di Maurizio Verdenelli
(foto di Massimo Scoponi)
Nello spazio di vent’anni la mutazione ‘genetica’ del centro storico di Macerata si è compiuta. Non più ‘quartiere’ antico, identità profonda del capoluogo, ma ‘altro’. In strade, viuzze, piazze e piazzette non si respira più aria e cadenza ‘del posto’: al ‘maceratese’ si sono sostituiti inflessioni di altre regioni e lingue straniere, quasi gridate. Quelle belle ragazze con i troller, che si srotolano rumorosamente sul pavè sconnesso, l’assenza ormai di anziani e di abitudinarie conventicole di amici: in una parola la sparizione della comunità ‘residente’, il proliferare dei cartelli ‘affittasi’ (a studenti, meglio a studentesse) è il segno della mutazione. Un cambiamento radicale, storico pari solo a quello degli anni ’70 quando Macerata raggiunse più o meno una densità demografica pari a quella attuale, le campagne (dove viveva chi produceva allora il 68% del reddito complessivo della provincia) si svuotarono riempiendo anche e soprattutto gli alloggi del centro storico, soprattutto quelli dell’ultimo piano perché all’aria e alla luce i nuovi ‘maceratesi’, abituati alla libertà campestre, non se la sentivano di rinunciare nell’intrico abitatissimo sul cucuzzolo del colle più alto.
Il centro storico maceratese cominciò a ‘mutare’ gradualmente negli anni ’90 allorché il rito tradizionale dello ‘struscio’ lungo il corso venne abbandonato e i ‘vecchi’ maceratesi non sentirono più l’attrattiva dei negozi, dell’aperitivo al ‘Venanzetti’ (non ci furono più i quattro amici al bar) prima del cinema il sabato sera, la messa la domenica mattina in cattedrale o a San Giovanni. A causa, si disse, dell’isola pedonale degli anni 70 che aveva reso sin da allora difficile l’avvicinamento. In ogni caso una malattia silenziosa. Un ‘cancro segreto’ che prese possesso, divorandolo, di un corpo macilento, già provato. Un male che prese sempre più distintamente il nome di avidità, speculazione: mali acuti ed ormai cronici di questi tempi difficili anche a Macerata, Civitas Mariae. ‘Espulse’, la malattia, una dopo l’altra le famiglie che vivevano e facevano vivere il quartiere, sempre più abbandonato dalla popolazione pre-esistente, anche e soprattutto per la grande difficoltà nel viverci, lasciando spazio a nuclei stranieri e soprattutto agli studenti. L’Università avrebbe salvato il centro storico, si disse, speranzosi. Non è andata esattamente così, seppure la ‘ricetta’ abbia indubbiamente funzionato per i proprietari di case ed operatori immobiliari. Che indubbiamente hanno prosperato. Eppure i sintomi c’erano tutti sin dall’ora, sin dagli anni 90. Le parrocchie ‘storiche’ che chiudevano una dietro l’altra, i negozi d’alimentari, i grandi magazzini, i negozi legati alla vita di tutti i giorni. Uno dietro l’altro. Al loro posto atelier più o meno a buon prezzo. E c’è chi ritenendo di dover passare la pano alla guida di un negozio famoso per le sue primizie, rende noto le proprio intenzioni con un cartello bilingue: la seconda è in cinese. Anche le scuole stanno subendo un’evidente mutazione a cominciare dalla composizione stessa delle classi. Chiusa la Montessori, nuove folte popolazioni scolastiche si iscrivono: sono i figli dello ius soli, nati per lo più a Macerata da genitori immigrati. «Con le lacrime agli occhi – dice il giornalista Carlo Cambi – ho assistito da nonno alla esibizione di danza a conclusione dell’anno di studi alle “Giuseppine”. E con sofddisfazione ho appreso della volontà dell’istituto di aprire il corso di scuola media… per chi non volesse imparare il mandarino».
