Mustafa Diop, 43 anni, senegalese, è il leader dell’associazione Guy Ghi e lavora in portineria all’Hotel House
di Alessandro Trevisani
“Io non posso abbandonare a se stesso questo palazzo”. La faccia di Mustafa Diop, 43 anni da Dakar, Senegal, è seria, fremente e determinata. La più seria, fremente e determinata che si possa immaginare. È sulle spalle di quest’uomo massiccio che riposa gran parte della serenità dell’Hotel House. È lui, dalla sua postazione in portineria, la sentinella delle regole e del quieto vivere, in un periodo tormentato per il palazzone di via Salvo D’Acquisto, 2 mila abitanti, 33 etnie e un presente fatto di emergenza: a fronte di oltre 100 mila euro di debiti per bollette non pagate, l’Enel ha minacciato alcuni giorni fa di staccare la luce condominiale se entro il 1 giugno non fosse arrivato un acconto di almeno 3 mila e 600 euro. Il che vorrebbe dire: niente luci esterne, nel loggiato, nel cortile, sulle scale, nei quattro piazzali del palazzo a croce; addio ascensore (l’ultimo rimasto, nemmeno il più grande, per salire fino al diciassettesimo piano), addio energia per pompare acqua dal pozzo artificiale allestito dai condomini per ovviare a un altro debito, quello con Astea sulle bollette dell’acqua. In una parola: niente più acqua per bere e lavarsi, se non quella recuperata in qualche pubblica fontana, niente più sicurezza per centinaia di bimbi, anziani, pacifici cittadini.
In soldoni: una catastrofe che colpirà anche gli inquilini più rispettosi e “liquidi”. Rimane il fatto che l’ammontare totale dei debiti è imponente, circa un milione tra una voce e l’altra. Ne parliamo con Diop: ex pugile, ex calciatore (“Giocavo sulla fascia sinistra, quanto ho amato il calcio!”, racconta), ex atleta del Palio Storico di Porto Recanati per la contrada di Santa Maria in Potenza, il portiere dell’House (come lo chiama chi vive a Porto Recanati), questo attivista del Senegalese Democratic Party è in Italia dal 1992.
Lo incontriamo in una mattina di pioggia, dopo aver percorso con l’auto la strada che porta al palazzo dal centro di Porto Recanati. Dopo il ponte sul Potenza e una morbida svolta a destra ecco tre prostitute in strada: due bianche, forse dell’est Europa, al cancello del Green Leaves, una di colore, giovane e formosa, sotto l’ombrello e nel vestito nero, al margine sinistro della strada. Arrivando in via Salvo D’Acquisto incrociamo una breve teoria di persone che si spostano a piedi. E nel cortile dell’House una quindicina di sguardi sono solo per noi: uno dietro l’altro ci scrutano curiosi al bancone del bar di Bahja, il marocchino, dove ti servono l’acqua alla francese, di default, appena arrivi; poi ci seguono pensierosi, interrogativi, stupiti, nell’androne del palazzo. Finché ecco Diop, il sorriso dolce, la tunica viola, sgargiante, che ci domanda: “Come va?”. Ma come va oggi dobbiamo domandarlo noi.
Mustafa Diop con Abdulaye Wade, leader del Senegalese Democratic Party, di matrice liberale, e presidente del Senegal dal 2000 al 2012
Diop, quali paure, quali speranze, quali soluzioni ci sono oggi all’Hotel House?
“Abbiamo incontrato il nuovo sindaco, ci ha dato un segnale, ci ha dato coraggio e soprattutto un’altra chance. Temiamo che accada il peggio, e speriamo che lei faccia qualcosa di risolutivo. Ma noi dell’House non possiamo stare a braccia conserte: dobbiamo organizzarci. Fino a lunedì siamo impegnati a raccogliere soldi”.
Come reagiscono i condomini, che fanno quando chiedete i soldi per le bollette?
