Anonimi e poltronari

A proposito di commentatori e commendatori. E del sindaco "top player"

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Alessandro Savi

 

 Pubblichiamo di seguito un intervento di Alessandro Savi, ex assessore provinciale, attualmente consigliere comunale dell’Idv Macerata, che risponde all’analisi di Giancarlo Liuti dal titolo  “La plebe dei commentatori e la élite dei commendatori” (leggi l’articolo).

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di Alessandro Savi

Gentilissimo Giancarlo Liuti,

 lei ha perfettamente ragione: Cronache Maceratesi è diventato un punto di riferimento per i lettori che, finalmente, dispongono di un servizio di informazione innovativo, costantemente aggiornato e che consente loro di esprimere la propria opinione in merito ad ogni articolo.

Per quanto mi riguarda, fin dal suo esordio, l’indirizzo di CM è nella cartella “stampa” della mia posta elettronica assieme a tutti gli altri indirizzi dei mezzi di comunicazione, per così dire tradizionali: in tutti questi anni non ho mai inviato una nota senza aver coinvolto CM che, a sua volta, ha sempre pubblicato tutto senza “tagliare” una sola virgola e senza alcuna “distorsione” interpretativa volta a snaturare (volontariamente o involontariamente) il senso del comunicato stesso.

Per diverso tempo sono stato tra i più assidui commentatori, firmandomi sempre con nome e cognome ed esponendomi, in tal modo, al giudizio di tutti i lettori.

Poi ho scelto di non scrivere più e di affidarmi esclusivamente ai comunicati stampa.

Lo ho fatto per diverse ragioni che, di seguito, cercherò di spiegare.

Mi permetta un digressione.

Pur essendo escluso dalle sue eccezioni, non mi sento affatto un “commendatore” della politica.

Sono uno dei quaranta, consigliere comunale che, da circa vent’anni, prova a fare il suo meglio per il bene della città in alcuni casi (mi permetto di dire) riuscendoci, in altri (come nel momento attuale) un po’ meno.

E’ noto: spesso mi trovo in disaccordo con il Sindaco e la sua Giunta.

Cosi come è altrettanto nota la sua simpatia nei confronti degli stessi.

Non ho mai condiviso un metodo, quello del Sindaco, improntato sullo scarso rispetto di tutti coloro che, nell’assise cittadina, sono quasi sempre chiamati a ratificare decisioni già prese quando non, addirittura, apprese dalle testate giornalistiche.

Da ex (mediocre) calciatore, amo il gioco di squadra e ritengo che anche nella politica, almeno a questi livelli, nessuno debba atteggiarsi a fuoriclasse ma, al contrario, ci si deve sentire parte di un tutto, di una compagine in grado di consentire a chiunque di dare il proprio contributo.

Ebbene: Carancini, da ex (eccellente) calciatore, spesso si atteggia a top player dimenticando che, accanto a lui, ci sono tanti mediani che – sentendosi sistematicamente disdegnati – hanno tutto il diritto di smettere di recuperar palloni e di passargli la palla.

Restando nella metafora calcistica, posso dire di aver cercato costantemente, nello spogliatoio, una sintesi costruttiva rivolta a mettere da parte ogni polemica e, forse peccando di ottimismo, ho sempre creduto (e continuo a credere) nella possibilità di dare una svolta all’operato dell’amministrazione.

Recentemente mi sono permesso, in una occasione, di non passargli l’ennesimo pallone recuperato e, votando contro alla proposta di aumento dell’IMU, ho avuto l’ardire di tentare l’azione personale, sganciandomi dalle retrovie e cercando direttamente il tiro in porta, purtroppo nella mia stessa porta difesa da un altro buon ex calciatore che si chiama Marco Blunno.

E’stato un autogol?

Si, ma volontario. E me ne dolgo soprattutto per il portiere che stimo tantissimo sia come uomo che come politico.

Ma è stata una provocazione necessaria che rappresentava un messaggio chiarissimo: così non possiamo andare avanti, urge un cambiamento immediato.

Per tutta risposta, il top player ha dichiarato – testuali parole –  di “non aver bisogno delle mie lezioni” manifestando, in tal modo e ancora una volta, un’arroganza fastidiosa e distruttiva.

Sta di fatto che, proprio da quell’autorete, è scaturita la seconda verifica la quale potrebbe portare ad una rimonta o – spero proprio di no – ad una goleada dell’avversario: di certo, l’ennesimo pareggio a reti bianche rappresenterebbe la peggiore sconfitta per tutti.

Tornando a noi, tornando alle differenze che lei traccia tra “commentatori” e “commendatori” debbo dire che, quando ero ancora tra i primi, ho tentato e ritentato di spiegare il punto di vista del mio partito in queste pagine, cercando di dare un contributo di chiarezza al dibattito (contributo di parte, ci mancherebbe, ma il più vicino alla realtà in quanto proveniente dall’interno dell’amministrazione e non dal corridoio del palazzo comunale o dal bar dello sport).