Al posto di appartamenti dalle sufficienti metrature, secondo la tradizione dei vecchi palazzi, unità abitative spezzettate. All’infinito. Può succedere come in un minuscolo palazzetto dell’800 di via Crescimbeni (l’antico corso cittadino che ricorda ora più Macao e Chinatown che l’illustre maceratese ‘padre’ dell’Arcadia) che di un singolo appartamento vengano ricavati quattro alloggi. Ospitando una ‘folla’ al posto delle originarie tre famiglie: da condominio a resort/pensionato che vive, preferibilmente di notte, cinque giorni su sette. Un formicaio al posto di un condominio. Niente stupore: ‘così fan tutti’ dice a buona ragione un giovane amministratore condominale, Michele Del Bianco ‘erede’ di una lunga e stimata professione familiare.
Tuttavia cosa hanno da guadagnare i proprietari affittacamere o imprese immobiliari che hanno fatto un legittimo investimento col supporto di ditte specializzate in questi recuperi dove si ottimizzano anche pochissimi metri quadrati considerando che questi ‘moduli’ sono oggetto di un flusso e riflusso abbastanza costante soprattutto da parte di ospiti stranieri? Molto, giustamente. E’ lavoro. Cosa ha da guadagnare il quartiere già privo di servizi? A parte gli affitti riscossi dai privati, niente. Dal punto di vista ambientale, tanto: basta pensare al moltiplicarsi delle emissioni dai tanti nuovi ‘comignoli’ in un’atmosfera già inquinata dal traffico. E la ‘movida’, dal punto di vista della tranquillità, non aiuta: quella che si scatena, incontrollata, il mercoledì e il giovedì quando la ‘Civitas Mariae’ diventa una delle città più incivili del Centro Italia dove si orina in mezzo a strade e piazze, si aggrediscono verbalmente i residenti che rientrano in ore notturne e si suonano provocatoriamente i campanelli delle abitazioni -a Senigallia, ad un studente camerinese disorientato dall’alcol ed in semplice ricerca di informazioni, questo costò l’immediato fermo di polizia la notte di Halloween. “Macerata è davvero un caso, peggiore anche di Roma. Aa Trastevere, zona caldissima, cala in ogni caso il silenzio dopo le 2 di notte. Qui invece si va avanti fino alle 4 ed oltre”: è perplessa Rosanna che, dalla capitale, ha scelto di vivere ‘controtendenza’ nel centro del capoluogo marchigiano.
Daniel Kouko
Che però domenica scorsa ha vissuto una giornata di riappacificazione con se stessa, una giornata gloriosa ed insieme significativa. Nel nome, guarda caso, di un giovane ‘nero’: Daniel Kouko, ivoriano con sangue jamaicano ed ivoriano, dall’inflessione toscana, da dove proviene calcisticamente. E’ lui che ha scritto una pagina indimenticabile nella storia dello sport locale, sempre prima scritto soprattutto da maceratesi e se non lo erano, lo sarebbero diventati a cominciare da Turchetto, Rega, Ferretti, Sentimenti e via elencando: perché dove meglio di qui? E allo stadio e in piazza, è stato giustamente il beniamino: abbracciato, complimentato, toccato come un totem.
Dice l’ingegner Cesare Spuri: “Già all’inizio del suo mandato, negli anni 90, ci eravamo posti con il sindaco Gian Mario Maulo il problema. Era chiaro che se esisteva una massiccia richiesta, poniamo, per suddividere in tre unità abitative, altrettanti piani dove prima poteva vivere una famiglia intera, quello stava a significare che si voleva ricavare per ciascuno piano almeno due posti letto per studenti. E significava ancora che il quartiere ‘tendeva’ – con il progredire dell’esercito degli affittacamere/ristrutturatori- a vivere di meno. Non più dunque l’intera settimana, ma da lunedì a venerdì, seguendo l’orario delle lezioni all’Università”.
Dunque?
«E’ stato alla fine un colpo mortale per l’intero centro storico, per tutte le sue attività, per i negozi, i commercianti che ormai hanno forzatamente un target unico: il giovane. Lo studente, spesso di un’altra regione, non ha interesse a comperare dal negozietto ‘di sotto’ perché ha la mensa universitaria e le sue ‘cose’ se le porta da casa. Non mette naturalmente radici. Vuole un esempio?».