“Alcuni non ne hanno, altri ne hanno, ma se ne fregano a tal punto che dicono ‘La luce? Fatela tagliare!’. Poi c’è chi pensa di stare ancora al suo paese, e non concepisce il condominio con le sue regole, e chi domanda di vedere prima il bilancio condominiale. Ma c’è pure chi deve versare 20 e ti dà 50 euro. Noi segniamo tutto e consegniamo le ricevute. Alla fine abbiamo appeso fuori dalla portineria i bonifici di marzo, con cui mandammo all’Enel circa 5.500 euro”.
Lei, Diop, ha un contratto regolare?
“Sì, ma mi pagano quando è possibile, 200 euro qui, 200 là. Io stesso ho un credito di 12.300 euro con il condominio”.
Torniamo al punto: senza luce sulle scale e acqua in casa, come farete?
“Come nel 2009, quando l’acqua mancò per diversi giorni e coi bidoni la gente arrivava fino a Porto Sant’Elpidio, a riempirli alle fontane pubbliche. Ma stavolta ci sono molti più bambini e molte meno macchine, nel giro di due due mesi, rischiamo di avere una bomba sociale, perché d’estate arriviamo a tremila persone”.
Quali sono i problemi più grandi dell’Hotel House?
“I soldi e l’organizzazione. Qui vive un mondo intero, ci mancano soltanto gli australiani: occorre un amministratore deciso, presente, determinato a farsi pagare, e consiglieri che stendono preventivi e capiscono le urgenze del palazzo, controllando da cima a fondo ogni volta che si fanno dei lavori”.
Come si fa ad arrivare a un milione di debiti condominiali?
“Ce lo domandiamo anche noi. Dagli amministratori del passato ci siamo sentiti presi in giro. Tra l’altro alcuni di loro vogliono tornare, e non solo, si parla di gente che offre 150 euro per farsi dare la delega: chissà come mai? Il fatto è che sui media siamo stati raccontati come una bomba, ma intanto ci cercano tutti. Si vede che a qualcuno l’Hotel House piace così. A noi no”.
Le associazioni come contribuiscono alla vita dell’House?
“Guy Ghi esiste da 14 anni, ma c’è anche l’associazione Cinque Continenti. L’anno scorso ci siamo trovati in 15 e abbiamo pulito in un pomeriggio la pineta di Porto Recanati (una targa-ricordo, a firma del sindaco Ubaldi, rimane orgogliosamente esposta sul vetro della portineria, ndr). Poi abbiamo pulito il piazzale e tagliato l’erba per due anni. Ma facciamo anche le giornate ecologiche, abbiamo una sezione sportiva attivissima, e tante altre cose”.
E poi c’è la questione della sicurezza.
“A un certo punto contro gli spacciatori ci siamo organizzati da soli, noi dell’Hotel House, d’accordo coi carabinieri”.
Sul bancone della portineria giace l’avviso con cui l’amministratore del condominio sollecita gli inquilini a pagare almeno 10 mila euro del debito con Enel
Il nostro sguardo vola su un arnese di legno posato su un ripiano interno della portineria, una via di mezzo tra una mazza da baseball e il bastone dei diavoli di Geppo, il celebre fumetto. Intanto qualcuno prova a varcare l’androne in bicicletta, e Diop lo fulmina con quattro parole convincenti. Il suo classico è “È un problema!”, una sorta di diplomatico “Sono cavoli tuoi”. Nel frattempo si avvicinano quattro individui in jeans, dei bianchi sui 50 anni, con la barba sale e pepe, che fanno per entrare con la sigaretta in bocca. Ancora Diop li fulmina ad alta voce. “Vengono a cercare la droga – ci spiega, mentre quelli escono e se la ridacchiano sotto i baffi ispidi – c’è gente che per questo viene da Pescara”.