Ricorda quali sono stati i commenti dei lettori?

Savi è stato “trombato”, era tra i “papabili” assessori ed oggi agisce di conseguenza a tale esclusione.

Bene.

Rientra perfettamente nel clima da maccartismo che oggi domina la società italiana, un clima rivolto a “sputtanare” sistematicamente una persona per il semplice fatto che la stessa si occupa di politica da qualche anno e quindi, in quanto tale, è sicuramente un “poltronaro” a caccia di indennità e agevolazioni di ogni genere.

Al di là del caso personale, l’impressione che si evince dai commenti ai post dei politici è sempre la stessa: nella maggior parte dei casi si aspetta l’intervento di tizio o di caio per aggredirlo a 360 gradi, quasi sempre divagando rispetto al tema in oggetto.

E fa specie proprio il fatto che i più  accaniti detrattori siano anonimi, sigle, nickname, pseudonimi.

Recentemente, in un comunicato stampa in cui mi permettevo di spezzare una lancia a favore dell’Onorevole Eraldo Isidori, una illustre commentatrice di CM scriveva:

“Savi che parla di invidia in ambiente politico, lui che ha fatto un putiferio per un posto da assessore in Comune contro Lattanzi e poi  è  passato dai comunisti a IDV”.

Poi, parzialmente scusandosi per averla sparata grossa, precisava:

“Ah, sopra con riferimento a Savi non so se ho nominato l’assessore giusto”.

Si lancia il sasso e si nasconde la mano.

Si lancia un’accusa pesantissima poi si ammette la propria ignoranza.

Ma, nel frattempo, il fatto è compiuto, il danno è fatto.

Savi e Lattanzi, amici da trent’anni e sempre sulla stessa lunghezza d’onda, sono stati trasformati in bestie feroci che si sono scannate per un posto da assessore che mai e poi mai – lo ripeto con forza: mai e poi mai! – vorrebbero avere.

Mi chiedo e le chiedo: cosa c’entrava questa storia con il caso di Eraldo Isidori?

Nulla, assolutamente nulla.

Semplicemente era l’occasione per condannare alla pubblica gogna due persone oneste (io e Michele) che, a tutt’oggi, svolgono il proprio lavoro senza (fortunatamente) aver bisogno di incarichi istituzionali per sbarcare il lunario.

Tuttavia, almeno nel caso citato, si ha la possibilità di chiarirsi.

L’illustre commentatrice, infatti, si firma con nome e cognome.

Forse, un giorno, se la stessa sarà disponibile, avremo la possibilità  di bere un caffè insieme e spiegarci bene le rispettive ragioni ( a dire il vero avevamo già tentato di farlo, sempre attraverso un social forum; lei aveva dato l’impressione di aver capito ma evidentemente ho mal compreso).

Ma con la stragrande maggioranza di commentatori anonimi come la mettiamo?

Dobbiamo disturbare la Polizia Postale per chiedere un incontro con loro?

Lei, caro Liuti, sa quanta gente ha commentato velenosamente i miei contributi e quelli degli altri colleghi senza darci la possibilità  di un confronto diretto?

Crede davvero che con una serie di post su CM, senza guardarsi negli occhi, ci sia la possibilità di chiarirsi?

Io sono abituato a interloquire con tutti e, quando mi candido e cerco il consenso, chiamo tutti per nome e cognome proponendo loro il mio programma e le mie idee per la città.

Perché queste persone non hanno il coraggio di esporsi pubblicamente come faccio io?

Perché non mi danno la possibilità di chiamarle per nome, di chiedere loro un incontro per confrontarci direttamente?

Non crede sia troppo comodo celarsi dietro uno pseudonimo e offendere, a volte pesantemente, un utente che, palesando la propria identità, si espone pubblicamente?

Ecco il limite di CM, un limite per me insopportabile.

Fa bene Zallocco ad invitare i 4.500 iscritti ad uscire dall’anonimato.

Sa perfettamente di proporre una piccola grande rivoluzione, una straordinaria prova di maturità da parte dei lettori di questa magnifica testata che potrebbe avere l’occasione di spiccare il volo e distinguersi da tutte le altre per coraggio, intelligenza e intraprendenza.

Viva l’informazione libera, viva i liberi commentatori ma solo quando avranno il coraggio di essere se stessi senza paura di essere smentiti come persone, non come pseudonimi.

E, soprattutto, quando avranno il coraggio di ripetere a voce, occhi negli occhi, alcune delle proprie infamanti accuse e diffamazioni.

Pensate che bello sarebbe scrivere sul sito di CM che tale “commentatore” si è incontrato con un “commendatore” e, di fronte ad un buon caffè, hanno cercato un confronto tra veri uomini e non tra fantocci.

Con stima.

 Alessandro Savi



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