Si, certo…
«Ha visto i bar? Sono spesso privi di tavolini, perché tutto si svolge al banco, a differenza di quando il locale diventava ‘una casa’ per l’avventore nello spirito del ’vecchio caffè’. Ormai intorno ai tavolini rimasti siedono e fanno conversazione solo gruppi di stranieri o di nati da famiglie straniere residenti in città. E’ la ‘popolazione’ omogenea che si sta sovrapponendo a quella precedente, maceratese»
Vero. Tanto che gli unici che sembrano seguire le regole del bar ritirando lo scontrino fiscale alla cassa, sono loro, i giovani stranieri. Speriamo comunque, ingegnere, in queste nuove famiglie che stanno riempiendo i vuoti delle classi scolastiche ormai a corto d’iscrizioni (cfr caso Montessori). E che non si faranno sfrattare facilmente dagli affittacamere venuti fuori città ad investire. Anche se il business avanza stando alla testimonianza di un amministratore condominale: “Così fan tutti”…
«La città non ha bisogno di nuovi ghetti, seppure perfettamente restaurati: ha necessità invece di recuperare l’anima, magari una nuova, diversa, ma non solo in prestito e per cinque giorni la settimana. Ha necessità il centro storico di residenzialità, di gente che la viva, dando e prendendo: non consumandola soltanto».
Lei, ingegnere, ha vissuto, se non ricordo male, in centro…Adesso?
«Sono andato in periferia per esigenze familiari che cambiano. Ma conosco bene le problematiche, sin dai tempi di Maulo».
Già, quando all’albo degli affittacamere risultavano non più di quattro mentre a settembre ogni casa ‘libera’ metteva fuori il fatidico “Affittasi a studenti” con l’indicazione dei post/letto. Adesso, a chi telefona, si chiede anche di più: “Scusi, lei è italiano o straniero?”. Per carità, non si preoccupi, sono italiano, italianissimo, le dirò di più: vengo da Pievetorina…
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Bell’articolo, come sempre, che coglie i profondi, sia pure da tempo prevedibili, mutamenti avvenuti nel centro storico maceratese, dove a poco a poco sono scomparsi i residenti “veri” e le attività commerciali ed artigianali necessarie alla vita quotidiana.
Io aggiungerei un’ulteriore riflessione. L’attuale destinazione prevalente del centro storico maceratese rivolta agli studenti (nonchè a famiglie straniere solitamente con diversi figli di giovane età) ha comportato un fiorire apparentemente senza fine (e senza regolamentazione alcuna) di pub, bar, vinerie, birrerie, piccoli e medi ristoranti, il tutto a servizio della frequentazione soprattutto notturna e della movida, che, seppure concentrata in alcune serate, si cerca di ampliare, anche grazie a feste, iniziative, manifestazioni organizzate, spesso e volentieri anche dall’Amministrazione Comunale, proprio all’interno del centro storico e dintorni. E ciò mentre i negozi di abbigliamento siti in centro, ad esempio, che dovrebbero “vivere” di giorno, a poco a poco stanno scomparendo per una sorta di inevitabile consunzione.
Insomma, a volte si ha l’impressione che l’intero centro storico si stia trasformando in un unico, enorme, pub a cielo aperto.
A me pare che questa evoluzione sia negativa, sia perché non si indirizza verso un recupero della residenzialità effettiva delle famiglie, sia – e qui vado oltre le giustissime considerazioni di Maurizio Verdenelli – perché porta, anche al di là delle intenzioni, ad accentuare modi e stili di vita giovanili che in altre sedi, anche da parte della stessa Amministrazione Comunale, sono considerato forieri di gravi rischi, ad esempio per quanto concerne la sempre maggiore diffusione dell’alcol, che ormai costituisce un gravissimo problema sociale e sanitario.