Poco dopo entra Sidi Diop (è questo il terzo cognome di Porto Recanati, dopo Giri e Ascani), anche lui senegalese iscritto a Guy Ghi: 50 anni, operaio metalmeccanico, dà una mano a Mustafa e in sostanza è una delle sue guardie del corpo. “Abito qui da anni, con mia moglie e 4 figli che vanno a scuola, hanno da 10 a 16 anni”. Gli chiediamo se è vero che i figli degli immigrati hanno particolari sconti, bonus e agevolazioni. “Con 20 mila euro all’anno mantengo 6 persone, ho fatto domanda in Comune per il bonus per chi ha 3 figli, mi hanno risposto che sono troppo ricco – racconta lui – spendo 1000 euro l’anno per libri scolastici e me ne rimborsano 120, come chiunque”. Rimane un tema da trattare: l’integrazione. “Non è qui che va fatta, i nostri ragazzi devono partecipare alla vita degli altri, bisogna creare eventi in centro, a Porto Recanati”, dice Sidi. Ma come funziona coi compleanni? Almeno per quello i bimbi saranno tutti uguali. “I nostri bimbi vanno in casa degli italiani, poi rifanno l’invito a rovescio, ma da noi non viene nessuno. Poi ci si stufa e non si fa più niente”, dice Sidi. Insomma, i portorecanatesi non si fidano a venire all’Hotel House, lo ‘spaventoso’ palazzone. “Qui è mille volte più tranquillo che a Porto Recanati – osserva Mustafa – vorrei vedere un palazzo di duemila italiani con un solo piccolo ascensore e 17 piani. Ce la farebbero a starci 24 ore? Qui c’è pazienza e tolleranza, e non si litiga”. Ma lo spaccio, la prostituzione? “Ci sono, ma chi ne fruisce? Chi carica le ragazze in auto? Non saranno gli italiani?”, dice Mustafa, candido e secco.
Sidi Diop, 50 anni, è metalmeccanico e vive all’Hotel House con la moglie e 4 figli. Anche lui milita in Guy Ghi, e aiuta Mustafa nel suo lavoro intenso e pericoloso
Nel frattempo arriva un signore che parla con fortissimo accento potentino, sui 60 anni, e parla di un affitto da versare, alzando la voce. “Tu hai chiesto 350, è troppo, qui tutti pagano 300. Se non pagano mandali via!”, replica Mustafa alle rimostranze del tizio, che se ne va blaterando “Io ho chiesto 350 e voglio 350! Devo pagare le tasse!”. Lotta di classe in via Salvo D’Acquisto, viene da dire, ma qui le classi e le etnie si confondono: italiani e stranieri galleggiano nello stesso calderone. “Io facevo il falegname – dice Mustafa – ho lavorato quasi un anno per una ditta di Bergamo, che mi ha spedito a Bari a fare scale e portoni del teatro Petruzzelli. Lavoravo 10 ore al giorno, mi chiamavano Obama, ho conosciuto anche il sindaco Emiliano. In azienda ci davano un acconto di 500 al mese, per la trasferta, ma non ci hanno mai saldati, il datore di lavoro è scappato dalla Lombardia a casa sua a Roma, e ora siamo in causa”. Quando si parla di soldi, tutto il mondo è paese. Intanto rientra la ragazza che abbiamo visto prostituirsi in via della Repubblica: ha un sorriso largo così, l’aria genuina, radiosa, sotto il sole che splende dopo che è spiovuto. Forse ha rimediato i soldi per la spesa, forse è il suo carattere. Oppure è solo felice di essere di nuovo all’House: a casa.
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se pagassero nessuno gli toglierebbe niente, come succede in tutte le situazioni normali!!!!
Tanto di cappello alle brave persone ma se io non pago la luce e sono italiano me la staccano e se ho una bambina piccola se ne fregano e perché loro non la devono pagare? Prima pensiamo agli italiani che non sono messi meglio…
Secondo me i problemi più grossi ce li hanno se gli staccano le parabole e i ricevitori satellitari.
Ognuno si paghi le proprie bollette, gli altri peggio per loro. E quella ragazza è tanto radiosa perchè tutto quello che guadagna è in nero e in un giorno si porta a casa quello che persone che lavorano da dipendente guadagnano in una settimana…
Se la politica locale, provinciale, regionale e nazionale, avesse fatto il proprio dovere, probabilmente non si sarebbe creato un concentramento di problemi sociali,economici e di legalità, quale è l’Hotel House. Oggettivamente il problema esiste e si protrae da anni, ciò fa ipotizzare ad esempio:incapacità dei politici-negligenza dei politici-omissione dei politici-interessi dei politici, ecc. ecc.. Scegliete voi la possibile causa, ma comunque la responsabilità ricade su questi personaggi, che permettono tale “anomalia”.
