Unioni gay, Marchiori a Sel: “Sopraffina esternazione di propaganda politica”

MACERATA - L'avvocato, di Forza Italia, argomenta citando i contenuti del seminario: "L'intervento del coordinatore Michele Verolo merita un approfondimento".

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Andrea Marchiori

Dall’avvocato Andrea Marchiori, componente del direttivo cittadino di Forza Italia,  riceviamo in risposta all’intervento di Michele Verolo, coordinatore Sel Macerata sulla trascrizione dei matrimoni gay (leggi l’articolo):

«L’intervento del coordinatore di Sel Macerata Michele Verolo merita un approfondimento, anzitutto per capire su cosa effettivamente sia intervenuto: sul riconoscimento delle unioni civili (che non necessariamente sono omosessuali), sulla fecondazione eterologa, sul matrimonio tra persone dello stesso sesso, sul testamento biologico, sulla sala del commiato, come se gli argomenti fossero radici dello stesso albero, l’albero laico della libertà. Ma una cosa l’ho capita bene, una sopraffina esternazione di propaganda politica: chi è contro la civiltà ed il diritto è di destra ed il centro sinistra si dia una svegliata se vuole i nostri voti. Un invito a “nozze” per il sottoscritto, anche se il signor Michele Verolo non è decisamente il mio tipo.
Le voglio rispondere cercando di sintetizzare i contenuti del seminario tenuto dalla professoressa Assunta Morresi, docente di Chimica Fisica Avanzata, membro permanente del Comitato Nazionale per la Bioetica, designata quale membro italiano per la stesura delle Linee Guida della politica comunitaria, con un curriculum che se riportato riempirebbe l’home page di questo quotidiano; una lezione sulla vita (e di vita) che si è tenuta venerdì scorso ed alla quale ho avuto la fortuna di partecipare.
L’accelerazione che nell’ultimo decennio ha avuto il dibattito sulla fecondazione eterologa e sulla concezione dell’omosessualità è sintomatico di un cambiamento (imposto da alcuni, pochi ma rumorosi) di tipo antropologico. L’argomento non è riconducibile alla morale (laica o cristiana) ma nasce dalla diffusione della teoria del gender a partire dagli anni ’70. I connotati sessuali maschili e femminili sono superati dalla concezione personalistica dell’individuo, ciò che rileva è come la persona sente il proprio corpo e non come lo stesso è nella realtà. Secondo il dottor J.W. Money l’educazione inculcata dagli adulti sui bambini può contribuire in misura determinante a modificare la concezione intima del proprio corpo (tralascio di riferire la sperimentazione praticata su di un bimbo per dovere di sintesi e per il personale ribrezzo che ho provato a sentire della vicenda).
La teoria, inizialmente limitata al maschio ed alla femmina, evolve nelle forme conosciute con l’acronimo LGBT e di recente esteso al TQQA (se non erro!) esaltando sempre l’intima concezione di se stessi piuttosto che la naturale essenza, creando peraltro un equivoco così sintetizzabile: se una donna si sente uomo e frequenta una donna, perché mai dovrebbe considerarsi una unione omosessuale? La deriva della teoria è quella di ritenere la società formata da esseri asessuati che sentono di appartenere ad un genere ma che possono anche modificare la propria consapevolezza nel tempo pur mantenendo il medesimo corpo; da qui la considerazione che si tratta di una questione antropologica piuttosto che morale o religiosa. La fecondità è invece la prova naturale, prima ancora che scientifica, della distinzione tra maschio e femmina, si tratta di una verità assunta, mentre la teoria dell’indifferenziato è surreale e creata dalla equivoca dialettica. Il 25 luglio 1978 si assiste all’evento epocale che cambierà la storia recente della scienza: la nascita del primo individuo con la fecondazione in vitro. La sperimentazione giunta ai giorni d’oggi consente di procreare un individuo con sei genitori (quattro biologici e due legali); nell’ipotesi più banale, la donna che preleva lo sperma in fiala non conosce il donatore e può dire che il figlio è suo e del compagno o della compagna perché la nascita viene legata al legame affettivo dei due individui e non alla congiunzione tra persone di genere diverso. La procreazione senza l’atto sessuale consente una maternità neutra, dall’oggettività si passa all’affettività. Generalmente tale situazione necessita di una regolamentazione scritta del percorso procreativo per cui assume rilevanza il “contratto” stipulato nell’istituto di bio-chimica. Questo passaggio è fondamentale e rappresenta la chiave di lettura della forzatura che si vuole imporre: se è legittimo avere un bambino da parte di individui che altrimenti non sarebbero riconosciuti, allora è legittimata anche l’unione tra i due: ragionando a contrario si arriva al fine voluto.
Se chiunque (maschio o femmina) può recarsi in laboratorio ed acquistare ciò che gli manca per procreare, non vi è più la distinzione naturale tra maschio e femmina o, comunque, la necessarietà dell’unione tradizionale. Le identità nate certe divengono fluide ed intercambiabili con la conseguenza che anche i legami familiari vacillano e sono destinati a supplire nelle prossime generazioni, laddove un figlio nato potrebbe non conoscere mai una figura paterna o materna perché assente sia in natura che nella realtà: una situazione data, accompagnata da una educazione imposta che minerebbe la coscienza della distinzione tra maschio e femmina. Un modo nuovo per far venire al mondo persone ed al tempo spersonalizzare i generi.
Mentre con l’adozione prevale il fondamento della genitorialità acquisita mediante il presupposto dell’accoglienza a seguito del percorso di meritevolezza da parte della coppia eterosessuale, con la fecondazione eterologa nelle sue diverse forme, si assiste alla costruzione del gruppo familiare desiderato.
L’ambizione di aver riportato fedelmente il pensiero scientifico della professoressa Morresi si scontra con la ferma consapevolezza di aver trascurato questioni di rilievo, ma ciò che mi stimola è senz’altro non far morire per inedia la coscienza umana che poggia sulla verità».



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