In altri termini, nelle trasformazioni urbanistiche di cui stiamo parlando io credo che un ruolo rilevante ce l’abbia anche il potentissimo, ricchissimo ed efficientissimo marketing dell’alcol, che punta ad instillare nella testa delle giovani generazioni, e spesso ci riesce, il convincimento che l’alcol debba essere elemento immancabile in ogni occasione di divertimento e che debba essere consumato in grandi dosi dal pomeriggio sino a notte inoltrata durante tutto l’arco della settimana.
Nel luogo della foto in cui compare l’operatore ecologico, ciclicamente (ogni 3 giorni di media) si ammassano rifiuti di vario genere (bottiglie, plastica, carta, piccoli utensili ecc:) creando, come in altre zone secondarie del centro storico, piccole isole ecologiche. Il tutto aumenta nei prefestivi e festivi con “un bell’impatto” per chi viene a visitare il centro che qualcuno definisce… pulito ed accogliente. Fermo restando la mancanza di senso civico di coloro che apportano tali rifiuti, è proprio impossibile effettuare un controllo serio, dal momento che chi conferisce lo fa sempre negli stessi giorni e nelle stesse ore???
E’ la teoria dei vasi comunicanti. Creato un vuoto dai vecchi residenti, che hanno preferito le periferie, ecco che qualcun altro riempie quel vuoto. Per fortuna.
Sullo spopolamento del centro storico, in passato, se ne è discusso qui su CM tante volte (e prima anche all’Università, nei circoli, nei bar, per stada….)
Sostanzialmente ha cambiato pelle con l’orda universitaria di 25/30 anni fa.
Chi aveva un appartamento inutilizzato in centro lo “spezzettava” ( quanti saloni vennero divisi per farci 2 camere, quante grandi cucine vennero smezzate per ricavarci dei bagni, e via dicendo) per affittarlo (spesso con contratti finti di comodato gratuito) agli studenti??
Studenti finiti a dormire nei sottoscala, addirittura garage (con una piccola apertura su un muro, per fare finestrella di un bagno improvvisato) riallocati come appartamenti… Una vagonata di soldi piovve su Macerata…
Avevamo le “colonie” di studenti: greci, arabi, dalle Puglie, dagli Abruzzi… Perfino da Civitanova, Ancona, San Benedetto, Ascoli veniva su frotte di studenti che affittavano gli appartamenti.
Poi un pò la malsana idea di aprire sedi staccate dell’UniMC in quasi tutta la Provincia, un pò la crisi, un pò la domanda universitaria complessiva enormemente ampliata (come accaduto per Macerata anche ogni altra sede universitaria aprì corsi e sottocorsi un pò ovunque nella propria Regione) un pò che i greci tornarono in Grecia (cambiarono le modalità di accesso universitario in Grecia) ed ecco che, in pochi anni, il centro cominciò a svuotarsi di residenti universitari…
… Svuotamente parzialmente occupato dai cittadini extracomunitari.
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Ed anche sul “ripopolamento” del centro se ne è parlato a lungo.
Ma se non agevoli l’ingresso di giovani coppie, con figli, se tieni gli affitti alti, se (dopo anni di universitari) moltissime soluzioni in centro sono diventate catapecche.. Ecco che è difficile che una giovane coppia si trasferisca in centro, compri eventualmente un appartamento (e lo ristrutturi)
Meglio andare allora in periferia e comprare “il nuovo” perchè, tra l’acquisto e la ristrutturazione del vecchio, costa uguale (se non di meno)… Ma almeno hai una casa nuova, con l’ascensore, con il posto macchina, con i sevizi vicino….
C’è da trovare il modo di invertire la tendenza: affitti più bassi, agevolazioni, posti auto (incredibile come sia possibile che, con una popolazione residente spesso di anziani e senza auto i permessi per l’ingresso/sosta al centro sono in numero abnorme)
Scusatemi ma a volte non capisco il senso e il perchè di certi articoli.Se fosse stato un commento ad un vero articolo avrei potuto contrbattere,argomentare ma cosi è impossibile:non si capisce se è un punto di vista uno sfogo o per dirla politicamente uno spot elettorale.Lo Spuri prende e se ne va e vorrebbe che altri “fuggitivi”come lui non affittino soprattutto a stranieri o studenti e a chi allora se i “civili” preferiscono la periferia?Se posso permettermi una battuta non sarà che per caso è affetto da “saudagi”.
