Letta: “Ancona
capitale dell’Adriatico”

La consacrazione da parte del primo ministro durante il vertice italo-serbo di questa mattina. Il presidente Spacca ha chiesto al capo del governo di intervenire da legislatore nella vicenda Banca Marche. Il premier Dacic agli imprenditori: "Investite in Serbia". (GUARDA LA GALLERIA FOTOGRAFICA)

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(In alto il  foto-reportage di Guido Picchio)

Il premier Letta con il governatore Spacca e il presidente del consiglio Solazzi

Il premier Letta con il governatore Spacca e il presidente del consiglio Solazzi

 

di Maurizio Verdenelli

Al vertice intergovernativo italo-serbo, questa mattina ad Ancona, non c’è stato posto soltanto per la proclamazione da parte di Enrico Letta di ”Ancona capitale italiana dell’Adriatico” e per le forti aspettative del governo di Belgrado di entrare nell’UE (con la ‘raccomandazione’ dell’Italia) con quattro accordi firmati su temi come la lotta alla criminalità organizzata e narcotraffico. C’è stato posto anche per prospettive di sviluppo per l’import-export con l’invito del premier Ivica Dacic di investire in Serbia “dove prosperano imprenditori italiani che purtroppo avevano fallito nel loro Paese che è ora il nostro primo partner commerciale avendo superato la concorrenza di Russia e Germania” . E Letta: “Sarebbe questa vera internazionalizzazione non delocalizzazione”.
All’Anconaday c’è stato tuttavia posto pure per una dura contestazione al governo sfociata in disordini nel cuore di un capoluogo in stato d’assedio che ha visto 200 militanti dei centri sociali delle Marche cercare di sfondare i cordoni di polizia intorno alla ‘cittadella’ della Regione, blindatissima sin dalla sera precedente, dai carabinieri. Fallito un tentativo di far breccia, un gruppetto si è staccato dal corteo e ha isolato un cellulare in corso Alberto prendendolo a calci prima che gli agenti riprendessero il controllo della strada. Un ragazzo è rimasto ferito non gravemente alla fronte tra i manifestanti che tentavano di forzare un posto di blocco in corso Carlo Alberto per raggiungere la sede del vertice. “Il giovane è stato colpito da una manganellata degli agenti ” ha dichiarato l’avv. Paolo Cognini, dei Centri sociali Marche. Anche Forza Nuova ha sfilato ad Ancona, lungo viale della Vittoria nei pressi del municipio, esponendo striscioni che hanno chiesto le dimissioni di Letta. Il quale tornava nelle Marche che l’ha eletto alla Camera a febbraio. A metà del 2011 aveva partecipato a Macerata al ‘lancio’ della candidatura Pettinari alla Provincia, insieme con lo stesso Spacca e Casini inaugurando così con l’apertura ai centristi dell’Udc, il nuovo modello politico Marche.

Emma Bonino e

Emma Bonino e Ivan Mercic

Al margine del summit tra Italia e Serbia, c’è stato pure spazio per forti preoccupazioni nate intorno ad un presunto taglio di quattro miliardi alla Sanità all’interno di un pacchetto di 10-12 di altrettanti ‘risparmi’ che sarebbero all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri che, dopo Ancona dove con Letta sono stati presenti Alfano, Bonino, Cancellieri, Carrozza, Mauro, si sta in queste ore tenendo a Roma sul Patto di Stabilità. In attesa di saperne di più, hanno preventivamente gettato acqua sul fuoco lo stesso premier ‘interrogato in merito’ in conferenza stampa (“Non date retta a queste voci che sono foriere solo di ansia ma che non sono veridiche”) e poco prima anche dallo stesso presidente della Regione Marche, seppure in forma prudente: “pare che non sia proprio così”. Spacca, ‘licenziata’ per mezza giornata la giunta, è stato infatti l’unico ad essere …ammesso come padrone di casa nella cittadella del ‘suo’ Governo regionale. Ad portas, Spacca ha ricevuto infatti i giornalisti per una mini conferenza stampa e sotto una quercia ha concesso un’intervista in diretta al Tg24 di Sky mentre i ministri di Italia (assenti solo Maurizio Lupi e Flavio Zanonato tra quelli annunciati) e Serbia si confrontavano in seduta plenaria alla Sala Verde, a conclusione di brevi incontri bilaterali.
Il governatore ha avuto così modo di definisce “intollerabile” un ulteriore taglio alla ‘virtuosa’ sanità marchigiana: “Se questo si rendesse ineluttabile, non riusciremmo a tenere in equilibrio i conti dell’intero comparto: tutto entrerebbe in un vuoto ingestibile”. A Cronache Maceratesi ha chiarito: “Abbiamo già enormi problemi a far fronte, da qui al 2015, ad una decurtazione complessiva per mancati trasferimenti statali di milletrecento milioni, di cui seicento per la Sanità”.

