Intervista con Maria Giovanna, una delle due titolari del laboratorio
La tela
di Marco Ribechi
Nascosto in un pittoresco vicoletto a metà strada tra il centro e le “fosse”, proprio a due passi da porta San Giuliano, a Macerata opera da quasi 30 anni uno straordinario laboratorio artigianale fra i pochi al mondo in grado di produrre manufatti seguendo tecniche millenarie ormai quasi totalmente dimenticate.
Il gioiello in questione si chiama “La Tela – laboratorio di tessitura a mano” ed il suo immenso valore è quello di aver recuperato e riportato in auge una tecnica di tessitura antichissima ormai perduta: quella dei liccetti.
Il laboratorio nasce nel 1986 grazie alla dedizione e alla collaborazione di due donne, Maria Giovanna Varagona e Patrizia Ginesi, che, guidate dalla passione, hanno saputo far rinascere questa tecnica medioevale fino al punto di diventare una vera e propria scuola di tessitura, con tanto di museo, corsi di formazione e tutto il necessario per poter sviluppare le competenze dei propri studenti. La tecnica in questione è tipica dell’entroterra marchigiano e solo nei nostri conventi, dove sicuramente non mancava tempo e mano d’opera, ha potuto conservarsi e mantenersi intatta, lasciando una flebile traccia che con dedizione è stata studiata e ripresa dalle due fondatrici.
Quello dei liccetti (dal latino licium=laccio) è un tipo di lavorazione tessile che racchiude un complesso sistema di valori e tipicità come pochi altri manufatti sono in grado di coniugare.
La tecnica di creare tessuti ed abiti, come è lecito immaginare, è estremamente antica e perde le sue tracce nella storia dell’uomo. Ma se inizialmente per coprire le nudità poteva bastare una pelle di animale o qualche foglia, nei secoli queste produzioni hanno sempre più assunto dei valori simbolici e sociali tanto da costellare anche il nostro linguaggio di espressioni importate direttamente dall’arte della tessitura.
Dire ad esempio dipanare le matasse, far scorrere i nodi, o fare la spola, non equivale a ripetere una formula o un modo di dire, si sta al contrario facendo riferimento all’importanza dell’artigianato locale che, in quanto sviluppato ed eseguito da persone con grandi abilità pratiche, ha potuto riversare nel linguaggio quotidiano quella intuitività che solo i lavori manuali possono tramandare.
Ma l’analisi dei tessuti può diventare ancora più complessa se la si abbina ad un settore solo apparentemente ad essa estraneo, quello cioè della storia dell’arte. Infatti in moltissimi dipinti medievali e rinascimentali non mancano elementi decorativi che fanno riferimento alla tessitura, come ad esempio i veli delle Madonne, gli abiti del Cristo o tutte le stoffe atte ad abbellire pareti e tavole. L’aspetto che rende ancor più unico ed ammirevole il lavoro di queste due donne è proprio il tentativo di recuperare il contesto storico-artistico-sociale dei manufatti che realizzano.
Così con grandissimo stupore il visitatore del laboratorio/museo potrà ad esempio ammirare una riproduzione del tovagliato de “L’ultima cena” e, perché no, commissionarne una copia per abbellire la propria casa e stupire i propri ospiti.
Siamo quindi senza dubbio di fronte ad una produzione che definire semplicemente artigianale è riduttivo infatti come ci spiega Maria Giovanna «il confine tra artigianato e artigianato artistico è spesso molto labile. Ogni trama di questi tessuti è un passaggio unico ed assolutamente personale, quindi definibile come artistico. A mio avviso però diventa realmente tale quando riesce a trasmettere delle sensazioni e dei sentimenti». A questo proposito siamo sicuri di poter definire questo laboratorio straordinario come un laboratorio di artigianato artistico considerando soprattutto che i clienti non restano mai delusi e una volta acquistato un pezzo, sia per la sua unicità, sia per la sua bellezza, iniziano ad instaurare con esso un rapporto affettivo del tutto speciale che solo gli oggetti che racchiudono grandi significati possono sperare di ottenere. Ulteriore conferma è il fatto che ogni anno vengono in visita numerosi studenti stranieri che raggiungono Macerata solamente per poter carpire alcuni segreti di questo affascinante laboratorio. Stiamo parlando, per citare i rapporti più duraturi, di boliviani, peruviani, austriaci e svizzeri che annualmente fanno tappa fissa per alcune settimane di formazione.
E’ purtroppo una triste verità affermare che ciò che all’estero ci viene ammirato ed invidiato, in patria non è valorizzato come dovrebbe. Questa stessa amarezza si intravede anche nelle parole di Maria Giovanna quando afferma che «moltissimi laboratori artistici, nelle Marche e non solo, stanno morendo per mancanza di mercato. Le persone, senza valutare l’enorme lavoro che si cela dietro ogni produzione, credono che si spenda troppo e non ritengono saggio pagare un po’ di più per un capo o un tessuto che può durare decenni o addirittura secoli, come nel caso dei corredi o dei tovagliati. La bellezza invece è qualcosa che aiuta a vivere e proprio in questo risiede il concetto di lusso. La parola “lusso” deriva dal latino “lux”, cioè “luce”, ma credo sia difficile trovare questa luce in tessuti sintetici derivati dal petrolio che non durano più di due anni. La cultura del lusso è proprio saper scegliere non l’oggetto costoso perché firmato ma l’oggetto prezioso perché unico. Ci piacerebbe poter trasmettere anche questo valore».
All’interno del laboratorio invece tutto è luce. Stiamo parlando ad esempio della sezione storica dove è possibile vedere oggetti ormai introvabili, dei tessuti utilizzati che derivano esclusivamente da elementi biologici (prevalentemente canapa, lino e cotone) e colorati con tinte naturali come da tradizione e soprattutto dei telai, macchinari antichissimi e affascinanti il cui funzionamento saprà ipnotizzare anche l’osservatore più distratto. E la stessa luce si può rivedere anche nei sorrisi e negli occhi di coloro che hanno reso possibile tutto questo, Maria Giovanna e Patrizia, che con grande passione sapranno traghettarvi in un viaggio nel tempo e nel territorio catturandovi con aneddoti e racconti che senza dubbio ricorderete a lungo.
Se siete interessati a questi argomenti il consiglio è di fare un giro da “La Tela” museo e laboratorio della tessitura, luogo unico e incantevole che racchiude infiniti valori letterari, artistici, storici, artigianali, culturali, sociali, religiosi ecc. Per rimanere in tema “la Tela” fa parte del nostro tessuto sociale dove per tessuto si intende lo stile di vita di una comunità in cui vengono valorizzati i singoli e dove esiste equilibrio. Infatti nel tessuto da ogni punto è possibile risalire all’origine e la struttura si auto-sostiene, cioè una rottura non ne fa collassare la totalità. In un’epoca in cui si parla di reti, che però per definizione sono auto-referenziali in quanto non possiedono un’origine ma sono solamente il frutto di un intreccio, il concetto di tessuto ci sembra quanto mai attuale.
Insomma qualunque sia il vostro interesse siamo sicuri che potrete svilupparlo in questi ambienti ed un’occasione potrebbe essere quella del trekking urbano (leggi l’articolo) che proponendo come tema quello degli “antichi mestieri” non poteva esimersi dal fare una tappa in questo laboratorio unico al mondo.
(Foto di Alessandro Ruggieri)
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