Innanzitutto davvero complimenti al signor Verdenelli per il suo articolo… approfondito e privo d’ipocrisia.
Un plauso anche ad dott. Bommarito che ha, nella prima parte del suo commento , con mira infallibile , centrato secondo me il vero problema . cosa che chi e’ abituato a vivere di ipocrisie e false promesse si guarda bene dal fare ( ………… )
Tra i vari commenti leggo le eventuali cause che avrebbero portato il centro storico alla situazione attuale : affitti alti, distaccamenti sedi universitarie,mancanza d’incentivi per giovani coppie, chiusura piccole attivita’….. le quali cause anche io credevo sufficientemente responsabili ma all’improvviso come Paoletto che fu’ folgorato sulla via di Damasco ecco che mi balena in testa una strana idea……
non sara’ mica che le persone ” normali ” , con orari cosiddetti ” normali ” ( antiquate lo so’, ma stranamente ancora esistono ) si siano rotte i coglioni , perche’ questo e’ , inutile girarci attorno , di pisciate nei propri portoni, concerti di campanelli in piena notte, urla fino alle 5 del mattino, atti vandalici di ogni sorta , musica dei locali ben oltre l’orario consentito ( ma che ti lamenti , dobbiamo lavorare !! ) e che per questo preferisca ” tentare la fortuna ” andando ad abitare in periferia piuttosto che subire una tale ” violenza legalizzata ” quasi quotidianamente ?
Se il centro storico e’ diventato una specie di porto franco dove anche lo stronzetto quindicenne strafottente puo’ fare il c….o che vuole questo succede perche’ chi e’ preposto ad organizzarne e a tutelarne il sano e conviviale rapporto tra chi lo abita, il centro , e chi lo utilizza per divertimento, fra le altre cose viene meno , consapevolmente o no , al suo compito….
Poi se vogliamo ancora chiederci perche’ si abbandona il centro continuiamo pure a farlo, prima o poi troveremo una risposta, chissa’, forse…….
Per diventare com’è oggi, il centro storico ci ha messo 907 anni, se li contiamo solo a partire dalla lettura del “testo”, ma se facciamo parlare anche il “contesto” potremmo arrivare a circa 2000 anni. Di sicuro, dunque, sappiamo che siamo di fronte ad una sorta di delicato e complesso “ecosistema” costituito da un mix di natura e cultura, tanto potente da consentire una continuità di vita attraverso i secoli. Una potenza che a sua volta è frutto di una perfetta combinazione tra rigidità dell’involucro (o vaso urbano) e flessibilità rispetto ai mutamenti dei costumi di vita che si svolgono all’interno. Che Macerata potesse diventare prima “città” (1320) e poi “città capitale” sino alla metà dell’800, non era affatto scontato. Molti ed enormi agglomerati urbani (anche di origine più antica), non sono mai divenuti “città”. Questo significa che quelle realtà urbane che hanno fondato la loro ragione d’essere principalmente sulle “funzioni e bisogni animali” e, dunque, rimaste prive o con scarso “magnetismo simbolico”, sono scomparse o divenute dei “non luoghi”. Quello che ormai da troppo tempo, ma soprattutto negli ultimi decenni, la politica non riesce a comprendere è esattamente questo. La suggestione fornita da Bommarito con l’immagine di un centro storico da consumarsi in piedi sul bancone di un bar o sdraiati con i sensi ottundi sulle scalinate delle chiese, oppure l’eccessiva frammentazione immobiliare richiamata da Verdenelli, sono chiari indizi di una visione politica relativista, miope e alla fine anche dannosa.