La Cancellieri

Anna Maria Cancellieri con il collega Secolovic

E nel summit intergovernativo, il primo del governo (altri verranno con Francia, Russia, Israele e Spagna), c ‘è stato ancora spazio per le Marche… sperando in riscontri positivi da Roma. Si tratta del dossier che Spacca ha presentato a Letta. In questo si fa riferimento a casi scottanti riferiti anche al territorio maceratese come quello di Banca Marche (“Iniziativa legislativa per superare la situazione di difficoltà attraverso il ricorso alla Cassa Depositi e Prestiti”); della Quadrilatero (“Garanzia di una rapida cessione del ramo d’azienda da parte del Commissario, al fine del riavvio dei cantieri della direttrice Perugia-Ancona”) e dell’accordo di programma Marche-Umbria con la reindustrializzazione delle aree coinvolte dalla crisi della ‘Antonio Merloni’; e al tristemente noto, sopracitato Patto di Stabilità con la richiesta “di allentamento dei vincoli per favorire iniezioni di liquidità per nuovi investimenti e pagamenti alle imprese”.
Tuttavia nel cahier de doleances marchigiana rimane saldamente la sanità in una graduatoria dove troviamo questioni relative a: valutazione di impatto ambientale; trasporto pubblico (fondo perequativo); uscita ovest di Ancona; nomina dell’autorità portuale; Fano-Grosseto (approvazione dello studio di fattibilità); piattaforma fisica di ricerca ed innovazione nel settore degli apparecchi domestici e professionali; attuazione del protocollo d’intesa per la Val Vibrata e la Valle del Tronto-Piceno; area montana; vertenze contrattuali; network per l’invecchiamento; fondo per la non autosufficienza e Fondo per le politiche sociali; edilizia; fondo di protezione civile e il contrasto alla povertà ed esclusione sociale.

incontro italia serbia (11)

Abbiamo lasciato per ultimo uno dei punti cardini del dossier Marche che si è allacciato naturalmente al tema del summit italo-serbo che ha fatto collocare, per ora virtualmente, Ancona al centro di una futura prossima ventura dimensione balcanica. “Non è un caso -ha dichiarato Letta- che il presidente delle Marche sia il capofila, tra i presidenti delle Regioni italiane, per tutto ciò che lo sviluppo commerciale internazionale del nostro Paese”. E Spacca: “La costruzione di una strategia macroregionale che l’Europa oggi ci riconosce, avverrà in una prospettiva che rafforzerà il vecchio continente nel suo fianco più debole, quello sud est. Una giornata storica per Ancona che diventa centrale anche nel disegno di politica estera che l’Italia persegue rispetto ai Balcani”.
La ‘giornata storica’ era iniziata con 20 minuti di ritardo, quelli accumulati dalla delegazioni di Belgrado. Un gap subito azzerato riducendo ai minimi termini il protocollo dei saluti (con Spacca, il sindaco Valeria Mancinelli, il prefetto Alfonso Pironti e il commissario della Provincia, Patrizia Casagrande Esposto) e lavorando a pieno ritmo nella sede degli incontri. Già, perché il D-Day, la mattinata più lunga del capoluogo marchigiano è stato in realtà un vertice ‘mordi e fuggi’ per il governo atteso subito nel pomeriggio, a Roma, al Patto di Stabilità (al casello di Ancona sud, impressionanti le misure di sicurezza in attesa del corteo di premier e ministri con direzione Roma).

Angelino Alfano firma nuno degli accordi

Angelino Alfano firma nuno degli accordi

La firma dei quattro accordi è stato il momento clou del vertice tra sfilate d’onore, bandiere (anche dell’Ue, cui la Serbia aspira d’entrare entro fine anno come 29. stato membro) picchetti d’onore interforze in alta uniforme e tappeti rossi ed azzurri. Alla firma dei primi due protocolli il ministro degli esteri Emma Bonino, in giacca rosso scuro: il primo contemplava un regolamento reciproco merci-viaggiatori, il secondo il memorandum di cooperazione. Grande cordialità, suggellata addirittura da un bacio (ha ottenuto lo standing ovation) da parte della Bonino al suo collega Ivan Mercic. L’ambiente ha contagiato anche il ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, in giacca azzurra, che si è lasciata andare anche lei ad un sorriso ed ad un bacio al collega Nicola Secolovic dopo la sigla al protocollo di collaborazione alla lotta comune alla criminalità organizzata senza escludere l’antimafia. Angelino Alfano non è stato da meno lasciando il passo ed abbracciando il premier Dacic dopo la doppia firma in calce all’accordo circa la lotta comune ai narcotrafficanti e al terrorismo.
Interventi finali per i due premier. Consacrazione di Marche ed Ancona (dalle bellezze straordinarie) da parte di Enrico Letta con formali promesse di supporto in Consiglio d’Europa per l’ingresso della Serbia entro l’anno: “Già a giugno abbiamo fatto la nostra parte”. I due Paesi sono grandi partners commerciali ed entrambi hanno molto da guadagnare. La Serbia anche dal semestre italiano di presidenza all’Ue, che, promette Letta, sarà dedicata non solo alla macroregione adriatico-ionica (promette al giornalista Rai che l’interroga) ma più generalmente, è chiaro, alle strategie dello sviluppo dopo che il quinquennio ormai ormai agli archivi è stato all’insegna della austerità. E pare una risposta indiretta pure allo striscione dei centri sociali in corteo: “Licenziamenti, sfratti, precarietà: basta austerità”.
Mentre i manifestati davano l’assalto alla ‘cittadella’ (dove i clamori non sono giunti neppure attutiti) la chiusura è stata quasi da pacche sulle spalle. Battute conclusive. Letta: “Con gli amici serbi ci rivedremo a Roma e a Belgrado e sarà l’occasione anche per una partita di basket tra Partizan ed una nostra squadra: l’amico Dacic infatti è un appassionato di Basket”. E Dacic tra mille ringraziamenti ha ricordato che in Serbia operano 600 compagnie italiane, non solo la Fiat (“che deve però continuare a produrre anche in Italia…”) le quali lì non sentono il peso della crisi ma anzi, danno lavoro a 25.000 persone e che presto ci sarà un progetto comune per 800 milioni di euro. E nell’attesa di entrare nell’Unione europea -è stato l’ultimo appello del presidente di Belgrado- “imprenditori italiani venite da noi, possiamo aprirvi nel frattempo i mercati di Russia ed altri ancora…”.

incontro italo serbo (29)

incontro italia serbia (19)



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