di Alessandra Pierini
Il sindaco di Macerata Romano Carancini, in prima linea nella battaglia politica per salvare la Provincia di Macerata, nella quale è sostenuto dall’intero consiglio comunale, non ha affatto gradito l’exploit del parlamentare Amedeo Ciccanti che questa mattina ha presentato la sua soluzione per evitare la soppressione dell’ente (leggi l’articolo). Già nei giorni scorsi il primo cittadino si era schierato con forza contro la lobby ascolana (leggi l’articolo) e non nasconde il suo disappunto per l’intervento del deputato.
«La conferenza stampa di oggi e le parole di Ciccanti sono sconcertanti per tempo, luoghi e contenuti – esordisce – E’ venuto a giocare a Risiko a Macerata e a farsi beffa di un territorio contro il quale ha lavorato per tanto tempo. Non possiamo accettare che ora si erga come salvatore della patria e venga a gettare fumo negli occhi dei maceratesi che non hanno certo bisogno di lui».
Carancini fa anche riferimento all’Udc e alle dinamiche interne al partito: «Ciccanti sta operando per dividere i territori e sta giocando una partita tutta interna all’Udc. Non è credibile che un politico che finora ha curato ben altri aspetti ora si preoccupi della Provincia di Macerata e dei suoi abitanti». Il sindaco sottolinea anche la mancanza di sensibilità del parlamentare: «Nessuno gli vieta di venire a Macerata ma avrebbe dovuto avere almeno l’educazione di invitare alla sua conferenza il presidente della Provincia Antonio Pettinari che, tra l’altro, è il segretario regionale del suo partito. Ha fatto tutto questo per venire a raccontare una grossa bugia visto che lui stesso nelle scorse settimane mi ha telefonato, personalmente, per informarmi che lo “shopping” dei comuni non era fattibile e che era stato lo stesso Governo a pronunciarsi contro questo tipo di operazioni come si legge anche nella legge approvata. Chiederò un incontro al presidente della Regione Giammario Spacca per mettere in chiaro diversi aspetti». Romano Carancini conclude mettendo i puntini sulle i: «Al contrario di quanto vuole far credere, non c’è nessuna legge che dice che Ascoli sarà il capoluogo. Ciccanti continui a giocare a Risiko nella sua città e ci eviti questo teatrino della bassa politica».
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La fortuna di Romano e proprio di non avere a che fare con l’UDC nell’amministrazione di Macerata.
grande sindaco! per fortuna c’e’ qualcuno che dice le cose come stanno. sono veramente curioso di sentire le reazioni (sempre se ci saranno) di Pettinari
Caro Sindaco, mi trovi almeno stavolta totalmente d’accordo con te. Peraltro da un parlamentare dell’UDC (che non è propriamente il partito della coerenza e della lealtà, nonostante i principii che vorrebbe propugnare e che invece puntualmente disonora…) non c’era da aspettarsi molto di meglio.
Sono sempre più convinto che la soluzione sia Macerata capoluogo di Macerata e Fermo (al di là delle mia fermanità, o forse proprio per quella) e che Ascoli si accodi (se vuole) o vada a contrattare con Teramo, che qui non piangerà nessuno.
L’UDC non è più un partito “naturale”, ma “OMOSEX” nel senso dei due forni: dove lo prende, lo prende… L’importante è godere un po’.
Ciccanti fa la vergine dal candidi manti, ma, malgrado i ritocchi, ha l’aspetto di un fornetto.
Il sindaco Carancini fa bene a fare la sua dura battaglia per Macerata e la sua provincia.
Sarei curioso di conoscere la posizione di Pettinari e di Ivano Tacconi e delle due anime dell’UDC (quella davanti e quella di dietro) in merito a Ciccanti.
Magari ci è rimasto Oscar Giannino come futuro di mezzo.
@Rapanelli. Ma quanto sei volgare. Ma non sai esprimere un’opinione senza parlare di omosessualità? Una volta mi hai augurato di andarlo a prendere nel didietro. Pensavo fosse uno sfogo e non ti ho risposto, ma vedo che per te è quasi una fissazione.
@Tutti. E’ inutile fare riferimento ai Partiti, ormai sono solo un insieme eterogeneo di persone più o meno capaci e attendibili. Ognuno parla per se. Vedi PD, PDL, Lega, ecc ecc.
Credo che alla fine Macerata rimarrà Provincia, ma io mi preoccuperei di più della funzionalità dei servizi, piuttosto che della titolarietà politica.