Dal dettaglio dell’articolo sulla residenzialità in centro storico , sulla sua frequentazione occasionale , e dal tipo di iniziative fisse settimanali che si tengono , emerge con chiarezza che negli anni, e specie negli ultimi tempi, il centro cittadino è stato trasformato in ” un mordi e fuggi”. Dico ” è stato” , e non ” si è ” , perchè non c’è nulla di impersonale , ma tutto frutto di politiche che hanno condotto a questo stato di cose. Altrettanto chiaro , è che non è tempo di miracoli: come ci sono voluti anni per arrivare a questo cambiamento, ci vorranno anni per un’inversione di rotta, anche se, certo è, che prima si comincia prima si arriva. I candidati sindaci a queste elezioni ,però , vedo si rincorrono un pò tutti sul tema, ma quali sono le loro ricette specifiche per dare – o ridare – una sua identità al centro storico, oltre ai parcheggi , oltre un piano di incentivi per le ristrutturazioni, oltre voler riempire senza dire con cosa i c.d contenitori rimasti vuoti come l’ex Upim ? Un programma elettorale che serva a trasmettere una visione e una chiarezza di idee su quel che si vuole andare a fare, per me, dovrebbe arrivare alla concretezza di delineare fin nel dettaglio quali tipi di interventi si vogliono fare e perché ; diversamente, oltre al rischio di naufragare ai primi banchi di nebbia, c’è anche quello di perdere altro tempo prezioso.
L’ideale sarebbe vendere l’anima al diavolo, farci la grana, e infine scoprire che il diavolo ti restituisce l’anima a gratis.
Che bello sentire i soliti commentatori sparare sull’Amministrazione,peccato per i soliti avv. ed arch. che lo fanno per spirito di corpo.Le società evolvono naturalmente e le persone si adeguano.Nel MedioEvo i nobili,i ricchi,gli artigiani e i prelati vivevano dentro le mura,mentre aldifuori c’erano popolani e contadini.Poi chi potè scegliere(vedi ricchi,i poveri non possono scegliere subiscono solamente)decise di andare a vivere in campagna e lasciò il centro vuoto.Ora che qualcuno ha bisogno di liquidità decide di affittare i propri immobili e non credo che Maulo(R.i.P.),Meschini o Carancini gli abbiano imposto di affittare a cinesi o studenti e quindi la scelta è stata fatta per meri interessi personali.Per quanto riguarda il vandalismo giovanile bisognerebbe fare un’analisi più elaborata(avendo due figli di 23 e 17 anni) e chiedersi che tipo di educazione gli è stata data,perchè hanno tanti soldi in tasca,perchè fanno tardi se poi hanno lezione perchè si ubriacano,perchè non hanno rispetto,perchè…………………………………………….. Ma fortunatamente dal Primo di Giugno arriveranno i “Nuovi”(brr…)e Macerata risorgerà come lArabaFenice.
Ma fortunamente dal primo di giugno arriveranno i nuovi (brr…)
dice Poloni, come fosse un danno, un oltraggio, che dopo VENTI ANNI potrebbero arrivare i nuovi! Ma fortunatamente proprio, senza ironia, che dopo VENTI ANNI di centro-sinistra si potrebbe cambiare disco! Un pò di sana alternanza , e che diamine, o hanno acquisito il monopolio su Macerata? Finchè non si cambierà governo della città non si potrà mai avere termini di confronto sulle cose fatte, come fatte, e quelle da fare che non sono state fatte ma sempre promesse di cinque anni in cinque anni. E questo lo dico, e lo direi, se invece del centro-sinistra per vent’anni avesse amministrato il centro-destra. E tanto più lo dico sopra le parti, perchè voglio tenermi fuori dal fare il loro gioco, specialmente dopo che alle primarie ho sostenuto convintamente Carancini contro chi voleva fargli le scarpe, e ora lo vedo in tutta pace ed armonia con Saiu, la Scocciante, la Curzi…
ma che è politica questa? Questa è una presa per il.