Se le isituzioni e gli enti, avessero adottato subito e con fermezza, lo stesso metodo utilizzato con la stragrande maggioranza degli italiani, avrebbero dato un chiaro segnale a quei “residenti” nel condominio, sul rispetto delle regole. Nel caso specifico, se si sono raggiunti debiti di quel livello, vuol dire che sono state concesse deroghe, favori… a me non accade mai, anzi, se non pago si accaniscono. Staccando definitivamente la corrente alla prima insolvenza (e dopo il classico sollecito), sarebbe stato più ragionevole instaurare un dialogo (visto che le associazioni a tutela degli immigrati parlano sempre di dialogo costrittivo e di integrazione…). Facendo pagare una cifra quindi contenuta e abbordabile, si sarebbe forse innescato un primo “scatto mentale”, su come funziona da noi la procedura. Invece si è preferito far ingigantire la somma, che senza l’aiuto di esterni (soldi pubblici), non credo sarà mai saldata da chi ha consumato tale energia elettrica, ma soprattutto tali individui, si sono assuefatti alla condizione che anche se non si paga, nessuno fa niente. Complimenti! Apprezzamento al Portire del condominio e agli altri pochi residenti, che dimostrano di volersi veramente inserire nel nostro sistema.
“la prostituta radiosa, genuina…che torna soddisfatta all’hotel house:casa.”
che articolo poetico!….
che bell’articolo buonista…….ma fate i giornalisti e dite le cose come stanno, io sono stato una volta a fare una consegna, avevo paura a scendere dal furgone cazzo
Hotel House: il lato oscuro della costa marchigiana.
E se tagliano la corrente diventa proprio scuro scuro.
ma che bell articolo pieno di amore di pace e io che pensavo male di quel palazzone adesso so che per i miei figli ce un posto accogliente dove se anche non paghi non succede nulla anzi ti aiutano tutti ma che bello,grazie per avermi illuminato!!
anche IO non ho i soldi per PAGARE LUCE ed ACQUA, come la METTIAMO, chi si OFFRE per pagarmi le BOLLETTE!
ho la domiciliazione in bnca delle bollette, per un disguido tecnico con la banca una bolletta di 180€ è risultata non pagata, dopo pochi mesi, una mattina, ho trovato l’energia bassissima, non potevo accendere la tv che saltava il contatore, ho chiamato la compagnia elettrica, la quale mi ha seraficamente annunciato che, se non pagavo entro 48 ore, mi avrebbero staccato completamente la luce.
ora se la matematica non è un’opinione all’hotel house sono anni che la cosa va avanti e la luce è sempre attaccata.
La domanda che rivolgo a tutti i buonisti, cronista compreso, che descrivono coloro i quali sono stanchi di discriminazioni al contrario, come razzisti o intolleranti, perchè a me la luce l’avrebbero staccata dopo soli pochi mesi per un debito presunto di 180€ e a loro sono anni che non la staccano a fronte di un debito con molti zeri prima della virgola?
razzisti noi o voi? una cosa è certa VOI SIETE IPOCRITI!!!!
che articolo poetico,se non fosse che loro non pagano… e devono pagare per loro gli italiani già disoccupati,gli anziani…stanno qua sapendo di campare sulle nostre spalle e fanno larghi sorrisi di giorno e ti entrano in casa di notte perchè sono protetti..il problema non sono loro è lo stato italiano governato da incoscenti e mafiosi che proteggono i clandestini,gli zingari e che dietro frasi ipocrite antirazziste,guadagnano sulla presenza di queste persone a discapito di chi vive qua da 50 anni,uno fa i sacrifici e mia figlia non fa figli perchè non si sente in grado di poterli mantenere,lo stato non ti aiuta in nessuna maniera ma a loro si.Non mi fanno pena mi dispiace,non hanno combattuto per avere una nazione libera,stanno qua per sfruttarenoi il nostro buonismo e la situazione il più possibile e basta.Se fosse per tutti uguale ,che se i sussidi li dassero a italiani e stranieri ma non è così.Mi fa schifo questa italia di merda.
