il segretario regionale del Pd Marche, Francesco Comi, esprimendo cordoglio per la scomparsa di Pietro Ingrao, spentosi oggi all’età di cento anni. Nato a Lenola, in provincia di Latina, il 30 marzo 1915 Ingrao fu a lungo direttore dell’Unità, dal 1976 al 1979 ricoprì la carica di presidente della Camera durante il periodo del rapimento di Aldo Moro e fu figura storica del Pci. La camera ardente sarà ospitata domani dalle 15 alle 20 e martedì dalle 10 alle 20 nella Sala Aldo Moro a Montecitorio.
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Si Comi, è vero! La dolorosa scomparsa del “compagno” Ingrao, autentico ‘comunista’, uomo di passione e coerenza è una gravissima perdita per tutti coloro (in realtà una genuina minoranza) che hanno creduto, con sincera, profonda e umana convinzione, negli ideali per una società più giusta, equa, onesta e libera. E’ proprio in considerazione di ciò che mi permetto di chiederLe quali affinità possono esserci tra quella dignitosa ‘stirpe’ e l’attuale PD che si comporta e agisce in tutt’altro modo. Sono cambiati i tempi? No! Siete cambiati, opportunisticamente ‘voi’ e il Suo encomio di circostanza lo conferma.
Oltre le divisioni storiche, onore a Pietro Ingrao. Onore all’uomo e al compagno. Lui e Cossutta gli unici testimoni VERI del comunismo italiano di questi anni.
In realtà Comi fa riferimento ad una sua vita politica precedente, quando lo ricordiamo vicino alle posizioni dell’on. Calzolaio, il cui riferimeto era proprio Pietro Ingrao. Particolare non irrilevante, Calzolaio è rimasto coerentemente sulle stesse posizioni, continuanando la militanza in quella parte della sinistra. Mentre Comi prima ha condiviso la formazione del Pd, che obiettivamente con la politica di Ingrao c’entra poco, e poi è diventato addirittura renziano, non dalla prima ora ma in corso di primarie, con la sponda dell’Area Dem, di cui fa parte una consistente fetta di ex popolari democristiani. Quindi lasci stare Comi parole come “coerenza e passione” ed “esempio e traccia tangibile” riferite ad un uomo politico con cui lui non ha più nulla con cui spartire. Soprattutto ora che ha aperto la segreteria del Pd regionale, allo scopo di mantenere il posto, evitando un giusto nuovo congresso, a quelle figure che “boicottarono” la sua elezione a segretario. A tal proposito un “velo pietoso” va steso sul neogovernatore delle Marche Ceriscioli che aveva promesso, dopo la sua elezione, un nuovo segretario regionale Pd, per poi lasciare Comi al suo posto. Altro esempio di “coerenza e passione politica” è l’autore del secondo post di commento, che inneggia a Ingrao e Cossutta quali “veri testimoni del comunismo italiano”. Ciò mentre costui nel tempo è transitato da Rifondazione Comunista all’Italia dei Valori di Di Pietro, che nulla ha a che fare credo con il comunismo italiano. Infine egli è approdato nel Centro Democratico dell’ex democristiano Tabacci, volendo tralasciare la recente esperienza nella civica della Tardella. Entrambi avrebbero fatto meglio a tacere, nella memoria di una figura di “limpida coerenza e fermo rigore” quale quella di Pietro Ingrao, da cui essi nell’agire politico si dimostrano assai lontani.
PCI grandi valori: i veri cumunisti campano 100 anni.
Gentile signor Comi lei dichiara testualmente “…perdiamo un sobrio ed insostituibile riferimento della sinistra italiana….”, mi permetta, lei insieme al Presidente Renzi, suo grande mentore, ed al “giglio magico” è un pezzo che avete perso ogni riferimento a sinistra!
Ogni ideale di sinistra in cui abbiamo creduto e continuiamo a credere l’avete gettato alle ortiche senza tanti complimenti.
State facendo “carne di porco” della Costituzione, delle leggi elettorali, del Senato, delle promesse fatte prima del 2013 e così di seguito.
Faccia la cortesia, lasci riposare in pace chi per parecchi dei suoi 100 anni di vita ha creduto, combattuto, difeso ideali di sinistra veramente non negoziabili!
Lotti con tutto se stesso, così come fanno i suoi amici renziani, per occupare ogni spazio politico, ogni poltrona, ogni strapuntino che è rimasto, rottamando chi ancora è di sinistra e non ne può più di fanfaronate fiorentine!
Comi, ma se Ingrao più volte è entrato in conflitto con il Pci specialmente quando Occhetto cominciava la smobilitazione del partito che nel corso degli anni sarebbe diventato un ricettacolo di elementi paludosi, incoerenti, sempre pronti con la valigia in mano a transitare da un partito all’altro secondo le mode del momento. Tu, e voglio rimarcare tu, che rappresenti il fallimento totale di una politica morta e seppellita da tempo, tu che con la sinistra e non sto parlando della mano, non hai niente a che fare se non per gli squallidi giochetti che tu Ceriscioli e su su fino a Renzi continuate a fare, perché incomprensibilmente continuate ad essere votati ,sicuramente da chi da sempre ha votato a sinistra e ancora non si è reso conto che votano per un partito che non ha più identità. Tu & C., vi permettete di fare orazioni funebri su chi non avete conosciuto né come uomo e né come politico e da cui da voi e simili, aveva già da tempo preso le distanze. Tu e Renzi se parlate di Ingrao è come se bestemmiaste, perché lo nominate invano. Non ha niente da spartire con voi e sicuramente si sentirebbe offeso nell’essere ricordato nelle vostre orazioni funebri di rito.
vivissime condoglianze alla Signora Rao e ai suoi figli per la straziante scomparsa dell’Illustrissimo Ingegnere.
Capita sempre che, quando muore un uomo politico “del passato”, che venga subito santificato, spesso fingendo di non accorgersi che, durante la sua vita politica, ci sono anche tanti errori….
I kompagni comunisti, per lunghi decenni del secolo scorso, sono sempre stati alla catena del padrone sovietico, avallandone (quando non intervenendo direttamente) tutte le sciagurate scelte: dalla Spagna all’Ungheria, alla Cecoslovacchia..
….” Qui parla il Primo Ministro Imre Nagy. Oggi all’alba le truppe sovietiche hanno aggredito la nostra capitale con l’evidente intento di rovesciare il governo legale e democratico di Ungheria. Le nostre truppe sono impegnate nel combattimento. Il governo è al suo posto. Comunico questo fatto al popolo del nostro Paese ed al mondo intero….”
Ingrao, dopo aver appoggiato l’intervento armato sovietico sull’Unità, fece una parziale retromarcia su quanto scrisse nel 1956, solo nel 1986 (ben 30 anni dopo) e solo nel 2001 (45 anni dopo) disse che quanto scritto, all’epoca dei fatti ungheresi, era “pessimo”.
Gli sono occorsi 30 anni per comprendere che, nel 1956, era lui dalla parte sbagliata della barricata…
Però essendo stato (lui come altri: Andreotti, Moro, Fanfani, Almirante, Togliatti, ecc. ecc. ecc.) un “pezzo di storia italica” ecco che, giunto a fine vita, (così come capita ed è capitato a tutti gli altri) viene incensato…
Nulla di nuovo; del resto alcuni ancora tentano di giustificare l’azione del compagno Ercoli durante la Guerra di Spagna…