E lo stesso sarà al ballottaggio, fra quelli che ora sono tutti contro tutti nel centrodestra, per cui me ne infischio altamente di parteggiare per questo o quello.
Per tornare a bomba. E’ necessario ad un certo punto un ricambio fisiologico, affinché anche quei cittadini rimasti nell’ombra della minoranza cittadina, quelli cioè non rappresentati dal PD, da Bianchini, dai Comunisti, da Sel, dai Verdi, dai centri sociali, possano finalmente avere voce ed essere parte attiva anche loro. Ma quale città inclusiva,che se non sei dei loro non conti niente, non fai parte della cerchia ” CULturale”, non becchi un centesimo come associazione, non fai niente di niente, perchè prima gli amici a cui vanno fior di quattrini per tenersi buona la clientela elettorale? Proprio per questo motivo, la mia tesi è che bisogna cambiare regime, anche se Carancini o chi prima di lui avesse fatto tutto e di più, anche avesse lastricato d’oro le vie di Macerata, perchè come avviene in natura, quando nei campi coltivi per anni e anni una monocoltura, cioè metti sempre lo stesso seme, il terreno diventa sempre meno fertile e le piante sempre più deboli, mentre in compenso fortificano le infestanti fino a soffocare la pianta che dà raccolto. Fuor di metafora, leggi clientelismo, che è il male peggiore che esista per la democrazia.
Prendete una macchina del tempo, mandatela indietro di una trentina d’anni, quando c’era ancora lo struscio e poi fate un elenco di tutte le cazzate fatte e bloccate la crescita di chi ha smembrato Macerata centro. Indi riportate in avanti la macchina.
EX UPIM sentire Lube, CINEMA CORSO tre piani di parcheggio, DISBOSCAMENTO VIALE LEOPARDI (mura di tramontana) il Colle dell’Infinito è anche dalla nostra parte scopriamolo. Monumento a Padre Matteo Ricci su Piazza San Giovanni, meccanizzazione anche parziale delle Scalette, metropolitana di superfice proveniente da tutti i quartieri, MAI PIU’ CASE POPOLARI IN PERIFERIA, MA SOLO NELLE CUBATURE VUOTE DEL CENTRO STORICO. E’ POSSIBILE SOGNARE? FORZA RAGAZZI NON DISPERDETEVI LE TANTE LISTE, I TANTI CANDIDATI DIMOSTRANO CHE MACERATA C’E’ ED E’ VIVA. BUON LAVORO. DIMOSTRIAMO DI NON ESSERE STATI STRUMENTALIZZATI. BASTA SOLO BUSSARE ALLE PORTE DELLA NOSTRA UNIVERSITA’. E GUARDARE CHE L’EUROPA SIAMO NOI. (grazie Maurizio Verdenelli ) Ivano Tacconi MACERATA
Ricambio fisiologico brr….
Sono lieto di scoprire, a ogni intervento di più, che il tema della residenzialità in centro storico sia divenuto importante – ed anzi, fondamentale – nella disamina sul tema di come rivitalizzare il quartiere. Quando ne parlai (di residenzialità stabile in centro) a una riunione di commercianti circa 5 anni fa, e a seguire sulla stampa, venni visto come uno che aveva la peste bubbonica. E/o comunque il classico sognatore di cose impossibili. Invece sono possibili (bastano poche politiche chiare e mirate).
Dissi – quella volta – che riempire il centro di iniziative culturali e eventi di ogni genere, corrisponde ad aprire il teatro, riempirlo e chiuderlo a fine spettacolo. In questo corpo, invece, manca il sangue che circola tutti i giorni: se ci sono maceratesi che vivono il centro storico abitandolo (così com’era quand’ero bambino), ripartirà il piccolo commercio. Ma anche la microcriminalità subirà una riduzione sensibile: è normale, infatti, che laddove ci sono residenti stabili, la città diviene un prolungamento della casa, qualcosa di proprio da curare e difendere.
Il sognatore ringrazia l’amico Verdenelli e gli altri sostenitori della giusta causa. Ai prossimi sogni, ragazzi!