……..Articolista fa una cosa………trasferisciti tu all’Hotel House……..stacci un paio di mesetti e poi ci
racconti. Queste persone hanno rotto le scatole ( passa che ci ballano il TIP TAP sulle palle ma
pure con i tacchi a spillo no però!!!!!! ). Se staccano la luce scoppia che cosa ????? Cioè praticamente
ci ricattano……Bellissimo……….Vadano tutti a casa loro dal primo all’ultimo…….e se staccano la luce chi
se ne frega. Ma scusate chi la dovrebbe pagare la loro acqua e luce??? Noi ????? pure quella ???
Meglio trasferirsi tutti da qualche altra parte.
Gli articoli su chi si alza tutte le mattine presto e va a lavorare onestamente guadagnandosi da vivere non vengono scritti però.
Che siano operai, spazzini, infermieri, insegnanti o manager che danno da lavorare ad altri non fa differenza.
Tutta questa gente è invisibile, l’importante è fare notizia con i politici corrotti che rubano e/o con la gente fintamente discriminata, che dovrebbe solamente ringraziare il loro dio che stanno in in Occidente, se stavano nei loro paesi e non pagavano le tasse voglio vedere che fine facevano.
Finti buonisti! Viva la gente per bene che lavora e paga le tasse (italiani, francesi, indiani, africani, arabi, tedeschi che siano) e che non se li caga nessuno!
Anni fa davo spesso un passaggio a qualche ragazzo dell’hotel house tornando dal lavoro, a mezzogiorno o alla sera. Facevano l’autostop all’incrocio all’acquaviva dove c’era il semaforo, a me cambiava poco perchè ero di strada e forse ero anche mosso da una viva simpatia per loro che spesso mentre camminavano ridevano di gusto, spinti da un’esistenza meno complicata, semplice filosofia. Sbagliavo, ridevano perchè ce la facevano con le proprie gambe e magari chiedendo aiuto.
Oggi difficilmente vedo qualcuno fare l’autostop perchè i più che hanno la nostra stessa identica dignità , se possono ce la vogliono fare da soli e allora qualcuno ha una bicicletta qualcuno un motorino, gli altri li trovi nelle macchinacce che noi abbiamo cestinato anni fa, in quattro o cinque dentro una fiesta o un vecchio bmw per solidarietà o semplicemente per ammortizzare le spese, insomma creando quel tipo di società di mutuo soccorso che noi abbiamo cestinato assieme a quelle macchinacce che non usiamo più.
Ma se hanno de sti problemi…possono sempre tornare da dove sono venuti…magari stiamo meglio tutti!
…..Si è vero Francesco spesso li troviamo dentro auto vecchie ed usate ( anche se il più delle volte….forse piu’ gli slavi……..sono dei macchinoni BMW AUDI MERCEDES…….ma mantenerle quelle auto non costa
niente???…….io personalmente non me la posso permettere……bollo assicurazione tagliandi pezzi di ricambio ecc. ecc. )…………e se invece di pagarsi i macchinoni dove spesso ( troppo spesso) girano senza
pagare Ne bollo Ne assicurazioni Ne collaudi Ne patenti ( anche se ritirate )….trasformandosi di fatto in
bombe viaggianti………..e se invece delle auto si pagassero le bollette dell’acqua derll’enel del gas gli affitti?????……..Che ne dici?????? E poi sai cosa………se qui soffrono tanto perché non se ne vanno da
qualche altra parte?????? Quelli che lavorano DI QUESTI TEMPI SPECIALMENTE sono rimasti pochi
eppure non si fanno mancare niente o quasi……secondo te come fanno????……..Sulle spalle di chi vivono?
…….Adesso ti dico una frase…..leggi con attenzione!!!! GLI ITALIANI SI SONO ROTTI LE SCATOLE DI
MANTENERE QUESTE PERSONE!!!………e adesso dimmi cosa non hai capito 🙂